GEORGIA
(XVI, p. 639; App. II, I, p. 1030; v. urss, App. III, II, p. 1043; IV, III, p. 754)
Già repubblica socialista sovietica della Transcaucasia, la G. costituisce dal 1991 una repubblica indipendente (Repubblica di G.); nel marzo 1992 non ha aderito alla Comunità di stati nata dalla dissoluzione dell'URSS. Su una superficie di 69.700 km2, la G. contava, al 1° gennaio 1990, una popolazione di 5.456.000 ab. (dei quali il 70,1% Georgiani, l'9,1% Armeni, il 6,3% Russi, il 5,7% Azerbaigiani, il 3% Osseti, l'1,9% Greci, l'1,8% Abkhazi e l'1% Ucraini, secondo il censimento del 1989). La capitale, Tbilisi, contava 1.260.000 ab. nel 1989. Altre città, con popolazione al 1989: Kutaisi (235.000 ab.), Rustavi (159.000 ab.), Batumi (136.000 ab.), Sukhumi (121.000 ab.) e Chinvali (34.000 ab.). Questi ultimi tre centri sono i capoluoghi, rispettivamente, di due ex repubbliche autonome (l'Agiaristan e l'Abkhasia) e di un'ex provincia autonoma (Ossezia meridionale) dell'URSS, i cui territori fanno parte integrante della Georgia.
L'agricoltura (superficie coltivata: 4,6 milioni di ha nel 1986, dei quali 389.000 irrigati) occupa ancora una posizione di rilievo nell'economia della G., rinomata soprattutto per le colture tropicali e subtropicali: agrumi (439.000 t nel 1988, pari al 98% dell'intera produzione sovietica a quella data), coltivati nella pianura, un tempo paludosa e oggi bonificata, della Colchide e sulle pendici collinari prospicienti il Mar Nero; tè (501.700 t nel 1990, 95% della produzione sovietica), le cui piantagioni coprono vasti tratti della stessa fascia pedemontana; uva (631.400 t). Il tabacco è la coltura industriale più importante. L'intensificazione delle attività minerarie (nel 1990 sono stati estratti 1,3 milioni di t di manganese e 1,4 milioni di t di carbone, da giacimenti le cui riserve sono valutate rispettivamente in 250 milioni e 330 milioni di t) ha dato spinta iniziale e solido sostegno al moderno sviluppo industriale della Georgia.
L'industria pesante è comparsa nel 1950, con la creazione dell'impianto siderurgico di Rustavi, specializzato nella produzione di tubi d'acciaio (499.000 t di tubi nel 1990) destinati al complesso petrolifero di Baku nell'Azerbaigian. La disponibilità di abbondante energia elettrica di origine idraulica rappresenta un altro importante fattore d'industrializzazione (produzione di ferroleghe a Zestafoni presso Čjatura). Il quadro delle principali attività industriali è completato dalla presenza di industrie chimiche (130.000 t di fertilizzanti e 32.300 t di fibre sintetiche) a Batumi, Tbilisi e Rustavi, da industrie di costruzioni meccaniche (a Tbilisi, Kutaisi, Batumi e Poti), da industrie tessili, alimentari e del legname (queste ultime alimentate dalla presenza di imponenti risorse forestali).
Il principale asse di comunicazioni della G. è la linea ferroviaria che fiancheggia la costa del Mar Nero da Tuapse a Sukhumi, punta nel continente in direzione di Tbilisi e prosegue fino a Baku sul Mar Caspio. Lo sviluppo complessivo della rete ferroviaria è di 1570 km; la rete stradale conta 35.100 km di strade asfaltate (1990).
