GERUSALEMME
La questione di G. rappresentava da sempre un nodo inestricabile nei negoziati di pace israelo-palestinesi: se da un lato Israele riteneva G. capitale eterna, unita e indivisibile del Paese, secondo quanto legiferato nel 1980, sul fronte opposto l’Autorità nazionale palestinese (v. Palestina) non poteva neppure ventilare l’ipotesi della nascita di uno Stato per il suo popolo senza G. Est (al-Quds) come capitale.
Nei primi decenni del 21° sec. contribuiva a complicare la situazione la scelta dei governi israeliani di facilitare lo stanziamento di nuovi coloni all’interno della Città vecchia, nel quartiere musulmano e in quello cristiano, in altre zone di G. Est e nei sobborghi della cintura esterna (al-Tūr, Silwān, Abū Dīs). Le agenzie governative e della municipalità aiutavano le organizzazioni dei coloni ad acquistare o confiscare edifici di proprietà palestinese per insediarvi residenti ebrei o scuole religiose. Queste abitazioni, guardate a vista giorno e notte da uomini armati, diventavano l’esca per nuove tensioni e rendevano manifesto il tentativo israeliano di impedire qualsiasi possibile futura divisione della città.
Tra la fine del 2011 e il 2012 il governo israeliano annunciava l’intenzione di accelerare i lavori di edificazione di nuove abitazioni nell’insediamento di Ma’ale Adumim, 7 km a est di G., il più grande insediamento israeliano nei Territori occupati, città autonoma dal 1991. Ma’ale Adumim verrebbe congiunto a G. Est mediante la costruzione di un nuovo insediamento, denominato E1: la formazione di questo grande agglomerato urbano, proteso in territorio cisgiordano, impedirebbe di fatto una continuità territoriale dello Stato palestinese. La contrarietà mostrata a più riprese dall’amministrazione statunitense non spingeva Israele a una maggiore cautela e nell’ottobre 2014 il primo ministro Benjamin Netanyahu annunciava un nuovo piano di insediamenti a Givat Hamatos, a sud-est di Gerusalemme.
Sul fronte della lotta al terrorismo, grande emozione e rinnovata preoccupazione destava nel marzo 2008 la strage di otto studenti del più importante collegio rabbinico di G., compiuta da un terrorista palestinese; l’attentato, salutato con manifestazioni di gioia dai militanti di Ḥamās, era il più grave da diversi anni.
Negli ultimi mesi del 2014 e all’inizio del 2015 G. precipitava di nuovo nell’incubo degli attentati. In risposta agli atti terroristici compiuti nella città tra ottobre e novembre, il governo israeliano decideva a più riprese una chiusura temporanea della Spianata delle moschee, provocando la forte irritazione della monarchia giordana, custode dei luoghi santi musulmani di Gerusalemme.