Amico, Gaspare
A. nacque a Spaccaforno (oggi Ispica) nel 1841 e morì Catania nel 1923. Compiuti gli studi nella città natale, nel 1860, dopo lo sbarco dei Mille, si unì ai garibaldini. Lo Stato dei Militi ed Ufficiali congedati dall’Esercito meridionale per la comune di Spaccaforno, compilato in data 18 marzo 1861, lo presenta col grado di sottotenente, inquadrato nella ‘Colonna Fabrizi’ (che combatté a Milazzo) e ancora in servizio nel 1861 (Fronte 2007; alla cortesia di Francesco Fronte dobbiamo ulteriori dati biografici tratti dall’Archivio storico comunale di Ispica). A. non dovette avere però solo incarichi militari: un altro documento (Mistretta 1931) lo cita tra i decurioni che il 14 maggio 1860 deliberarono il decadimento del governo borbonico, l’offerta della dittatura a Garibaldi e la proclamazione dell’unità d’Italia sotto Vittorio Emanuele II.
Dopo l’esperienza garibaldina si trasferì a Firenze dove pubblicò diversi scritti, tra cui La Sicilia ed il suo economico decadimento (1867), lavoro che, anche grazie all’intercessione di Francesco Domenico Guerrazzi, al quale successivamente avrebbe dedicato la sua biografia di M., gli diede accesso al giornale «Lo zenzero», di cui fu redattore capo. Nel 1869 (anno del quarto centenario della nascita di M.), vedendo bandito il concorso per una nuova biografia di M., si accinse all’impresa. Nel 1871, giunto a metà dell’opera, chiese e ottenne dal Ministero della Pubblica istruzione un sussidio, «a titolo d’incoraggiamento [...] per proseguire i suoi studi e completare il suo lavoro». Né A. né il suo unico competitore, Carlo Gioda, vinsero il premio. Tornò in seguito in Sicilia, dove fu insegnante nelle scuole medie. Laureatosi poi in giurisprudenza esercitò l’avvocatura.
Alcuni suoi inediti si conservano nella biblioteca comunale di Ispica.
La sua Vita di Niccolò Machiavelli: commentari storico-critici sulla vita pubblica e privata, sui tempi e sugli scritti del segretario fiorentino corredati di documenti editi ed inediti (1875), è divisa in tre commentari:
il primo è dedicato all’illustrazione del contesto storico, «dai tempi di Dante» a quelli in cui operò M.; il secondo all’operato di M. come segretario; il terzo all’esame dei suoi scritti e al «ragionamento de’ suoi concetti politici». La biografia di A., scritta con piglio assai vivace, molto ben documentata nella prima parte, trascurata per lo più dai machiavellisti (con la parziale eccezione di Oreste Tommasini), risente delle passioni politiche che animarono l’autore. In particolare è stata notata (Dionisotti 1980; Irace 2003) la vis polemica ‘antipiemontese’ e ‘democratica’ che permea molte sue pagine: la netta confutazione del mito del precorrimento machiavelliano dell’unità d’Italia («l’autore si beffa – scrisse la Commissione giudicatrice del concorso presieduta da Terenzio Mamiani – con poco garbo di chi chiama il M. dell’unità nazionale precorritore audace ed indovino»); la forzata interpretazione, in funzione ‘filomazziniana’, del passo dei Discorsi sulle congiure; la cruda (e non banale) analisi dei moderni eserciti in paragone con l’Ordinanza fiorentina immaginata da Machiavelli. L’analisi dedicata al Principe, preceduta da un’accurata e veemente recensione delle opere di Thomas Babington Macaulay e di Andrea Zambelli, è tutta tesa a dimostrare l’ormai invecchiata tesi della sua ‘obliquità’. In questa prospettiva vengono letti anche i Discorsi e le Istorie: «Voi avete a essere – fa dire il biografo a M. – o schiavi d’un principato, o cittadini d’una repubblica: il principato è come ve lo dipingo nel mio libro del Principe, la repubblica vuol essere com’era la Romana, e ve lo dichiarerò in questi miei Discorsi [...]. Se non uscite da questo bivio sapete voi quale sarà la sorte della patria? Leggerete le mie Istorie».
Bibliografia: F. D. Mistretta, Salemi e le sue benemerenze, «Rassegna storica del Risorgimento», 1931, 18, p. 249; C. Dionisotti, Machiavellerie, Torino 1980, pp. 283-84; E. Irace, Itale glorie, Bologna 2003, pp. 191-92; F. Fronte, Ispica nell’epopea garibaldina, Ispica 2007, pp. 7-8.