GERMANIA
Musei di antichità. - La Collezione Chigi venne nel 1728 a Dresda e costituì così il nucleo del primo grande museo di antichità in G., come pure i marmi del Cardinal Polignac esistenti nel 1742 a Sansouci, da dove i pezzi più significativi furono trasportati nel 1829 nel museo di Berlino di nuova fondazione. Le antichità del Bellori furono acquistate per Berlino nel 1700, ma già nel 1726 vennero barattate con un reggimento di Dragoni ricevuto dall'Elettorato di Sassonia (A. Rumpf, Archäologie, i, 1953, p. 53).
In G. i Gabinetti di Antichità sono una fondazione principesca e proprietà di principi. Un più modesto inizio ebbe la Sala di Antichità della Residenz di Monaco. Alcuni notevoli pezzi antichi, fra cui la Vecchia Ubriaca (ora a Monaco), erano già nel 1714 in Düsseldorf; tuttavia la Collezione del Conte palatino diverrà realmente significativa con la Sala di Antichità in Mannheim, che conteneva soprattutto gessi dei pezzi antichi più famosi, e dove il giovane Goethe nel 1779 ricevette le sue prime impressioni sull'arte antica. Le poche antichità berlinesi, che non andarono a Dresda nel 1726, formarono una splendida collezione dopo che nel 1742 in Sansouci la raccolta si accrebbe di statue, busti, e gemme (Collezione Stosch acquistata nel 1765, descritta da Winckelmann). Ma la più importante collezione di questo genere in G. rimase ancora quella di Dresda, specialmente dopo il 1786, quando fu sistemata nel "palazzo giapponese". Nel frattempo nel 1778 era stato fondato in Kassel il Museo Fridericianum (A. Rumpf, op. cit., p. 61).
Dopo la restituzione delle antichità precedentemente raccolte nel Musée Napoléon, e sotto l'effetto di forti impulsi ideali del classicismo, si moltiplicarono gli sforzi per fondare grandi musei pubblici di antichità. Nel 1830 fu aperta la Gliptoteca Ludovico I a Monaco e nello stesso anno lo Altes Museum a Berlino fu inaugurato sotto il re Federico Guglielmo III.
Mentre in G. mancano quasi del tutto grandi collezioni private di arte antica (tranne il Castello Fasanerie), ad ogni cattedra di archeologia nelle Università è collegata una collezione didattica (soprattutto opere di arti minori). Le più significative sono le collezioni a Bonn, Gottinga, Heidelberg, Tubinga e Würzburg. Anche altre Università non ricordate qui, come Bochum, Francoforte, Friburgo, Colonia e Marburg dispongono di piccole raccolte di antichità a scopo didattico. Grandi collezioni di gessi esistono nelle Università di Bonn, Gottinga, Heidelberg e Tubinga.
Bibl.: V. Scherer, Deutsche Museen. Entstehung und Kulturgeschichtliche Bedeutung unserer offentlichen Kunstsammlungen, Jena 1913; V. Plagemann, Das deutsche Kunstmuseum 1790-1870, Monaco 1967.
(A. Greifenhagen)
A) Germania occidentale (Repubblica Federale Tedesca). -
Adolphseck (presso Fulda). - Schloss Fasanerie, proprietà del Principe d'Assia. - Costruzione barocca dell'arcivescovo di Fulda Amand von Buseck degli anni 1737-1756, che dopo la secolarizzazione (1803) e in conseguenza delle decisioni del Congresso di Vienna (1815) passò sotto l'Elettorato d'Assia. L'attuale sistemazione e la fondazione della collezione sono dovute al principe Filippo d'Assia (dopo il 1945).
Contiene opere di arte minore greca, fra cui due craterî del Pittore di Cecrope del 410-400 a. C., inoltre un centinaio di ritratti romani.
Bibl.: H. Retzlaff, Fasanerie, Bartockschloss und Museum bei Fulda, Fulda 1959; F. Brommer, Antike Kleinkunst in Schloss Fasanerie (Adolphseck), Marburg 1955; C. V. A., Schloss Fasanerie (Adolphseck), I-II, 1956 e 1959, a cura di F. Brommer; H. Von Heintze, Antike Porträts. Die landgräfliche Sammlung in Schloss Fasanerie bei Fulda, Magonza 1968.
Amburgo (Hainburg). - Museum für Kunst und Gewerbe. - Il nucleo originario della collezione fu creato da Justus Brinckmann (morto nel 1915). Nel 1916 entrarono le antichità già in proprietà del mercante di Amburgo W. F. Reimers. Lo studio scientifico si deve soprattutto a E. von Mercklin. Il museo è stato riordinato totalmente e riaperto nel 1958. Fra i nuovi acquisti vi sono anche alcune notevoli sculture in marmo.
Bibl.: É. von Mercklin, Griechische und römische Altertümer, 1930; H. Hoffmann, Kunst des Altertums in Hamburg, Magonza 1961, pp. 45, 46; E. von Mercklin, Zur Geschichte der Sammlung; H. Hoffmann - V. von Claer, Antiken Gold und Silberschmuck, Magonza 1968. Per gli acquisti del reparto di antichità: Jahrbuch der Hamburger Kunstsammlungen, 6-8, 1961-63; 12, 1967; 13, 1968.
Berlino: - v. vol. ii, pp. 57-64 e questo Suppl., s. v.
Bonn. - Akademisches Kunstmuseum (Università). - Friedrich Gottlieb Welker (1785-1868) fondò nel 1819 l'Akademisches Kunstmuseum nel particolare entusiasmo del tempo per l'arte dell'antichità classica, e ben presto esso si sviluppò in una delle più importanti collezioni di calchi di sculture antiche. All'inizio si acquistarono la collezione di monete del canonico Pick e alcuni gessi, che la Kunstakademie di Düsseldorf vendeva come doppioni. Per la prima volta qui i gessi furono usati sistematicamente per l'uso didattico dell'Università. Sotto Otto Jahn (1854-1869) e sotto Reinard Kekulé (1870-1889) la collezione di calchi in gesso fu molto accresciuta ed occupò il padiglione di anatomia antica costruito su progetto di Friedrich Schinkel di fronte all'edificio dell'Università. Georg Loeschcke (1889-1912) raccolse una ricca e varia collezione di primo ordine di originali antichi, specialmente vasi e frammenti vascolari, che servirono soprattutto all'insegnamento accademico. A lui seguirono Franz Winter (1912-1928), Richard Delbrück (1928-1938) ed Ernst Langlotz (1939-1965). Oggi è la collezione di calchi più ricca della Germania. Si ebbero anche nuovi acquisti nella collezione di originali (Jahrb. Ben. Mus., 5, 1963, p. 107 ss.).
Bibl.: F. G. Welker, Das Akademische Kunstmuseum zu Bonn, 1827, 2a ed. 1841; R. Kekulé, Das Akademische Kunstmuseum, Bonn 1872; R. Delbrück, in Geschichte der Rheinischen Friedrich Wilhelm - Universität zu Bonn am Rhein, Bonn 1933, p. 210 ss.; C.V.A., Bonn, I, 1938; A. Greifenhagen - N. Himmelmann e al., Antiken aus dem Akademischen Kunstmuseum, Bonn, Düsseldorf 1969.
Rheinisches Landesmuseum. - Fondato nel 1820 come Museo per le Antichità locali, servì a rappresentare soprattutto l'arte provinciale renana. Dal 1935 porta il nome di Rheinisches Landesmuseuni Bonn. Il primo Direttore del museo fu il Consigliere di Corte Wilhelm Dorow. Particolarmente fruttuosa fu la fondazione, strettamente connessa con il museo, dell'Associazione degli Amici delle antichità renane (Verein von Altertumsfreuden im Rheinlande [1841]), la cui forza animatrice era rappresentata dal noto collezionista renano Ernst aus'm Weerth. Dopo la distruzione dell'edificio principale nell'ultima guerra fu aperto nel 1967 il nuovo edificio creato con nuovi criterî riguardo all'esposizione e al lavoro di ricerca e di pubblicazione.
Contiene trovamenti della regione renana dei periodi preistorico, romano e franco; la stele funeraria del centurione Marcus Caelius, le stele delle Matrone, la testa bronzea dell'imperatore Gordiano III.
Bibl.: H. v. Petrikovits, Aus rheinischer Kunst und Kultur. Auswahlkatalog des Rheinischen Landesmuseums Bonn, 1963 (= Kunst und Altertum am Rhein, n. 9).
