Gambia
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Geografia umana ed economica
di Anna Bordoni
Stato dell'Africa occidentale. La dinamica demografica è caratterizzata da un ritmo di crescita sostenuto (1.364.507 ab. al censimento 2003, 1.517.000 secondo una stima del 2005), con pesanti ripercussioni sulle prospettive di sviluppo economico.
La struttura per età vede una larghissima presenza di giovani (nel 2005 la popolazione da 0 a 14 anni era il 44,5% del totale), cui si associa un elevato flusso migratorio. Nel 2003 la capitale Banjul contava 34.828 ab., 523.590 nell'agglomerato urbano.Le principali fonti di reddito sono rappresentate dal turismo, settore che il governo spera di rendere sempre più dinamico, dal commercio di riesportazione, facilitato dalle limitate tariffe doganali e che si svolge per oltre i due terzi attraverso il porto di Banjul, e dalle rimesse dei lavoratori emigrati. Sotto il profilo alimentare il Paese non è autosufficiente a causa delle sue piccole dimensioni e delle avversità climatiche che spesso lo interessano. In campo agricolo le colture principali sono quelle dell'arachide per l'esportazione, e del riso, mais, manioca e miglio per il consumo locale. Importanti le risorse forestali, mentre l'industria, modesta, tratta soprattutto prodotti agricoli. Il Paese possiede giacimenti di bauxite, fosfati e petrolio, non ancora oggetto di sfruttamento. Nonostante la debolezza delle infrastrutture produttive, dopo il ritorno dei civili al potere al G. sono stati destinati importanti investimenti stranieri (settore turistico e finanziario).
Il governo ha varato un piano di riforme strutturali, privatizzando le imprese pubbliche e cercando di assicurare la maggiore trasparenza possibile al bilancio dello Stato. Il clima sociale è piuttosto deteriorato a causa di una crescita produttiva neutralizzata dalla forte crescita demografica, l'inflazione si mantiene su livelli elevati e aumenta il debito interno ed estero. Tra il settembre e il dicembre 2003 la moneta nazionale, il dalasi, ha subito una svalutazione del 43% rispetto al dollaro statunitense.
Storia
di Silvia Moretti
Dopo il ritorno dei civili al potere (1997), gli inizi del nuovo secolo furono caratterizzati da numerose manifestazioni di protesta (primavera del 2000), violentemente represse dal governo, il cui operato fu contestato dalle opposizioni, che rinnovarono ai vertici del Paese le accuse di regime illiberale. Nel luglio 2001 il presidente Y. Jammeh, responsabile del colpo di Stato del 1994 e protagonista della transizione, annunciò l'abrogazione del Decreto 89, promulgato nell'agosto 1996, con il quale erano stati interdetti dall'attività politica i partiti che avevano ricoperto responsabilità di governo nei trent'anni precedenti al golpe. In occasione delle elezioni presidenziali dell'ottobre 2001, i partiti riammessi alle consultazioni formarono una coalizione d'opposizione che raggruppava l'United Democratic Party (UDP), il People's Progressive Party (PPP), e il Gambia's People Party (GPP); il loro candidato O. Darboe fu però sconfitto da Jammeh, rieletto presidente per un secondo mandato quinquennale con il 52,8% dei voti.
Dopo le consultazioni, l'arresto di esponenti dell'opposizione e di attivisti di organizzazioni umanitarie esasperò il clima di tensione nel Paese, e spinse le opposizioni a boicottare le elezioni legislative del gennaio 2002, sulla base di presunti brogli nella delimitazione delle circoscrizioni elettorali e di sospetti su un illecito inserimento di circa 50.000 cittadini stranieri nelle liste degli aventi diritto al voto. L'Alliance for Patriotic Reorientation and Construction (APRC) del presidente Jammeh si aggiudicò 45 dei 48 seggi in palio. Le elezioni amministrative del mese di aprile videro ancora una volta il boicottaggio del principale partito all'opposizione, l'UDP, e fecero registrare il successo dell'APRC (99 seggi su 113). Mentre crescevano nel Paese le censure e le minacce del governo nei confronti degli organismi di informazione nel marzo 2006 veniva sventato un tentativo di colpo di Stato.