HACK, Georg
Nacque nei primi decenni del secolo XV a Thomaswaldau, una località della Slesia in diocesi di Breslavia, possesso della famiglia e luogo di sepoltura dei genitori. Di nobile ascendenza - le prime attestazioni della sua stirpe risalgono al 1273 - nel 1439 s'immatricolò all'Università di Vienna come membro della nacio ungherese, ottenendo un parziale esonero dalla tassa d'iscrizione. Da Vienna, come molti suoi colleghi, si trasferì all'Università di Padova, ove nel 1445 ricoprì la carica di vicerettore dell'Universitas iuristarum. Non si hanno finora notizie sul suo curriculum successivo, ma la frequenza delle due Università ne segnala il rilievo e le ambizioni.
In qualità di istituzione universitaria prossima al sovrano, l'Università di Vienna consentiva a questo di accedere a una cerchia di docenti e di studenti dalla quale attingere per il proprio Consiglio e per la Cancelleria. Anche la frequenza di un'università estera era di per sé segno di distinzione sociale e di alta qualificazione e dava possibilità molto maggiori nella carriera politica.
All'epoca degli studi patavini l'H. era già rettore della chiesa parrocchiale di S. Martino in Mistelbach. Questa ricca pieve, situata nella diocesi di Passavia, era di giuspatronato del duca d'Austria e spesso destinata a ufficiali della corte, elemento che collega precocemente l'H. alla corte asburgica.
Nel 1446 l'H. conseguì la cattedra episcopale di Trento, un principato ecclesiastico direttamente dipendente dall'Impero, ma la cui autonomia era da tempo insidiata dai conti del Tirolo, avvocati della stessa Chiesa trentina.
La nomina dell'H. sanava lo scisma apertosi nel 1444 alla morte del vescovo Alessandro di Masovia, quando all'eletto del capitolo, Theobald von Wolkenstein, era stato contrapposto il candidato eugeniano, Lorenzo, abate del monastero di S. Lorenzo fuori le Mura di Trento, sostenuto anche da Venezia. Lo scisma locale s'era intrecciato con le vicende del concilio di Basilea e s'era risolto solo nel 1446 con l'intervento del duca d'Austria e conte del Tirolo, Sigismondo, che aveva appunto imposto l'H., pretendendo al tempo stesso la riserva dei diritti temporali dell'episcopato per i successivi cinque anni: il 28 sett. 1446 Sigismondo d'Asburgo aveva raccomandato l'H. ai padri conciliari di Basilea, i quali a loro volta lo avevano confermato il 17 ottobre.
Solo nel 1448, però, l'elezione dell'H. fu ratificata dal pontefice, dopo che il capitolo di Trento ebbe accolto il cosiddetto concordato dei principi, che comportava l'adesione a Eugenio IV, nel frattempo morto, ed ebbe formalmente riconosciuto quest'ultimo come pontefice legittimo.
Anche dopo l'elezione a vescovo di Trento le relazioni dell'H. con la corte asburgica rimasero intense. Nel 1454 l'imperatore Federico III lo invitò alla Dieta di Ratisbona e l'anno successivo lo impegnò ad adoperarsi per evitare che Alberto (VI) e Sigismondo, con i quali l'imperatore aveva rapporti conflittuali, tenessero Diete riguardanti il Tirolo senza preventiva comunicazione. Al 1455 è datata una Informatio… ad G. Hakke consiliarium domini ducis Sigismundi di Thomas Ebendorfer.
Il grande teologo viennese era stato sollecitato dal destinatario del suo scritto a fornirgli un "exemplar vite […] directorium", ovvero un modello cui conformarsi nello svolgimento degli uffici pubblici; nonostante la professione di amicizia nei confronti dell'H., citato nel titolo, Ebendorfer non doveva conoscerlo personalmente, poiché al consiliarius suo interlocutore attribuì moglie e figli e gli impartì ammonimenti quale cortigiano laico. Riguardo all'operetta restano dunque diversi interrogativi, compresa la questione dei reali rapporti di colui che era da quasi dieci anni vescovo di Trento con la facoltà teologica viennese e i suoi maestri.
Il 25 apr. 1458, a Wiener Neustadt, tradizionale residenza imperiale, l'H. fu finalmente investito dei regalia connessi con la sua carica. Il suo soggiorno in Austria si protrasse almeno per un mese, giacché il 20 maggio è testimoniata una collazione effettuata dall'H. a Vienna. La circostanza è significativa in quanto nella città austriaca erano in corso le trattative per la soluzione della vertenza relativa all'eredità di Ladislao Postumo, figlio di Alberto II re di Germania.
Il 23 nov. 1457 Ladislao era venuto improvvisamente a mancare e la sua morte aveva aperto un'insidiosa guerra di successione fra i membri della dinastia asburgica: Federico III intendeva assumere il potere esercitato da Ladislao nelle due Austrie, in Ungheria e in Boemia, ma le sue ambizioni si scontravano con le pretese del fratello Alberto (VI) e di Sigismondo d'Austria-Tirolo. Il 4 maggio 1458 era stata convocata una Dieta, poi rinviata alla metà del mese, che aveva visto la partecipazione degli Standë dei tre Asburgo; secondo la Chronica Austriae di Ebendorfer, durante tale Dieta Federico III aveva rivendicato il diritto al seniorato nei confronti degli altri due Asburgo, appellandosi a documentazione (falsa e falsificata) dell'epoca di Federico I e Rodolfo I (1358-59). La controversia aveva reso necessaria un'ispezione dell'archivio ducale e le parti avevano nominato ognuna quattro esperti per l'indagine. Non sappiamo se l'H., allora presente a Vienna, abbia fatto parte di questa commissione né tanto meno a nome di chi. Comunque il coinvolgimento dell'H. nella vicenda è certo: il 21 maggio 1458, cioè il giorno successivo alla citata collazione da lui effettuata a Vienna, vi era stato un tentativo di accordo, non ratificato da Sigismondo e Alberto, ma preludio alla pacificazione raggiunta il 28 giugno. In occasione della divisione dei beni di Ladislao fra Federico III e Alberto (VI) a Vienna, all'H. era pervenuto un codice che era stato del giovane re defunto; oltre a esso, l'H. aveva acquisito anche altri libri che nel 1452 erano stati confiscati al precettore di Ladislao, Kaspar Wendel.
