GIACOMELLI (Giacometti; Jacomelli), Giovan Battista, detto Giambattista del Violino
Nato a Brescia intorno al 1550, nulla si conosce in merito alla sua prima attività. Notizie discordanti si hanno anche circa il suo arrivo a Roma, dove risiedette fino al 1586: lo Schmidl indica il 1582 come data d'inizio del periodo romano, mentre altre fonti anticipano l'arrivo a Roma al 1577. È certo comunque che dal 1582 al 1585 fu cantore nella cappella pontificia; nel 1586 prestò servizio in diversi oratori. Virtuoso dapprima di liuto e viola da gamba, il G. suonava altri strumenti, quali il clavicordo e la lira grande; quasi sicuramente fu il primo a far conoscere a Roma l'arpa doppia a corde incrociate, da lui stesso inventata e descritta da Vincenzo Galilei.
Il suo esperimento fu in seguito ripreso da Jean-Henri Pape (1845) e perfezionato nell'arpa cromatica costruita nel 1894 da Gustave Lyon, che abolì i pedali e montò lo strumento con l'intera serie dei suoni cromatici.
Dagli anni Ottanta il G. fu particolarmente apprezzato come violinista, assumendo il soprannome che lo contraddistingue; Giovanni Maria Nanino, interpellato dall'ambasciatore mantovano sulle qualità artistiche del G. dichiarò infatti che "era il migliore che sonasse quello strumento il violino che fosse in Roma, e che di clavicordo et d'arpa me par che dicesse era bonissimo et che era huomo di più di 30 anni" (Canal). Nel luglio del 1586 il G. entrò quindi al servizio della corte di Mantova.
Il duca Guglielmo Gonzaga era non solo un amatore di musica, come i suoi antenati, ma egli stesso buon compositore; ciò spiega la grande fioritura che quest'arte conobbe a Mantova. Tutto sembrava favorirla: il teatro di corte allora edificato, la cappella ducale di S. Barbara, poco dopo eretta, e dotata di buone prebende e privilegi particolarissimi, le ricchezze del principe, accresciute per i nuovi domini e per i frutti di una lunga pace. Al vivo interesse del duca per l'arte corrispondeva un gusto altrettanto raffinato. Roma, per le sue varie cappelle e per le corti tenute da alcuni cardinali, era a quel tempo la "piazza universale" dove accorrevano i professori di musica di ogni paese, e a Roma il duca si rivolse per soddisfare le sue esigenze. Suo principale agente per cercare musici fu Giovanni Paolo Facone, basso alla Cappella Sistina; fu quest'ultimo a proporre due musicisti allora già molto noti a Roma, il falsettista Giovanni Luca e il Giacomelli.
Il protonotario C. Capilupi, cui fu affidato il compito di svolgere tutte le pratiche per assumere i due musici al servizio della corte mantovana, non trascurò nulla per accertarsi dei loro meriti; ne ritrasse informazioni e si recò egli stesso alla Ss. Trinità, dove, durante la quaresima si tenevano tutte le sere concerti cui partecipavano i migliori musici di Roma. Alla fine delle trattative, il solo G., non più giovanissimo e di malferma salute, accettò il servizio proposto per assicurare a sé e a suo padre una vita comoda e onorata.
In realtà dieci anni prima il conte Pompeo Strozzi, gentiluomo del duca, aveva già segnalato da Roma quello stesso "Gian Battista, giovine bresciano raro in sonar l'arpa"; il G., in quell'occasione, pur asserendo che era "in maneggio d'andare in Francia con bonissimi patti", aveva dichiarato che sarebbe venuto più volentieri in Lombardia se non vi fosse stata la peste. Le trattative furono lunghe, ma senza esito. Anche nel febbraio 1571 erano state avviate pratiche a Roma per un Gian Battista che suonava benissimo la viola, il violino e il liuto, mediocremente l'arpa e il clavicordo, e conosceva bene il contrappunto, ma secondo Pietro Canal non ci sarebbero sufficienti prove per identificare in questo musicista il Giacomelli.
Entrato al servizio del duca, il G. divenne il "fiore all'occhiello" della sua corte; in occasioni solenni gli fu comunque concesso di prestare servizio presso altre corti: nel maggio 1589 prese parte alle feste organizzate a Firenze per le nozze di Ferdinando de' Medici con Cristina di Lorena, suonando fra l'altro nella sinfonia del compositore Cristoforo Malvezzi nel quinto "intermedio" degli Intermedii et concerti scritti per la commedia allora rappresentata. In occasione dei festeggiamenti per le nozze di Maria de' Medici con Enrico IV di Francia (1600) prese parte alla rappresentazione dell'Euridice di O. Rinuccini, musicata da J. Peri, suonando, secondo la testimonianza dello stesso Peri, una lira grande. Nel frattempo il G., dopo aver rifiutato il posto di maestro di cappella, abbandonava il servizio dei Gonzaga; nel 1603 viene infatti menzionato insieme con Giulio Caccini come uno dei musicisti meglio retribuiti presso la corte dei Medici a Firenze.
Le sue composizioni, purtroppo non pervenuteci, pare che all'epoca non fossero tenute in gran conto.
Circa la sua data di morte, non si hanno notizie precise. Morì comunque dopo il 1603, dal momento che a quell'anno risalgono le ultime notizie sul musicista.
Fonti e Bibl.: P. Canal, Della musica in Mantova, Venezia 1881, pp. 34, 45-47; A. Bertolotti, Musici alla corte dei Gonzaga in Mantova dal secolo XV al XVIII, Milano 1891, pp. 67 s.; G. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 619; The New Grove Dict. of music and musicians, VII, p. 345; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, III, p. 187.