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GERBAIX DE SONNAZ, Ettore

di Piero Crociani - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 53 (2000)
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GERBAIX DE SONNAZ, Ettore

Piero Crociani

Nacque a Thonon (Savoia) il 3 genn. 1787, terzogenito di Giano, maggior generale dell'armata sarda, e di Cristina di Maréchal Saumon. Appartenente a una famiglia di antiche tradizioni militari, studiò privatamente - salvo un breve soggiorno in un collegio svizzero - in Piemonte anche dopo l'annessione della regione alla Francia. Pur assai appassionato della vita militare (come i suoi fratelli, tre dei quali divennero generali), nel 1808, al momento della chiamata alle armi da parte delle autorità francesi, si fece surrogare a pagamento, seguendo la volontà del padre che, legatissimo alla dinastia sabauda, desiderava, per quanto possibile, evitare alla sua famiglia compromissioni con il regime napoleonico. Nel maggio 1813, però, il G. entrava a far parte di un corpo scelto francese, le gardes d'honneur, e a Lione veniva incorporato nel 4° reggimento.

Promosso maresciallo d'alloggio, ad agosto era a Dresda e a ottobre partecipava alla battaglia di Lipsia. Alla fine dello stesso mese, in uno scontro con gli Austro-Bavaresi rimaneva ferito ed era decorato della Legion d'onore. Alla difesa del Reno era promosso sottotenente ed ebbe un piede congelato. Guarito, partecipò alla campagna di Francia del 1814 ed era presente, tra l'altro, alle battaglie di Champaubert, di Château-Thierry e di Montmirail. Il suo brillante comportamento nel corso della campagna gli evitava di essere arrestato e imprigionato, com'era stato richiesto dalle autorità politiche della Savoia, dove stava divampando una rivolta antifrancese capeggiata da suo padre e da altri componenti della sua famiglia.

Tornato in Piemonte alla caduta di Napoleone, prendeva servizio come maresciallo d'alloggio, con il grado di capitano, nella prima compagnia, savoiarda, delle guardie del corpo di sua maestà, detta dei "gentiluomini arcieri", composta esclusivamente da ufficiali e addetta alla persona del re: tale avanzamento di grado - un evento del tutto eccezionale nel Piemonte della Restaurazione per un reduce dal servizio napoleonico - era senz'altro dovuto non alle prove da lui offerte in guerra ma al lealismo dinastico della sua famiglia. Promosso poi cornetta in soprannumero nel 1825 e cornetta effettivo con il grado di maggiore nel 1827, il 2 ottobre dello stesso anno il G. era trasferito in fanteria, alla brigata "Cuneo", con le funzioni del grado superiore.

L'allontanamento da un reparto di Casa reale e il passaggio a un'unità della linea, per di più di fanteria, erano stati decisi dal re Carlo Felice che intendeva così manifestare la sua disapprovazione per il matrimonio del G. con Maria Teresa Gallone, che non apparteneva a una famiglia della nobiltà. Il 2 maggio 1831 il G. era promosso tenente colonnello e successivamente trasferito alla brigata "Pinerolo".

Dal 1° genn. 1832 il G. fu posto al comando del 1° reggimento fanteria della brigata "Savoia" e, dopo la promozione a maggior generale (11 marzo 1834), dell'intera brigata. Ne ricavò una conoscenza della fanteria e delle sue caratteristiche che arricchì e completò la sua esperienza di ufficiale di cavalleria che non aveva, per di più, frequentato alcun istituto di formazione militare.

Il 2 genn. 1841 il G. fu nominato comandante della divisione militare di Alessandria e il 31 ott. 1844, dopo la promozione a luogotenente generale (29 dic. 1842), trasferito al comando di quella di Genova; qui, in un ambiente politicamente difficile, acquistò fama di uomo equilibrato ed equanime.

Col principio delle operazioni contro l'Austria il G., che il 9 febbr. 1848 era stato nominato governatore e comandante la divisione militare di Novara, ebbe ai suoi ordini il II corpo d'armata. Dopo un'iniziale missione politica a Milano e dopo aver inutilmente cercato di far approvare dal re un suo piano operativo, sicuramente più incisivo di quello poi adottato, il 30 aprile fu alla testa delle truppe vittoriose a Pastrengo. Non altrettanto efficace si rivelò invece la partecipazione del G. alla successiva fase della campagna: tra il 23 e il 25 luglio, nelle giornate di Custoza, la sua azione di comando si dimostrò inadeguata, e i suoi interventi sulla destra del Mincio, con truppe stanche e mal approvvigionate, risultarono tardivi. Anche l'ultimo movimento controffensivo su Volta Mantovana, il 27 luglio, si dimostrò inutile.

Dopo l'armistizio Salasco (9 ag. 1848) il G. fu destinato al comando della divisione militare di Genova: qui il clima politico della città, teatro di vivaci agitazioni a opera di elementi democratici e repubblicani, lo coinvolse in un incidente politico di cui ci si servì per collocarlo a riposo il 5 settembre con un provvedimento che, oltre a suonare come tardiva sanzione per l'insufficiente azione di comando esercitata a Custoza, si inquadrava nel tentativo, in opera in quei mesi, di dare un nuovo assetto agli alti comandi piemontesi: tentativo che - a causa delle inframmettenze del re - non avrebbe avuto buon esito ma che avrebbe contribuito invece, in poco tempo, al richiamo in servizio del Gerbaix de Sonnaz.