Braunschweig. - Herzog Anton Ulrich-Museum. - Il museo porta il nome del duca che alla fine del sec. XVII costruì lo splendido castello Salzdahlum e insieme creò un luogo singolare per le collezioni artistiche della famiglia dei Welfen. Quando intorno alla metà del XVIII sec. il duca Carlo creò un Gabinetto di arte e di storia naturale, quelle opere d'arte ne costituirono il primo nucleo fondamentale. Nell'inventario manoscritto del 1753 sono segnati già alcuni vasi italici. Nel 1841-42 si aggiunsero 60 notevoli vasi àpuli. Anche Guglielmo Ferdinando, nipote di Federico il Grande, aveva portato alcune sculture e alcuni bronzi dal suo viaggio in Italia nel 1766. Nel 1901 il museo acquistò 101 vasi in parte dalla Collezione Campana. Dei disiecta membra uno fu riconsegnato al Museo Archeologico di Firenze (C. V. A., Braunschweig, tav. I, 7).
Bibl.: Arndt-Amelung, Einzelaufnahmen, nn. 4174-4200 (G. Bruns); C.V.A., Braunschweig, Herzog Anton Ulrich-Museum, 1940.
Colonia (Köln). - Römisch-Germanisches Museum. - Il museo fu costituito nel 1945, riunendo la sezione romano-germanica del Wallraf-Richartz-Museum al Museo Preistorico della Città. Le collezioni risalgono al Canonico Prof. Wallraf e i vetri delle officine romane di Colonia ne costituiscono una splendida particolarità (v. vetro). Vi sono pezzi che furono pubblicati già nel periodo degli Umanisti. In tempi recenti furono acquistate collezioni di notevole ampiezza: nel 1934 la collezione del Console Niessen e, nello stesso anno, la collezione del Barone Diergardt; nel 1943 la collezione di lucerne Wollmann. È iniziata la costruzione del nuovo museo, che sarà compiuta nel 1971. Sorgerà sul lato S del Duomo sopra al mosaico di Dioniso.
Bibl.: Die Denkmäler des Römischen Köln, ed. F. Fremersdorf (dal 1958; VIII, 1967); J. Werner, Die Fibeln der Sammlung Diergardt, Berlino 1961 (pp. V, ss. la storia della Coll. Diergardt, di O. Doppefeld).
Eelangen. - Università. - Dopo modesti inizî (1857), nel 1887 fu portata ad Erlangen una cassa di frammenti vascolari dall'eredità del re Ludovico I. Nel 1903, grazie all'iniziativa di H. Bulle, cominciò la costituzione sistematica di una collezione didattica. A lui e a Ludwig Curtius riuscl prima della prima guerra mondiale di acquistare alcuni importanti originali. Alcuni frammenti di rilievi egiziani in calcare giunsero nella collezione come dono di F. von Bissing. Da ricordare è il tripode bronzeo assiro (urarteo) (Grünhagen, p. 10, tav. i).
Bibl.: G. Lippold, Aus der Erlanger Antikensammlung. Festgabe der Philos. Fakultät der Friedrich-Alexander - Universität Erlangen zur 55. Versammlung deutscher Philologen und Schulmänner, 1925; W. Grünhagen, Antike Originalarbeiten der Kunstsammlung des Instituts, Norimberga 1948.
Essen. - Museum Folkwang. - È un nuovo edificio molto notevole ed uno dei più significativi musei di arte moderna inaugurato nel 1960. Due sale contengono opere antiche, specialmente di arti minori, fra cui una grande anfora tardo-geometrica funeraria (R. Tolle, Arch. Anz., 1963, p. 210 ss.).
Francoforte. - Collezione civica di scultura nella Liebieghaus (già Villa del Barone Liebieg). - Il museo fu fondato nel 1907. Contiene opere dell'antico Egitto e del Vicino Oriente, di antichità greche e romane, dell'arte dal primo Medioevo fino alla fine del Barocco, come pure di plastica dell'Asia Orientale. Opere scelte di arte minore antica vennero per eredità di Adolfo Furtwängler. Inoltre sono da ricordare l'Atena di Mirone, statuette bronzee dell'Afrodite di Citera e del Diadumeno (Langlotz, Frühgriechische Bildhauerschulen, 81 e 87).
Bibl.: Bildwerke aus dem Liebieghaus, Francoforte s. M. 1962; F. Eckstein - A. Legner, Antike Kleinkunst im Liebieghaus, Francoforte s. M. 1969, (87 Tavole).
Museo per la Preistoria e Protostoria. - Considerevoli complessi di vasi antichi si trovano già da anni nei magazzini del museo. È doloroso che questo patrimonio debba rimanere non accessibile ancora per un tempo imprecisabile. Le rimostranze fatte da Hans Schaal devono rinnovarsi ancor più oggi. I vasi antichi di proprietà pubblica sono divisi fra cinque diverse istituzioni: il Museo per la Preistoria e Protostoria, il Museo dell'Arte Industriale, la Liebieghaus, lo Städelsche Kunstinstitut e la Collezione dell'Università. È un peccato che la città di Francoforte non abbia ancora realizzato il Museo di Antichità già progettato prima della guerra. Questa situazione cambia poco purtroppo con l'esposizione di una piccola scelta in una sala del Museo per la Preistoria e Protostoria.
Bibl.: H. Schaal, Griechische Vasen aus Frankfurter Sammlungen, Francoforte s. M. 1923; C.V.A., Frankfurt a. M., I, 1964, II, 1968 (K. Deppert); K. Deppert, Frühe griechische Vasen in Frankfurt a. M., 5 Bilderheftchen des Frankft. Museums für Vor- und Frühgeschichte, Francoforte s. M. 1966.
Gottinga (Göttingen). - Università. - Sebbene i primi inizi delle collezioni archeologiche a Gottinga - sotto la direzione di Ch. G. Heyne, F. G. Welcker (1816-19), C. O. Müller, Fr. Wieseler († 1892) e K. Fr. Hermann - si possano far risalire all'anno 1767 (calchi, impronte di gemme, monete), una vera raccolta di originali cominciò per la prima volta quando Karl Dilthey nel 1889 assunse la direzione dell'Istituto. Gustav Körte (1907-17) accrebbe, oltre alla raccolta di calchi, la consistenza degli originali dell'arte minore in maniera considerevole. Nel 1912 l'Istituto ottenne per la sua collezione l'edificio attuale del Seminario. Il successore del Körte fu H. Thiersch (1917-38), al cui posto successe poi Rudolf Horn (ordinario dal 1952).
Bibl.: P. Jacobsthal, Göttinger Vasen, in Συμποσιακά, 1912; G. Körte, Göttinger Bronzen, 1917; F. Crome, Göttinger Gemmen, G. G., 1931; R. Horn (con collaboratori), Zweihundert Jahre Göttinger Archaeologische Sammlungen, in Arch. Anz., 1967, p. 390 ss.
Hannover. - Kestner-Museum. - La fondazione del museo ha origine dal dono della collezione d'arte del Kestner. Augusto Kestner, figlio di Lotte nei Werther di Goethe, aveva messo insieme una notevole raccolta di antichità durante il suo lungo soggiorno in Roma. Insieme con lo Stackelberg condusse nel 1828-29 i primi scavi nelle tombe etrusche a Tarquinia. Nel 1884 il suo patrimonio di opere d'arte passò in dono alla città di Hannover; nel 1889 fu aperto il Civico Museo Kestner. Dopo i gravi danni di guerra fu creata, con il rivestimento del vecchio edificio, una nuova costruzione di notevole valore architettonico, inaugurata nel 1961. Sezioni notevoli sono quelle dell'arte egizia, delle antichità greche, romane ed etrusche, e anche del monetiere greco-romano. Delle antichità sono da ricordare particolarmente la testa marmorea da Selinunte intorno al 470 a. C., una brocca geometrica di nuovo acquisto, il centauro bronzeo etrusco del VII sec. a. C.
Bibl.: Das Kestner Museum und seine Sammlungen, 1961; I. Woldering, Meisterwerke des Kestner-Museums zu Hannover, 1961. Varie guide. Cataloghi del monetiere: I, Griechische Münzen, 1958; II, Römische Münzen, 1958, di M. Schlüter; II, Goldmunzen der römischen Kaiserzeit, 1967, 2a ed. di M. Schlüter.
Heidelberg. - Università. - La costituzione della collezione si deve all'attività di Friedrich von Duhn, che fu direttore dell'Istituto dal 1880 al 1920. Il nucleo originario fu costituito dai preziosi frammenti di vasi greci che furono regalati alla collezione da Paul Hartwig nel 1897. Fra gli amici dell'Istituto che accrebbero le collezioni con altri doni è, fra gli altri, Robert Zahn. Delle poche collezioni di calchi rimaste in Germania dopo la seconda guerra mondiale quella di Heidelberg ha particolare importanza, dopo quella di Bonn e Gottinga. Nella sezione dei vasi a figure rosse sono molti disiecta membra dalla collezione dello Hartwig.
