Caccianemico, Ghisolabella dei
, Figlia di Alberto Caccianemico dell'Orso e sorella perciò di Venedico (If XVIII 55-57), andò sposa al ferrarese Nicolò dei Fontana - il cui casato aveva aiutato Obizzo II d'Este a prendere il governo di quella città - ma con lui per lunghi anni non convisse. Sulla scorta dei documenti rinvenuti dallo Zaccagnini nei memoriali bolognesi, pare infatti che, una volta scacciati da Obizzo II i Fontana da Ferrara, una parte nel 1270, e tutti nel 1273, la G. fosse tornata nella casa paterna di Bologna. Scarse tuttavia le notizie che restano di lei, tutte concentrate nel breve arco di quindici anni (1281-1296) le documentabili. Di lei ci sono ignoti sia l'anno di nascita che quello di morte, e nessun accenno vi è nelle cronache dell'epoca o nei documenti reperiti della probabile relazione da lei avuta col marchese di Ferrara e per cui D. pone all'Inferno fra i ruffiani suo fratello Venedico. Uniche spie del fatto restano le chiose degli antichi commentatori, non del tutto probanti dal punto di vista storico. G., evidentemente (nei documenti " Ghixolabella ", " Ghislabella "), sulla scia del nome, è detta " pulcerrima ", " quae vocabatur pulcra per excellentiam " (Benvenuto), " antonomastice, per eccellenzia ", scrive l'Anonimo, che aggiunge: " però che avanzava in bellezza tutte le donne bolognesi a quello tempo, fu chiamata la Ghisola bella ".
Incertezze sussistono e sul nome del marchese che con la G. potè avere a che fare (il Lana e il Buti fanno il nome di Obizzo; mentre le chiose Cassinesi, l'Ottimo, l'Anonimo, Benvenuto, fanno quello di Azzo VIII), e sullo stato giuridico della donna al momento del fatto (solo il postillatone cassinese dice che essa era già sposata, sbagliando però sul nome del marito, che per lui fu infatti un tal " Nicolao Clarelli de Bononia "; gli altri commentatori tacciono al riguardo, facendola però credere ancora nubile). Stessa incertezza anche riguardo al modo in cui Venedico potè convincere la sorella a sottomettersi alle voglie dell'Estense, e sul luogo ove la vicenda potè avvenire (l'Anonimo dal suo racconto ricco di molti particolari che fan sospettare il sorgere già di una sorta di leggenda, fa pensare a Bologna: " Il marchese... si partì da Ferrara sconosciuto, e una sera di notte picchiò all'uscio di messer Venedico... e... gli disse ch'egli volea meglio alla sua sirocchia... che a tutto il mondo "). Gli studiosi moderni, sulla scorta delle poche notizie storiche e dei documenti reperiti, hanno cercato di formulare ipotesi più oggettive. Il Torraca ha creduto di individuare nell'esilio dei Fontana, e di Niccolò in special modo, l'epilogo del fatto: Niccolò avrebbe abbandonato la moglie una volta venuto a conoscenza della cosa. Il Mazzoni-Toselli (e la sua ipotesi è stata ripresa dal Del Lungo) ha opinato che la vicenda deve essere avvenuta prima che la G. si sposasse, e quindi prima del 1270, anno in cui probabilmente ella andò a vivere a Ferrara in casa dei Fontana. Lo Zaccagnini, basandosi sui memoriali da lui reperiti, ha ritenuto di poter spostare la data del fatto al 1273, opinando che esso sia accaduto quando la donna era già sposata: divisa dal marito che era in esilio, ella si trovava a Bologna in casa dei parenti; e ciò spiegherebbe anche la colpa di Venedico. Quanto al marchese, è opinione generale che si tratti non di Azzo VIII, ma di Obizzo, di cui Salimbene scrive nella sua Cronaca (ed. Scalia, I 245, 10-11): " dictum fuit de eo quod filias et uxores tam nobilium quam ignobilium de Feraria constupraret ".
Bibl. - G. Zaccagnini, Personaggi danteschi in Bologna, in " Giorn. stor. " LXIV (1914) 42-47; I. Del Lungo, D. nei tempi di D., Bologna 1888, 235-241; O. Mazzoni-Toselli, Dizionario gallo-italico, II, 1253 ss.; E. Raimondi, I canti bolognesi nell'Inferno di D., in D. e Bologna nei tempi di D., Bologna 1967, 233-237.