Uomo politico (Arcis-sur-Aube 1759 - Parigi 1794), fu uno dei protagonisti della rivoluzione francese.
Di famiglia borghese di provincia, fece l'avvocato a Parigi dal 1787 e sin dall'estate del 1789 fu tra gli agitatori più popolari nel club dei Cordiglieri e tra i primi a parlare di repubblica dopo la fuga del re a Varennes. Secondo sostituto procuratore della Comune dal 7 dic. 1791, fu l'artefice del moto del 10 ag. 1792 e, nominato ministro della Giustizia, unico montagnardo in un governo girondino, guardò con favore agli episodî di giustizia sommaria nei confronti dei prigionieri politici avvenuti nelle carceri parigine. Sostenne altresì la necessità di respingere con la leva in massa l'invasione del nemico esterno alla frontiera e di paralizzare con la minaccia del terrore i nemici interni. Membro della Convenzione dal 6 sett. 1792, modificò radicalmente le sue posizioni cercando in quell'anno di mettersi a capo di una maggioranza moderata che concludesse la rivoluzione e perseguisse a fondo le trattative diplomatiche per la pace, ma i girondini respinsero le sue proposte. D. fu così risospinto verso la Montagna e nel 1793 cooperò alla rovina dei girondini. Ma, in seno al Comitato di salute pubblica di cui entrò a far parte nell'apr. 1793, tra lui e Robespierre permaneva un profondo contrasto; avversato dagli hébertisti e dai robespierristi, screditato dall'affarismo e arrivismo suo e dei suoi immediati collaboratori, fu arrestato il 31 marzo 1794, nell'ambito della repressione giacobina contro il gruppo degli "indulgenti", sotto l'accusa di cospirazione, processato e ghigliottinato (6 apr. 1794).