GEORGIA (georg. Sak‛art‛velo; A. T., 73-74)
La Repubblica socialista sovietista Georgiana (G. S. S. R.) è situata nella regione transcaucasica. È limitata a O. dal Mar Nero, di cui occupa il litorale orientale dalle foci del fiume Ingur sino al villaggio di Sarp; nel NE. la frontiera corre per un tratto lungo il corso dell'Ingur, quindi segue la catena principale del Caucaso sino al massiccio di Ancal; a S. la Georgia confina con la Turchia, quindi con la Repubblica dell'Armenia; a E. con la Repubblica dell'Azerbaigian. La superficie complessiva è di 70.218 kmq. La Repubblica Georgiana è stata proclamata il 25 febbraio 1921.
La Georgia è divisa in orientale e occidentale. Un tempo era ripartita, amministrativamente, nei due governi di Tiflis e Kutais; ora conta 16 distretti a loro volta divisi in rajony.
Nell'orbita della repubblica georgiana gravitano le repubbliche dell'Adžaristan (Adžarskaja A. S. S. R.), dell'Ossetia Meridionale (Ju.-O. A. O.) e dell'Abchazia (Abchazskaja S. S. R.).
Capitale della Georgia e della Transcaucasia è Tiflis, la quale conta 294.000 ab. (1926).
Nell'antichità la Georgia fu nota sotto varî nomi, Colchide, Iberia, Albania: il nome odierno è di origine persiana. Per i Persiani, infatti, e per gli Arabi, il nome Gurgistān indicava il paese della Kura; da esso derivano la forma turca di Gurgi e quella usata dai Russi di Gruzija. La voce Georgia è stata diffusa in Europa dai monaci che visitarono o ebbero notizia di quelle regioni nel secolo XIII. I Georgiani stessi ricorrono di rado a tale denominazione, usando piuttosto il proprio nome nazionale di K‛art‛li (abitanti K‛art‛velni), donde quello, dato al paese, di Sak‛art‛velo.
Il territorio della repubblica è costituito innanzi tutto del versante meridionale della regione centrale del Caucaso propriamente detto; è quindi regione prettamente montuosa. Da essa si staccano varî contrafforti, uno dei quali, detto dei monti di Suram, collega il sistema del Caucaso ai monti della Transcaucasia e più specialmente al Piccolo Caucaso, dividendo la vallata del Rion a O. dalla vallata della Kura a E. Il litorale è piuttosto uniforme e la costa pianeggiante, meno che in vicinanza del confine meridionale. Il clima della Georgia è, nel suo insieme, assai mite, per quanto si abbiano differenze notevoli fra la regione litoranea, piuttosto malsana, e la zona montuosa di ottimo clima; le precipitazioni sono assai abbondanti soprattutto a O., sulle vallate del Rion e dell'Ingur. L'idrografia presenta due versanti, uno occidentale o del Mar Nero, l'altro orientale o del Mar Caspio. Al primo appartengono l'Ingur e il Rion, al secondo la Kura, la Mtkvari dei Georgiani, affluente dell'Arasse e che è il corso d'acqua più importante della regione transcaucasica; inoltre vanno ricordati i suoi affluenti Alazan′ e Jora. La vegetazione spontanea è assai rigogliosa nelle vallate dell'Ingur e del Rion per la grande abbondanza delle piogge; vi predominano gli alberi latifogli e varie specie vegetali proprie dei paesi mediterranei; verso E. invece, per la relativa aridità del suolo e la siccità del clima prevale la vegetazione propria delle steppe; nella zona montuosa del Caucaso oltre ai boschi di conifere abbondano i pascoli alpini.
La popolazione dell'odierna repubblica georgiana ammonta a 2.660.963 abit., la maggior parte dei quali (68%) è costituita da Georgiani (Cartveli): questi infatti erano calcolati nel 1917 a 1.615.216, dei quali 723.686 abitavano la Georgia orientale e 910.888 l'occidentale. Il rimanente della popolazione è costituito da Armeni, Tatari, Russi e Tedeschi. Anche altre popolazioni del ceppo linguistico caucasico penetrano nel territorio georgiano, specialmente Lesghi. Tuttavia l'Imeretia, la Mingrelia, la Suanetia, la Guria e il Lasistan sono sempre state abitate da popolazioni di sangue georgiano. Nel complesso, si possono distinguere tredici gruppi di popolazioni sparse nel territorio georgiano, e che pure parlando idiomi un po' diversi, s'intendono perfettamente fra loro. I Cartalini, abitanti nella Cartalinia lungo il bacino mediano della Kura e che contano 450.000 individui circa; i Cacheti (Kakhi; 150.000) stanziati lungo il corso superiore e il medio dell'Alazan e del Jora; i Tusci (T‛uši; 10.000) del versante settentrionale della catena principale del Caucaso, divisi in quattro gruppi, uno dei quali parla un dialetto ceceno; i Chevsuri (Khevsuri; 10.000) distribuiti sui due versanti della catena del Caucaso a O. dei precedenti; i Pšavi (P‛šavi; 15.000) a S. dei Chevsuri, lungo il corso dell'Aragva e della Jora; i Mthiuli (Mt‛iuli) del massiccio centrale del Caucaso; gl'Ingiloi (15.000) del distretto di Zakataly e i Meschi (Meskhi), musulmani e gli uni e gli altri; gl'Imerî (Imereli; 150.000) del bacino dei fiumi Kvirila e Rion, nella regione da loro denominata Imeretia; i Guri (Gureli; 110.000) fra il corso del Rion e le montagne dell'Agiaristan. I gruppi della Georgia più occidentale, pur staccandosi per il linguaggio, sono affini ai precedenti: sono i Suani (Svani 20.000) nella Suanetia o regione attorno al corso superiore dell'Ingur; i Mingrelî (Megreli; 280.000) nella Mingrelia o territorio tra il Rion, l'Ingur e il Mar Nero; e i Lasi (Lazi) musulmani, che vivono in parte nell'Agiaristan e in parte nel Lasistan, cioè lungo la costa del Mar Nero sino a Trebisonda. I Georgiani presentano tipo fisico caratteristico: sono di statura media, slanciati, robusti, hanno lineamenti regolari, occhi neri, penetranti, capelli scuri e ricciuti, sono rudi ma franchi, liberali e ospitali, di spirito battagliero. Gli Armeni, assai numerosi, vivono prevalentemente nelle città esercitando il commercio: gli Ebrei, detti Uria dai Georgiani, vivono in villaggi proprî per quanto tendano a confondersi con i Georgiani stessi.
