geriatria
Scienza medica interessata ai molteplici e complessi problemi fisici e psicosociali tra loro interagenti che caratterizzano la situazione dei pazienti anziani.
Le basi della g. sono quelle della medicina generale. Gli anziani vengono colpiti dalle stesse patologie che si riscontrano nei più giovani, ma alcune malattie sono più frequenti nella tarda età: le malattie dell’apparato circolatorio, le neoplasie, e le condizioni degenerative (osteoartrosi, osteoporosi). L’insidiosità dell’esordio delle malattie (ad es., morbo di Parkinson, ipo- e ipertiroidismo, insufficienza cardiaca, ecc.) è in parte riconducibile alla tendenza dell’anziano ad accettare una diminuzione delle proprie capacità fisiche come facente parte del processo d’invecchiamento e non come problema da sottoporre tempestivamente all’attenzione del medico. Tale comportamento viene favorito da quello che è riconosciuto come un atteggiamento sociale negativo generalizzato che può coinvolgere anche medici e operatori sanitari, i quali ritengono che molti disturbi dell’anziano siano più la conseguenza dell’età che non l’espressione di possibili malattie (per descrivere questa situazione, nei paesi di lingua anglosassone è utilizzato il termine ageism). La tendenza alle prescrizioni farmacologiche multiple è uno dei problemi maggiori della g.; essa è legata alla presenza contemporanea di più patologie che, molto spesso, induce il medico a somministrare numerosi farmaci. Nascono pertanto vari problemi legati all’interazione tra le diverse sostanze, agli effetti di una somministrazione prolungata, alla maggiore concentrazione del farmaco nell’organismo a causa di una ridotta escrezione e metabolizzazione, legata a sua volta alla minore capacità funzionale di organi come il rene e il fegato.
La malattia nell’anziano è solo eccezionalmente un evento puntiforme, cioè limitato nel tempo e circoscritto al singolo processo morboso. Aspetti fisici, psichici e sociali tendono a sovrapporsi, ed è raro trovare una malattia fisica senza disagio emotivo-affettivo del paziente o senza coinvolgimento dell’ambiente. Pertanto, nelle varie forme di deterioramento mentale, di cui la malattia di Alzheimer è la più grave espressione, si rende necessaria una riorganizzazione dei rapporti e delle dinamiche del gruppo in cui il paziente è inserito.
Il concetto di riabilitazione, nell’ambito geriatrico, travalica il significato e i limiti di un semplice intervento rivolto al recupero di capacità perdute o comunque compromesse. Nell’anziano la riabilitazione, con l’enfasi sul riadattamento funzionale, costituisce la modalità più utile ed efficace di affrontare il caso sanitario: interessandosi meno alle malattie che alle loro conseguenze sull’attività quotidiana, la riabilitazione geriatrica ha riproposto la necessità di un accostamento all’individuo non limitato alla sua dimensione medica. Infatti, la terapia riabilitativa si basa su un apporto multidisciplinare a cui concorrono competenze diverse: quella del geriatra, dello psicologo, dello psichiatra e di altri specialisti, del fisioterapista, del terapista occupazionale, del logoterapista, dell’assistente sociale. I compiti della riabilitazione comprendono il controllo della situazione sanitaria, la prevenzione delle complicazioni secondarie, il ripristino delle capacità funzionali perdute, il favorire l’adattamento dell’individuo all’ambiente e viceversa, il favorire l’adattamento della famiglia.