gatti
Tigri in miniatura
Da secoli ospite delle abitazioni umane, il gatto è diventato un testimone silenzioso e discreto della nostra vita familiare, a ricordo dei tempi in cui svolgeva un ruolo importante nel controllo di topi e ratti. Ieri un ausiliario indispensabile, oggi un compagno riservato, il gatto instaura un legame profondo ma impercettibile sia con il padrone sia con la casa e trascorre lunghe ore in apparente meditazione. La sua stretta parentela con tigri e pantere traspare dai caratteri fisici, dalle attitudini e dal comportamento
La domesticazione del gatto è assai antica: secondo alcuni studiosi sarebbe avvenuta nel Medio Oriente già diecimila anni fa. Probabilmente l'origine del rapporto tra l'uomo e il gatto coincide con lo sviluppo dell'agricoltura intensiva in Mesopotamia e nella Valle del Nilo, quando i coltivatori iniziarono a costruire depositi per il grano, l'orzo e il miglio. Ciò provocò una concentrazione di roditori e questi ultimi attirarono l'attenzione dei gatti selvatici. L'uomo incoraggiò la presenza di questi gatti non appena si rese conto del beneficio che ricavava dall'eliminazione dei topi dai granai. Nell'Estremo Oriente, i gatti vennero utilizzati anche per proteggere i bozzoli dei bachi da seta dai topi che li divoravano. Ciò diede loro grande prestigio per la salvaguardia di un'industria così importante per la civiltà cinese. Più tardi, il gatto divenne un animale da compagnia, e così incominciò la selezione artificiale per ottenere razze dal carattere mite, dal pelo lungo e di vario colore.
Perché le razze feline sono meno differenziate tra loro rispetto alle razze canine? La domesticazione del gatto non ha prodotto animali così marcatamente diversi tra loro come lo sono levrieri, bassotti, segugi e mastini. Ciò dipende dal fatto che il gatto non si è mai prestato a svolgere compiti molto differenziati: il suo ruolo è sempre stato quello di eliminare i topi e fare compagnia, niente di più, e niente di paragonabile alla multifunzionalità del cane.
I caratteri che differenziano le razze feline sono leggere variazioni nella forma della testa, delle orecchie e degli occhi, nella lunghezza del pelo, oltre che nelle proporzioni corporee. I modelli di colorazione ricorrono in tutte le razze ma talvolta influiscono in maniera determinante a definire le stesse. Per esempio, le convenzioni tra gli allevatori, in base a criteri estetici, vogliono che nel siamese la particolare colorazione del pelo sia abbinata con gli occhi azzurri, mentre nel certosino il pelo deve essere grigio scuro e gli occhi arancioni o ambra. La nomenclatura delle razze è stata fissata da associazioni internazionali come il WCF (World cat federation) e il TICA (The international cat association).
I gatti sono oggetto di grandi passioni e danno luogo a molte attività remunerative come gli allevamenti di razze pregiate, le mostre e il commercio di innumerevoli prodotti di consumo (dal cibo per gatti alle gabbiette da viaggio). La selezione artificiale ha prodotto numerosi modelli di colorazione del pelo, che nel gergo tecnico vengono chiamati tabby, rosso, squama di tartaruga, blu, silver, point. Per selezione sono stati ottenuti gatti con occhi impari, cioè dai colori diversi, e sono nate razze con la forma del cranio allungata e sottile oppure larga e schiacciata. Le razze non sono altro che differenti combinazioni di questi caratteri volute dagli allevatori.
Un grande gatto con pelo lungo e folto di vario colore, occhi blu o arancioni, testa grande con muso schiacciato: ecco un preziosissimo persiano. Invece un gatto di piccole dimensioni, magro e snello, con la testa triangolare, occhi azzurri e colore point (cioè con estremità del corpo più scure) sarà un siamese. Il prezzo di esemplari appartenenti a razze pregiate può essere molto alto. Infatti i gatti con pedigree, una sorta di 'albero genealogico' dell'esemplare, sono il risultato di accoppiamenti accurati e selettivi affinché i soggetti, riproducendosi a loro volta, abbiano figli con le stesse caratteristiche standard.