Storia. - Il 9 aprile 1991 il Soviet supremo della G. dichiarò l'indipendenza del paese e il distacco dall'URSS. Venne così data attuazione al referendum tenutosi il 31 marzo, in contrapposizione a quello promosso dal governo centrale sovietico per il mantenimento dell'Unione (17 marzo). Spinte indipendentistiche erano emerse negli ultimi mesi del 1988, qui come altrove, risultato della mobilitazione politica indotta dalla perestrojka di Gorbačëv, mobilitazione che assunse presto una coloritura nazionalistica. Le imponenti manifestazioni dell'aprile 1989 furono represse con violenza dalle forze di sicurezza e 16 dimostranti rimasero uccisi. Contemporaneamente si veniva affermando la leadership di Z. Gamsakhurdia, esponente dell'opposizione fin dagli anni Settanta. Il 14 aprile 1991 Gamsakhurdia veniva nominato dal Soviet supremo georgiano presidente della G., fino alle elezioni presidenziali dirette, che si svolsero il 26 maggio e che lo confermarono alla carica con una schiacciante maggioranza. Nonostante il largo consenso suscitato dal programma di liberalizzazione economica e politica, i metodi antidemocratici del nuovo presidente e la repressione di ogni forma di dissenso favorirono il sorgere di una forte opposizione che si espresse nell'autunno 1991 in grandi manifestazioni di piazza. L'assoluta insensibilità di Gamsakhurdia a ogni richiesta fece precipitare la situazione e tra il dicembre 1991 e il gennaio 1992 si verificarono scontri armati con più di cento morti. Il 6 gennaio Gamsakhurdia abbandonò la G. e fu sostituito da un Consiglio militare che andò progressivamente riacquistando il controllo della situazione. Nel marzo il Consiglio militare trasferì i suoi poteri a un Consiglio di Stato presieduto da E. Shevardnadze, già ministro degli Esteri dell'URSS e personaggio di spicco della perestrojka. Gravi problemi suscitarono le rivendicazioni autonomistiche degli Abkhazi e degli Osseti. Con questi, dopo la scelta per l'indipendenza e l'adesione alla Federazione Russa (referendum del gennaio 1992), si aprì un conflitto armato che si concluse con gli accordi (marzo-giugno) fra El'zin e Shevardnadze. Invece in Abkhazia, nonostante la mediazione del presidente russo (inizi di settembre 1992), la situazione si è mantenuta critica.
Bibl.: D. Slider, The politics of Georgia's indipendence, in Problems of communism, nov.-dic. 1991, pp. 63-79.
Letteratura (v. georgia, XVI, p. 644; urss, App. IV, III, p. 771) - Negli ultimi decenni la letteratura georgiana si è rivelata una delle più vivaci e interessanti fra quelle delle ex repubbliche sovietiche.
Considerato, ormai, come il patriarca della letteratura georgiana, I. Abašidze (n. 1909) ha ottenuto numerosi premi, medaglie, riconoscimenti per la sua attività artistica, che si è espressa, in questi ultimi anni, soprattutto nella compilazione di un libro di memorie in lingua russa, Poezija i poety ("La poesia e i poeti", 1984), e nella risistemazione delle sue Rčeuli nac'armoebebi ("Opere scelte", 1979). G. Abašidze (n. 1914) è stato nominato (1979) membro dell'Accademia delle Scienze dell'allora Repubblica Socialista Sovietica di Georgia. Continuando il filone storico-patriottico che l'ha reso famoso, ha pubblicato il romanzo Cotne (1975) e la raccolta di versi Ori saxli ("Le due case", 1983); nel 1984 ha visto la luce una nuova edizione delle sue Rčeuli nac'armoebebi ("Opere scelte") in lingua russa. Č. Amireǧibi (n. 1921) ha iniziato una tarda attività di prosatore con Gza ("La strada", 1962), una scelta di racconti seguita dalla raccolta di fiabe Taplis c'veti ("La goccia di miele", 1965); ma ha raggiunto la notorietà con Data Tutašxia (1973-75), un romanzo ambientato nella G. di fine 19°-inizi 20° secolo, in cui descrive il percorso interiore del protagonista alla ricerca di nuovi principi morali da opporre a quelli della società in cui vive. A. K'alandadze (n. 1924), fedele ai temi delle precedenti raccolte di poesie (un tenue rapporto con la natura, considerazioni filosofiche, argomenti patriottici), ha edito due volumi di versi (1982 e 1984) che portano, secondo una tradizione ormai instaurata da tempo, sempre e semplicemente il titolo di Leksebi ("Poesie"); nel 1987 ha pubblicato un volume di poesie già note, in cui, però, si trovano anche saggi e articoli di critica letteraria. N. Dumbadze (1928-1984), insignito del premio Rustaveli (1975) e dell'ordine di Lenin per la letteratura (1979), negli ultimi anni di vita ha pubblicato il romanzo K'uk'arača (1980) e una raccolta di articoli dal titolo Štabeč'dilebebi, c'erilebi, gamosvlebi ("Impressioni, articoli, conversazioni", 1984). La sua prosa, intrisa di un profondo lirismo, stempera la drammaticità di un avvenimento o la gravità di un problema nel brio umoristico.
R. Inanišvili (n. 1926) ha ricevuto nel 1977, per la sua attività di scrittore per l'infanzia, il premio Rustaveli per la letteratura. Continuando a sviluppare un'acuta indagine psicologica, negli ultimi tempi ha pubblicato i racconti Č'itebis gamomzamtrebeli ("Colui che aiuta gli uccelli a svernare", 1978), Tebro (1982) e K'etili mic'a ("La buona terra", 1984). Ha scritto anche sceneggiature cinematografiche, tra cui P'ast'orali ("Pastorale", 1975; il film omonimo fu poi diretto dal noto regista georgiano O. Ioseliani), C'iskvili kalakis gareubanši ("Il mulino nella periferia della città", 1981) e Deduna (1987).