Bibl.: B. Neutsch, Die Welt der Griechen im Bilde der Originale der Heidelberger Universitätsammlung, Heidelberg 1948; W. Kraiker, Die rotfig. attischen Vasen, 1931; C.V.A., Heidelberg, 1-3, 1954, 1963, 1966, (K. Schauenburg, Marg. Schmidt, F. Canciani); R. Hampe-H. Groppengiesser, Aus der Sammlung des Archäologischen Institutes der Universität Heidelberg; Werke der Kunst in Heidelberg, II, 1967.
Hildesheim. - Roemer - Pelizaeus - Museum (v. vol. iv, p. 32). - Il museo fu fondato nel 1911 grazie alle collezioni di antichità egizie donate alla sua città natale dal mercante e console Dr. h. c. W. Pelizaeus. Insieme alle sezioni di storia naturale e di arte popolare, le collezioni di storia della cultura e dell'arte del Roemer-Pelizaeus-Museum dopo la guerra furono riunite in un nuovo edificio annesso alla chiesa di San Martino. Nella sezione di arte egizia sono da ricordare il vano di culto di Uhemka databile intorno al 2500 a. C., la statua in calcare del principe Hem-On, intorno al 2600 a. C. e, fra l'altro, alcune significative sculture dell'Antico Regno. Due dei trovamenti più importanti nel campo dell'artigianato artistico ellenistico dall'Egitto sono il trovamento di Mitrahine e il cosiddetto trovamento di bronzi di Galjub.
Bibl.: G. Roeder, Die Denkmäler des Pelizaeus-Museums zu Hildesheim, Berlino 1921; H. Kayser, Roemer-Pelizaeus-Museum, senza data, con biografie dei due fondatori; id., Das Pelizaeus-Museum in Hildesheim, Amburgo 1966.
Karlsruhe. - Badisches Landesmuseum. - Nel 1837 l'agente in Roma, capitano di cavalleria Friedrich Maler, riuscì ad acquistare in Italia e in Sicilia "un complesso possibilmente completo" di vasi, di terrecotte e di bronzi per il Museo Leopoldino di nuova fondazione. Il nucleo originario della collezione vascolare di Karlsruhe fu costituito da 361 vasi greci ed italioti. La maggior parte fu acquistata nella seconda metà del XIX sec. da collezioni private; anche dalla Grecia stessa ne vennero alcuni. Le collezioni granducali di arte antica e di antichità locali che cambiarono più volte di sede, formarono più tardi la sezione antica del Badisches Landesmuseum fondato nel 1919, e furono trasferite fino al 1939 nel palazzo della Residenza a Karlsruhe. Dopo la ricostruzione del palazzo distrutto dalla guerra, le antichità e la piccola sezione egizia hanno ora qui trovato una nuova esposizione.
Tra i vasi più noti sono la lèkythos del Pittore di Karlsruhe, l'hydrìa in stile midiaco. Tra i bronzi la testa arcaica del VII sec. a. C., varie statuette e oggetti. Si sono avuti alcuni nuovi acquisti di sculture e di vasi, fra i quali una coppa firmata da Phintias.
Bibl.: K. Schumacher, Beschreibung der Sammlung antiker Bronzen, 1890; C.V.A., Karlsruhe, 1-2, 1951, 1952 (G. Hafner); Bildhefte des Badischen Landesmuseums Karlsruhe: F. Garscha, Antike Vasen, 1954; J. Thimme, Antike Terrakotten, 1960. Nuovi acquisti 1952-1965: Festgabe für Prof. R. Schnellbach, Karlsruhe 1966; Badisches Landesmuseum Bildkatalog, Karlsruhe 1968, Bildheft Griechische Vasen con 54 Tavole, 1969.
Kassel. - Staatliche Kunstsammlungen, Sezione antica. - Le prime antichità arrivarono a Kassel nel 1687 con le truppe dell'Assia che al servizio di Venezia sotto il conte Königsmark avevano combattuto in Grecia contro i Turchi (Bieber, p. 11, nn. 78-80). Nel 1700 il principe Carlo comprò durante un viaggio in Italia gemme e bronzi. Fondatore del museo fu il principe Federico II di Assia-Kassel (1760-1785) che, in occasione del suo viaggio in Italia nel 1776-1777, specialmente a Roma e a Napoli acquistò le antichità più notevoli che sono ancor oggi a Kassel. Grazie a lui vi giunse anche l'Apollo di Kassel (sulla sua provenienza: M. Bieber, op. cit. in bibl., p. 1 ss.).
Dal museo nella Friedrichsplatz (Museum Fridericianum, fondato nel 1778) le antichità nel 1913 furono trasferite nello Hessische Landesmuseum. Una felice ma purtroppo breve creazione fu il Landgrafen-Museum (1935-39), nel quale la collezione di antichità aveva trovato una collocazione ideale (H. Moebius, Die Antikensammlung im Landgrafen-Museum zu Kassel, in Hessenland, 7-8, ann. 48, 1937). Dopo le gravi distruzioni della guerra le collezioni di antichità furono di nuovo riportate nello Hessische Landesmuseum, da dove saranno presto trasportate nel castello Wiihelmhöhe in Kassel. Opere più notevoli: l'Apollo di Kassel, il rilievo votivo ad Artemide.
Bibl.: M. Bieber, Die antiken Skulpturen und Bronzen des Königl. Museum Fridericianum in Cassel, Marburgo 1915; H. von Buttlar, Die Kasseler Antiken, 1948; E. Spartz, Antike Gläser, Kataloge der Staatl. Kunstsammlungen Kassel, n. i, 1967.
Kiel. - Collezione di Antichità nella Kunsthalle. - Oltre a calchi vi sono circa 500 pezzi originali, soprattutto vasi, terrecotte. L'inizio della collezione di originali si deve a F. Noack (1906). La nuova apertura del museo è del 1960.
Bibl.: W. Kraiker, Die Antikensammlung der Kunsthalle, in Kiel, in Schlewig-Holsteinische Universitätsgesellschaft, Jahresheft, 1960.
Magonza (Mainz). - Römisch-Germanische Zentralmuseum. - Fu fondato nel 1852 dall'Associazione per la storia e le antichità della Germania. Il suo scopo consistette e consiste tuttora soprattutto nel raccogliere i risultati delle molteplici ricerche regionali e per lo studio dei fondamenti della più antica storia e protostoria della Germania. Uno dei compiti particolari del museo è l'approfondimento della collaborazione tra archeologia e storia naturale. A questo scopo mantiene un laboratorio, scientificamente diretto, botanico e chimico-fisico. Le collezioni del museo dànno, con l'aiuto di originali e di fedeli riproduzioni, un sistematico quadro dello sviluppo delle epoche preistoriche e protostoriche della G. e dei loro più vasti rapporti. I laboratorî lavorano continuamente per il miglioramento dei metodi di restauro e di conservazione e formano nuovi restauratori.
Bibl.: Jahrbuch R G Z M, I, 1954 ss.; inoltre, Guide, Cataloghi e Monografie.
Università. - Dalle collezioni private di W. von Massow, del Dr. Adolf Preyss e del Frh. A. v. Senarclens-Grancy si costituì nel 1948-58 una collezione di antichità nel Schönborner Hof in Magonza per iniziativa di Roland Hampe. Fra i vasi si distingue un complesso di frammenti protoattici, che si sono potuti ricomporre e che hanno dato dei crateri su alto sostegno.
Bibl.: R. Hampe-E. Simon, Griechisches Leben im Spiegel der Kunst, Magonza 1959; C.V.A., Mainz, Universität, 1959 (R. Hampe, E. Simon); R. Hampe, Ein frühattischer Grabfund, Magonza 1960.
Mannheim. - Reiss-Museum. - Era famosa la Sala di Antichità di Mannheim, una collezione di calchi di opere classiche, nella quale il Goethe ebbe durevoli impressioni. Dalla fine del XVIII sec. oltre ad antichità locali avevano trovato posto nel Kurpfälzische Ahtiquarium alcune antichità trovate in Italia. Nel 1839 sono ricordati "vasi con disegni etruschi". La maggior parte degli acquisti risale agli anni tra il 1880 e il 1913, grazie al gusto e buon volere della cittadinanza. Dopo i gravi danni di guerra (la collezione dovette esser di nuovo riscavata sotto le macerie del Castello), si è proceduto ad una nuova esposizione nella Zeughaus costruita nel 1777-1778. Il nome di Reiss-Museum ricorda i cittadini onorari Dr. h. c. Cari e Anna Reiss, che poco dopo la prima guerra mondiale lasciarono una cospicua fondazione al museo. Fra i vasi la brocca del cosiddetto Pittore di Mannheim.