La Georgia è un paese prevalentemente agricolo. La coltura più importante è quella dei cereali: frumento nella parte orientale del paese, granturco in quella occidentale (esportazione d'una notevole quantità di prodotto). Anche importante è la viticoltura, che occupa 60.000 ettari circa; i vini che si ottengono, peraltro, sono mal lavorati e si conservano difficilmente. Fra le piante d'uso industriale, il tabacco occupa il primo posto; esso viene coltivato specialmente lungo la costa del Mar Nero (assai rinomato è il tabacco di Suchum, nell'Abchazia, che gareggia con quello turco). Altre colture notevoli sono quella del cotone, in via di sviluppo, degli alberi da frutta, del tè e del sesamo. Le foreste si estendono su circa ⅓ del territorio georgiano, e sono ricche di ottime essenze legnose. Prevalgono i boschi di latifoglie (¾ del totale); i boschi di conifere occupano le zone più elevate, e sono costituiti prevalentemente di Abies Nodmannia, Picea orientalis, Pinus silvestris. Numerose sono le essenze che dànno estratti concianti e medicinali.
I pascoli di montagna occupano vaste superficie, ma poiché nelle zone basse quasi dappertutto scarseggiano i foraggi, l'allevamento del bestiame non ha grande importanza nel paese. Nella Georgia occidentale si allevano prevalentemente i suini, e in quella occidentale i bovini; qui si è cominciata a sviluppare pure l'industria casearia con metodi razionali. In tutto il paese sono numerosi i caprini e gli ovini. Nella Georgia occidentale è notevole l'allevamento del baco da seta: i bozzoli nella maggior parte si esportano.
Le ricchezze minerarie sono costituite soprattutto da minerali di manganese, estratto nella regione di Čjatury (provincia di Kutais), dove se ne trovano ingenti riserve, le più importanti del mondo dopo quelle degli Stati Uniti; minerali di rame, estratti nella regione di Alaverdi, nel distretto di Telav e in quelle di Artvin e presso Batum; minerali di ferro, che si trova a Čatach nel distretto di Borčalo; e il carbon fossile, che viene estratto a Tkvibuli, non lontano da Kutais, e a Tkvarčeli, località situata a una trentina di km. dal Mar Nero, alle spalle di Očemčiri.
L'industria ha ancora tutti i caratteri della piccola industria domestica orientale: i principali prodotti sono i tappeti, le armi bianche e i vasellami. La Georgia è attraversata dalla ferrovia transcaucasica che collega, passando per Tiflis e Kutais, Baku e Batum, e con una diramazione giunge a Poti. Diramazioni minori portano dal tronco principale ai distretti minerarî di Čjatury e Tkvibuli, alla stazione climatica di Bukuriani nel Piccolo Caucaso, alla città di Telav, nella Cachetia, e alla frontiera armena. Inoltre a Batum termina l'oleodotto (pipe line) che va dai pozzi di Baku al Mar Nero. Batum e Poti sono perciò i due porti ove vengono a rifornirsi gl'importatori di petrolio dell'Europa.
Bibl.: V. Tcherkesoff, La Géorgie, Parigi 1919; D. G. Ghambashidze, Mineral Resources of Georgia and Caucasia, Londra 1919; W. Woytinsky, La démocratie georgienne, Parigi 1921; K. Kautsky, Geogria: a Social Democratic Peasant Republic, Londra 1921. Per la popolazione, v. F. Bork, Das georgische Volk, Lipsia 1915; Ph. Gogischtschayschwili, Das Gewerbe in Georgien, in Zeitschr. f. gesamte Staatswissenschaft, Tubinga 1901; A. Byhan, Die kauk. Völker, in G. Buschan, Illustrierte Völkerkunde, II, pp. 659-749, Stoccarda 1926.
Storia.
Le genti che con l'andar del tempo hanno poi formato il popolo georgiano, si erano stabilite nella regione transcaucasica occidentale in tempi molto remoti (secolo VII a. C.) Molto concorse al loro sviluppo civile e politico la situazione geografica del paese. Le particolarità tipiche del paese portarono alla formazione di due corpi politici: della Georgia orientale (sul corso medio del fiume Kura), o Regno iberico, e della Georgia occidentale (il bacino del fiume Rion) o Colchide. Nel 65 a. C., in seguito alle vittorie di Pompeo Magno, ambedue queste parti entrarono a far parte dell'Impero romano. E dal sec. III la Georgia divenne una specie di avamposto di Roma nella lotta coi Sassanidi. Nel 300 ebbe luogo una nuova divisione in due parti della Georgia; una, dovette riconoscere il protettorato dei Sassanidi; l'altra quello dell'Impero bizantino. Seguirono, nel sec. V e VI, una serie di vane rivolte contro il dominio dei Persiani, con intervento anche di Bisanzio. Avvenimento di grande portata per la civiltà del paese fu l'introduzione del cristianesimo. Nel sec. IV si ebbe l'opera civilizzatrice di Santa Nino, e al concilio ecumenico di Nicea, nel 325, figurava già un rappresentante della chiesa georgiana. Da principio essa faceva parte del patriarcato di Antiochia; ma dal sec. V in poi è di fatto autocefala. Nel sec. VI il cristianesimo era diffuso in tutte le parti della Georgia. Con il trattato del 563 i Persiani rinunziarono alle loro pretese sulla parte occidentale della Georgia (Lasica), che era rimasta sotto l'Impero bizantino; e negli anni 643-645 perdettero anche la parte orientale, occupata dagli Arabi, padroni ormai di quasi tutta la Persia. Questi divisero in distretti la regione occupata, mettendoli sotto l'amministrazione suprema dell'emir arabo residente a Tiflis. Ma l'influenza politica locale continuò a essere esercitata dall'aristocrazia georgiana; e da essa, fatta di grandi proprietarî terrieri, secolari ed ecclesiastici, si andò sviluppando un tipico regime feudale. L'indebolimento del dominio arabo, nel sec. IX, fece sorgere nella Georgia alcuni signori rivali, uno dei quali, Bagrat III, riuscì a riunire sotto di sé parte considerevole della Georgia orientale (980).