Quando si decide di tenere un gatto in casa, bisogna sempre ricordare che non è un oggetto ornamentale né un giocattolo, ma un essere vivente con determinate esigenze. Per questo occorre conoscere le regole del suo comportamento, rispettandone l'individualità e gli istinti.
Il gatto è un predatore di piccola taglia la cui maggiore soddisfazione consiste nell'avventarsi su di una piccola preda, e finirla dopo un lungo gioco. Tale informazione è nel DNA della maggior parte dei gatti, anche se in alcuni casi può scomparire in assenza di selezione naturale. In molti gatti domestici si osserva l'istinto di cattura non seguito da quello di divorare la preda: il gatto uccide un topolino ma poi non sa che farne. Ciò deriva da un mancato apprendimento da parte materna e dal fatto che il padrone, genitore adottivo, non gli ha mai messo un topolino nella ciotola quando era piccolo. In questi casi, quindi, si è mantenuto l'istinto di caccia, espresso dal desiderio di catturare e uccidere una preda, ma non si è sviluppata l'abitudine a mangiarla.
Ovviamente, pretendere la convivenza fra un gatto e un criceto, uno scoiattolo, un camaleonte o un canarino, è come voler attraversare un fiume senza bagnarsi. È assolutamente inutile rimproverare un gatto per l'istinto di caccia che mostra verso qualsiasi piccolo animale che frequenti la casa, compresi gli uccelli selvatici, le lucertole o gli scoiattoli che possono frequentare un giardino. D'altra parte, se si desidera, come sarebbe auspicabile, un giardino 'animato', è preferibile che il gatto rimanga tra le mura domestiche in modo da non procurare danni all'ambiente esterno.
Tutti conoscono la grande pigrizia del gatto, la sua tendenza a trascorrere lunghi periodi di riposo, sdraiato o accovacciato in posizioni sempre assai eleganti e armoniose. Da queste posizioni ogni tanto si solleva, si stira con la perfezione di un maestro di stretching e fa una breve passeggiata come se volesse esplorare la casa. Poi si ferma in un altro punto e ritorna in una delle sue invidiabili posizioni di riposo.
Questo comportamento è tipico di tutti i Felidi, piccoli o grandi che siano, e fa parte di un efficiente meccanismo di gestione dei propri muscoli e dell'energia. Anche se sembrano addormentati, improvvisamente possono scattare all'apparire di una preda. La cattura della preda deve avvenire in pochi secondi durante i quali si investe tutta l'energia possibile per poi tornare al riposo, condizione a cui il gatto, come la lince o la tigre, dedica la maggior parte del suo tempo. I giacigli morbidi che il gatto preferisce (divani, tappeti o letti) sono assimilabili alla lettiera di foglie di un bosco che rappresenta l'ambiente del suo riposo in natura.
Il gatto viene considerato un vero e proprio animale da appartamento, grazie al modo in cui si abitua a vivere tra le mura domestiche. Infatti, questo felino si adatta molto meglio del cane alla vita solitaria e sedentaria di un appartamento. Basta vedere come si abitua facilmente a fare i propri bisogni nelle apposite cassette, mentre il cane ci obbliga a passeggiate forzate... e inoltre richiede molto più coinvolgimento dal punto di vista psicologico.
Tuttavia, i gatti maschi tendono a marcare il proprio territorio, ovvero la nostra casa, in maniera poco piacevole: per esempio, spruzzando urina sui mobili, oppure graffiando i divani e gli armadi per lasciarvi i segni visibili delle unghie. Questi comportamenti sono istintivi, ovvero determinati geneticamente, e quindi non possono essere repressi con violenza. Si riducono molto con la sterilizzazione, intervento assai diffuso anche perché evita le fughe del maschio alla ricerca di femmine in calore e modifica il carattere troppo aggressivo di alcuni individui.