M. Mač'avariani (n. 1929) si propone come un innovatore della poesia georgiana dal momento che, nelle sue varie raccolte di versi (Dumili rek'avs, 1974, "Il silenzio suona"; Leksebi, p'oema, 1983, "Poesie, poema"), ha saputo sfrondare i grandi temi storici, così cari al lettore georgiano, di quell'aura in cui erano costantemente avvolti per portarli maggiormente a contatto con il quotidiano e con lo stile conversevole. Š. Nišnianidze (n. 1929) ha pubblicato la prima raccolta di poesie Me da šen ("Io e tu") nel 1954, distinguendosi per la solida compattezza del verso e l'energia della parola. Questa maestria linguistica sarà una costante della sua poesia, come si può constatare nelle raccolte Xilvebi ("Visioni", 1969), Gadasaxedi ("Paesaggio", 1977) e C'utisopeli asea ("Così è la vita", 1982), in cui affronta con vigore i problemi del quotidiano e si misura con saldi principi filosofici.
T. Č'iladze (n. 1931) ha raggiunto la notorietà come poeta, prosatore, drammaturgo e critico letterario. Numerose sono le sue raccolte di poesie pubblicate negli anni Cinquanta e Sessanta; la più recente, Maxsovroba ("Memoria"), è del 1978. Tra le sue opere narrative, di particolare rilievo sono alcuni racconti lunghi, come Šuadye ("Mezzogiorno", 1961), Vin cxovrobs varsk'vlavebze? ("Chi vive sulle stelle?", 1966) e Auzi ("La piscina", 1972). Del 1967 è il romanzo Aha, miic'ura zamtari! ("Ah, è finito l'inverno!").
I personaggi che popolano le sue narrazioni sono sempre uomini comuni posti di fronte ai problemi del quotidiano; ma pur affrontando questa tematica apparentemente semplice, Č'iladze si addentra sempre in una problematica etico-morale molto complessa. Negli ultimi anni si è dedicato più intensamente alla critica letteraria, pubblicando saggi di grande respiro (Šušanik'is c'amebis šesaxeb, "Sui ''Tormenti di Šušanik''", 1978; Vardis purclobis nišani, "Presagio di primavera", 1984, sul poema di Š. Rustaveli), nonché lavori teatrali con i quali affronta, come nei racconti, problemi di grande attualità: ricordiamo Roli damc'q'ebi msaxiobi gogonasatvis ("Il ruolo di attrice debuttante per una ragazza", 1978) e Bude mecxre sartulze ("Il nido del nono piano", 1980).
O. Č'iladze (n. 1933), affermatosi come poeta originale già negli anni Cinquanta e Sessanta, deve però la sua fortuna ai romanzi, il primo dei quali Gzaze erti k'aci midioda ("Per la strada camminava un uomo", 1973), è ambientato nella mitica Colchide, mentre il secondo, Q'ovelman čemman mp'ovnelman ("Chiunque m'incontrerà", 1976), che assume il titolo da un versetto della Genesi (4, 14), presuppone un immediato collegamento con la seconda parte del versetto (momk'las me, "mi potrà uccidere"), in modo da sintonizzare subito il lettore con il clima della G. rivoltosa e prerivoluzionaria descritta nell'opera.
In Rk'inis teat'ri ("Il teatro di ferro", 1981), che ha vinto il premio Rustaveli 1983 per la letteratura, Č'iladze ricostruisce la vita georgiana negli anni Dieci e Venti, affrontando una tematica politico-sociale e nazionale di notevole respiro. Il suo quarto romanzo, Mart'is mamali ("Il gallo di marzo", 1987), è una profonda analisi dei mutamenti che intervengono nella personalità di un adolescente cui avviene d'esser testimone involontario di un tragico avvenimento.
Bibl.: Z. Abzianidze, Adamianis k'oncepcia tanamedrove kartul lirik'aši, Tbilisi 1975; G. Xerxeulidze, Tanamedrove kartuli p'oezia, ivi 1977; M. Gevet'adze, Tanamedrove kartuli, p'oeziis sak'itxebi, ivi 1980; M. C'ik'nauri, C'erilebi, ivi 1983; G. Benašvili, C'q'urvili c'vdomisa, ivi 1986; A. Mirianašvili, Tanamedroveoba mxat'vrul saxeebši, ivi 1987.