Dalla fine del sec. X a quasi tutto il XI, è un continuo contrasto tra i re georgiani e l'aristocrazia feudale, appoggiata dall'Impero bizantino, mentre si succedono le invasioni dei Turchi Selgiuchidi. Ma con David II (v.), che regnò negli anni 1089-1125 si ha una forte affermazione della monarchia. Appoggiandosi all'autorità del concilio della chiesa georgiana, convocato da lui nel 1103, David vinse l'opposizione dei grandi principi della chiesa. Contro i feudatarî secolari poi egli organizzö un esercito permanente di mercenarî. Una circostanza favorevole per lo sviluppo della politica estera della Georgia, sotto David, fu l'indebolimento del dominio musulmano del vicino Oriente per il crollo del sultanato dei Selgiuchidi e le crociate. Ben regolati i rapporti internazionali, e affermatasi la pace interna, il regno di David segna anche l'epoca di maggiore prosperità del commercio e dell'industria artigiana della Georgia. Anche la cultura, specialmente sotto la regina Thamar, figlia di Giorgio III, progredisce. L'arte a carattere chiesastico, specialmente l'architettura, raggiunge un alto livello. Questo periodo può essere chiamato il secolo d'oro anche per la letteratura georgiana. Vi furono tuttavia torbidi politici: la rivolta dei feudatarî nel 1170 fu soffocata dallo zar Giorgio III; tuttavia, tanto questo principe quanto la regina Thamar (1184-1213), dovettero fare concessioni, prima alla chiesa, poi all'aristocrazia e al ceto dei commercianti che andava rafforzandosi. Vi furono limitazioni del potere regio anche a vantaggio del consiglio di stato composto di alti funzionarî.
Nel primo quarto del secolo XIII la Georgia ebbe a soffrire invasioni mongole: prima l'incursione episodica delle schiere di Cebe e di Subutai (1222); poi, dal 1231, una sistematica conquista. Dovette pagare un grave tributo e fornire un esercito ausiliario. Col tempo il dominio mongolo si addolcì; ma alla fine del '300, si ebbe di nuovo l'invasione devastatrice di Timur. Crollato il regno di Timur la Georgia fu di nuovo unificata in un regno nazionale (sotto Alessandro I, 1412-1442), ma le condizioni economiche del paese continuavano a rimanere molto difficili. Il sorgere del potente regno degli Osmani, soprattutto dopo l'occupazione di Costantinopoli (1453) e di Trebisonda (1461), portò alla rottura delle relazioni commerciali e di tutti i rapporti culturali in generale fra la Georgia e l'Occidente. Durante il '500, il '600, e il '700 la Georgia ebbe a soffrire tanto dagli attacchi diretti della Turchia e della Persia, quanto dalle guerre fra queste due nazioni. In ultimo, una parte della Georgia orientale fu occupata dalla Persia, e il sud-ovest cadde sotto la Turchia, mentre la parte rimasta indipendente si suddivise in un certo numero di dominî feudali. Guerre e oppressione feudale resero assolutamente insopportabili le condizioni dei contadini, e provocarono una serie di rivolte (1712-1719), soffocate con le armi. Ma non mancò qualche provvedimento preso dai re Vakhtang VI ed Eraclio II che regnarono nel sec. XVIII allo scopo di limitare la schiavitù della gleba, nonché di accrescere il potere dei re e indebolire i feudatarî. Le difficoltà in cui si trovarono i re georgiani nella lotta con i nemici e di fronte ai mali interni del paese li indussero, sin dalla fine del '500, a cercare di porre la Georgia sotto la protezione della Russia, che aveva in comune con essa la religione. Ma un effettivo aiuto militare la Russia diede solo dalla fine del sec. XVIII; nel 1801 la Georgia fu unita formalmente alla Russia.
L'annessione alla Russia diede alla Georgia la possibilità di uno sviluppo pacifico. Furono costruite delle nuove strade nel paese; rese sicure le vie di comunicazione con la Russia per terra (la via georgiana militare) e per mare; aboliti i dazî interni; fondati una serie d'istituti scolastici, con l'insegnamento in lingua russa. Meno benefico per la Georgia fu che la sua chiesa fosse privata della sua autocefalia e sottoposta al Sinodo russo. Dal lato amministrativo, la Georgia fu inclusa nella rete complessiva delle provincie della Russia: e alla fine del sec. XIX, il territorio della Georgia comprendeva i governi di Tiflis, di Kutais e, in parte, il governo del Mar Nero; più tardi furono costituiti ancora i governi di Batum e di Suchum. Il territorio della Georgia faceva parte del viceregno del Caucaso. Quanto alle condizioni sociali, la schiavitù della gleba rimase sul principio immutata, donde una serie di rivolte di contadini (1809, 1811, 1841). Solo nel 1847 l'ukaz che concedeva ai contadini di riscattarsì nei casi di vendite all'asta delle proprietà terriere, attestò l'intenzione del governo russo di mitigare la schiavitù della gleba. Si deve in parte all'appoggio prestato dal governo russo ai grandi proprietarî terrieri in Georgia nella prima metà del sec. XIX la fedeltà dei nobili georgiani verso di esso. Due anni dopo la liberazione dei contadini in Russia, fu iniziata la loro liberazione nella Georgia: prima nella Georgia orientale (1863), poi nell'occidentale (1865-1867); ma la riforma fu applicata con uno spirito meno favorevole ai contadini che in Russia; essi ricevettero relativamente meno terreno e rimasero in maggiore dipendenza economica dai signori. L'operazione del riscatto andò per le lunghe, e la maggior parte dei contadini rimase nella condizione di dipendenza temporanea fino alla rivoluzione del 1905; certi gruppi, anzi, fino al 1912.
