GEOFFROY de Vendôme
Abate dell'abbazia benedettina della Trinité di Vendôme (dip. Loir-et-Cher), G. nacque intorno al 1070 ad Angers, dove verso il 1085 frequentò la scuola della cattedrale. G. fu eletto abate di Vendôme nel 1093, quando ancora era diacono, e morì il 26 marzo 1132, dopo una vita di intensa attività come autore di scritti teologici. Nel corso del suo abbaziato eccezionalmente lungo, G. fu protagonista nel dibattito sulla questione delle investiture, schierandosi a difesa del pensiero di Gregorio VII sulla concezione della Chiesa e sul ruolo contrapposto di papato e impero (Wilmart, 1931). Sotto il suo governo l'abbazia della Trinité di Vendôme acquistò ulteriore indipendenza rispetto al passato (carta di fondazione del 31 maggio 1040; Toubert, 1981) e assurse a un ruolo di grande importanza nell'ambito della regione; inoltre vi fu un incremento dei rapporti con il papa, grazie ai numerosi viaggi che G. compì a Roma.Gli eventi che, allo scorcio del sec. 11°, coinvolsero G. come assertore della supremazia del potere papale su quello imperiale sembrano riflessi negli affreschi della sala capitolare dell'abbazia di Vendôme, scoperti nel 1972, rappresentanti cinque episodi della Vita di Cristo dopo la Risurrezione (la Cena in Emmaus, la Pesca miracolosa sul lago di Tiberiade, la Missione degli apostoli, l'Ascensione e l'Investitura di Pietro come pastore).L'analisi iconografica delle scene conferma il ruolo di G. come committente e ideatore del ciclo: alcuni dettagli della Cena in Emmaus, che si trovano raramente in opere contemporanee della Francia occidentale (Schapiro, 1954), hanno precisi riscontri negli scritti di G. (Tractatus de corpore et sanguine Domini Jesu Christi) sul discusso tema della transustanziazione del corpo e del sangue di Cristo nell'Eucaristia, in opposizione alle teorie di Berengario di Tours (Meyvaert, 1960; Montclos, 1971). Negli altri episodi si pongono in risalto il ruolo di Pietro come pescatore di anime e la sua supremazia sugli altri apostoli, chiamati anch'essi direttamente da Cristo a compiere la loro missione di testimonianza e diffusione della fede; anche in questo caso è evidente il rapporto con l'impegno di G. nel sostenere l'idea di supremazia del papato nel diritto all'investitura dei vescovi, che poteva avvenire solo da parte del potere spirituale, allo stesso modo in cui Cristo chiamò gli apostoli ed elesse Pietro come il primo fra loro e guida di tutta la Chiesa.Dal punto di vista stilistico gli affreschi sono databili al 1100 ca. per il confronto con opere della Francia occidentale e in particolare con un manoscritto conservato a Vendôme (Bibl. Mun., 193), che reca nella pagina di dedicazione G. ai piedi di Cristo. È possibile che questo manoscritto sia stato un modello per gli affreschi della sala capitolare (Taralon, 1981a).
Bibl.: Fonti. - Geoffroy de Vendôme, Epistolae, in PL, CLVII, coll. 33-212; id., Tractatus de corpore et sanguine Domini Jesu Christi, ivi, coll. 213-214; id., De Ascensione Domini, ivi, col. 259; id., Tractatus de ordinatione episcoporum, ivi, coll. 282-283.Letteratura critica. - L. Compain, Etude sur Geoffroi de Vendôme, Paris 1891; C. Métais, Cartulaire de l'abbaye cardinale de la Trinité de Vendôme, Paris 1893; A. Wilmart, La collection chronologique des écrits de Geoffroi abbé de Vendôme, Revue bénédictine 43, 1931, pp. 239-245; M. Schapiro, Two Romanesque Drawings in Auxerre and Some Iconographic Problems, Princeton 1954; P. Meyvaert, Bérenger de Tours contre Albéric du Mont-Cassin, Revue bénédictine 70, 1960, pp. 324-332; J. de Montclos, Lanfranc et Bérenger. La controverse eucharistique du XIe siècle, Louvain 1971; J. Taralon, Les fresques romanes de Vendôme I. Etude stylistique et technique, RArt, 1981a, 53, pp. 9-22; id., Les peintures murales romanes de la salle capitulaire de l'ancienne abbaye de Vendôme, in Blésois et Vendômois, CAF 139, 1981b, pp. 405-436; H. Toubert, Les fresques romanes de Vendôme II. Etude iconographique, RArt, 1981, 53, pp. 23-38; id., Les fresques de la Trinité de Vendôme. Un témoignage sur l'art de la réforme grégorienne, CahCM 26, 1983, pp. 297-326; id., Peinture murale romane. Les découvertes des dix dernières années. Fresques nouvelles, vieux problèmes, nouvelles questions, AM, s. II, 1, 1987, 1-2, pp. 127-162; J. Ehlers, s.v. Gottfried v. Vendôme, in Lex. Mittelalt., IV, 1989, col. 1607; H. Toubert, Un art dirigé. Réforme grégorienne et iconographie, Paris 1990, pp. 365-402.