CARISSIMI, Giacomo
Musicista, nato nel 1605 a Marino, da Amico Carissimo (da cui Carissimi, famiglia proveniente dalle Marche) bottaio, e da Livia di Prospero, da cui Prosperi: l'atto di battesimo porta la data 18 aprile 1605. Non essendo noti i nomi dei suoi primi maestri, si ritiene ch'egli, nella sua fanciullezza, dotato di una buona voce, sia stato allievo d'una Schola puerorum del suo paese. A diciotto anni, nel 1623, il C., secondo uno studio di Giuseppe Radiciotti, fu assunto quale cantore nella cappella del duomo di Tivoli e nel 1625 vi fu nominato organista, prima sotto la direzione del madrigalista romano Alessandro Capece e poi sotto quella del suo successore Francesco Manelli (autore delle prime opere teatrali rappresentate a Venezia); ed è probabile che i due musicisti abbiano perfezionato nell'arte della composizione il promettente organista ancor giovinetto. Per testimonianza del maestro Ottavio Pitoni, che alla morte del C., nel 1674, contava diciassette anni, si ritiene che il C. sia stato per qualche tempo maestro di cappella in Assisi, probabilmente fra il 1627 e il 1630. In quest'anno egli passò a Roma e vi fu assunto quale maestro di cappella nella chiesa di S. Apollinare del Collegio germanico-ungarico dei gesuiti di quella città; dove rimase fino alla morte, avvenuta improvvisamente il 12 gennaio 1674, nel suo appartamento del collegio stesso. Il giorno 13 successivo, la sua salma fu solennemente tumulata nella chiesa di S. Apollinare, teatro della sua gloria artistica. Sempre per testimonianza del succitato Pitoni, si sa questo di lui: che fu richiesto al servizio dell'imperatori (Ferdinando III d'Asburgo o il suo successore Leopoldo I), ma che egli ricusò con somma modestia. Fu assai parco nelle sue domestiche occorrenze, assai nobile nel tratto de' costumi con gli amici ed altri. Morì aggravato di podagra. Fu alto di statura, gracile e inclinato al malinconico; il suo ritratto si conserva nel medesimo Collegio (di S. Apollinare). Da alcuni documenti e dall'inventario delle robe da lui lasciate, risulta infatti com'egli, benché possessore di ricchezze, sia sempre vissuto parcamente, asceta nell'arte e nella vita.
Al tempo dell'occupazione di Roma da parte dei Francesi, l'ordine dei gesuiti venne soppresso; e così, con la vendita della biblioteca del collegio germanico-ungarico, il ritratto del C. e tutte quelle sue opere musicali che vi si conservavano accuratamente (il Pitoni cita: composizioni di Chiesa, di Camera e Teatro e Comedie) furono dispersi e in massima parte andarono perduti.
Opere del C. giunte fino a noi in rare edizioni del tempo: Mottetii, da 1 e 3 voci, con basso continuo, disseminati per tutte le antologie che vanno dal 1646 al 1693; Le amorose passioni di Fileno, libretto di un'opera teatrale del C. eseguita, pare, nel 1647 a Bologna, della cui musica però non è rimasta traccia; Iefte (due frammenti di questo oratorio nella Musurgia universalis del padre gesuita Atanasio Kircher, tomo I e II, in Roma 1650); Missae 5 voces et 9 voces cum selectis quibusdam cantionibus (Colonia 1665); in questa raccolta si trova anche l'oratorio Lamentatio damnatorum; Iudicium Salomonis, oratorio edito, per un equivoco curioso, nel 1669, fra altre composizioni, ma di stile differente, di Samuele Bockshorn, n. 4 della Continuatio theatri musici, pubblicazione postuma; Arion Romanus lib. I sacrarum cantionum 1-5 voces (Costanza 1670); Sacri concerti 2-5 voces (Roma 1675); Ars cantandi, trattatello oggi esistente solo in una traduzione in tedesco e che fu pubblicato la prima volta quale appendice a un'opera intitolata Vermehrter Wegweiser (Augusta 1689).
