Durante la Rivoluzione francese, gli appartenenti a un’associazione politica (club dei g.), così detta perché aveva sede nell’ex convento parigino dei domenicani (Jacobins) nella via Saint-Honoré. Sorto nel maggio 1789 come Club breton, divenuto poi Société des amis de la constitution, il club dei g., prevalentemente monarchico-costituzionale fino alla metà del 1790, si orientò rapidamente verso concezioni di repubblicanesimo intransigente. Mentre i girondini si appoggiavano alla borghesia provinciale, i g. potevano contare sui sanculotti parigini che dominavano la Comune, ma anche sul ceto operaio-artigianale di alcune province. Forti di questo appoggio, rovesciarono nel 1793 il governo girondino. Il club appariva però diviso dietro alcune personalità dominanti: G.-J. Danton riteneva di poter trattare coi girondini, mentre M.F.I. Robespierre giudicava inevitabile la guerra civile; la posizione estrema era rappresentata da J.-R. Hébert che, sebbene membro del club dei cordiglieri, nell’agosto 1793 godeva anche fra i g. di un vasto seguito. Durante il Terrore i g. furono il sostegno del Comitato di salute pubblica, che aveva praticamente esautorato la Convenzione (luglio 1793-luglio 1794), ma con la reazione termidoriana persero gradualmente la loro influenza. Il 19 novembre 1794 fu decisa la chiusura del club.
In Italia, il termine giacobinismo è adoperato per designare il movimento rivoluzionario del triennio 1796-99.