Nell'ultimo quarto del secolo XIX si accentuò lo sviluppo industriale della Georgia, favorito dopo la guerra russo-turca del 1877-78, dall'acquisto di Batum e dalla costruzione delle ferrovie (linea del Transcaucaso Baku-Batum, finita nel 1883). Nel 1900 vi erano a Tiflis, capitale della Georgia, più di 5000 ditte commerciali, industriali e di credito, con un capitale circolante di circa 60 milioni di rubli, e 21.000 fra operai e impiegati. Fra le varie attività, l'escavazione del manganese a Čjatury (più di 5000 operai nel 1900) e le miniere carbonifere a Tkvibuli erano le più importanti. Con l'accrescimento della classe colta e degli operai, si formarono partiti e circoli rivoluzionarî. Alla fine del decennio 1890-1900 si costituì a Tiflis il comitato del partito socialista-democratico georgiano. La suddivisione del partito russo in bolscevichi e menscevichi (1903) si verificò anche in Georgia, sebbene qui fino al 1905 prevalessero i menscevichi e la divisione non diventasse un vero scisma.
Il movimento rivoluzionario scoppiato in Russia nel 1905, si estese anche nella Georgia. Gran parte del paese fu turbata da disordini di contadini, che, in alcuni distretti, diventarono vere rivolte. I contadini cacciarono i signori dalle loro proprietà, distrussero edifizi e derrate. Nello stesso tempo al movimento di operai nelle città e nelle imprese industriali, diretto in gran parte dai democratici socialisti, si aggiunsero contrasti nazionali, tra Georgiani, Amieni e Tatari, che diedero luogo a serî disordini a Tiflis. Nell'ottobre 1905, la Georgia aderì allo sciopero generale. Il movimento rivoluzionario non cessò dopo il manifesto costituzionale del 17 ottobre 1905, ma si trovò presto di fronte alle forze controrivoluzionarie. Una contromanifestazione si ebbe a Tiflis il 22 ottobre 1905: i proprietarî terrieri organizzarono associazioni difensive. Nel gennaio 1906, soffocato il movimento rivoluzionario in Russia, cominciò la repressione anche nella Georgia. Verso la primavera del 1906, si ebbe qui, come in tutta la Russia, una certa pacificazione, anche in seguito alla possibilità data alla popolazione di esprimere i suoi sentimenti per vie legali con la Duma. La questione delle elezioni nella Duma causò lo scisma fra i menscevichi e i bolscevichi. Questi ultimi sostenevano la necessità di boicottare la Duma e di continuare la tattica rivoluzionaria usata prima, a base di organizzazioni illegali. I menscevichi, invece, considerarono opportuno di partecipare alle elezioni e, in generale, di esercitare un'opposizione legale in parlamento, dove ebbero parte prevalente. Fra gli 8 deputati eletti per la 1ª Duma nella Georgia, 5 appartenevano al partito dei menscevichi (1906); nelle elezioni per la 2ª Duma, tutti i deputati della Georgia furono menscevichi (1907). Dopo lo scioglimento della Duma e la modificazione della legge elettorale, il numero dei deputati dei paesi periferici della Russia fu diminuito, e la Georgia ebbe solo 3 seggi, dei quali, nelle elezioni tanto per la 3ª (1907) quanto per la 4ª Duma (1912), due furono occupati dai menscevichi. Uno di questi deputati menscevichi georgiani fu N. S. Čcheidze, eletto, dopo la rivoluzione del 1917, presidente del soviet di Pietrogrado. In seguito alla rivoluzione del 1905, fu abolito nella Georgia quel che era rimasto ancora della schiavitù della gleba, cioè la condizione di temporanea dipendenza dei contadini (abolizione definitiva nel 1912). Il risollevamento economico della Russia, dopo la rivoluzione del 1905, non ebbe grande ripercussione nella Georgia. La riforma rurale di Stolypin (1906) non fu estesa alla Georgia. La guerra mondiale ebbe effetti gravi nella Georgia, divenuta zona di guerra. Nel 1915, nell'Agiaristan, la parte sudovest della Georgia, confinante con la Turchia, dove la popolazione simpatizzava coi Turchi, ebbe luogo una rivolta contro il governo russo, che fu presto domata.
Allo scoppio della rivoluzione di febbraio del 1917 il potere passò nelle mani della frazione menscevica del partito socialista, la quale era riuscita a impadronirsi di tutte le organizzazioni operaie. Oltre i consigli dei deputati operai e soldati il governo provvisorio russo ebbe nella Transcaucasia nei primi tempi un suo organo nel Comitato speciale transcaucasico. Siccome il governo provvisorio mise in libertà i bolscevichi, si sviluppò anche in Georgia la lotta tra questi e i menscevichi con la complicazione delle tendenze separatiste, contrarie in principio al bolscevismo. La rivoluzione di ottobre non ebbe successo nella Transcaucasia, perché, caduto il governo provvisorio russo, i varî partiti proclamarono un governo indipendente sotto la condotta dei menscevichi georgiani, governo che si realizzò con la formazione (11 novembre 1917) di un Commissariato transcaucasico che dovette combattere la propaganda bolscevica. Sopraggiunsero nuove complicazioni per il passaggio delle truppe russe che si trovavano al confine turco e che desideravano ritornare in patria armate, e anche per l'intromissione della Turchia, che al principio del 1918 chiese le fossero trasmessi, conformemente al trattato di Brest-Litovsk, i territorî di Karsk e di Batum. Il Commissariato transcaucasico rifiutò, ma i territorî furono occupati dai Turchi, mentre ovunque si sviluppavano rivolte contadine. Il 10 febbraio 1918 fu convocato il Sejm transcaucasico che prese il posto del Commissariato. Il Sejm iniziò trattative con la Turchia, ma per le sempre nuove pretese di questa, che era appoggiata dalla delegazione tedesca, esse fallirono. Il 26 maggio il Sejm cessò di esistere e si formarono tre repubbliche indipendenti: la Georgia, l'Armenia e l'Azerbaigian.
In Georgia il potere passò nelle mani del Consiglio nazionale, già formato durante la rivoluzione di febbraio, con elementi federalisti georgiani, nazional-democratici, ecc., a cui si aggiunsero i menscevichi georgiani. Il 25 maggio 1918 fu proclamata l'indipendenza della Georgia e il Consiglio nazionale fu trasformato in Parlamento georgiano. Si ebbe in questo periodo un radicale mutamento dell'orientamento dei menscevichi, nazional-democratici e federalisti georgiani i quali, già simpatizzanti per l'Intesa, passarono dalla parte della Germania. Il governo georgiano si trovò d'accordo con le truppe tedesche nel combattere i bolscevichi, ma mentre esso mirava alla salvezza dell'indipendenza della patria, la Germania considerava il suo consolidarsi in Georgia come una via per impadronirsi dei territorî petroliferi.