Bibl.: Ludwig W. Böhm, Mannheimer Museen und Sammlungen, in Mannheimer Hefte, 1956, heft 3; C.V.A., Mannheim, I, 1958 (A. Greifenhagen); E. Groppengiesser, Dier Ur- und Frühgeschichtsforschung in Mannheim und die Archäologischen Sammlungen des Reiss-Museum, Magonza 1965.
Monaco di Baviera (München) - (v. vol. v, p. 146 ss.).
Sulle collezioni di Monaco e sulla loro storia fino alla fine della seconda guerra mondiale: Bayerische Kulturpflege. Beiträge zur Geschichte der Schönen Künste in Bayern, a cura del Bayer. Staatsministerium fùr Unterricht und Kultus, S.K.H. Kronprinz Rupprecht von Bayern zum So. Geburtstag gewidmet 18 Maggio 1949.
Collezione Statale di Arte Egizia (Staatliche Sammlung Aegyptischer Kunst, Residenz, Nordseite). - Gli inizî risalgono all'Antiquarium di Albrecht di Baviera (1550-1570). Più tardi la collezione si accrebbe con gli acquisti del re Ludovico I. Prima della seconda guerra mondiale i pezzi erano esposti in tre musei di Monaco (Antiquarium, Museum Antiker Keinkunst, Glyptothek). Dopo la guerra furono riuniti in un'unica collezione, la Collezione Statale Egizia che, nell'autunno del 1967 fu chiamata Staatliche Sammlung Aegyptischer Kunst. Da ricordare: statua stante di Horus, divinità del cielo e del re; statua a dado del gran sacerdote di Ammone, Bekenchons; parete dalla tomba di Amen-em-inet, da Memfi; colossale testa di leone; ritratto maschile del periodo post-amarniano.
Bibl.: H. W. Müller, Die Aegyptische Sammlung des Bayerischen Staates, Ausstellungskatalog, Monaco 1966.
Collezioni di Antichità (Antikensammlungen am Königsplatz), già Museo di Arti Minori Antiche (Museum antiker Kleinkunst). - Il 21 aprile 1967 fu inaugurato il Museo delle Collezioni Statali di Antichità nell'edificio dove era prima la Neue Staatsgalerie nella Königsplatz di fronte alla Gliptoteca. Dopo quasi trenta anni si possono di nuovo ammirare fortunatamente le ricche serie di oggetti, tra i quali sono opere della più alta qualità, in una così importante collezione di arte antica adeguatamente esposta (Direttore D. Ohly).
Alle vecchie collezioni si sono aggiunte sostanzialmente la raccolta del Barone Hans von Schoen (1964), che costituisce un complesso a sé stante, come pure la raccolta di James Loeb, benemerito mecenate e appassionato di antichità, morto nel 1933.
Sono esposti circa 650 pezzi antichi, soprattutto vasi dipinti attici, terrecotte e bronzi, tutti di buona e spesso di ottima qualità. Grande è il numero dei vasi firmati o sicuramente attribuiti del VI-IV sec. a. C.; la coppa di Exekias con Dioniso che naviga sul mare; la coppa di Euphronios con il bel Leagros; l'anfora del Pittore di Kleophrades con Dioniso, sileni e menadi; un frammento di cratere di Euphronios; molti vasi del Pittore di Berlino; coppe di Pentesilea e di Tityos, lo stàmnos del Pittore di Kleophrades, con la partenza del guerriero, e molti altri vasi di pittori di primo ordine; alcune delle più belle lèkythoi a fondo bianco. Notevole è inoltre la grande e scelta collezione di antiche oreficerie. Fra i bronzi uno specchio laconico intorno al 540 a. C., la Fanciulla di Beroia. Inoltre il diadema d'oro Loeb, la corona aurea da Armentum; un vaso diatreto. Nel piano superiore è il cratere bronzeo dalla Campania, intorno al 500 a. C., tre deìnoi bronzei Loeb da Perugia, del 550-500 a. C.
Bibl.: O. Jahn, Beschreibung der Vasensammlung König Ludwigs in der Pinakothek zu München, Monaco 1854; J. Sieveking-R. Hackl, Die Königl. Vasensammlung zu München, Monaco 1912; C.V.A., (München), 1-5, 1939-1961 (R. Lullies); 6, 1968 (E. Walter-Karydi); D. Ohly, Die Antikensammlungen am Königsplatz in München, s. d. (1967).
Gliptoteca (Glyptothek, nella Königsplatz). - Dei pezzi qui conservati soltanto il Koùros di Monaco, l'Apollo di Tenea e gli Egineti sono visibili. Si lavora alla ricostruzione delle sale; la riapertura è prevista per l'anno 1971.
Bibl.: A. Furtwängler, Beschreibung der Glyptothek König Ludwigs I zu München, Monaco 1900; J. Sieveking - C. Weickert, Fünfzig Meisterwerke der Glyptothek König Ludwigs I; Paul Walters zum 60. Geburtstag dargebracht, 1928; D. Ohly, Die Neuaufstellung der Aegineten, in Arch. Anz., 1966, c. 515 ss.
Museo per i calchi di sculture classiche (Museum für Abgüsse klassischer Bildwerke, Wissenschaftliche Sammlungen des Staates [Bayern], Meiserstrasse 10). - Catalogo 1967, contiene 72 numeri.
Monetiere Statale (Staatliche Munzsammlung, nella Residenz). - Poiché il Gabinetto Numismatico dei Musei Statali di Berlino si trova nella parte orientale della città, la Collezione Statale di Monaco è l'unica di questo genere nella Germania Occidentale (una più piccola collezione di monete è nel Kestner-Museum ad Hannover). Comprende anche la Collezione di gemme di Paul Arndt.
Per il contenuto e la storia della collezione monetale si veda Bayerische Kulturpflege, p. 14; E. Brandt, Antike Gemmen in deutschen Sammlungen - Staatliche Münzsammlung, Monaco, Parte I, 1968.
Müster (Westfalia). - Università. - La piccola collezione didattica contiene, oltre a calchi di sculture, alcuni oggetti di arti minori. Nel 1965 fu acquistata la collezione privata dell'archeologo Otto Rubensohn morto in Basilea.
Bibl.: K. Stähler, Tanagrafiguren im Archaeologischen Museum der Universität Münster, in Jahresschrift 1965 der Gesellschaft zur Förderung der Westfälischen Wilhelms-Universität zu Münster; id., Eine unbekannte Pelike des Eucharidesmalers im Archaeol. Museum der Universität Münster, in Münsterische Forschungen, 17, Colonia-Graz, 1967.
Pforzheim. - Schmuckmuseum Pforzheim (Reuchlinhaus). - Nella Casa di Cultura costruita dalla città ed aperta nel 1961 con biblioteca, sale di esposizione, ecc. si trova anche una speciale collezione di antiche oreficerie, divenuta in breve tempo famosa, fra cui la raccolta di anelli Battke.
Bibl.: Reuchlinhaus Pforzheim. Zur Eröffnung am 20 Okt. 1961. Ringe aus vier Jahrtausenden, gesammelt und beschr. von H. Battke (= Insel-Bücherei n. 780); B. Segall, Zur griechischen Goldschmiedekunst des 4 Jh. v. Chr. Eine griechische Schmuckgruppe im Schmuckmuseum Pforzheim, Wiesbaden 1966.
Stoccarda (Stuttgart). - Württembergisches Landesmuseum. - Nel gabinetto di arte e antichità della casa principesca del Württemberg si trovava fin dall'inizio del XVII sec. una raccolta di alcuni oggetti antichi provenienti dall'Italia. Il nucleo principale fu però costituito dalla donazione nel 1828 di circa una sessantina di vasi, principalmente dell'Italia meridionale, da parte del poeta Friedrich von Matthison. Fra gli incrementi posteriori sono da ricordare nel 1907 una parte della collezione Ernst von Sieglin, e nel 1959 quella impiantata dal Principe Christian August von Waldeck (1744-98), che era passata nel 1928 al Dr. Heinrich Scheufelen in Oberlenningen. Da notare il trovamento funerario di Kleinaspergle presso Ludwigsburg, l'anello d'argento di Trichtingen, il Cammeo Gotha.
