Uomo politico brasiliano (São Borja, Rio Grande do Sul, 1883 - Rio de Janeiro 1954). Capo di un'insurrezione politico-militare di orientamento progressista (1930), divenuto presidente (riconfermato nel 1934) diede vita a un regime autoritario e populista. Con il golpe del 1937 instaurò una dittatura (il cd. Estado novo). Destituito (1945) e rieletto (1950), si suicidò dopo essere stato nuovamente deposto.
Deputato federale (1923-26), ministro delle Finanze (1926-27), nel 1928-30 fu governatore dello stato di Rio Grande. Sconfitto nelle contestate elezioni presidenziali del marzo 1930 da un candidato proveniente, come il presidente uscente, dallo stato di San Paolo, V. si pose a capo di un'insurrezione di ufficiali progressisti scoppiata nel Rio Grande e presto appoggiata dagli stati di Minas Gerais e Paraíba, contrari al predominio politico-economico paulista. Nominato presidente provvisorio nel nov. 1930, V. sciolse il parlamento federale e le assemblee legislative regionali e sostituì i governatori degli stati con funzionari di sua fiducia; nel 1934 una nuova costituzione rafforzò i poteri del governo centrale a scapito di quelli degli stati e sancì il divieto di rielezione per il presidente, carica alla quale fu eletto lo stesso Vargas. Tuttavia, col sostegno dei vertici militari, nel nov. 1937 il presidente proclamò lo stato d'assedio, sciolse il parlamento e i partiti politici e impose una nuova costituzione, nettamente autoritaria, instaurando il cosiddetto Estado novo: al potere centrale V. affidò il compito di regolare le attività produttive e avviare la modernizzazione del paese, pur senza attaccare direttamente gli interessi dell'oligarchia fondiaria; l'autonomia fiscale degli stati fu eliminata e venne adottata una politica protezionistica, che favorì (insieme anche agli investimenti statunitensi) lo sviluppo del settore secondario e la nascita dell'industria siderurgica nazionale. Imposto il controllo governativo sui sindacati, V. proseguì nella politica di riforme sociali inaugurata nei primi anni Trenta col varo di una legislazione del lavoro che prevedeva, tra l'altro, un salario minimo, la limitazione dell'orario e l'assistenza medica; ciò gli valse l'appellativo di "padre dei poveri" e la conquista di un vasto consenso popolare, soprattutto tra i ceti urbani. Destituito (1945) da un pronunciamento militare al termine della seconda guerra mondiale (nella quale il Brasile si era schierato a fianco degli Alleati), V. fu poi senatore per Rio Grande sino al 1950, quando fu rieletto alla presidenza quale candidato del Partido trabalhista brasileiro, da lui fondato nel 1945; l'esasperazione degli aspetti nazionalistici populistici della sua politica, ma soprattutto gli scandali in cui rimase coinvolta la sua amministrazione, portarono infine alla caduta di V.: deposto da una nuova sollevazione militare nell'ag. 1954, si suicidò.