FAVAI, Gennaro
Nacque a Venezia il 7 marzo 1879, dall'antiquario-editore Luigi e dalla nobildonna Teresa Albrizzi. Nel 1900, dopo gli studi secondari, frequentò con scarso successo l'Accademia di belle arti di Venezia e contemporaneamente cominciò a studiare privatamente con V. Zanetti Zilla e M. De Maria (Marius Pictor), da cui derivò il gusto per alcune soluzioni compositive, come i tagli scenografici delle vedute e la scelta dei colori dai forti contrasti chiaroscurali. Da questi due pittori imparò ad apprezzare l'arte degli artisti veneti del Cinquecento e del Seicento, soffermandosi sul colorismo e sugli effetti luminosi.
Dopo un lungo periodo passato a ricopiare i quadri dei maestri del passato e a sperimentare direttamente le materie pittoriche più durature nel tempo (era solito prepararsi da solo i colori, miscelando talvolta la tempera con l'olio), il F. cominciò a dedicarsi professionalmente alla pittura. Alcune opere del primo periodo (Notturno, disegno, 1905 circa: catal., 1987, pp. n.n.) rivelano la chiara influenza del De Maria; tuttavia, nonostante il gusto per le atmosfere silenziose ed i bagliori improvvisi, il F. si distinse fin dall'inizio dal suo maestro per una visione meno tenebrosa e fantastica del paesaggio. Con la serie di disegni e dipinti che da questa data dedicò a Venezia ed alle sue rovine monumentali (si ricordano tra gli altri Notturno a Venezia, 1910, Udine, Museo civico; Palazzo gotico notturno, Venezia, coll. Soccol: Dal Canton, 1992, fig. 383) offrì un'immagine della città lagunare romantica e sentimentale, indicando così la sua derivazione da quel filone culturale veneto che ancora prediligeva la veduta di "capriccio".
Nel 1900 fu premiato con una medaglia alla Esposizione internazionale di San Francisco; nel 1904, probabilmente sempre incoraggiato dal De Maria, partecipò all'Esposizione mondiale di Saint Louis con il dipinto Canale al tramonto (per il quale ottenne una medaglia); l'anno dopo realizzò uno dei più noti autoritratti (Autoritratto giovanile, 1905, Venezia, Ca' Pesaro). Nonostante la regolare presenza alla Biennale di Venezia (la prima volta nel 1907, con Cortile veneziano, e poi ancora nelle edizioni del 1909, 1910, 1924, 1928, 1930, 1932, 1936 e 1948), i suoi paesaggi ottennero più successo all'estero che in patria. Soggiornò a lungo a Parigi tra il 1906 e il 1915, esponendo ai Salons annuali (nel 1906, 1907, 1908 e 1911); ebbe inoltre modo di farsi conoscere in tutta Europa: si ricordano, tra le altre, la prima personale del 1910 a Dresda e la partecipazione nel 1911 all'Esposizione internazionale di Barcellona, in cui fu premiato per il dipinto Madreperla.
Durante la lunga esperienza vissuta nella capitale francese, dove entrò in contatto con gli artisti dell'Ecole de Paris, il F. preferì approfondire la conoscenza della pittura di C. Monet e di F. Ziem; in questi stessi anni compì un lungo viaggio a Londra, che gli consentì di conoscere a fondo le opere di W. Turner. Questi viaggi ed i soggiorni all'estero contribuirono a liberare le vedute del F. dai toni scuri e ad arricchire la sua pittura con elementi di gusto liberty (Notre-Dame à Paris 1907; catal., 1942, pp. n.n.; vedi anche Dal Canton, 1992, pp. 268 s.). In quegli anni proseguì la sua intensa attività espositiva all'estero: alla galleria Chaine et Simenson di Parigi (nel 1913), alla galleria Coupil di Londra (nel 1914) ed alla galleria Henry Paine Whitney di New York nel 1916 (per un elenco delle esposizioni fino al 1933 vedi il catalogo della galleria Jandolo, 1933).
Nel 1916, dopo aver sposato la scrittrice Maria Kievits, si trasferì per un breve periodo a Taormina, dove eseguì Vecchia siciliana (catal., 1942, n. 60) e L'Etna vista da Taormina (ibid., n. 66). Nel 1918 si recò a Capri, dove rimase per circa tre anni, durante i quali collaborò con E. Cerio, di cui illustrò una delle numerose pubblicazioni dal titolo La casa nel paesaggio di Capri (edito a Capri nel 1922). Suggestionato dall'architettura e dalla luce solare di questi luoghi, realizzò alcune opere con un segno grafico nitidamente tracciato e con colori dall'intensità fortemente contrastante. Sono famosi inoltre i suoi disegni di Positano e della riviera amalfitana (pubblicati a Roma nel 1925 con il titolo La costa amalfitana). Del 1930 è la raccolta di 56 disegni dal titolo L'isola di Capri.
