Ardant, Fanny
Attrice cinematografica francese, nata a Saumur (Maine-et-Loire) il 22 marzo 1949. Dotata di sottile e intelligente ironia, e al contempo di una bellezza raffinata, si è imposta come protagonista ideale di drammi sentimentali, ma ricchi di spessore psicologico, grazie alla sua interpretazione di una classica vicenda di amour fou, La femme d'à côté (1981; La signora della porta accanto) di François Truffaut. Fu infatti lo stesso regista (che sposò l'attrice nel 1981) a valorizzarne la vitalità e l'entusiasmo, ma anche l'intenso, enigmatico e, talvolta, misterioso fascino.
Esordì nel teatro (con repertorio classico) nel 1974 al Festival du Marais, dopo aver viaggiato molto ed essersi dedicata agli studi di politica internazionale. Subito apprezzata, conseguì un buon successo di pubblico partecipando alla serie televisiva Les dames de la côte di Nina Companeez. Sebbene gli inizi della sua attività cinematografica risalgano al 1979, con Les chiens (Dogs man ‒ L'uomo dei cani) di Alain Jessua, cui seguì Les uns et les autres (1981; Bolero) di Claude Lelouch, il suo vero ingresso nel cinema lo si deve a Truffaut che la volle come protagonista di La femme d'à côté, a fianco di Gérard Depardieu, nel ruolo di una giovane donna sposata che in nome di una passione mai spenta rimette in gioco il proprio equilibrio sentimentale. Il modo in cui la A. disegnò questo personaggio complesso, grazie a un'immediatezza espressiva che sfrutta le tonalità della voce e la mobilità dello sguardo, le guadagnò ampi consensi. Nel 1983 fu una sensuale pianista in Benvenuta di André Delvaux. S'impose poi, accanto a Claudia Cardinale, nel dramma familiare L'été prochain (1985) di Nadine Trintignant, mentre in Un amour de Swann (1984; Un amore di Swann, tratto dal romanzo omonimo di M. Proust) di Volker Schlöndorff aveva impersonato la duchessa di Guermantes, mostrando quanto anche il cinema in costume fosse in sintonia con le sue doti espressive. Con La vie est un roman (1983; La vita è un romanzo) iniziò la sua collaborazione con Alain Resnais, che proseguì l'anno seguente con L'amour à mort e si concluse con il raffinato dramma Mélo (1986). Tra le interpretazioni di questo periodo va ricordata quella di Vivement dimanche! (1983; Finalmente domenica!), l'ultimo film di Truffaut, in cui aveva affrontato in maniera brillante un ruolo canonico, quello della segretaria-detective, dimostrando di padroneggiare anche il registro della commedia. È tuttavia all'immagine della donna romantica che sono legate molte delle sue apparizioni successive: l'appassionata protagonista di Le paltoquet (1986) di Michel Deville, la Adriana di La famiglia (1987) di Ettore Scola, la Velia di Paura e amore (1988) di Margarethe von Trotta, e la figura complessa, sottilmente tragica, della moglie del colonnello in Le colonel Chabert (1994; Il colonnello Chabert), film in costume di Yves Angelo. Grazie anche al successo internazionale di quest'ultimo film, nel 1995 Sydney Pollack le ha affidato una parte nel remake di Sabrina di Billy Wilder, e tre anni più tardi ha ottenuto il ruolo di Maria di Guisa nel dramma storico Elizabeth di Shekhar Kapur.
Negli anni Novanta, mentre ha proseguito con successo l'attività teatrale (nel 1997 è stata una Maria Callas particolarmente apprezzata in Master class, per la regia di Roman Polanski), ha partecipato a film come Rien que des mensonges (1991) di Paule Muret, una storia melodrammatica imbastita di cliché, il dramma a tinte esotiche Amok (1993) di Joël Farges, l'episodio parigino di Al di là delle nuvole di Michelangelo Antonioni e Wim Wenders (1995), e La cena (1998) di Scola. La sua interpretazione in Pédale douce (1996; Di giorno e di notte), commedia di grande successo di Gabriel Aghion, in cui è la proprietaria di un locale gay, è stata premiata con il César. Una menzione a parte meritano anche altri due ritratti in costume: quello di Madame de Balyac, donna tra le più ricche e potenti dell'epoca di Luigi XVI, che ha impersonato in Ridicule (1996) di Patrice Leconte; e quello di Madame Therbuche, pittrice settecentesca che ritrae nudo Denis Diderot in Le libertin (2000), ancora di Aghion.