GENTILE da Rocca
Non si conoscono gli estremi biografici di questo pittore, attivo in area abruzzese nella seconda metà del XIII secolo.
Alla base della ricostruzione critica della personalità artistica di G. si colloca la sua unica opera firmata e datata proveniente dalla chiesa di S. Maria delle Grotte, o "ad Cryptas", presso Fossa, oggi nel Museo nazionale d'Abruzzo dell'Aquila. Si tratta di una tela incollata su tavola e su foglia d'argento nelle zone sottostanti il drappo del trono, raffigurante la Vergine in trono che allatta il Bambino, chiusa da sportelli con frammenti di scene cristologiche probabilmente relativi a storie dell'Infanzia di Cristo; sul suppedaneo del trono si legge la scritta in caratteri gotici che ha permesso di individuare il nome dell'autore e la data (1283) del dipinto: "A(nno). D(omini). M. CC. Octogesimo. III. Gentile. d(e). Rocca. me. pi(nxit)".
Prima del suo trasferimento nel Museo, il trittico era collocato in fondo alla navata laterale sinistra, all'interno di un'edicola marmorea tardoquattrocentesca. Riproduzioni fotografiche databili intorno agli anni Trenta di questo secolo lo mostrano in questa posizione, pesantemente deturpato da grossolane ridipinture e nascosto lungo il perimetro da una cornice di fattura antica, che celava interamente l'iscrizione, e da due fasce di tela dipinte a motivi vegetali apposte ai lati dell'icona centrale (L'Aquila, Soprintendenza ai monumenti e gallerie, Archivio fotografico, nn. 2238, 2240, 2245).
Nonostante il precario stato di conservazione, P. Piccirilli (1919) datò correttamente il dipinto al XIII secolo ponendolo in rapporto con la Madonna su tavola conservata nel borgo di San Pio presso Fontecchio. Una volta rimossa la cornice e scoperta l'iscrizione, Carli propose di riconoscere nel "Gentile d(e) Rocca" autore della tavola, lo stesso artista che aveva realizzato buona parte del ciclo di affreschi della stessa chiesa di S. Maria "ad Cryptas", ravvisando in entrambe le opere una notevole comunanza di stile quale "l'inconfondibile caratteristica intonazione a colori chiari, verdini ed azzurri". Carli notò inoltre una "spiccatissima somiglianza" tra parte degli affreschi di Fossa, in particolare le Scene della Genesi, e alcuni dipinti murali - una Crocifissione e i santi, a mezzo busto, Benedetto, Mauro e Antonio Abate - presenti nel piccolo oratorio posto nell'eremo celestiniano di S. Onofrio sul monte Morrone. Inoltre, in base alla testimonianza contenuta in un codice del secolo XV dedicato alla vita e alle opere di Celestino V (Vita et miracula s. Petri Coelestini) nel quale è citato un "Magister Gentilis pictor" quale testimone di eventi miracolosi avvenuti mentre dipingeva all'interno dell'oratorio celestiniano, Carli formulò l'ipotesi che si trattasse dello stesso artista autore della tavola e di parte degli affreschi di Fossa, in un periodo di poco anteriore al 1294, anno dell'elezione al soglio pontificio dell'eremita Pietro del Morrone. A tale documento lo stesso studioso ne aggiungeva un altro, datato 1271, nel quale sempre un "Magister Gentilis pictor" compariva quale testimone di un atto stipulato nella chiesa di S. Maria della Plebe nella diocesi di Chieti (Zanotti). Si veniva pertanto a delineare secondo Carli un'unica figura d'artista che, uscendo dal consueto anonimato dell'arte medievale, risultava inserito in una corrente pittorica a carattere "schiettamente locale" (p. 453) prossima a opere quali la Madonna d'Oriente nell'omonimo santuario presso Tagliacozzo.
La stretta vicinanza stilistica tra il ciclo affrescato di Fossa e quello dell'oratorio celestiniano era stata già segnalata da G. Piccirilli che, pur ignorando la tavola di Fossa, li aveva assegnati al "magister Gentilis" menzionato nella Vita… dedicata a Pietro del Morrone; così come il "magister Gentilis" nominato nella Vita… non era sfuggito all'inizio di questo secolo a P. Piccirilli (1900).
La proposta avanzata da Carli fu accolta con prudenza da Matthiae che lamentava le gravi interpolazioni subite dal dipinto e sottolineava, sulla scia di Garrison, l'impossibilità di una lettura oggettiva delle sue peculiarità stilistiche. Secondo Matthiae tuttavia, visto il nome non molto comune, non v'era dubbio che il "Magister Gentilis" menzionato nei due documenti noti fosse lo stesso artista autore della tavola, al quale andavano attribuite non le pitture sulle pareti di S. Maria "ad Cryptas", ma più probabilmente quelle dell'eremo celestiniano, in particolare la Crocifissione.
