BAMBACARI (Bambachary), Giacinto
Lucchese, fece parte di un gruppo cospicuo di mercanti italiani i quali, nella prima metà del sec. XVII, si trasferirono a Cracovia e che, prendendovi il diritto di cittadinanza, poterono usufruire di numerosi privilegi commerciali. Il B. arrivò in Polonia nell'estate del 1645, Sollecitato da Giovanni Bottini, il quale due anni prima aveva lasciato la nativa Lucca stabilendosi a Cracovia, dove acquistò una casa nella piazza centrale.
Le sue sostanze dovevano già essere considerevoli, se poté ottenere la cittadinanza, ma non tanto da permettergli l'acquisto di una casa. Abitò col Bottini, forse con l'idea di soggiornare a Cracovia solo per il tempo limitato che potesse consentirgli un discreto guadagno nella ricca e popolosa città. Insieme al Bottini il B. fondò una ditta commerciale che svolse un'attività notevole all'interno del paese, soprattutto fra Cracovia, Varsavia e Lublino. Come la maggior parte dei mercanti cracoviesi di origine italiana, il B. manteneva contatti commerciali con l'Italia e soprattutto con Lucca e Venezia. Il mercato per lo scambio delle merci era Vienna, dove il B. esportava piombo e cuoio acquistando la così detta "merce italiana" : soprattutto la seta.
Dopo dieci anni il B. lasciò la Polonia, poiché Cracovia stava per essere presa dagli Svedesi: nell'agosto del 1655 insieme ad altri mercanti italiani ricevette il permesso di lasciare la città con tutto il suo patrimonio. Tornò probabilmente a Lucca insieme al Bottini.
Sua moglie Camilla era figlia di Orazio e Aloise Penitesi e vedova di Giovanni de Bernadis, un borghese di Lucca. Camilla morì probabilmente ancora prima che il B. arrivasse a Cracovia, lasciando il figlio Giuseppe, il quale ereditò dalla madre la casa a Lucca. Questa casa, d'accordo col B., fu venduta da Aloise Penitesi a Ottavio Vanni.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Cracovia: Consul. Crac. 462, pp. 1354-55; Consul. Crac. 464, pp. 299-300, 681, 771, 946, 1059; Consul. Crac. 2627, p. 54; Regestra thelonei 2160-2169; Advoc. Crac. 242, pp. 313, 364-366. G. Ptaśnik, GliItaliani a Cracovia, Roma 1909, p. 32.