Bibl.: P. Goessler, Kurzer Führer, 1929; C. V. A., I, 1965 (E. Kunze-Götte); M. L. Vollenweider, Der Jupiter-Kameo, Stoccarda 1965 (cfr. H. Moebius, in Schweizer Münzblätter, 16, 1966, Heft 63, p. 110 ss.).
Treviri (Trier): - v. vol. vii, p. 979.
Tubinga (Tübingen). - Università. - Il dono di una raccolta di monete e della statuetta bronzea greca divenuta famosa sotto il nome di Oplita corridore di Tubinga dalla proprietà del Consigliere Tux (1798) costituì l'inizio della collezione archeologica. Il Bursian (1861-1864) e il Michaelis (1865-1872) si occuparono dell'ampliamento sistematico della collezione di calchi, mentre Ludwig Schwabe (1872-1908) può considerarsi il vero creatore dell'attuale Istituto Archeologico. Per sua opera si poterono fare i primi acquisti di vasi greci. Ben presto la raccolta di originali crebbe specialmente grazie al mecenatismo verso l'Istituto di Ernst von Sieglin. F. Noack e C. Watzinger promossero particolarmente questa parte della collezione. Da ricordare è il complesso, singolare a Nord delle Alpi, di forme e di frammenti di terra sigillata.
Bibl.: C. Watzinger, Griechische Vasen in Tübingen, 1924; H. Dragendorff-C. Watzinger, Arretinische Reliefkeramik, con descrizione della collezione di Tubinga, Reutlingen 1948; O. W. von Vacano, Tübinger Antiken, Ausstellung im Jahre 1962.
Würzburg. - Martin von Wagner-Museum (Università: v. vol. vii, pp. 1222-1224). - La collezione di incisioni in rame e di antichità del Padre Minorita Blank fu acquistata nel 1796. Il pittore e scultore I. Martin von Wagner (1777-1858) vissuto a Roma lasciò le sue raccolte all'Università. K. L. von Urlichs acquistò nel 1872 la Collezione Feoli (480 vasi greci da Vulci); K. Sitte nel 1892 la Collezione Margariti (300 terrecotte e vasi dalla Grecia e dall'Asia Minore). Il riordinamento si è fatto dopo la guerra sotto la direzione di H. Möbius con l'assistenza di W. Züchner, ed una nuova inaugurazione nell'ala meridionale della Residenz nel 1963. Un cratere calcidese quello con la partenza di Ettore; la coppa di Fineo; la coppa di Brygos con il comaste che rigetta; anfore del Pittore di K'eophrades; coppa del Pittore di Jena con sömplegma Choirilos - Paidia; importanti frammenti di vasi tarantini con attore e scenografia. Tra i nuovi acquisti, un altare romano con le Quattro Stagioni (E. Simon, Reclam Universal-Bibl., B. 9123).
Bibl.: E. Langlotz, Griechische Vasen in Würzburg, Monaco 1932; H. Möbius, Antike Kunstwerke aus dem Martin von Wagner-Museum, Erwerbungen 1945-1961, Würzburg 1962.
(A. Greifenhagen)
B) Germania orientale (Repubblica Democratica Tedesca). -
Altenburg (Circondario di Lipsia). - Collezione Amende per le antichità protostoriche (Amendessammlung fur vorgeschichtliche Altertümer). - La collezione che dal 1937 porta il nome del suo fondatore, Prof. Ernst Amende (1852-1940), del Lehrerseminar di Altenburg, rappresenta una raccolta specializzata all'interno del Museo del Castello di Altenburg (Altenburger Schlossmuseum) e comprende 6924 numeri di catalogo di pezzi trovati nell'allora Ducato di Sassonia-Altenburg. La Collezione era originariamente di proprietà della Società di Ricercatori di Storia e di Antichità della Regione orientale di Altenburg (Geschichte- und Altertumsforschenden Gesellschaft des Osterlandes zu Altenburg) ed esisteva fin dal 1838. Dal 1877 fino al 1920 gli oggetti erano conservati nel Museo Lindenau in Altenburg, e nel 1920 furono trasportati nell'allora istituito Heimatmuseum nel Castello di Altenburg. Vi sono rappresentate soprattutto ceramiche con decorazione a fasce, a cordicella e oggetti del periodo del Bronzo, oltre a trovamenti slavi e al deposito di Schlöbern del periodo di Hallstatt. La Collezione Amende è esposta in tre vani del Museo del Castello di Altenburg e comprende inoltre una raccolta didattica sistematicamente ordinata.
Bibl.: Sotto il titolo Vorgeschichte des Altenburger Landes, E. Amende pubblicò nel 1922 una guida: Führer durch die vorgeschichtliche Abteilung des Heimatmuseums zu Altenburg. Inoltre ha pubblicato molti articoli in Mitteilungen der Geschichte - und Altertumforschenden Gesellschaft des Osterlandes, nei volumi apparsi dal 1841 al 1938; H. Höckner, Ausgrabung von schnurkeramischen Hügelgräbern im Kreise Altenburg, in Alt Thüringen, Jahresschrift des Museums für Ur- und Frühgeschichte Thüringens, I, 1953-54, Weimar 1955; H. Höckner, Die wichtigsten Zugänge der Altenburger Amende-Sammlung für vorgeschichtliche Altertümer 1936-1959, in Arbeits- und Forschungsberichte zur sächsischen Bodendenkmalpflege, 10, pubblicato dal Landesmuseum für Vorgeschichte Dresden. Verlag Enzyklopädie, Lipsia 1962.
Museo Statale Lindenau (Staatliches Lindenau-Museum). - La collezione di antichi vasi greci, italici, etruschi costituisce una parte delle collezioni che furono donate da Bernard August von Lindenau (1779-1854) alla sua patria, il Ducato di Sassonia-Altenburg.
La parte più sostanziale e preziosa di queste collezioni è rappresentata dalla pittura primitiva italiana, tavole pre- e protorinascimentali (R. Oertel, Frühe italienische Malerei in Altenburg, Berlino 1961), che costituiscono la più ampia raccolta di questo genere fuori d'Italia. In rapporto interno come esterno alla collezione di vasi stanno i numerosi gessi che vanno dall'Egitto, all'Asia Minore, alle antichità greche, al Medioevo tedesco, al Rinascimento italiano, fino al classicismo del tempo di Lindenau.
Per queste collezioni, insieme con la Biblioteca, negli anni 1873-76 fu costruito un museo di rappresentanza nel giardino del castello ducale; le cure delle collezioni furono peraltro lasciate a laici con ufficio onorario, fino al 1951. Le Collezioni di Lindenau non furono peraltro né completate né compiute, e soltanto dopo la seconda guerra mondiale poterono essere integrate con una Galleria di arte moderna e con una Collezione grafica.
La collezione vascolare di Lindenau contiene alcuni vasi geometrici del VII sec. a. C. Vi si aggiungono quindici vasi corinzî, specialmente oinochòai a bocca triloba ed alàbastra. Un trapasso alla ceramica attica a figure nere è rappresentato dall'anfora a collo distinto di Rodi (Fikellura) della metà del VI sec. a. C., il pezzo più significativo e noto della collezione. Alla ceramica attica a figure nere appartengono sessantadue vasi, tra i quali un'anfora a collo distinto da Vulci che, secondo il Beazley, è opera non firmata di Exekias, intorno al 540. Tra i settantacinque pezzi a figure rosse una oinochòe da Nola, opera non firmata dell'officina di Hermonax, del 450-440. Vi sono inoltre undici vasi attici stampati e a rilievo, tre beotici, quattro italo-corinzî, quattro italioti a figure rosse, quarantacinque àpuli, tre lucani, dieci campani, dodici tra italioti a vernice nera, di Gnathia, pestani ed altri, ventotto greco-italioti a vernice e a rilievo; quattro caleni, ventitrè messapici e di altre fabbriche italiote, trentacinque etruschi (bucchero ed impasto nero) sei etruschi dipinti, uno etrusco a figure rosse, tre ellenistici. Altri pezzi sono di provenienza ignota e di modesta qualità.
Bibl.: E. Bielefeld, Griechische und etruskische Tongefässe, Altenburg 1953, 2, seconda edizione accresciuta; Corpus Vasorum Antiquorum, Deutschland, voll. 17, 18, 19, Berlino 1959-60; F. Schmidt, Griechische Vasen aus dem Lindenau-Museum zu Altenburg. 32 Tavole di Walter Danz. (Die Schatzkammer, Bd. 5), Lipsia 1961; H. C. v. der Gabelentz-H. Scherf, Das Staatliche Lindenau-Museum. Seine geschichte und seine Sammlungen, Altenburg 1961, seconda edizione ampliata, 1967.