Il restauro della tavola, curato fra il 1976 e il 1981 dall'Istituto centrale del restauro di Roma, oltre a dare una significativa serie di indicazioni sulla sua tecnica pittorica, portò alla scoperta di consistenti resti di pittura originale nella metà inferiore dell'anta sinistra. In seguito a tale intervento, la critica tende attualmente ad accogliere le conclusioni di Carli e a considerare la tavola di Fossa un caposaldo per la comprensione della pittura abruzzese tardoduecentesca. Bologna, in particolare (1983, pp. 223 s.; 1986, pp. 345-347), ha ravvisato la necessità di una rivisitazione del corpus di opere raccolto intorno al nome di G., assegnandogli una parte significativa nell'esecuzione delle Storie della Genesi e del Nuovo Testamento (in particolare l'Ultima Cena) in S. Maria "ad Cryptas" e ipotizzando una sua presenza anche a S. Maria di Ronzano, nel grande dipinto raffigurante il Giudizio universale e nei pochi resti di affreschi presenti nella navata laterale sinistra della chiesa di S. Clemente al Vomano. Andaloro (1990, p. 345 n. 33) a sua volta identifica G. "con uno dei maestri operosi nel cantiere tardoduecentesco di Fossa" e pone in rilievo il comune sviluppo culturale che lega la pittura abruzzese duecentesca: dal ciclo affrescato di S. Pellegrino a Bominaco a quelli di S. Maria di Ronzano e di S. Maria "ad Cryptas" posteriori di circa un ventennio.
Alle Storie della creazione di Fossa è stata anche accostata, senza peraltro fare il nome di G., la Crocifissione affrescata nella chiesa di S. Spirito di Ocre (Ritrovamenti e restauri [catal.], a cura di G. Magnanimi, Roma 1972, pp. 11 s.); è stato inoltre genericamente ricondotto sotto l'influsso delle pitture di Fossa il Giudizio universale dipinto nella controfacciata della chiesa di S. Maria Assunta a Pescosansonesco (Pace, 1986).
Fonti e Bibl.: Roma, Istituto centrale del restauro, Archivio restauri, Madonna col Bambino da Fossa di G. da R., n. 384; L. Zanotti Digestumscripturarum Coelestinae Congregationis (1643), a cura della Deputazione di storia patria per l'Abruzzo, I, L'Aquila 1994, p. 259; Vita et miracula s. Petri Coelestini (excod. Paris. Lat. 17651), in Analecta Bollandiana, X (1891), p. 391; P. Piccirilli, L'abbazia di S. Spirito di Sulmona e l'eremo di Celestino V sul monte Morrone, Lanciano 1900, pp. 34 s.; E. Bertaux, L'art dans l'Italie méridionale, Paris 1903, p. 299; P. Piccirilli, Su e giù per l'Abruzzo, in Pagine d'arte, VII (1919), p. 71; G. Piccirilli, Guida di Sulmona, Sulmona 1932, p. 157; E. Carli, Affreschi benedettini del XIII secolo in Abruzzo, in Le Arti, I (1938-39), pp. 453-455; E.B. Garrison, Studies in the history of medieval Italian painting, Firenze 1960-62, pp. 380, 382; G. Matthiae, Pittura medievale abruzzese, Milano 1969, pp. 29, 58-60, 69 s., 72; V. Pace, in L'art dans l'Italie méridionale. Aggiornamento all'opera di E. Bertaux, IV, Roma 1978, pp. 509 s., 514 (con bibl.); F. Bologna, S. Maria ad Ronzanum, in La valle siciliana o del Mavone, Roma 1983, pp. 223 s.; O. Lehmann-Brockhaus, Abruzzen und Molise, München 1983, pp. 178, 192, 389; M. Andaloro, Sulle tracce della pittura del Trecento in Abruzzo, I, I dipinti murali nella cripta di S. Giovanni in Venere presso Fossacesia, in Storia come presenza: saggi sul patrimonio artistico abruzzese, a cura di M. Andaloro - L. Bartolini Salimbeni - D.V. Fucinese, Pescara 1984, pp. 25, 40 nn. 10, 12; F. Bologna, S. Clemente al Vomano. Affresco frammentario e Madonna regina, in La valle del medio e basso Vomano, Roma 1986, pp. 345-347; V. Pace, Pittura del Duecento e del Trecento in Abruzzo e Molise, in La pittura in Italia. Il Duecento e il Trecento, Milano 1986, II, p. 443; V. Terraroli, ibid., p. 574; M. Andaloro, Connessioni artistiche fra l'Umbria meridionale e l'Abruzzo nel Trecento, in Dall'Albornoz all'età dei Borgia. Questioni di cultura figurativa nell'Umbria meridionale, Atti… Amelia 1987, Todi 1990, pp. 312, 345 nn. 32 s.; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIII, p. 408 (s.v.Gentile da Sulmona); Diz. enciclopedico Bolaffi dei pittori… italiani, V, p. 326.