Commediografo italiano (Venezia 1852 - ivi 1897). Seguì le compagnie per le quali scriveva, e spesso le diresse. Scrisse per lo più in veneziano, tenendo sempre fisso l'occhio al Goldoni: le sue commedie sono ora festose o argute, ora venate di malinconia, ora toccano quasi il dramma, ma per lo più non vanno oltre il garbato e il delicato o il caratteristico (Le barufe in famegia, 1872; Zente refada, 1875; El moroso de la nona, 1875; Telèri veci, 1877; I oci del cuor, 1879; La mama no more mai, 1880; Serenissima, 1891, e La base de tuto, 1894, nelle quali è la figura diventata proverbiale del nobiluomo Vidal; Fora del mondo, 1892; La famegia del santolo, 1892, il suo capolavoro, ecc.).