(H. C. von der Gabelentz)
Berlino: - v. vol. ii, p. 57-64 e Suppl. s. v.
Gotha. - Gothaer Heimatmuseum. - Nella torre occidentale del Castello Friedenstein si trova il museo che in venti sale di esposizione illustra i varî documenti dello sviluppo della regione di Gotha. Il nucleo principale del museo consiste in una ricca collezione di armi a mano e di oggetti di arte popolare locale, materiali per la storia delle correnti artigianali locali e una significativa sezione preistorica e protostorica.
Nel 1928 si ebbe la prima fondazione ed apertura del museo, dopo lunghi sforzi precedenti, fatti soprattutto dalla società per la Storia e le Ricerche di Antichità di Gotha (Verein für Gothaische Geschichte und Altertumsforschung). Le collezioni nel campo della preistoria comprendono materiali della Società Antropologica (Anthropologische Verein), cessata nel 1873, e l'ampia raccolta di materiali di scavo del medico G. Florschütz; nel campo dell'arte locale, materiale didattico della Reyherschule, che costituiva il nucleo principale del museo, anche quando questo aveva sede nella torre occidentale del Friedenstein. Controversie di politica locale permisero otto anni più tardi al Conservatore della Collezione preistorica Florschütz di trasferire la sua sezione nel Kunstmuseum, consolidato come museo di fondazione ducale nel 1934. Nel 1938 seguì la ratifica legale di questo passo; la proprietà della Società di Storia rimase immutata con questo passaggio; la collezione fu notevolmente accresciuta nel 1939 con l'acquisto dei trovamenti preistorici dell'insegnante di Sonneborn H. Kaufmann. Le crescenti difficoltà finanziarie costrinsero la Società di Storia a cedere alle lunghe pressioni della città perché la collezione diventasse civica. Nel 1942 fu così fondata la Società per il Museo della Città e del Circondano di Gotha (Zweckverbandes Heimatmuseum für die Stadt und Landkreis Gotha) come ente di diritto pubblico. Negli anni seguenti tuttavia la città e il circondario come sostenitori della Società e del Museo non fecero alcunché per il museo e per le sue collezioni. Molte delle perdite subite durante la guerra nelle raccolte di porcellane, uniformi, costumi, in gran parte vanno riportate a questa situazione.
Dopo la guerra sorsero controversie riguardo all'ubicazione del museo, concluse nel 1949 con il ritorno del materiale nei locali del 1928. Nel 1951 poté aversi la nuova apertura del Museo di Cultura locale (Kulturkundliches Heimatmuseum); la Società non esisteva più; ma già alla fine del 1952 questo Museo di Cultura chiuse i battenti perché nel frattempo un Museumskombinat Friedenstein doveva riunire tutte le raccolte di Gotha. Il personale del museo nel corso di queste trattative fu licenziato, i materiali rimasero nel vecchio posto.
Ma dopo che il Museumskombinat si fu dimostrato non efficiente e poichè fra la popolazione si era manifestato sempre più forte il desiderio di un museo orientato verso l'arte locale, il consiglio della regione di Gotha nel 1956 decise di riaprire di nuovo lo Heimatmuseum nella torre del castello. Insieme con le istituzioni del Museo di Storia Naturale e con l'Ekhoftheater esso formò fino al 1967 una società amministrativa, che in seguito alla fondazione dei Musei della Città di Gotha (Museen der Stadt Gotha) al principio del 1968 abbracciò anche il Museo del Castello (Schlossmuseum Gotha) e l'Arbeitergedenkstätte Tivoli.
I materiali di preistoria e protostoria del complesso dello Heimatmuseum sono varî e notevoli in relazione alla situazione del territorio favorevole agli insediamenti. Oltre alle già ricordate raccolte Florschütz e Kaufmann entrarono durante il periodo di gestione civica del museo parti dei materiali preistorici della collezione ducale (soprattutto trovamenti scandinavi); inoltre il patrimonio delle raccolte è stato e sarà continuamente accresciuto per i nuovi trovamenti occasionali durante scavi di recupero entro il territorio di Gotha. Cronologicamente si ha quasi un completo quadro dal Paleolitico (scarsamente rappresentato) fino all'alto Medioevo, e le sezioni più importanti consistono per il Neolitico nella ceramica a fasce e a cordicella, per l'Età del Ferro nella cultura di La Tène e nel periodo imperiale romano. Particolarmente notevoli in questo complesso di trovamenti appaiono per la più recente Età del Ferro preromana il campo di tombe di Heilige Lehne presso Seebergen e l'abitato Fischhaus in Gotha; per il periodo imperiale romano il campo di tombe presso Wechmar. Completano il quadro dello sviluppo storico di questa regione le epoche e culture seguenti: Mesolitico, Gruppo Baalberg, le culture di Bernburg, delle anfore sferiche (Kugelamphoren) del bicchiere a campana, di Aunjetitz, il periodo delle tombe a tumulo del Bronzo (Hügelgräberbronzezeit), la cultura di Waltersleben (Unstrutgruppe), la prima Età del Ferro e il periodo delle migrazioni di popoli, che si completano con le già citate culture in una serie cronologicamente quasi ininterrotta.
Bibl.: G. Florschütz, Die vorgeschichtlichen Sammlungen des Gothaer Heimatmuseums, Gotha 1934; H. Kauffmann, Sammlung Kaufmann- Sonneborn, Lkr. Gotha, ein Zuwachs der vorgeschichtlichen Abteilung des Gothaer Heimatmuseums, Jena 1941. Dal 1964 è apparsa una serie di pubblicazioni sotto il titolo Gothaer Museumsheft-Abhandlungen und Berichte des Heimatmuseums Gotha, di cui sono finora apparsi i fascicoli del 1964 e, 1966 e 1968. Si veda inoltre: G. Florschütz, Unser Heimatmuseum - ein Rückblick, in Mitteilungen des Vereins für Gothaische Geschichte und Altertumsforschung, Gotha 1935, pp. 6-7; H. Kaufmann, Ur- und Frühgeschichte des Gothaer Landes, Gothaer Museumsheft, Gotha 1964, pp. 19-80; H. Motschmann, Das Gothaer Heimatmuseum und seine Sammlungen, Gothaer Museumsheft, Gotha 1964, pp. 3-18.
(D. W. Müller)
Jena. - Collezione Hilprecht di antichità dell'Asia Anteriore (Hilprecht-Sammlung Vorderasiatischer Altertümer). - Hermann Vollrat Hilprecht (1859-1925) lasciò per testamento all'Università di Jena la propria collezione di antichità dell'Asia Anteriore, specialmente le tavolette fittili cuneiformi, ed anche un complesso di piccoli trovamenti, come la Collezione Frau Professor Hilprecht di Antichità Babilonesi (la denominazione completa attuale: Frau Professor Hilprecht-Sammlung Vorderasiatischer Altertümer im Eigentum der Friedrich-Schiller-Universität Jena). Hilprecht, dopo la sua promozione ottenuta a Lipsia nel 1883, fu chiamato nel 1885 a Filadelfia come professore di assiriologia. Come tale diresse in qualità di Direttore scientifico gli scavi nella collina di rovine di Niffer nell'Iraq meridionale, scavi che furono condotti da quella Università in quattro campagne dal 1888 al 1900 (la ripresa degli scavi dopo la seconda guerra mondiale è per questo complesso di poco rilievo). Gli scavi largamente fruttiferi di questo complesso di rovine che nascondevano i resti di Nippur, il centro cultuale dei Sumeri con il tempio del dio principale Enlil, hanno messo in luce, oltre ad oggetti archeologici di tutti i generi, soprattutto più di 50.000 tavolette fittili e frammenti di tavolette con scrittura cuneiforme di tutto il periodo della storia sumero-babilonese. Gli oggetti andarono in possesso in parte del Museo dell'Università di Pennsylvania in Filadelfia, in parte nel Museo di Antichità di Istanbul. Un piccolo nucleo Hilprecht stesso ricevette dall'allora sultano turco come riconoscimento dell'opera da lui prestata a quest'ultimo museo, di cui aveva riordinato le collezioni. Queste tavolette provenienti da Nippur rappresentano la parte principale della Raccolta Hilprecht. Altre tavolette cuneiformi di varia provenienza furono da lui acquistate nel mercato antiquario.