Questi aveva avanzato reclamo contro il collocamento a riposo e se lo era visto respingere dai due successivi ministri della Guerra, G. Dabormida e A. Ferrero della Marmora, ma aspettava ancora il parere del Senato, di cui era entrato a far parte il 3 maggio 1848. Improvvisamente il 15 dicembre, per le difficoltà incontrate nel sostituire il Ferrero al dicastero della Guerra, Carlo Alberto, cambiato parere a suo riguardo, nominava il G. ministro e segretario di Stato per gli Affari di guerra e marina nel gabinetto Gioberti.

La soluzione che si arrivò poi a dare al problema degli alti comandi, con la chiamata del generale W. Chrzanowski, pose ben presto fine alla breve quanto improduttiva esperienza ministeriale del G., il quale, all'atto di lasciare la carica, il 5 febbr. 1849 era promosso generale di corpo d'armata e inviato in qualità di regio commissario in Savoia per mantenervi l'ordine pubblico minacciato dalla crisi economica e politica. Conclusa rapidamente la missione, il G. chiese, in vista della ripresa della guerra, di assumere un comando attivo: ottenne la divisione militare di Alessandria, ma non ebbe modo di partecipare alla brevissima campagna di marzo. Terminato il conflitto, fu impegnato nello scioglimento della divisione lombarda e nella cogestione del comando della piazza di Alessandria con il generale austriaco comandante delle truppe incaricate di presidiarla ai sensi dell'armistizio.

Il 29 febbr. 1852 il G. fu nominato comandante della divisione militare di Torino e tenne tale incarico fino al 9 maggio 1859, allorché, scoppiata la guerra con l'Austria, ebbe, benché ultrasessantenne, il comando delle truppe poste sulla sinistra del Po e della Dora.

Sventato il pericolo di un'avanzata austriaca, il G. riprese il comando della divisione di Torino, per poi assumere (agosto 1861) a Firenze il gran comando del 5° dipartimento militare; contemporaneamente era nominato governatore dell'Ospizio reale degli invalidi di Prato. Ad aprile del 1862 fu chiamato a presiedere il comitato superiore delle varie armi. Nell'estate guidò la missione inviata a Pietroburgo per riannodare le relazioni diplomatiche con l'Impero russo, interrotte nel 1860. Insignito già nel 1858 del collare dell'Annunziata, nel 1863, al compimento dei dieci lustri di servizio, fu decorato con la medaglia mauriziana.

Nonostante le precarie condizioni di salute, nel maggio 1867 non volle rinunciare a essere testimone alle nozze di Amedeo Ferdinando Maria di Savoia duca d'Aosta. La cerimonia lo affaticò e lo costrinse al letto, sicché, dopo brevissima malattia, morì a Torino il 7 giugno 1867.

I solenni funerali ebbero luogo il 10 e la città di Torino volle ricordarlo con un monumento, inaugurato in piazza Solferino nel 1883.

Fonti e Bibl.: M. Gonzaga - C.A. Gerbaix de Sonnaz, I generali E. e Giuseppe Gerbaix de Sonnaz: cenni biografici e documenti famigliari raccolti e trascritti, Torino 1913; A. Moscati, I ministri del 1848, Napoli 1948, pp. 261-267; P. Pieri, Storia militare del Risorgimento, Torino 1962, ad indicem; T. Sarti, Il Parlamento subalpino e nazionale, ad vocem; Diz. del Risorg. nazionale, III, sub voce.

Vedi anche
Eusebio Bava Generale (Vercelli 1790 - Torino 1854). Fece gli studî militari alla scuola di Saint-Cyr (Parigi); dopo aver militato nelle armate napoleoniche (nella campagna di Spagna), tornò in Piemonte e si arruolò nell'esercito sardo; durante la guerra del 1848 vinse a Goito e seppe salvare l'esercito piemontese ... Chiòdo, Agostino Chiòdo, Agostino. - Ufficiale del genio italiano (Savona 1791 - Torino 1861); comandante del genio nella campagna del 1848, si distinse all'assedio di Peschiera e meritò la nomina a capo di S. M. Ministro della Guerra e della Marina nel ministero Gioberti (febbraio 1849), fu per brevissimo tempo anche ... La Màrmora, Alessandro Ferrero di La Màrmora, Alessandro Ferrero di. - Generale piemontese (Torino 1799 - Crimea 1855). Partecipò alla repressione del moto costituzionale del 1821. Nella guerra del 1848-49 rimase ferito a Goito; nel 1849 fu capo di stato maggiore generale; fu infine al comando di un corpo dell'esercito di spedizione ... Claudio Gabriele De Launay De Launay ‹dë lonè›, Claudio Gabriele. - Militare (Duingt, Savoia, 1786 - Torino 1850). Generale, fu energico viceré di Sardegna dal 1843 al maggio 1848; nell'ott. 1848 il ministro Pinelli gli affidò il difficile comando di Genova e lo creò senatore. Accusato di reazionarismo dal Gioberti, andò a Torino ...
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    Enciclopedia Italiana (1932)
    Pompilio Schiarini . Famiglia comitale savoiarda che diede numerosi soldati fino dal sec. XVI. Amedeo, barone di Aiguebelle, morì nel 1591 combattendo a capo della cavalleria piemontese nelle lotte contro Ginevra; Giano (1736-1814) si segnalò come generale nelle campagne del 1793 e 1794 contro i rivoluzionarî ...
Vocabolario
de
de 〈dé〉 prep. [lat. de]. – Forma che assume la prep. di quando è seguita dall’articolo, sia che si fonda con questo (del, dello, della, ecc.), sia che si scriva divisa (de ’l, de lo, de la, ecc.) come talvolta nell’uso letter. (è comune,...
de auditu
de auditu locuz. lat. – Espressione corrispondente all’ital. «per sentito dire»: riferire de auditu. Anche, «per avere udito direttamente», nell’espessione giuridica testimone de visu et de auditu (v. de visu).
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