Gershwin, George
Il compositore del sogno americano
Il percorso artistico di George Gershwin, che dalla canzone leggera approda alla musica sinfonica, rappresenta in modo esemplare lo sviluppo della musica nordamericana dei primi decenni del Novecento. Nella sua opera si incontrano aspirazioni classiche e il fascino del jazz. L'immediatezza espressiva dei suoi temi e la grande popolarità che raggiunse in vita ne fanno ancora oggi un simbolo del sogno americano
Gershwin nasce nel 1898 a Brooklyn, un quartiere di New York, da genitori di origine ebreo-russa. Sulle orme del fratello maggiore Ira, inizia a studiare il pianoforte, ma mostra rapidamente una padronanza dello strumento superiore alla media. A soli quindici anni viene assunto come pianista da un editore di musica leggera, con il compito di promuovere canzoni ancora inedite. È un periodo di intensa gavetta, che serve a Gershwin per approfondire da vicino il vocabolario della musica leggera del tempo. Di lì a poco esordisce a Broadway ‒ il centro della vita teatrale e notturna di New York, ‒ come pianista di un musical, e ben presto collabora ad altre rappresentazioni anche in veste di compositore. Finalmente, a soli ventuno anni, riscuote un notevole successo con la canzone Swanee e può firmare uno spettacolo tutto suo, La Lucille. Il grande successo arriva qualche anno più tardi, nel 1924, con Lady, be good ‒ un musical che vede la partecipazione di un ballerino d'eccezione come Fred Astaire ‒, cui seguiranno altri celebri musical come Oh, Kay! (1926), Funny face (1927), Of Thee I sing (1931). Per Gershwin questo lavoro segna l'inizio della lunga e fruttuosa collaborazione con Ira: d'ora in avanti George si affiderà quasi esclusivamente a lui per la stesura dei testi delle sue canzoni. Il loro sodalizio produrrà alcune piccole gemme che ancora oggi rientrano a pieno titolo nel patrimonio musicale americano.
Nel 1924 Gershwin si fa conoscere anche come autore di musica sinfonica, un ambito che fino a quel momento non aveva ancora approfondito. La prima esecuzione della Rapsodia in blu, un brano per pianoforte e orchestra che trae ispirazione dalla musica afroamericana, suscita un grande scalpore e conquista il pubblico. La Rapsodia in blu esprime molto bene l'atmosfera del mondo in cui è nata, quasi fosse un grande 'caleidoscopio musicale' attraverso cui guardare la vitalità delle metropoli americane degli anni Venti e la molteplicità di culture che vi convivevano. Con melodie che richiamano in modo accattivante il blues afroamericano e un'accentuata vivacità ritmica la Rapsodia in blu viene salutata come un esperimento nella musica moderna: l'ingresso delle suggestioni del jazz nelle sale da concerto.
A metà degli anni Venti Gershwin ha ormai raggiunto una posizione di prestigio e da questo momento, oltre agli spettacoli per Broadway, si concentra sempre di più nella produzione seria, in particolare con la composizione del Concerto in fa per pianoforte e orchestra (1925) e della Seconda rapsodia (1932), e nelle esibizioni come pianista e direttore d'orchestra. Una tournée in Europa (che sarà poi celebrata con il brano Un americano a Parigi, del 1928) gli permette inoltre di estendere le sue conoscenze, incontrando molti dei più importanti compositori del vecchio continente, come Ravel, Berg e Prokof´ev.
L'interesse di Gershwin per la cultura musicale afroamericana si manifesta pienamente nel 1935, quando realizza il suo lavoro più ambizioso: una vera opera ambientata nella comunità nera di una città statunitense negli anni della Grande depressione, dal titolo Porgy and Bess. Utilizzando il dialetto di Charleston e rielaborando con grande raffinatezza diversi generi musicali, come il blues, lo spiritual, il jazz, Gershwin riesce a dare corpo a una straordinaria sintesi della musica popolare e di quella colta, esemplificata dalla più celebre pagina dell'opera, Summertime.
Il percorso creativo di Gershwin si interrompe però prematuramente: muore nel 1937 a Beverly Hills, in California, all'apice del successo, e l'America rimane orfana di uno dei musicisti che ha saputo rappresentare lo slancio vitale e l'intreccio di culture.