In relazione a questa formazione la collezione presenta una consistenza conchiusa. Comprende, insieme a numerosi frammenti, circa 3.000 numeri: accanto a tavolette cuneiformi, 100 pezzi archeologici (piccoli trovamenti dalla Mesopotamia, in gran parte da Nippur) e circa 40-50 coppe aramaiche (Zauberschaien) da Nippur. Circa 100 tavolette di argilla derivano dalla proprietà del primitivo Seminario Orientale dell'Università di Jena. Gli oggetti minori consistono in massima parte di terrecotte di varî periodi dal predinastico fino all'arsacide; sigilli a rullo e ceramica non sono rappresentati. Sono particolarmente da segnalare due rilievi di calcare e un'ascia di rame del tipo degli oggetti trovati a Fara (cfr. E. Heinrich, Fara, Berlino 1931; Br. Meissner, op. cit., in bibl.). Furono trovati probabilmente nel 1900 da Hilprecht durante una visita a questa città. Le tavolette cuneiformi abbracciano quasi tutti i temi e i periodi della scrittura cuneiforme: ricevute commerciali dal periodo predinastico e sargonico (le più antiche sono del tipo delle tavolette di Fara e derivano almeno in parte da Nippur); documenti dell'epoca della III dinastia di Ur; testi storici del periodo predinastico fino a quello tardo-babilonese; testi letterarî sumerici da Nippur; testi letterarî accadici dal periodo antico fino al periodo tardo-babilonese; documenti assiri antichi, (cappadoci) e lettere; documenti giuridici e commerciali antico-babilonesi e lettere (dinastie di Isin, Larsa e Babilonia); documenti del periodo neo-babilonese fino a quello achemènide; tavolette matematiche e metrologiche (soprattutto del periodo antico e medio-babilonese); vocabolarî e testi scolastici di varî periodi, tra cui tavolette lenticolari antico-babilonesi.
Fra gli oggetti più preziosi della collezione sono i testi letterarî sumeri che, insieme con le simili tavolette da Nippur a Filadelfia e ad Istanbul, rappresentano le fonti principali sul pensiero e sulle concezioni dei Sumeri. Un pezzo finora unico nel suo genere è la pianta della città di Nippur (forse della metà del II millennio a. C.), più volte riprodotta (ad esempio, in S. N. Kramer, From the Tablets of Sumer, Indian Hills, Colorado 1956, pp. 142; 274). Alcune tavolette particolarmente notevoli sono, accanto a determinati testi letterarî antico-babilonesi, quelle antiche mediche ed astronomiche, come anche alcuni testi in cuneiforme "microscopico", infine due tavolette dalla biblioteca di Assurbanipal da Ninive.
Con il possesso della Collezione, all'inizio del 1926, l'Università di Jena ha sviluppato anche la pubblicazione di queste preziose e varie fonti rappresentate da questi materiali. Per la scrittura cuneiforme la serie Texte und Materialen der Frau Prof. Hilprecht Collection of Babylonian Antiquities im Eigentum der Universität Jena, prosegue, precisamente dopo la interruzione della seconda guerra mondiale, nella quale la Collezione subì anche alcune perdite, nella serie sotto il titolo Texte und Materialen der Frau Prof. Hilprecht-Sammlung Vorderasiatischer Altertumer im Eigentum der Freidrich-Schiller-Universität Jena.
Bibl.: Cfr. la prima rassegna della Collezione H. Zimmern, in Zeitschrift für Assyriologie, XXXVII, 1926, pp. 224-226. Nella serie delle pubblicazioni sono apparsi finora i seguenti volumi: I, J. Lewy, Die Keilschrift-texte aus Kleinasien, 1932; II-III, O. Krückmann, Neubabylonische Rechtsund Verwaltungstexte, 1933; IV, Br. Meissner, Die babylonischen Kleinplastiken, 1934; A. Pohl, Vorsargonische und sargonische Wirtschaftstexte, 1935; N. S. I-II, A. Pohl, Rechts- und Verwaltungsurkunden der III. Dynastie von Ur, 1937; N. S. III - IV, I. Bernhardt - S. N. Kramer, Sumerische literarische Texte aus Nippur, voll. I e II, 1961 (1967); O. Neugebauer, Mathematische Keilschrifttexte, Gottinga 1934 ss. Singoli pezzi sono pubblicati in varie riviste, fra cui (dal 1954), Wissenschaftlichen Zeitschrift der Friedrich-Schiller-Universität Jena, gesellschaftswissenschaftliche Reihe.
(J. Oelsner)
Collezioni dell'Istituto Archeologico dell'Università Friedrich-Schiller (Sammlungen des Archaeologischen Instituts der Friedrich-SchillerUniversität Jena). - Il Museo Archeologico fu fondato nel 1845-1846 da C. W. Göttling. I mezzi sono forniti dai proventi delle lezioni (Rosenvörlesungen) di cultura popolare; doni del duca Josef von Sachsen-Altenburg, del re di Prussia Federico Guglielmo IV e di privati. Il museo fino al 1906-1908 è stato nel vecchio Castello, poi nell'edificio principale dell'Università. La collezione di gessi dal 1962 è nel museo del Castello a Sondershausen-Thür. La collezione di arti minori (con depositi delle Collezioni Artistiche Statali di Weimar: Staatliche Kunstsammlungen Weimar) e del Museo di Preistoria e Protostoria di Weimar (Museum für Ur- und Frühgeschichte Weimar), si trova nell'Istituto di Archeologia.
Le collezioni comprendono:
La Collezione dei Gessi (Abgussammlung) che contiene 471 statue, ritratti, rilievi, plastica architettonica, dal VII sec. a. C. fino al tardo Impero.
La Collezione di arti minori (Sammlung antiker Kleinkunst) che raccoglie: alcune sculture in marmo (fra cui buoni ritratti del III sec. d. C.), collezione di vasi, con 496 vasi interi e più di 500 frammenti, dal periodo tardomiceneo fino all'Impero Romano (63 vasi provengono dall'antica collezione del Marchese Campana), trovamento dell'officina della Odòs Hermou ad Atene, il cosiddetto Pittore di Jena (Jenaer Maler); circa 150 vasi di vetro e frammenti; circa un centinaio di terrecotte; 70 piccoli bronzi (in parte più recenti); collezione di monete orientali (dalla collezione numismatica orientale già granducale; 7489 esemplari) e monete dell'Impero Romano (Collezione F. W. Schmidt; 4313 esemplari).
Bibl.: Storia: R. Gaedechens, Der Becher des Ziegenhirten, Programm zum 100. Todestage J. J. Winckelmanns, Jena 1868, 5 Anm. 9; G. Goetz, Geschichte der klassischen Studien an der Universität Jena, in Zeitschr. des Vereins für Thüringische Geschichte und Altertumskunde, N. S. 12 Beiheft, Jena 1928, p. 60 ss. Materiali: C. W. Göttling, Das Archäologische Museum der Universität Jena, Jena 1a ed. 1846; 2a ed. 1848; 3a ed. 1854; Appendice 1867; Verzeichnis der Obersteleutnant F. W. Schmidt'schen antiken Münzsammlung hrsg. von Otto Knott, Weimar 1890; R. Herbig, Einzelaufnahmen, 3933-3954; W. Müller, Keramik des Altertums, Vasen aus der Friedrich-Schiller-Universität Jena. Sammlung antiker Kleinkunst, Lipsia 1963.
(E. Kluwe)
Lipsia. - Museo dell'Istituto di Egittologia dell'Università. - Il museo egiziano dell'Università di Lipsia è sorto da una piccola raccolta di studio annessa al Museo di Antichità classiche. Intorno agli anni settanta del secolo scorso, il titolare della cattedra di Egittologia Georg Ebers, riuscì ad ampliare il piccolo Gabinetto Egittologico mediante acquisti, cambi e procurandosi i calchi in gesso di importanti originali dei maggiori musei d'Europa. Altri pezzi giunsero ad arricchire la collezione con i pregevoli doni della Deutsche Orient-Gesellschaft (Società Tedesca per l'Oriente) e del Museum of Fine Arts di Boston (per esempio il corredo funebre di Henschef-ḥotpe databile all'inizio del Medio Regno e ceramiche e intagli in vetro provenienti da Kerma). Ma il maggiore incremento venne al museo dagli scavi archeologici da esso promossi, che Georg Steindorff (con l'appoggio finanziario dell'industriale di Stoccarda E. von Sieglin) condusse in Egitto e nella bassa Nubia. Dagli scavi nella necropoli di Gīzah (1903-11) vennero statue di sovrani e di privati, figure di serventi e rilievi dell'Antico Regno (il pezzo più notevole è la testa di una statua di Khephren in diorite); dagli scavi di Abusir (1910) fu posta in luce una necropoli protostorica dalla quale a Lipsia giunsero soprattutto vasi in pietra; dagli scavi di Aniba (1912, 1914, 1930-31) provengono, fra l'altro, due sostegni di coppe, in bronzo, fino a oggi quasi unici e vasi in terracotta (cosiddette "coppe a decorazione incisa"); dagli scavi di Qâw (1913, 1928-29), oltre a vasi provengono, per esempio, la stele funeraria di un certo Wersu (inizî della XVIII dinastia) e il sarcofago in pietra di un certo Petosiri (tarda età tolemaica).