La consuetudine con la corte asburgica fece sì che nel 1459 l'H. fosse incaricato di rappresentare Federico III al congresso di Mantova, convocato da papa Pio II per organizzare la crociata antiturca e la liberazione di Costantinopoli, ma anche occasione per risolvere altre questioni, per esempio il duro contrasto fra Sigismondo d'Austria-Tirolo e Niccolò da Cusa, cardinale di S. Pietro in Vincoli e vescovo di Bressanone. Secondo Heinig, tale incarico mostra analogie con le funzioni ufficiali di un consigliere imperiale e confermerebbe la familiarità dell'H. con la corte federiciana.
L'episcopato trentino dell'H. si svolse comunque sotto il segno della soggezione a Sigismondo d'Austria-Tirolo: con le cosiddette "compattate" del 29 apr. 1454, un testo che solo dal punto di vista formale si configurava come accordo bilaterale e paritario, l'H. s'impegnava in una lega difensiva con l'avvocato della Chiesa trentina, che prevedeva l'intervento al suo fianco in caso di necessità.
Al duca l'H. assicurava l'apertura di città, castelli e fortezze, quindi la custodia militare del Principato, vincolando i suoi ufficiali al giuramento dell'accordo; si obbligava inoltre a non assumere l'iniziativa di una guerra né a stipulare alleanze senza il consenso di Sigismondo, impedendosi così l'esercizio di una politica autonoma e sottoponendosi a clausole più vincolanti rispetto al passato. Con il rinnovo degli accordi sei anni dopo, nel vivo della contesa con Niccolò da Cusa, l'H. concesse anche un ampliamento dei poteri dell'avvocato in caso di sede vacante: anche il nuovo vescovo avrebbe potuto assumere le temporalità della sua sede solo dopo aver rinnovato le obbligazioni precedenti. Nel 1462 l'H. accordò infine a Sigismondo, seppur temporaneamente, i diritti signorili sull'importante mercato di Bolzano.
Fu in forza dell'alleanza stipulata che l'H. intervenne, su richiesta del duca, contro Bernhard Gradner, ponendosi direttamente al comando delle milizie impegnate nella riconquista del castello di Beseno (1456), e finì poi con l'allinearsi a Sigismondo nell'aspro e lungo contrasto che oppose quest'ultimo a Niccolò da Cusa. Fra il 1459 e il 1460 l'H. era intervenuto più volte come mediatore nel conflitto, ma di fatto si rivelò arrendevole alle richieste ducali e incline a prendere partito in favore di Sigismondo. Tale il giudizio di Niccolò da Cusa, che nel 1460 si lagnò del vescovo di Trento, denunciandone l'"amicizia singolare" con lo scomunicato Sigismondo. Anche Pio II lo stesso anno esprimeva la sua delusione per l'atteggiamento dell'H., tanto più inaccettabile in quanto lo stesso papa aveva condonato all'H. un debito di 23.000 ducati; il papa non si esimeva neppure dal lamentare il fatto che il fratello dell'H., Happe, fosse stato a capo dei soldati che avevano fatto prigioniero Niccolò da Cusa (Happe risulta marescalco di Sigismondo dal 1446). L'H. fu pertanto coinvolto nelle censure che avevano colpito il duca d'Austria-Tirolo, i territori tirolesi e Gregor Heimburg, e venne citato a comparire davanti al papa, ottenendo solo nel 1462 l'assoluzione definitiva. La sua condiscendenza nei confronti di Sigismondo ha indotto spesso gli studiosi a sottolineare la radicale opposizione d'atteggiamento fra l'H. e Niccolò da Cusa, i cui episcopati erano da tempo soggetti ai tentativi di diretto controllo da parte dei conti del Tirolo.
Nell'estate del 1463 l'H. incontrò crescenti difficoltà nella città di Trento e si risolse a chiedere soccorso a Sigismondo. In base a un primo accordo, Sigismondo ottenne l'accesso al castello del Buonconsiglio e alle altre fortificazioni e il 3 settembre a Bolzano, grazie a una nuova intesa, Sigismondo ottenne per due anni il governo della città e del territorio; pochi giorni dopo il duca rilasciava una sorta di privilegio alla città di Trento, con cui regolava i rapporti reciproci. Nei mesi successivi l'H. risulta risiedere a Bolzano, a Cavalese e in altri luoghi della diocesi, ma non a Trento. Solo due anni dopo, alla scadenza del biennio di amministrazione ducale, egli chiese l'autorizzazione al rientro nella propria sede e il reintegro nel potere temporale; al tempo stesso, però, nominava il canonico di Bressanone Wolfgang Neidlinger, consigliere di Sigismondo, suo coadiutore nell'amministrazione della diocesi, in ragione della sua salute malferma. La morte lo colse, durante il viaggio di ritorno a Trento, a Matrei, presso il passo del Brennero, il 22 ag. 1465.
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