Opere del C. giunte fino a noi manoscritte: Biblioteca di Amburgo: una copia di 11 fra oratorî e istorie, Biblioteca nazionale di Parigi: una copia di 9 fra oratorî e istorie; Biblioteca del conservatorio di Parigi: una copia di 25 pezzi, fra i quali 4 oratorî; Biblioteca di Versailles: una copia di 3 oratorî; Biblioteca del Cristo a Oxford: una ricchissima collezione di musiche di vario genere; Biblioteca del British Museum di Londra: diverse copie di musiche del C., fra le quali, importantissima, la cantata storica Maria Stuart, per soprano con basso continuo e divisa in Arioso, Adagio e Recitativo; Biblioteca nazionale di Berlino: qualche copia di cantate da camera; Biblioteca del Liceo musicale di Bologna: cantate a 1, 2 e 3 voci con basso continuo, messa a 8 voci e mottetti a 4 voci con diverse altre composizioni, Feriae Quintae in Caena Domini Lectio Prima per solo e basso numerato, otto Cantate profane, qualcuna delle quali, forse, appartenente all'opera Le amorose passioni di Fileno, altre cantata da camera nella raccolta D'Autori Romani musica volgare e latina e pezzi di messe e mottetti sparsi in varie raccolte miscellanee; Biblioteca estense di Modena: copie di 19 fra cantate e canzonette a una e più voci con basso continuo, alcune su poesia del Benigni, e di altre cantate e canzonette disperse in varie raccolte miscellanee.
Tra le composizioni del C. si trovano messe e mottetti, in stile polifonico seicentesco, di carattere mistico con lievi accenni drammatici; cantate sacre, monodiche con basso continuo o polifoniche, di carattere mistico e patetico; cantate da camera e canzonette, di genere profano e con tendenze spiccate al virtuosismo canoro di moda in quei tempi, imitate poi da tutti i musicisti d'Europa; cantate storiche tipo Maria Stuart (divisa in tre tempi, con recitativo monodico e aria accompagnati dal clavicembalo); cantate. lirico-narrative, tipo Lucifero (un unico cantore personifica successivamente il Narratore, Lucifero e Dio): la forma narrativa e la forma attiva vi si alternano, distinte dal passaggio del recitativo all'aria; oratorî e istorie, tipo Iefte (un solista per ciascun personaggio, e il coro che vi ha alternativamente parte narrativa, meditativa, attiva): stile ora monodico ora polifonico, con accompagnamento d'organo e d'istrumenti diversi: due violini, fagotto.
L'oratorio o istoria è la composizione dove il C. meglio rivela, come nel Iefte (scritto verso il 1649), la sua genialità creatrice. L'espressione musicale vi è potente; varia per invenzione melodica e ricchezza ritmica; drammatica ove occorra, e in certi momenti elevata a somme altezze patetiche e mistiche. Arte profonda e chiara, dalle linee sicure, dall'architettura armonica e solidissima, senza incertezze, senza punti morti o retorici. Occorre rilevare come il C., senza mai cadere nella stravaganza e senza mai infrangere le leggi della proprietà estetica, sappia passare dalla rappresentazione, puramente musicale, della tempesta marina (Giona), servendosi del solo coro vocale, al sospiro ascetico e mistico della preghiera (finale dell'oratorio suddetto), al tumulto dell'orgia (Balthasar), all'acclamazione delle moltitudini (Iudicium Salomonis), al compianto profondamente umano per la morte d'una giovinetta (Iefte). Mirabile, poi, la drammaticità incisiva e sintetica delle narrazioni e dei recitativi.
Semplice ed efficace, senza eccessi cromatici, l'armonia; ampio lo svolgimento degli ariosi; magistrale la costruzione dei pezzi strofici d'assieme, dove si alternano lo stile concertato e lo stile schiettamente corale e dove la proporzione regna sovrana.