Dopo l'armistizio subentrarono in Georgia le truppe inglesi richiamate nell'estate 1919, con grande preoccupazione del governo georgiano, il quale, a causa del sempre maggiore inasprimento delle lotte interne di carattere agrario e nazionale, vedeva crescere il pericolo di dover cedere alla forza della rivoluzione bolscevica. I rapporti con i governi bianchi della Russia meridionale e la lotta prima e l'accordo poi con Denikin avevano resa la situazione sempre più complicata e difficile. Dopo la sconfitta di Denikin la Georgia divenne per qualche tempo il rifugio e il centro di riorganizzazione delle truppe bianche. I bolscevichi intanto non avevano cessato di svolgere la loro azione rivoluzionaria. Nell'aprile 1920 fu organizzato il potere bolscevico nell'Azerbaigian e nel maggio dello stesso anno fu concluso un accordo tra il governo menscevico della Georgia e la repubblica sovietica russa, in cui era riconosciuta l'esistenza del partito bolscevico georgiano. Causa principale del venir meno del potere menscevico furono senza dubbio le rivolte dei contadini, che si succedettero l'una all'altra dal 1918 al 1920. Il paese era in continua lotta, tanto più che la politica dei menscevichi non trovava eco nelle masse. Presto il movimento antimenscevico s'impadronì di tutta la Georgia, solo paese caucasico ancora non sovietico. L'insurrezione cominciò con la rivolta contadina del 12 febbraio 1921 e in pochi giorni costrinse il governo menscevico ad abbandonare Tiflis. La Georgia fu proclamata repubblica autonoma sovietica.
Bibl.: Z. Avalov, Prisoedinenie Grusii k Rossii (L'unione della Georgia alla Russia), 2ª ed., Pietroburgo 1906; I. Ǧavakhišvili, Storia del popolo georgiano (in lingua georgiana), I-II, Tiflis 1913-14; id., Storia del diritto georgiano (in lingua georgiana), Tiflis 1928; M. Brosset, Histoire de la Géorgie, 7 voll., Pietroburgo 1849-58; J. Buchan, The Baltic and Caucasian states, Londra 1923 (v. pure la bibliografia per la voce caucaso: Storia); O. Semin, Velikaja godovščina: Krestjanskaja reforma v Zakavkazskom krae (Il grande anniversario: la riforma agraria nella regione transcaucasica); F. Macharadze, Očerki po istorii revoljucionnogo dviženija v Zakavkazi (Saggi di storia del movimento rivoluzionario nella Transcaucasia), Tiflis 1927; E. Drabkina, Gruzinskaja kontrrevoljucija (La controrivoluzione georgiana), Mosca 1928; J. Safir, Očerki grunzinskoj žirondy (Saggi sulla Gironda georgiana), Mosca-Leningrado 1925.
Lingua.
La lingua georgiana (k‛art‛uli ena) appartiene al gruppo meridionale (meglio detto sud-occidentale o cartvelico) delle lingue caucasiche (v.); è l'unico idioma caucasico che vanti un'antica letteratura. Il georgiano, nonostante si estenda ad arco per tutto il territorio abitato da popolazioni cartveliche, è solidamente unitario e solo alla periferia si notano differenze dialettali considerevoli. La distinzione fra Georgiani occidentali (Imerî) e orientali (Amerî), non è fondata su basi linguistiche, ma solo antropologiche ed etniche, giacché le differenze fra georgiano (grusino) propriamente detto e cioè orientale, e imerico (gurico e agidrico) sono minime. Come dialetti orientali un po' più differenziati possiamo citare: il psciavico (p'šavuri) parlato da circa 15.000 persone al sud della Chevsuria, sulle sponde dell'Aragva e della Jora; il chevsurico (khevsuruli), parlato da poco più di 10.000 persone nella Chevsuria; il tuscio (t'usuri), parlato da meno di 10.000 persone sulla giogaia del Caucaso; l'ingiloi, parlato da circa 15.000 Georgiani islamizzati del distretto di Zakatalye; infine il mthiulico (mt‛iuli) parlato da alcune tribù montanare al nord della Psciavia e della Chevsuria.
Le lingue cartveliche, rispetto alle caucasiche settentrionali, sono molto meno arcaiche e più semplici. Il georgiano non ha forti accenti, ma una volta doveva avere un violento accento espiratorio, probabilmente a causa del quale sono cadute molte vocali, come appare dal confronto del georgiano con le altre lingue cartveliche (p. es. georg. tba "lago", cfr. mingr. toba, laso tiba, toba). L'accento tonico cade in generale sulla penultima nei bisillabi, sull'antipenultima nei plurisillabi, ma è poco sensibile. Le lingue cartveliche non conoscono i cosiddetti elementi di classe o di mozione (cfr. IX, pp. 483-85) e non hanno alcuna distinzione di genere. La declinazione dei nomi è fatta per mezzo di suffissi; i casi sono undici; il plurale è formato o con -n- o più frequentemente con -eb-; nei casi obliqui il plurale formato con -eb- aggiunge gli stessi suffissi del singolare al tema accresciuto dell'infisso pluralizzante; così p. es. mama "padre" gen. mamis(a); dat. mamas(a); ergativo mamam; strument. mamit‛(a) ecc.; nom. plur. mamebi (o mamani); gen. mam-eb-isa o (mama-tha); dat. mam.eb-sa (o mama-tha), ecc. Interessante è il frequentissimo cumulo dei suffissi di declinazione su un medesimo sostantivo, p. es. k‛alak‛sa Samaritel-t‛a-sa "nella città dei Samaritani (sottinteso: egli va)" dove al gen. plur. Samaritel-t‛a si è aggiunto il suff. -sa del dativo (che indica anche il moto a luogo). Comune a tutte le lingue caucasiche è la concezione passiva del verbo transitivo (o almeno tale la giudicano la maggior parte dei linguisti), per cui una frase come "il cacciatore uccise il cervo" si rende in georg. con monadire-m(an) irem-i mokla cioè lett. "dal cacciatore (ergativo) il cervo (nominativo) fu ucciso". Il lessico georgiano ha assimilato non pochi elementi armeni, persiani, turchi e russi.
