PELLEGRINO, Gaspare
PELLEGRINO, Gaspare (Pelegrí Gaspar). – Proveniva certamente da Montblanc, nella regione di Tarragona, dove, probabilmente, nacque nell’ultimo decennio del XIV secolo, ma trascorse gran parte della sua vita in Italia.
La moglie si chiamava Agnese, e a lei appartenevano alcune case site nella città di Tarragona (Barcellona, Arxiu de la Corona d’Aragó [d’ora in avanti: ACA], Canc., Reg. 2534, cc. 124r-125r, Napoli, 5 marzo 1457). Nella stessa provincia di Tarragona Pellegrino aveva anche possedimenti personali: un manso e alcune sorti di terreno a Prenafeta (ACA, Canc., Reg. 2524, c. 122r-v, Napoli, 26 marzo 1443); nonché una casa, un orto e un terreno a Montblanc, che poi furono assegnati in dote alla figlia Caterina (ACA, Canc., Reg. 2779, cc. 113r-114r, Tivoli, 12 e 15 febbr. 1447; Reg. 2536, c. 64v, Tivoli, 15 febbr. 1447). Inoltre, nel 1414, un Gaspar Pelegrí è attestato quale borghese e sindaco di Montblanc (ACA, Generalitat 966, cc. 28r, 75v, 103r). Tuttavia, sembra che già precedentemente al 1440 l’abituale luogo di residenza della sua famiglia – e suo, quando non doveva seguire il re Alfonso d’Aragona (il Magnanimo) – fosse Barcellona (ACA, Canc., Reg. 2772, c. 163r-v, Aversa, 1° agosto 1440).
Dunque, è possibile smentire quanto anticamente affermato da Nicolò Toppi, il quale asseriva perentoriamente che Pellegrino fosse capuano. Evidentemente l’affermazione era basata non su fonti specifiche, ma sulla convinzione induttiva che Pellegrino, in quanto autore di un’opera storica, dovesse essere un membro della famiglia capuana dei Pellegrino, tra i quali spiccava soprattutto il noto erudito Camillo (1598-1663). Altrettanto erronea è l’ipotesi, pure talvolta formulata, che Pellegrino provenisse da Valenza e che appartenesse alla famiglia di Jaume, segretario del re Alfonso.
Ulteriori informazioni sulla sua vita vengono fornite dallo stesso Pellegrino nella sua Historia Alphonsi primi regis, un’opera in prosa latina – non molto elegante, ma con evidente afflato virgiliano – che è particolarmente importante perché si pone al punto di snodo italiano della diffusione di quel nuovo modello di storiografia encomiastica che, facendo perno sulla corte di Napoli, si diffuse in tutte lecorti della penisola e oltre. Nella sua Historia, che costituisce l’anello di congiunzione tra la tradizione dinastico-celebrativa di area iberica e quella più elaborata classico-umanistica che si sviluppò in Italia in seguito alle approfondite discussioni de historia conscribenda, Pellegrino sottolinea, in più occasioni, la sua partecipazione agli eventi che riguardavano il sovrano aragonese Alfonso il Magnanimo.
Una prima segnalazione esplicita di questo tipo è contenuta nel par. IV 10, dove, parlando del fallito attacco a Tropea, nel luglio 1432, dice che vide entrare in città il duca Luigi III d’Angiò. Nel par. V 11, relativo all’ottobre-novembre 1432, dichiara di essersi riposato a Messina insieme con gli altri. Nel par. VI 35, a proposito della malattia che afflisse Giovanni di Navarra, dopo che, nel luglio 1434, era venuto a prestare soccorso al fratello Alfonso, dice che non disperò mai della sua salvezza. Infine, nel par. VIII 156, riferibile all’ottobre del 1438, ricorda anche di essere stato presente all’assedio di Napoli. La veridicità delle informazioni di questo tipo è, in due casi, confermata da altre fonti: il racconto, nel par. VI 337, della sua cattura nella battaglia di Ponza (5 agosto 1435) è comprovato dagli elenchi dei prigionieri (De Marinis, 1953; Agosto, 1972); e la sua nomina a cavaliere nella vigilia di Natale del 1436, descritta nel par. VII 86, è attestata da due documenti datati Gaeta, 20 settembre 1437 (ACA, Canc., Reg. 2767, cc. 136v-137r, e Reg. 2514, c. 107r).
Pellegrino fu costantemente al seguito del re Alfonso. Egli fu tra i più stretti compagni del sovrano aragonese durante la sua più che ventennale campagna di conquista del Regno di Napoli, e ciò gli valse l’ottenimento, almeno dal 1438, del guidaticum generale in favorem armatorum, ovvero di quella speciale protezione e immunità regia che spettava ai soldati che accompagnavano il re in guerra (ACA, Canc., Reg. 2768, cc. 153v-154r, San Germano, 30 marzo 1438). Al 15 febbraio 1440 è datato, poi, un documento, dal quale sappiamo che deteneva nominalmente il baliato di Les Borges Blanques, di Bell-Lloc d’Urgell, di Els Alamús e di Castellots (ACA, Canc., Reg. 2520, c. 13r-v, Gaeta, 15 febbr. 1440).