Del C. si conoscono 16 oratorî o istorie: Abraham et Isaac, Balthasar, David et Jonathas, Diluvium universale, Extremum Dei iudicium, Ezechia, Felicitas beatorum, Historia Divitis, Iefte, Iob, Ionas, Iudicium Salomonis, Lamentatio damnatorum, Lucifer, Martyres, Vir frugi et pater familias. Il terzo di questa serie, David et jonathas, è contestato al C. e si ritiene, dato il suo stile prettamente francese, d'un allievo francese di lui e probabilmente di Marc Antoine Charpentier (1657-1726). Il dodicesimo, Iudicium Salomonis, era stato attribuito, per uno strano equivoco, al tedesco Samuele Bockshorn, detto Capricornus; ma lo stile stesso - impareggiabile e inconfondibile - di questo capolavoro indica il nome del C. I testi latini di tali oratorî e istorie, prevalentemente in prosa, con brevi periodi strofici intercalati, provengono nella maggior parte dalla Bibbia o da narrazioni ascetiche. Si ritengono composti da padri gesuiti, se pure lo stesso musicista non vi abbia posto mano, come sembra probabile. Il C. ha avuto anche numerosissimi allievi e seguaci, che hanno diffuso per l'Europa la sua scuola e la sua celebrità: in Italia, Alessandro Scarlatti e Antonio Cesti; in Francia, tra gli altri Marc Antoine Charpentier, in Germania, Johann Kaspar von Kerll, Agostino Pfleger, Bernhard Christoph e Johann Philipp von Krieger. Ancor vivente l'autore, l'arte del C. godeva già di fama europea. L'italiano Agostino Steffani, amico e seguace del C., rappresenta, poi, l'anello di congiunzione fra l'arte del nostro e quella di G. Federico Händel.
La musica del C. è stata poche volte riedita nei nostri tempi e in modo frammentario. Le più importanti edizioni sono: Th. Prentice: 6 cantatas by Carissimi, 1877; Cantate e frammenti del Carissimi a cura di M.H. Quittard della Schola Cantorum di Parigi; Alessandro Parisotti, Arie antiche, Milano; Luigi Torchi, in L'arte musicale in Italia, V, Milano. Dei 16 oratorî o istorie sono stati pubblicati solo i seguenti: Iefte, Iudicium Salomonis, Balthazar, Ionas, in Denkmäler der Tonkunst 11, (Carissimi's Werke), a cura di Fr. Chrysander, Bergedorf, s. a. Il Ionas è stato pubblicato, tradotto modernamente per canto e pianoforte, da F. Balilla Pratella, Milano 1919, insieme col Iefte e col Iudicium Salomonis. Il Iefte ha anche due edizioni precedenti in traduzione moderna: del Faisst, Lipsia 1878 e del Pauer, Londra. Il Giona è stato eseguito nel 1876 a Colonia, istrumentato da Ferdinando Hiller, e recentemente a Roma, istrumentato da Bernardino Molinari. Il Iefte è stato eseguito un po' dappertutto e di esso esistono un'istrumentazione di F. Balilla Pratella ed una di Vittorio Gui. Il Iudicium Salomonis è stato eseguito qualche anno fa a Milano con l'istrumentazione di Alceo Toni e ivi pubblicato (Ricordi).
Bibl.: O. Pittoni, Notizie dei maestri di cappella sì di Roma che oltremontani, dal 1500 al 1700, manoscritto nell'archivio della Cappella Giulia, Roma; Fr. Chrysander, Die Oratorien von Carissimi, in Allgemeine musikalische Zeitung, n. s., IX (1876), p. 67 segg.; M. Brenet, Les Oratorios de Carissimi, in Rivista musicale italiana, IV (1897), 3°; G. Radiciotti, L'arte musicale in Tivoli nei secoli XVI, XVII e XVIII, Tivoli 1907; D. Alaleona, Studî sulla storia dell'Oratorio musicale in Italia, Torino 1908; H. Quittard, Giacomo Carissimi, in Tribune de St.-Gervais, Parigi 1900; D. Alaleona, Il Rinascimento musicale italiano e Giacomo Carissimi, in Nuova Antologia, Roma 1914; A. Cametti, Primo contributo per una biografia di Giacomo Carissimi, in Rivista Musicale Italiana, XXIV, Torino 1917; F. Balilla Pratella, Giacomo Carissimi ed i suoi oratorii, in Rivista musicale italiana, XXVII (1920); id., Gli Oratorii di G. Carissimi, in Pensiero musicale, 1, 3-4 Bologna, 1924.