La lingua georgiana possiede due alfabeti speciali; l'uno chiamato khuc̣uri o ecclesiastico (da khuc̣esi "prete") usato nella letteratura classica e religiosa e composto di 38 lettere maiuscole e minuscole; l'altro, chiamato mkhedruli (da mkhedari "guerriero") è quello ancora comunemente usato; si compone di 38 lettere che hanno una sola forma per le maiuscole e minuscole. L'alfabeto khuc̣uri è in relazione assai stretta con l'alfabeto armeno (cfr. IV, p. 431) e anzi, secondo gli storici armeni, fu ideato dello stesso Mesrop. L'alfabeto mkhedruli, secondo la tradizione tramandata dagli storici georgiani, sarebbe più antico dello khuc̣uri e sarebbe stato ideato dal primo re georgiano Farnabazo, ma in realtà esso è sorto verso il sec. X, come modificazione corsiva dell'alfabeto khuc̣uri.
Nella tabella che segue, le prime due righe dànno la scrittura khuc̣uri maiuscola e minuscola, la terza la scrittura mkhedruli, la quarta la trascrizione qui usata (sotto, tra parentesi, le principali varianti); la quinta riga dà la pronunzia; le lettere la cui trascrizione è preceduta da una † non sono più in uso.
Bibl.: H. Schuchardt, Zur Geographie und Statistik der kharthwelischen (südkaukasichen) Sprachen, in Petermanns Mitteilungen, III, 1897; id., Über d. Georgische, Vienna 1895. La prima grammatica georgiana è opera di un missionario italiano: F. M. Maggio, Syntagma linguarum or. quae in Georgiae regionibus audiuntur, Roma 1643, 2ª ed. 1670. Buone grammatiche: A. Dirr, Theor.-praktische Grammatik der modernen georgischen (grusinischen) Sprache, Vienna s. a.; N. Marr, Posobie dlja izučenija živogo gruzinskogo jazyka (Metodo per imparare la lingua viva, georgiana), Leningrado 1926. Il primo dizionario georgiano è pure di un missionario italiano: S. Paolini, Dittionario georgiano e italiano ecc. ad uso de' missionari della Sagra Congregatione di Propaganda Fide, Roma 1629. Resta ancora fondamentale: D. Čubinov, Grunzinsko-russko-francuskij slovar′, Pietroburgo 1840; v. anche R. Meckelein, Georgisch-deutsches Wörterbuch, Berlino 1928. Per la lingua georgiana classica fr. N. Marr, Osnovnyja tablicy k grammatike drevne-grunzinskago jazyka, ecc. (Tavole fondamentali per la grammatica della lingua antico-georgiana), Pietroburgo 1908, e F. Zorell, Gramm. zur altgeorg. Bibelübersetzung, Roma 1930. Da consultarsi con cautela M. Tseretheli, Il georgiano e le sue affinità linguistiche, Roma 1922. Per gli alfabeti cfr. H. T. J. Junker, Das Awestaalphabet u. der Ursprung d. armen. u. georg. Schrift, Lipsia 1927 e spec. I. Ǧavakhišvili, Paleografia georgiana (in georgiano), Tiflis 1926.
Letteratura.
Anche in Georgia, come nella vicina Armenia, la letteratura comincia soltanto con l'introduzione del cristianesimo e rimane per molti secoli esclusivamente ecclesiastica. Sebbene i più antichi manoscritti georgiani conservati, eccetto qualche frammento, risalgano al massimo al sec. IX, tuttavia si cominciò a tradurre la Bibbia, probabilmente dall'armeno, forse già nel sec. V. Dapprima si traduceva soprattutto dal siriaco e dall'armeno; più tardi si ebbe un'intensa attività traduttrice dal greco, attraverso la quale sono state conservate diverse opere dei Padri della chiesa, per es., Ippolito di Roma, smarrite nell'originale. Tra i traduttori si distinguono Eutimio (morto nel 1028) e Giorgio (morto nel 1065) del convento iberico sul monte Athos, inoltre Efrem Mc̣ire (morto prima del 1103). Joane Petrici fece conoscere ai Georgiani tra il sec. XI e il XII la filosofia aristotelica e neoplatonica. In confronto con le traduzioni la letteratura originale è poco copiosa; prescindendo dalle poesie religiose, essa è principalmente agiografica. Il monumento più antico è la descrizione del martirio della santa Šušaniki (avvenuto nell'anno 472), forse dovuto al suo confessore Iacopo Khuc̣esi; pregevole per la storia della cultura è la biografia di S. Gregorio di Khandzt‛a, scritta da Giorgio Merčuli nel secolo X. Nel sec. XI Leonti Mroveli redasse una storia della Georgia dal tempo di Noè, che formò il nucleo della cronaca K‛art‛lis c̣khovreba (La vita della Georgia), terminata nel sec. XVIII.
Un nuovo periodo per la letteratura georgiana cominciò quando si ebbe una brillante cultura cavalleresca con l'unificazione della Georgia e il rafforzamento della sua potenza politica: cultura cavalleresca, che riuniva in maniera originale elementi cristiani e islamici. Cominciò allora a svilupparsi una poesia profana legata alla corte dei re e dei grandi vassalli. Sono conservate odi in una lingua molto artificiosa, in lode del re David il rinnovatore, e della regina Thamar. La poesia epica persiana fu accolta nella Georgia: L'Amiran Dareǧaniani è il rifacimento di un romanzo cavalleresco persiano, sotto il titolo Visramiani fu tradotto in prosa il poema epico Vīs u Rāmīn di Fakhr ad-dīn As‛ad Giurgiānī (v.) e in versi furono tradotte grandi parti dello Shāh-nāmeh di Firdusi (v.). Libera da influssi persiani è invece la materia del romanzo cavalleresco Vep‛khis tqaosani (L'uomo nella pelle di pantera); il suo autore Šotha Rust‛veli visse probabilmente all'epoca della regina Thamar, cioè intorno al 1200. L'epopea contiene più di 1500 strofe a 4 versi di 16 sillabe ognuno che sono uniti insieme da una rima finale; la lingua è immaginosa e pieghevole. La scena del racconto fantastico si estende dall'Arabia alla Cina; si tratta di due coppie amorose, la figlia di un re indiano, Nestan-Dareǧan, e il principe Tariel, il cavaliere nella pelle di pantera, e T‛inat‛in, la figlia del re degli Arabi, e il suo vassallo Avt‛andil, che saranno felicemente uniti dopo lungo vagare e molte avventure. Il Vep‛khis tqaosani è diventato il poema nazionale dei Georgiani.