Il 4 luglio 1442 Pellegrino venne nominato da Alfonso priore dello Studio di Napoli (ACA, Canc., Reg. 2904, cc. 55v-56r, Pesco Lanciano, 4 luglio 1442). Questo avanzamento di carriera costituì un’attestazione di stima per la sua competenza professionale, a cui lo stesso sovrano dovette più volte affidarsi; tuttavia, non è del tutto da escludere che, almeno parzialmente, fosse conseguenza anche dell’Historia che in quel periodo egli stava compilando in onore del sovrano: essa, che prende avvio con la primavera del 1419, con i preparativi della spedizione di Alfonso in Corsica, e finisce con la menzione dei trattati di Terracina, conclusi il 14 giugno 1443, dovette essere terminata poco dopo quell’evento. Come medico personale del re e come priore dello Studio di Napoli, poi, in più di un’occasione assolse al compito di esaminare i medici perché ottenessero la licenza per esercitare la loro arte (ACA, Canc., Reg. 2909, cc. 29r e 155r-v).
Pellegrino risulta attestato come protomedico nel 1440 (ACA, Canc., Reg. 2520, c. 13r-v, Gaeta, 15 febbraio 1440), nel 1447 (ACA, Canc., Reg. 2536, cc. 86v-87r, Tivoli, 25 aprile 1447), e poi ancora nel 1455 (ACA, Canc., Reg. 2554, cc. 82v-84r, Napoli, 24 marzo 1455). È possibile che egli abbia assunto in maniera stabile quella funzione – che già in precedenza aveva esercitato occasionalmente, forse nei periodi in cui Quintana era assente – solo a partire dal 1452, quando Jaume Quintana divenne cancelliere dello Studio di medicina dell’Università di Barcellona, sua città di provenienza. Nelle intenzioni del sovrano, Pellegrino sarebbe dovuto succedere a Quintana anche nell’incarico di cancelliere dello Studio di medicina dell’Università di Barcellona, come sappiamo da un privilegio del 10 gennaio 1457 (menzionato in ACA, Canc., Reg. 2558, cc. 54v-55r, e Reg. 3302, cc. 76v-77r).
Tuttavia, la decisione generò un complesso conflitto giuridico, riassunto in maniera completa in una relazione inviata l’8 marzo 1458 da Giovanni, re di Navarra, al fratello Alfonso, di cui era luogotenente e a cui demandava la decisione (ACA, Canc., Reg. 3302, cc. 94v-95v, Sant Andreu, 8 marzo 1458). Il conflitto vide Pellegrino contrapposto a Bernat de Granollachs, che il Collegio dei professori barcellonesi aveva già eletto a quella carica: Pellegrino sosteneva che la nomina spettasse al sovrano; Bernat de Granollachs e il Collegio dei professori dello Studio di Barcellona, invece, affermavano che spettasse allo Studio, in virtù dei privilegi di autonomia che potevano vantare. Il 7 gennaio 1458 Alfonso ordinò perentoriamente di dare esecuzione al suo mandato (ACA, Canc., Reg. 2559, c. 62r, Torre del Greco, 7 genn. 1458), ma probabilmente senza esito concreto: infatti, il re morì il 27 giugno 1458.
Nonostante il profondo e duraturo radicamento nel Regno meridionale, dunque, Pellegrino non interruppe mai i legami con gli altri territori connessi con la corona d’Aragona. In seguito, non si hanno ulteriori attestazioni sulla sua vita.
Edizioni dell’opera: Gaspare Pellegrino, Historia Alphonsi primi regis, a cura di F. Delle Donne, Firenze 2007 (Edizione nazionale dei testi della storiografia umanistica, 2); Gaspar Pelegrí, Historiarum Alphonsi regis libri X. I dieci libri delle Storie del re Alfonso, ed. e traduzione italiana a cura di F. Delle Donne, Roma 2012 (Quaderni della Scuola nazionale di studi medievali, 3).
Fonti e Bibl.: Barcellona, Arxiu de la Corona d’Aragó (ACA): Canc., Reg. 2514, c. 107r; Canc., Reg. 2518, cc. 20v-21r; Canc., Reg. 2520, c. 13r-v; Canc., Reg. 2524, cc. 34r, 121v-122v; Canc., Reg. 2527, cc. 74v-75r; Canc., Reg. 2528, c. 52r-v; Canc., Reg. 2534, cc.124r-125r; Canc., Reg. 2536, cc. 64v, 86v-87r; Canc., Reg. 2544, cc. 4r, 82r-v; Canc., Reg. 2548, c. 12r-v; Canc., Reg. 2554, cc. 82v-84r; Canc., Reg. 2558, cc. 53v-55r; Canc., Reg. 2559, c. 62r; Canc., Reg. 2767, cc. 136v-137r; Canc., Reg. 2768, cc. 153v-154r; Canc., Reg. 2772, c. 163r-v; Canc., Reg. 2778, cc. 121v-122r; Canc., Reg. 2779, cc. 113r-114r; Canc., Reg. 2904, cc. 55v-56r; Canc., Reg. 2909, c. 29r, 155r-v; Canc., Reg. 3301, c. 190r; Canc., Reg. 3302, cc. 76v-77r, 94v-95v; Generalitat 966, cc. 28r, 75v, 103r; Cortes de los antiguos reinos de Aragón y de Valencia y principado de Cataluña, XI, Madrid 1907, pp. 340, 402 e 434; F.J. Morales Roca, Ciudadanos y burgueses honrados habilitados como síndicos del brazo real en las Cortes del Principado de Cataluña: dinastías de Trastámara y de Austria: siglos XV y XVI (1410-1599), Madrid 1995, p. 230.
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