AGUILAR, Gaspar Honorat de
Nacque a Valenza nel 1561; fu segretario di D. Jaime Ceferino Ladrón de Pallás conte di Sinarcas e visconte di Chelva; e, dopo aver contratto matrimonio, contro il volere del padre, con Luisa Peralta, figliuola di un sarto (1587), passò come maggiordomo o segretario nella casa del duca di Gandía, dove rimase fino a poco prima di morire. Appartenne all'"Academia de los Nocturnos" di Valenza, dalla sua fondazione (4 ottobre 1591), col nome di Sombra, e negli atti di quell'accademia si leggono venti suoi componimenti lirici e quattro discorsi. Nel 1599, ebbe l'incarico di dirigere i preparativi, comporre i versi e redigere la relazione delle feste che si celebrarono in Valenza in occasione delle nozze di Filippo III con Margherita d'Austria (Fiestas nupciales... Valenza 1599, rist. nel 1910). In quell'occasione conobbe Lope de Vega che accompagnò nella città del Vuria il marchese di Sarria, se pure non l'aveva già conosciuto nel precedente soggiorno (1585-1587) che quegli vi aveva fatto. Scrisse un gran numero di poesie per gare poetiche e festeggiamenti, cui così frequentemente si abbandonava la patria sua: nel 1608, in occasione della beatificazione di san Luis Bertrán fece rappresentare una sua commedia: Vida y muerte de san Luis Bertrán, che fu pubblicata in un volume con la relazione delle feste da lui redatta e poesie di varî poeti valenziani (Valenza 1608). Nel 1610, compose un poema in otto canti, in ottave: Expulsión de los moros de España... (Valenza 1610), col quale si fece interprete dell'entusiasmo che destò in tutta la Spagna l'espulsione dei mori decretata da Filippo III. Compose, infine, un epitalamio in quintillas in occasione delle nozze dei suoi signori duchi di Gandía (Epitalamio a las bodas de los señores de Gandía en metafora de la fábula de Endimión y la Luna (in Gallardo, Ensayo, I, cc. 41-48), il quale, male interpretato, gli cagionò la perdita dell'ufficio di segretario e della protezione che godeva. Ne ammalò dal dolore e morì di lì a poco, nella più squallida miseria (1623).
La Fábula de Endimión y la Luna è il migliore componimento poetico dell'Aguilar, il quale, come commediografo, con Guillén de Castro e il canonico Tárrega, rappresenta degnamente il gruppo valenziano. Oltre il ricordato dramma su san Luis Bertrán, abbiamo di lui le seguenti commedie: Los amantes de Cas. tago, La gitana melancólica, La nueva humildad ó la nueva humilde (in Doce comedias famosas de cuatro poetas naturales... de Valencia [Valenza 1608]; El mercader amante, La fuerza del interés, La suerte sin esperanza, El gran patriarca de las Indias Juan Ribera (in inīorte de la poesía españ., (Valenza 1616); La venganza honrosa (in Flor de las comedias de España, V parte, Madrid 1615). Quattro commedie sueltas: Las amenidades del Señor, El caballero del Sacramento, El crisol de la verdad, No son los recelos celos. Il Cervantes, nel prologo delle sue commedie, loda l'agudeza de Aguilar, ma non allude a lui, come ancora alcuni ripetono, nel Viaje del Parnaso (III, 33). Per bocca del canonico, nel D. Quijote (I, 48), elogiò El mercader amante, ch'è, senza dubbio, la migliore delle commedie del poeta valenziano: rapido è lo svolgimento dell'azione, ben delineati i caratteri, il dialogo disinvolto e senz'affettazione.
Bibl.: Tre commedie dell'A. furono ristampate nella Bibl. de aut. esp., t. XLIII; sei poesie furono pubblicate nel Bulletin hispanique (1901), t. III, pp. 330-335. Per la biografia, v. F. Martí Grajales, G. A., notizia nel Cancionero de la Academia de los Nocturnos de Valencia, Valenza 1906, II, pp. 167-206; H. Mérimée, in Bull. hisp., VIII (1906), pp. 393-396.