In quegli anni il F. aveva cominciato ad incidere all'acquaforte, e poi, dopo un altro viaggio a Parigi nel 1930, iniziò a dedicarsi anche alla litografia e all'acquatinta. Con questi differenti procedimenti giunse a maturare uno stile espressivo del tutto originale, dal segno robusto e vigoroso. Da queste esperienze nacquero le vedute dedicate a Venezia, Capri, Positano, Ravello, Parigi e New York (si vedano, ad esempio, le opere presentate alla Biennale di Venezia del 1932: catal., p. 149; vedi anche, per le ricerche tecniche del F., Servolini, p. 315).
Nel 1921 il F. aveva partecipato alla I Biennale romana e l'anno successivo alla XII Mostra di Ca' Pesaro (vi aveva già esposto nel 1908 e nel 1911). Dopo questa data fu spesso negli Stati Uniti (nel 1923 alla Kingor's Gallery e nel 1928 alla Anderson Gallery di New York; nel 1925 e nel 1931 alla Casson Gallery di Boston e, l'anno dopo, ancora a New York nella galleria The Legget Studio). Senza mai interrompere le sue ricerche sulle tecniche pittoriche (nel 1932 realizzò la raccolta di acquetinte con Vedute di Venezia, di Algeri e di Parigi: Ponente, 1994, p. 110), negli ultimi anni improntò la sua pittura verso soluzioni compositive fantastiche e visionarie, in cui il paesaggio è raffigurato dall'alto, illuminato con sprazzi di luce che mettono in rilievo ogni minimo particolare (Dal campanile dei Frari, disegno: catal., 1987, p. n.n.; Punta della Dogana, ibid.). Le ultime personali furono quelle organizzate dalla Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia nel 1950 e nel 1954.
Il F. morì a Venezia il 14 febbr. 1958.
Nell'ottobre 1958 presso la galleria della Fondazione Bevilacqua La Masa fu organizzata un'ampia mostra commemorativa con numerosi dipinti e alcuni disegni e incisioni. Un'altra retrospettiva fu organizzata nel 1987 dalla galleria Il Cavallino di Venezia.
Fonti e Bibl.: Necrologie, in Gazzetta sera (Venezia), 15 febbr. 1958; Il Gazzettino (Venezia), 16 febbr. 1958; Messaggero veneto (Udine), 18 febbr. 1958; L'Avvenire d'Italia, 21 febbr. 1958; A. Trimarco, I primitivi archi dell'arte del pittore F., in L'Impero, 4 genn. 1927; A. F. Guidi, L'Incontro e la vita nuova di Amalfi, in L'Italia fascista, 17 giugno 1928; G. Brigaglia, Il pittore G. F., in Pro-Familia, 3 marzo 1929; Mostra di pittura di G. F. nella galleria Jandolo, Roma 1933; U. Bognolo, I veneti al quarantesimo della BiennaleG. F., in Il Gazzettino, 8 giugno 1935; Mostra personale del pittore G. F. (catal., gall. Ranzini), Milano 1942; F. Semi, F. poeta della laguna e dell'isola..., in Il Gazzettino illustrato, 16 sett. 1948; G. Perocco, Venezia fine ottocento nei quadri di F., in Gazzettino sera, 8-9 ott. 1954; Mostra retrospettiva di G. F. (catal., Fond. Bevilacqua La Masa), Venezia 1958; G. Perocco, Primi espositori di Ca' Pesaro, Venezia 1958, pp. 75, 79; G. Ventura, Un ricordo del pittore G. F. Il poeta di Venezia, in Il Lavoro nuovo (Genova), 6 marzo 1963; P. Rizzi, Ricordo di G. F. ultimo romantico di Venezia, in Il Gazzettino, 6 marzo 1963; M. Favai Kievits, La mia vita con Gennaro, Venezia 1965; S. Branzi, G. F. Visioni romantiche (catal., gall. Cavallino), Venezia 1987; G. Dal Canton, La pittura del primo Novecento in Veneto (1900-1945), in La pittura in Italia. Il Novecento, I, 1, Milano 1992, pp. 268 s., 314 nota 24; P. Pistellato, F. G., ibid., 2, ibid. 1992, pp. 881 s. (con amplia bibl.); A. Ponente, in Museo d'arte italiana di Lima, a cura di M. Quesada, Venezia 1994, pp. 110 s.; L. Servolini, Diz. illustrato degli incisori ital. moderni e contemp., Milano 1955, pp. 314 s.; H. Volliner, Künstlerlex. des XX. Jahrhunderts, II, p. 80.