In seguito alle devastazioni causate dalle invasioni dei Mongoli, la letteratura georgiana ebbe una profonda decadenza da cui si riebbe soltanto a poco a poco con la cooperazione energica dei re T‛eimuraz I (1589-1663), Arčil (1647-1712) e particolarmente con quella di Vakhtang VI (1675-1737), che fece redigere la cronaca e le raccolte delle leggi e stampare i primi libri georgiani. Il suo collaboratore Saba-Sulkhan Orbeliani (1658-1725) compilò un lessico, ancora oggi pregevole, e scrisse la raccolta di fiabe Sibrdznesic̣ruisa (il Libro della sapienza e della menzogna). I più noti poeti lirici del sec. XVIII sono Davit‛ Guramišvili (1705-circa 1790) e Besarion Gabašvili (1750-91), che maneggiò con abilità di virtuoso i più armoniosi metri persiani. Col principio del sec. XIX, la letteratura georgiana entra in un nuovo periodo, schiudendosi all'influenza della poesia russa e a quella dell'Europa. Dopo che la Georgia ebbe perduta la sua indipendenza politica, i poeti cercarono di mantenere sveglio il sentimento nazionale trasfigurando romanticamente il passato. I principi Alek‛sandre Čavčavadze (1786-1846) e Grigol Orbeliani (1801-81) cantarono anche il vino, l'amore e il piacere. La poesia lirica di Nikolos Barat‛ašvili (1816-45), influenzato da Byron, è malinconica. Giorgi Erist‛avi (1811-64) attuò il trapasso dal romanticismo al realismo e creò il dramma georgiano. Ilia Čavčavadze (1837-1907) diventò il maestro di tutta la più recente letteratura prosastica; i suoi racconti più celebri, Kac̣ia adamiani (È questo un uomo?) e Glekhis naambobi (Racconto del contadino) descrivono le condizioni di vita all'epoca della servitù della gleba. Sostanzialmente lirico era il fecondo e popolare Akaki Ceret‛eli (1840-1918). Narrazioni naturalistiche, in tono satirico, scrisse Giorgi Ceret‛eli (1841-1900). Autodidatti innamorati della natura furono Aleksandre Qazbegi (1848-93) e Važa-P‛šavela (1861-1915), che descrissero l'alta montagna e i costumi, spesso ancora primitivi, dei suoi abitanti. Vanno inoltre ricordati il narratore umoristico Davit‛ Kldiašvili (nato nel 1861), Šio Aragvispireli (1867-1925), descrittore pessimista della vita contadinesca, e il poeta degli operai Egnate Ninošvili (1861-94). Durante la guerra mondiale ebbe grande importanza il gruppo dei simbolisti Corno azzurro sotto la guida dei lirici Pavle Iašvili e Tizian Tabidze. Il maggiore autore vivente è Grigol Robakidze, che cerca di esprimere i più profondi segreti dell'anima orientale; il suo romanzo fantastico Gvelis peranga (La camicia di serpente) fu tradotto in tedesco nel 1928.
Edizioni di testi. - La Bibbia georgiana è stata stampata per la prima volta a Mosca nel 1743; edizioni di singole opere secondo antichi manoscritti sono: Quattuor Evangeliorum versio Georgiana vetus, ed. V. Benešević, fasc. I, Evangelium sec. Matthaeum (Pietroburgo 1909), fasc. II, Evangelium sec. Marcum (Pietroburgo 1911); R. P. Blake, The Old Georgian Version of the Gospel of Marc (Patrologia Orientalis, XX, 3, 1928). Le edizioni più importanti di antichi testi georgiani sono i Teksty i razyskanija po armjano-gruzinskoj filologii (Izdanija Vostočnago Fak. Imp. St.-Peterburgskago Universiteta Nr. 5), pubblicati da N. Marr, voll. 2, 3, 4, 6, 7, 9, 12 (Pietroburgo 1900-11) e i Monumenta Georgica. Publicationes Universitatis Tphilisensis (diverse serie, Tiflis 1920 segg.). Da K. Kekelidze nel Bulletin de l'université de Tiflis, voll. 8 (1928) è stato dato un elenco, ordinato secondo autori, di opere dei Padri della chiesa tradotte in georgiano. La cronaca georgiana è pubblicata da M.-F. Brosset, Histoire de la Géorgie en géorgien et en français (7 voll., Pietroburgo 1849-58), e l'antica poesia ecclesiastica di P. Ingoroqva, Dzvelk‛art‛uli sasuliero poezia (vol. I, Tiflis 1913).
Edizioni delle opere poetiche medievali sono: Amiran-Dareǧaniani (Tiflis 1897); Visramiani (Tiflis 1884; traduzione inglese di O. Wardrop, 1914); Šah-names anu mep‛et‛a cignis k‛art‛uli versiebi (Le versioni georgiane dello Shāh-nameh o Libro dei re) di I. Abuladze (Tiflis 1916); le edizioni del Vep‛khis tqaosani sono estremamente numerose; manca ancord un'edizione critica; fra le traduzioni, ricordiamo la tedesca di A. Leist (Dresda 1890) e l'inglese di M. S. Wardrop (Londra 1912). Il K‛art‛uli lek‛sikoni di Orbeliani è stato pubblicato da A. Šanidze (Tiflis 1928); il Sibrdzne-sic̣ruisa per l'ultima volta a Tiflis (1928) e tradotto in inglese da O. Wardrop. Sin dal 1925 si pubblicano della maggior parte degli autori del sec. XIX edizioni complete nelle case editoriali di Tiflis "Sakhelgami" e "K‛art‛uli cigni"; una ricca crestomazia è K‛art‛veli mcerlebi (Autori georgiani) di I. Gomelauri, 4 voll. (Tiflis 1923-26). Le fiabe popolari georgiane sono tra altro raccolte da T. Razikašvili, Xalkhuri zghaprebi (3 parti, Tiflis 1909), trad. in M. S. Wardrop, Georgian folk-tales (Londra 1894), R. Bleichsteiner, Kaukasische Forsch. (1ª parte, Vienna 1919) e A. Dirr, Kaukasische Märchen (Jena 1922).
