GENTILE RICCIO, Pier Girolamo
Nacque a Savona nel 1563 da Domenico, appartenente a un'antica casata cittadina già attestata sul finire del sec. XI, e dalla nobile Barbara Salomone. A Savona e quindi a Genova apprese le prime nozioni di grammatica, retorica e poesia, per poi trasferirsi in una data imprecisata a Firenze, ove seguì studi di carattere giuridico. Non si conosce l'anno esatto del suo rientro in patria, che tuttavia coincise, secondo Noberasco, con un'assidua frequentazione della locale Accademia degli Accesi, attiva soprattutto tra il 1583 e il 1593. Qui il G. ebbe modo di consolidare importanti relazioni intellettuali, tra le quali, in particolare, quella con G. Chiabrera, al quale rimarrà legato per tutta la vita da profonda amicizia. Risultano tuttavia piuttosto scarse le notizie relative al periodo immediatamente successivo, trascorso stabilmente a Savona fino ai primi anni del Seicento.
La produzione letteraria di questi anni si configura essenzialmente in un contesto di erudizione religiosa, come nei poemi sulla Miracolosa apparizione della b. Vergine in Valle S. Bernardo (Genova 1606) e Su la Divina Incarnazione (ibid. 1606), o in un ambito filosofico-morale, come nel Ligurteo (ibid. 1606), un dialogo in prosa dedicato al dissidio tra la ragione e il furore dei sensi. Simili propensioni risultano al contempo ben rispecchiate nell'attività di antologista, costante lungo tutto l'arco dell'esistenza del G., e nella fattispecie concretizzatasi nell'edizione delle Rime sacre di G. Chiabrera (ibid. 1604) e soprattutto nel Della corona di Apollo composta del più vago de' fiori di Permesso (Venezia 1605). Quest'ultimo volume (che nel riferimento al Permesso interpreta in senso metonimico il mitico fiume della Beozia sgorgante dal monte Parnaso) raccoglie rime di carattere prevalentemente sacro, di autori in buon numero liguri e caratterizzate da un gusto moderato e da uno stile limpido.
In una data non specificata, ma di poco posteriore al 1606, il G. lasciò Savona, trasferendosi come prima tappa a Napoli. In seguito intraprese una lunga serie di viaggi attraverso l'Italia (è di quest'epoca l'adesione all'Accademia degli Spensierati di Firenze, sotto il nome di Sprovveduto) e l'Europa centrale. Finalmente, tra il 1608 e il 1613, si stabilì a Roma, ove, a contatto con un ambiente a lui consono, in un'atmosfera di non statico classicismo, aderì all'Accademia degli Umoristi, stringendo saldi legami intellettuali con G.F. Astolfi, T. Boccalini, e G.B. Guarini. Ancora a questo periodo si fa risalire una serie di viaggi, sia di carattere ufficiale (in particolare va ricordata una missione per la S. Sede in Portogallo guidata da monsignor F. Veranzio, il celebre diplomatico e inventore barnabita, nel corso della quale la delegazione pontificia venne assalita dai corsari turchi e sequestrata), sia di studio, nelle regioni levantine e in Grecia. Si conoscono pochi particolari degli anni successivi. Di certo si sa che, rientrato in Italia, si trasferì nel 1613 a Venezia, per poi fare ritorno, verso l'estate del 1618, nella città natale.
L'opera letteraria compresa nel lungo periodo trascorso fuori Savona presenta una varietà che sovrasta i precedenti indirizzi erudito e sacro. In questo senso si può leggere, ad esempio, la progressiva attenzione al genere della favola boschereccia, che si manifesta già con l'edizione della Gelopea del Chiabrera (Venezia 1607) e che porterà agli esiti personali de I sospetti (ibid. 1608) e dell'Amaranta (ibid. 1618). Di un certo interesse appare soprattutto l'attività novellistica, concentrata nel Della filosofia d'amore (ibid. 1618), un dialogo in prosa suddiviso in otto giornate. I racconti, caratterizzati da uno stile piano e misurato, intrecciano i fatti d'arme a quelli amorosi, in una struttura di chiara matrice romanzesco-cavalleresca organizzata secondo toni edificanti e didattici.
Il G. trascorse a Savona gli ultimi anni di vita, dei quali peraltro non si conoscono particolari certi. Qui si spense, secondo il nipote Onorato, in una data imprecisata del 1640.
Una breve novella del G., su un fatto storico avvenuto a Savona nel 1085, fu pubblicata da G.B. Belloro, in Scelta di curiosità letterarie inedite o rare dal sec. XIII al XIX, Bologna 1862, pp. 3-27.
Fonti e Bibl.: G.F. Astolfi, Della officina istorica, Genova 1642, p. 80; R. Soprani, Li scrittori della Liguria, Genova 1667, pp. 241 s.; A. Oldoini, Athenaeum Ligusticum, Perusiae 1680, pp. 467 s.; G.M. Crescimbeni, Dell'istoria della volgar poesia, V, Venezia 1730, pp. 172 s.; O. Gentile Riccio, Prefazione a Id., Rime, Genova 1741; G.B. Passano, I novellieri italiani in prosa, I, Torino 1878, pp. 338 s.; G.V. Verzellino, Delle memorie particolari… degli uomini illustri della città di Savona, II, Savona 1891, p. 334; F. Noberasco, Ricordi d'arte e di storia della città di Savona, in Gazzetta di Genova, LXXXV (1917), 5, pp. 3-7; Id., Gli scrittori della città di Savona. I, in Atti della Società savonese di storia patria, VIII (1924), pp. 199-202; A. Belloni, Il Seicento, Milano 1929, p. 88; M. Maylender, Storia delle Accademie d'Italia, I, Bologna 1926, p. 37; V, ibid. 1930, pp. 237, 337, 377.