Nel dicembre 1943 anche il museo egizio di Lipsia fu vittima di bombardamenti aerei. Ma poiché la maggior parte delle sue collezioni erano state tempestivamente messe al sicuro, la raccolta dell'Istituto di Egittologia può ancora, nonostante le perdite subite per la guerra, esser considerata come una delle collezioni egittologiche più estese della Germania.
Bibl.: J. Spiegel, Kurzer Führer durch das Ägyptische Museum der Universität Leipzig, Lipsia 1938; D. Müller-H. Hertzoldt, Ägypten, Die Schatzkammer, vol. 3, Lipsia 1960; S. Morenz, Bericht des Herrn Morenz über rückgeführt Kunstschätze des Leipziger Ägyptischen Museums, in Jahrb. d. Säcsh. Ak. d. Wiss., Lipsia 1957-59, Berlino 1951, p. 126 ss. Pubblicazioni di scavo: U. Hölscher, Das Grabdenkmal des Königs Chefren, in Veröff. der E. v. Sieglin-Expedition in Ägypten I, Lipsia 1912; G. Steindorff, Aniba I, Glückstadt-Hamburg-New York 1935; Aniba II, 1937; H. Steckeweh, Die Fürstengraber von Qâw in Veröff. der E. v. Sieglin-Expedition in Ägypten, VI, Lipsia 1936; H. Bonnt, Ein frühgeschithliches Gräberfeld bei Abusir, ibid., IV, Lipsia 1928.
(R. Krauspe)
Schwerin. - Museo di Preistoria e Protostoria (Museum für Urund Frühgeschichte). - È centro di ricerca per i circondari di Rostock, Schwerin e Neubrandenburg. La raccolta esposta è nell'edificio del Museo Statale di Schwerin.
Gli inizî della collezione risalgono al Gabinetto Granducale di Scienze Naturali del sec. XVIII. Nel 1836 fu incaricato della direzione della Collezione Granducale di Antichità Fr. Lisch, e la raccolta nel 1837 fu trasferita nel Castello di Schwerin insieme con la Collezione della Società per la Storia e le Antichità del Mecklenburgo. Il successore di Lisch, R. Beltz, ricevette il compito nel 1880 di riunire le due raccolte in una Collezione delle Antichità del Mecklenburgo e di esporla negli ambienti dello scantinato del nuovo museo costruito nell'Alten Garten. Nel 1937 seguì la moderna esposizione nel Castello di Schwerin a cura di W. Bastian. Nel 1943 i pezzi piu significativi della collezione furono immagazzinati in un rifugio e sono di nuovo ritornati nel 1959. Nel 1953 le collezioni passarono nel Museo per la Preistona e Protostoria di Schwerin di nuova fondazione, la cui direzione fu affidata a E. Schuldt. Questi uffici assunsero anche la cura dei monumenti e delle ricerche archeologiche nei circondarî di Rostock, Schwerin e Neubrandenburg.
La collezione contiene ricche serie di oggetti mesolitici (Wohnplatz Hohen Viecheln), neolitici (corredi funerarî megalitici) e del periodo del Bronzo (specialmente bacini da appendere); del periodo del Ferro preromano e del primo e tardo periodo imperiale sono esposti larghi complessi da necropoli.
Bibl.: Dal 1953 si pubblica lo Jahrbuch für Bodendenkmalplege in Mecklenburg, del quale sono usciti finora 14 volumi. Nella serie Denkmaeler und Funde im Gebiet der Deutschen Demokratischen Republik, sono stati pubblicati finora gli inventarî delle regioni di Neustrelitz e di Neubrandenburg di A. Hollnagel e della regione di Ueckermünde di A. Hellmundt. Dei Beiträgen zur Ur- und Frühgeschichte der Bezirke Rostock, Schwerin und Neubrandenburg sono stati pubblicati due volumi: E. Schuldt, Die slawischen Burgen von Neu-Nieköhr - Walkendorf, Kreis Teterow, e A. Hollnagel, Bibliographie zur Ur- und Frühgeschichte Mecklenburgs (Bezirke Rostock, Schwerin und Neubrandenburg). Dei Cataloghi sono usciti: 1: Mecklenburgische Altertümer; 2: Altslawisches Handwerk; 3: Frühgeschichtliches Kunstgewerbe; 4: Slawische Burgen in Mecklenburg; 5: Technik der Steinzeit; 6: Alte Gräber - Frühe Burgen; 7: Slawische Töpferei; 8: Technik der Bronzezeit; 9: Dolmen und Ganggräber an der Recknitz; 10: Riesensteingräber an der Warnow; 11: Mecklenburgische Altertümer. Neue Funde; 12: 4000 jährige Gräber im Everstorfer Forst.
(E. Schuldt)
Weimar. - Museo per la Preistoria e Protostoria della Turingia (Museum für Ur- und Frühgeschichte Thuringens). - Le raccolte del museo si trovano nella Poseckschen Haus costruita all'epoca di Goethe (1790). Il nucleo fondamentale del museo è costituito dalle raccolte della Società per le Scienze naturali di Weimar (Naturwissenschaftlichen Gesellschaft zu Weimar). Nel 1889 fu aperto il Museo di Storia Naturale (Naturwissenschaftliche Museum). A causa del costante incremento dei pezzi da esposizione la collezione nel 1892 fu trasferita nella sede attuale e comprese accanto al materiale di storia naturale anche materiale archeologico, locale ed etnologico. Nel 1903 il museo passò in proprietà della città di Weimar e fino al 1921 portò il nome di Museo per la Protostoria (Museum für Vorgeschichte).
La Poseckschen Haus fu riaperta nel 1949. Dal 1953 il museo è alle dipendenze dell'allora Segretariato di Stato e ora Ministero per l'Istruzione. Da allora si è iniziato il riordinamento delle collezioni esposte e s'è accresciuta l'attività di ricerca del Museo per la Preistoria e Protostoria della Turingia.
L'esposizione delle collezioni occupa 24 ambienti, illustrando la storia dello sviluppo dell'uomo, la tecnica dell'Età della Pietra, la fauna e la flora dell'Età del Ferro, gli animali dai grossi occhi dell'antico Pleistocene di Süssenborn, l'uomo dell'antica Età della Pietra di Ehringsdorf, il suo ambiente e la sua cultura, cacciatori e raccoglitori del Paleolitico Recente in Turingia (materiali trovati nelle importanti stazioni di Döbntz e di Ölknits), la rivoluzione neolitica, le culture dell'Età della Pietra recente (fra l'altro ceramica a fasce del campo di tombe di Sondershauzen, ciste funerarie di pietra di Kalbsrieth), trovamenti dell'Età del Bronzo e della prima Età del Ferro (fra l'altro campo di tombe di Grossbrembach), i Celti, (fra l'altro l'oppidum di Steinsburg e l'abitato di Widderstatt presso Jüchsen), la cultura e l'arte degli Hermunduri (fra l'altro la tomba principesca di Hassleben), oggetti votivi germanici di Oberdorla, ricchi corredi funerarî dell'antico periodo turingio e merovingio (fra l'altro la tomba principesca di Ossmannstedt, tombe di Weimar e di Mühlhausen), la cultura dei primi Germani e degli Slavi in Turingia (fra l'altro l'abitato di Mühlhausen, il campo di tombe di Espenfeld), trovamenti medievali (fra l'altro il borgo e il villaggio del XIII sec. di Bösleben).
Accanto alla cura dei monumenti per la regione di Erfurt, Gera e Suhl, si svolgono speciali ricerche sull'Età della Pietra antica e recente, in particolare sull'insediamento, il commercio e sul culto dei Celti e dei Germani. Una serie di modellini panoramici servono alla divulgazione delle possibilità di riconoscimento di antichità preistoriche e dei mezzi per la loro preservazione.
Bibl.: Annuario Alt-Thüringen, Weimar dal 1953-54 e ss.; pubblicazioni del Museo per la Preistoria e Protostoria della Turingia (serie di Monografie, quaderni divulgativi sulle collezioni esposte).
(G. Beihm-Blancke)