Bibl.: La migliore trattazione della letteratura georgiana è K. Kekelidze, K‛art‛uli literaturis istoria, voll. 2, Tiflis 1923-24. Essa arriva soltanto sino alla fine del secolo XVIII; come completamento può servire V. Kotetišvili, K‛art‛uli literaturis istoria me XIX dghevandlamde (St. della lett. georg. dal sec. XIX ad oggi), voll. 2, Kutais 1925. In russo: A. Chachanov, Očerki po istorii gruzinskoj slovesnosti (Schizzi di storia della lett. giorg.) voll. 4, 1895-1919. Mancano trattazioni sufficienti in lingue dell'Europa occidentale.
Arte.
Nel dominio dell'arte la Georgia si è staccata solo molto tardi dall'Armenia. La particolare situazione geografica della Transcaucasia e le vicende storiche del paese spiegano come siano entrati nell'arte locale i due elementi che la caratterizzano nel periodo anteriore alle influenze arabe e bizantine: la rappresentazione figurata e la pura astrazione decorativa, dovuta la prima certamente al retaggio del grande passato naturalistico della Persia Achemenide da una parte e dell'ellenismo dall'altra, mentre il gusto della speculazione decorativa fu attinto all'arte sassanide. L'elemento iranico, persiano entrò in contatto più stretto con l'arte nazionale in Georgia e in Armenia che non nell'Occidente che ne ricevette gl'insegnamenti solo attraverso i gioielli e le stoffe.
Dalle tombe e dalle facciate di Ctesifonte alle chiese della Transcaucasia la distanza non opponeva molti ostacoli. Quindi in Georgia e in Armenia il repertorio dei valori decorativi contiene molti elementi sassanidi, che preparano quest'arte all'assimilazione del genio arabo. Se ne trova la testimonianza negli ornamenti, nei pennacchi delle cupole, nelle vòlte e fin sui capitelli a stalattiti (chiese di Ohanavankh, a Geghard, a Daračačag).
Quest'arte, frutto di varie influenze, venne in contatto con l'arte bizantina; e le chiese di mattoni e di pietra della Georgia appartengono alla categoria generale delle chiese bizantine a pianta basilicale e centrale. La Georgia offre già nel sec. V delle chiese a pianta centrale e a cupola, sicuramente datate (Ninocminda), tipo che si sviluppa nel sec. VII, a Ǧvari, Ateni, Martvili. Le chiese a pianta basilicale vengono elaborate particolarmente a Urbnisi, Bolnisi, Nekresi, Gurǧan, Parkhal, Cegan. Le due piante sono accomunate a Oška, Kutais, Mcchet, Samtavro, ecc. Un tipo di chiesa nazionale si formò in Georgia in modo definitivo verso i secoli XII-XIII. È caratterizzata dalla cupola conica su tamburo poligonale - che col tempo è sempre più elevato (Mcchet) - con finestre strette e piccole colonnine. Talvolta la cupola è sostituita da una piramide poligonale. I tetti sono piani inclinati. Le facciate hanno decorazioni di genere romanico, con arcature e colonnine. Spesso la facciata è ornata di una croce in rilievo e d'intrecci. L'abside all'esterno è poligonale o rettilinea. Le basiliche hanno tre o cinque navate.
Base dell'ornamentazione sono gl'intrecci "georgiani" che dànno al tutto un aspetto omogeneo. Gli elementi ornamentali assai fitti lasciano risaltare l'unità del motivo principale, formato da nodi e da intrecci. La fattura è più semplice, meno lineare, più colorita di quella dell'arte armena. Mentre l'arte musulmana decompone con l'analisi le forme, mentre l'arte romanica tende all'unità e alla sodezza, l'arte georgiana tiene il mezzo fra i due modi ornamentali, fra la profusione di ornati ripetuti e lo sviluppo di un motivo decorativo. Nell'architettura si manifesta la ricerca più del valore plastico che dell'equilibrio costruttivo. Spesso la pianta basilicale e la concentrica si contaminano (cattedrale di Kutais); e l'esterno non risponde all'interno. Mentre gli architetti occidentali rimanevano soprattutto dei costruttori, struttura e decorazione perdono nella Transcaucasia le loro relazioni organiche.
I principali periodi dell'architettura in Georgia sono: 1. secoli VII-X: influenza bizantina; 2. secoli XI-XII: formazione dello stile nazionale; 3. sec. XIII: lo stile diventa più fantastico; sotto l'influenza occidentale, la tradizione va perdendosi; 4. secoli XIV-XVI: epoca di decorazione esuberante, sovraccarica, di proporzioni esagerate (il tamburo, la cupola, talvolta le cupole smisuratamente allungate, ecc.). Dal sec. XVIII non vi sono più costruzioni originali.
La pittura e la scultura georgiane sono meno interessanti dell'architettura. Le iconi imitano generalmente le bizantine. Gli affreschi (Lek‛ne, Picunda, Vardzia, Drani, Mcchet, ecc.) esagerano i principî bizantini in un manierismo grossolano, con forme allungate e colorito bluastro. Più importanti i mosaici. Quelli del monastero Gelat‛i del sec. XI vengono attribuiti a un eccellente maestro bizantino. La scultura, generalmente subordinata all'architettura, non ebbe vita indipendente; invece la decorazione plastica è piena di fantasia, di varietà e di valore espressivo (Chiesa di S. Croce, presso Mcchet). Le figure sono di una grande e primitiva rudezza. Le arti minori rivelano la forte influenza bizantina.
Bibl.: J. Baltruišaitis, Études sur l'art médiéval en Géorgie et en Arménie, con prefazione di M.-H. Focillon, Parigi 1929; J. Strzygowski, Orient oder Rom, Lipsia 1901; id., Altaï-Iran Völkerwanderung, Lipsia 1917; id., Die Baukunst der Armenier und Europa, Vienna 1918, voll. 2; id., Asiens bildende Kunst, Augusta 1930; A. Kondakov, Descrizione dei monumenti archeol. nelle chiese e monasteri georgiani (in russo), Pietroburgo 1890; id., Matériaux pour les études archéologiques du Caucase, recueillis par l'expédition de la "Société archéologique impériale" de Moscou (in collab. con L. Tolstoj), Mosca 1893, fasc. 3°.