Diversamente dal cane, animale sociale, adattato a vivere in branco e a obbedire a un capo, il gatto è il padrone del proprio territorio e pertanto non può essere abituato a rispettare le regole umane. Per questo è molto difficile insegnargli a non salire sul tavolo e non toccare il nostro cibo.
L'agilità del gatto è proverbiale: è noto a tutti il fatto che davanti all'aggressione di un cane, il felino cerca di raggiungere il punto sopraelevato più vicino con grandi balzi. Ma, anche in assenza di pericolo, si osserva la sua tendenza a spiccare formidabili salti per raggiungere il piano di un tavolo o di un mobile. Questo comportamento rivela le abitudini almeno in parte arboricole di questo animale, che sugli alberi trova rifugio dai predatori e opportunità di catturare uccellini o altri piccoli animali. Tuttavia, il gatto non ha una grandissima abilità sugli alberi: le sue capacità di correre sui rami sono limitate rispetto a quelle di una martora, per esempio, e inoltre necessita di un periodo di apprendimento. Molto spesso, quando un gatto non è abituato ad arrampicarsi, può trovare difficile scendere da un albero dove si era rifugiato istintivamente. Un altro adattamento alla vita arboricola è la sua capacità di cadere a terra sulle zampe.
Si fa spesso riferimento alle capacità del gatto di orientarsi e ritrovare la strada di casa nel caso in cui venga abbandonato. Questo è sicuramente un adattamento a perlustrare territori di caccia assai vasti dove è importante essere in grado di ritrovare facilmente il proprio rifugio. Il comportamento fortemente territoriale del gatto spiega la sua tendenza ad 'affezionarsi' alla casa e il disagio che l'animale prova, a differenza del cane, se costretto ad allontanarsi dalla propria residenza.
La vita del gatto può svolgersi in molti modi: non sempre l'animale si trova a vivere in un appartamento, in un giardino o in una fattoria; spesso viene abbandonato e costretto a vivere nelle strade o alla periferia dei centri abitati. Il segreto del successo di questo felino è proprio nella capacità di sopravvivere in contesti tanto diversi. Dai granai è passato ai salotti e da questi può ritornare a vivere presso le discariche, di nuovo a caccia di topi.
Come per i cani, anche per i gatti esiste il fenomeno dell'abbandono e del randagismo. Per animali che hanno subito un processo di 'civilizzazione' non è facile adattarsi a vivere di espedienti: per questo motivo, molti gatti abbandonati non riescono a sopravvivere. Inoltre, nei territori urbani si trovano a vivere in condizioni sanitarie pessime e in concentrazioni anomale per un predatore che in natura ha un territorio di 10 km2. Ciò provoca la diffusione di malattie contagiose, anche di recente apparizione, come l'AIDS felino.
Infine, non bisogna dimenticare che la presenza di tanti piccoli predatori in giro rappresenta un grosso danno per molte specie animali, soprattutto per gli uccelli che nidificano per terra o nei cespugli, le cui covate vengono distrutte dai gatti randagi. In Inghilterra, le associazioni ambientaliste hanno calcolato il danno rilevante prodotto dai gatti domestici alle popolazioni di uccelli degli ambienti urbani, a tal punto che invitano i proprietari di gatti a tenere i loro animali in casa, senza farli uscire nei giardini.
Attraverso gli anni, i caratteri delle razze possono cambiare in base ai capricci della moda felina, ovvero delle regole convenzionali che le definiscono. Per esempio, confrontando la foto di un siamese da esposizione degli inizi del Novecento con uno attuale vediamo differenze notevoli: a quel tempo un siamese aveva la corporatura di un gatto medio e veniva riconosciuto soltanto per la particolare colorazione e gli occhi azzurri; oggi invece ciò che distingue il siamese è soprattutto la forma snella, la testa triangolare e le zampe lunghe. Analogamente, i persiani di quel periodo non avevano l'attuale deformazione del cranio con il naso schiacciato, ma si riconoscevano unicamente per il pelo lungo e folto.