COSBUC, Gheorghe
Poeta romeno, nato a Hordãu (Transilvania) l'8 settembre 1866, morto nel maggio 1918 a Bucarest. Compiuti gli studî locali a Năsăud, passò nell'università di Cluj; ma, per l'atmosfera prevalentemente ungherese e antiromena di quell'ateneo, interruppe gli studî per recarsi a Sibiu come redattore del giornale Tribuna, dove restò tre anni. Ma Bucarest lo attirava. I ripetuti inviti di I. Slavici e di Titu Maiorescu e il desiderio di sottrarsi al servizio militare lo decisero a partire per Bucarest. Dopo aver collaborato a diverse riviste, ne fondò (1894) una egli stesso col titolo di Vatra (Focolare). Negli ultimi tempi fu impiegato alla "Casa delle scuole"; ma il dolore per la perdita dell'unico suo figlio rovinò la sua salute già compromessa dall'alcool sicché morì nel 1918, senza la gioia di veder libera e ricongiunta alla patria la sua Transilvania.
L'attività letteraria del C. ha un triplice aspetto: di poeta, di traduttore, di divulgatore. Come poeta ci ha dato quattro volumi di versi: Balade Şi Idile (Ballate e Idillî, 1893), Fire de tort (Fili di lino, 1896), Ziarul unui pierde vară (Giornale d'un perditempo, 1902) e Cântece de vitejie (Canti di valore, 1904). Malgrado qualche lieve derivazione dalla poesia tedesca, il carattere specifico della sua poesia è l'autoctonismo. "Poeta dei contadini", ne interpreta la vita e le aspirazioni; è forse, oltre che il più rappresentativamente nazionale, il più occidentale e latinamente armonioso dei poeti romeni. Anch'egli si compiace talvolta, come l'Eminescu, del poemetto filosofico (v. Le nozze di Zamfira e La morte di Fulger); ma la sua filosofia non ha nulla di trascendentale e si risolve in un sereno, se pur qua e là melanconico, ottimismo pratico. Delicatissime sono le poesie La canzone del fuso e Allo specchio, che cantano la vita intima e famigliare della giovine contadina romena.
Come traduttore, il C. ci ha lasciato parecchi volumi: un'Antologie sanscrita (Craiova 1897), una traduzione di Sacuntala (Bucarest 1897), una dell'Eneide (Bucarest 1896) e altre dal Byron (Mazeppa, Craiova 1896), da Carmen Sylva (Valuri alinate, Bucarest 1906), dallo Schiller (Don Carlos, Bucarest 1910) e una versione della Divina Commedia a cui lavorò per quindici anni, rinunziando per essa ad ogni altra attività: è una magistrale traduzione in terzine, la sola completa oggi in lingua romena. Concepì anche e stese un'interpretazione personale della vita e del pensiero di Dante, che attesta la sua dottrina e la serietà con cui si accinse alla versione.
Come divulgatore il C. ha pubblicato: În ţara Basarabilor (Bucarest 1899), Răsboiul nostru pentru neatârnare (La nostra guerra d'indipendenza, Bucarest 1899), Povestea unei coroane de oţel (Racconto di una corona d'acciaio. Bucarest 1899), oltre a parecchi manuali scolastici.
Bibl.: La trad. della Divina Commedia è edita per i tipi della Cartea Româneascã, con poche integrazioni del poeta Emanoil Bucuţa, a cura di R. Ortiz che l'ha corredata in un commento e di un'ampia introduzione. L'Inferno è apparso nel 1925, il Purgatorio nel 1927, il Paradiso nel 1931. Cfr. G. Adamescu, Contribuţii la bibl. românească, Bucarest, Cartea Românească, I, p. 148; II, p. 260; III, p. 199; C. Dobrogeanu Gherea, Critice, Bucarest 1897; C. Marinescu, Gh. C., Bucarest 1923; O. Goga, Discurs de recepţie la Acad. Română.