Depardieu, Gérard
Attore cinematografico francese, nato a Châteauroux (Indre) il 27 dicembre 1948. Affermatosi a livello internazionale come uno degli attori più dotati della sua generazione sino a divenire un vero e proprio 'mostro sacro' del cinema francese, ha costantemente intrapreso un personale e coerente percorso d'interprete basato su scelte diversamente complesse. Dotato di una presenza scenica imponente e di un viso dai tratti irregolari, ha sempre sostanziato le interpretazioni con il segno della sua forte personalità, passando con facilità estrema dai ruoli drammatici alle commedie, riuscendo a imprimere profonda umanità e un intenso spessore sia a personaggi storici sia ai protagonisti di vicende moderne. Nel 1990 ha vinto al Festival di Cannes il premio per la migliore interpretazione maschile con Cyrano de Bergerac di Jean-Paul Rappeneau e nel 1997 ha ricevuto alla Mostra del cinema di Venezia il Leone d'oro alla carriera.
Di origini proletarie, indisciplinato, aggressivo, turbolento, fuggì giovanissimo di casa per vivere di espedienti. L'assistente sociale del riformatorio dove fu rinchiuso per un breve periodo lo incoraggiò nell'attività di attore, per impegnarlo in una disciplina che potesse convogliare positivamente la sua aggressività e la sua prepotente vitalità. Dopo aver seguito a Parigi i corsi di una scuola di recitazione, ottenne i primi ruoli in teatro, poi piccole parti in televisione e nel cinema. Aveva venticinque anni quando Bertrand Blier gli offrì la parte di protagonista, particolarmente adatta al suo temperamento, in Les valseuses (1974; I santissimi), nel ruolo di un giovane sbandato che vaga per la Francia tra crudeli bravate e affermazioni di nichilismo esistenziale. Il film, che ottenne immediatamente un grosso successo di critica e pubblico, gli diede un'immediata popolarità. Nello stesso anno Claude Sautet gli assegnò una parte, piccola ma importante, nel suo Vincent, François, Paul et les autres… (Tre amici, le mogli e, affettuosamente, le altre), film corale dove D. si trovò a fianco di attori affermati come Michel Piccoli, Yves Montand e Serge Reggiani.
Agli anni Settanta risale il debutto di D. nel cinema italiano, sotto la guida di un maestro come Bernardo Bertolucci che lo consacrò alla fama internazionale assegnandogli la parte del contadino Olmo Dalcò nei due episodi di Novecento (1976), il grande affresco che racconta la lotta di classe in Italia attraverso le vite parallele di un proprietario terriero e di uno dei suoi contadini. Di grande importanza fu il successivo sodalizio stabilito con Marco Ferreri, per il quale D. girò L'ultima donna (1976) e Ciao maschio (1978), film nei quali l'attore sembra voler programmaticamente distruggere l'immagine consolidata di giovane impetuoso, sicuro di sé e dal fascino immediato in cui rischiava di rimanere invischiato. Nel primo è un ingegnere disoccupato e in crisi con la moglie, che si evira crudelmente in un finale emblematico; nel secondo un padre che, nel suo schizofrenico rifiuto della paternità, adotta e alleva come figlia una scimmia trovata per caso. Due ruoli rischiosi di personaggi votati irrimediabilmente alla crisi e alla sconfitta, che confermarono il coraggio e l'anticonformismo di D. nel costruire la propria carriera. Dimostrato il suo duttile talento e le sue notevolissime capacità espressive, si impose quindi all'attenzione dei massimi registi francesi. François Truffaut lo volle prima in Le dernier métro (1980; L'ultimo metrò) e poi in La femme d'à côté (1981; La signora della porta accanto), in cui il regista riuscì a valorizzare al meglio la febbrile sintonia della coppia Depardieu - Fanny Ardant (due ex amanti che si scoprono vicini di casa), esplorando in questo mélo il classico tema dell'amour fou in tutta la sua più oscura e devastante drammaticità. Alain Resnais lo scelse invece per il cerebrale film-saggio Mon oncle d'Amérique (1980) e successivamente per il bizzarro I want to go home (1989; Voglio tornare a casa!).
Vorace e incontenibile nella vita come nel lavoro, il suo impegno senza soste lo ha portato a costruire una sterminata filmografia, che spazia dal comico (per es., la commedia La chèvre, 1981, La capra, di Francis Veber) al tragico (il prete tormentato in Sous le soleil de Satan, 1987, Sotto il sole di Satana, di Maurice Pialat, dal romanzo di G. Bernanos). Nel 1991 ha interpretato a Hollywood l'intelligente commedia romantica Green card (Green card ‒ Matrimonio di convenienza) di Peter Weir, ma ha anche offerto la vibrante interpretazione di un musicista in Tous les matins du monde (Tutte le mattine del mondo) di Alain Corneau. Il fisico possente lo ha aiutato a disegnare grandi personaggi storici, dal forte temperamento e dal notevole spessore morale, come il rivoluzionario giacobino in Danton (1982) di Andrzej Wajda e Cristoforo Colombo nel modesto 1492: Conquest of Paradise (1992; 1492 ‒ La scoperta del Paradiso) di Ridley Scott. Ha impersonato inoltre due grandi personaggi letterari: Cyrano in Cyrano de Bergerac di Rappeneau, dal dramma di E. Rostand, e il minatore Toussaint Maheu in Germinal (1993) di Claude Berri, tratto dal romanzo di É. Zola. Anche nelle sue apparizioni televisive è stato destinato a dar vita a eroi della letteratura: il ladro Jean Valjean nella serie Les misérables (2000; I miserabili) di Josée Dayan, dal romanzo di V. Hugo, Joseph Fouché in Napoléon (2002) di Yves Simoneau e precedentemente Balzac in Honoré de Balzac (1999) sempre di Dayan. In Astérix & Obélix contre César (1999; Asterix & Obelix contro Cesare) di Claude Zidi ha portato sullo schermo un altro eroe ‒ questa volta dei fumetti ‒ della cultura francese: il corpulento Obelix, ruolo riproposto nel sequel del film, Astérix & Obélix: mission Cléopâtre (2002; Asterix & Obelix: missione Cleopatra) di Alain Chabat. Nonostante abbia partecipato spesso a produzioni miliardarie (è comparso, per es., nel kolossal francese Le hussard sur le toit, 1995, L'ussaro sul tetto, di Rappenau, e ha rivelato movenze e fattezze da cartone animato nel blockbuster americano 102 dalmatians, 2000, La carica dei 102, di Kevin Lima), non ha però rifiutato piccole apparizioni in film interessanti ma marginali, come dimostra il suo impegno (anche produttivo) in Mirka (1999) del regista algerino Rachid Benhadj e le piccole parti in La parola amore esiste (1998) di Mimmo Calopresti, in Concorrenza sleale (2001) di Ettore Scola e in Between strangers (2002; Cuori estranei) di Edoardo Ponti.
R. Chazal, Gérard Depardieu: l'autodidacte inspiré, Paris 1982.
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