CORRADI, Giacomo
Nacque a Ferrara il 2 maggio 1602 da Quirino, fabbro, e Maria Farolfi (secondo un'altra versione, Maria Francesca Scarabelli). Nonostante la modesta condizione della famiglia, compì, insieme con il fratello Paolo, i primi studi di grammatica e umanità presso il collegio dei gesuiti. Entrambi si addottorarono poi in utroque iure. Dopo la laurea il C. fu professore di diritto nello Studio di Ferrara e quindi esercitò l'avvocatura per circa vent'anni, guadagnandosi ben presto la fama di "miglior legista della sua patria". Tuttavia stupì molto i contemporanei a Roma e a Ferrara la sua chiamata a Roma quale uditore di Rota, voluta da Urbano VIII nel 1642, poiché al luogo rotale tradizionalmente assegnato alla città di Ferrara aspiravano illustri personaggi come il conte Antonio Montecatini, avvocato concistoriale e l'abate Giovanni dei rnarchesi Bentivoglio, nipote del cardinale Guido. Ordinato chierico a Ferrara il 25 nov. 1642, fu presentato alla Sacra Rota il 16 genn. 1643. Prese successivamente gli altri ordini minori fino al sacerdozio e si occupò attivamente del suo ufficio, raccogliendo un Volumen decisionum Rotae Romanae coram se emissarum, rimasto manoscritto e attualmente disperso.
A Roma continuò a vivere, molto semplicemente, rinunciando persino ad un beneficio offertogli dal pontefice per lasciarlo alla famiglia dei Bevilacqua, dalla quale era stato aiutato in gioventù. Creato cardinale il 19 febbr. 1652 col titolo di S. Maria in Traspontina, il principe Borghese e mons. Carlo Pio provvidero a donargli carrozze e cavalli e lui stesso dovette contrarre "un debito per anello cardinalizio" del quale si conserva la quietanza di estinzione del 16 sett. 1653. Nello stesso anno, il 1° maggio 1653 era stato consacrato vescovo di Iesi.
Nel conclave, seguito alla morte di Innocenzo X, il suo ben noto disinteresse e la sua fama di grande giurista gli valsero numerosi voti, ma la sua ancor giovane età e soprattutto la mancanza di appoggi politici fecero cadere ben presto la sua candidatura. Alessandro VII appena eletto lo nominò il 10 apr. 1655 prodatario e l'esercizio di tale particolare e non facile ufficio, dei cui diritti, per il suo proverbiale disinteresse, fu strenuo difensore, lo indusse a rinunciare al vescovado di Iesi che non aveva mai visitato (aprile 1656).
Durante gli anni seguenti fu particolarmente vicino al nuovo pontefice, tanto che il Pastor lo ricorda fra i suoi consiglieri insieme al Sacchetti e al Rospigliosi, di tendenza filofrancese. Durante la peste che infuriò a Roma nel 1657 il C. rimase al suo posto nel palazzo della Dataria e a lui si deve l'origine della tradizionale messa, celebrata come voto di ringraziamento nella cappella Borghese in S. Maria Maggiore alla presenza di tutti gli ufficiali della Dataria nel giorno della visitizione della Vergine, il 2 luglio.
Nel 1663 fece parte della commissione straordinaria di sei cardinali incaricata di preparare la risposta ai cinque articoli pubblicati nel gennaio 1663 a Parigi e sottoscritti dai giansenisti. Morì a Roma il 17 genn. 1666, dopo aver legato la sua eredità alla chiesa del suo titolo S. Maria in Traspontina e all'ospedale di S. Maria della Consolazione.
Fonti e Bibl.: Arch. Segr. Vaticano, Segr. di Stato, Lettere cardinali, Corradi, tre lettere al card. Rospigliosi 1652-53; Arch. Rotae, Processus, I, LXXI; Arch. Dat. Ap., Vol. rerum notabilium, p. A, s. 2, III, pp. 19 ss.; Acta Cam., 19, f. 228; 21, f. 4; Secret. brev., 1130, f. 7; Bibl. Ap. Vatic., Vat. lat., 12.329, f. 104; Vat. lat., 12.333, f. 82; Vat. lat., 10.447, ff. 225, 229 (lettere di mons. Sebastiano Pisani vescovo di Verona al C. sulla diocesi e sua risposta); Vat. lat., 7247, ff. 363-365 (per la quietanza del 1653); Vat. lat., 10.409, ff. 44, 108 (due lettere del cardinale Scipione d'Elci, legato d'Urbino al C., 1659-1660); Barb. lat., 9827 f. 152 (lettera del card. Antonio Barberini al C.: 1659); Barb. lat., 8705 (trentasei lettere del C. al card. Antonio e Francesco Barberini e ad altri cardinali dal 24 febbr. 1652 al 28 giugno 1664); Mss. Chigiani, 1177, n. 21 (testamento del C., 1666); Francesco Buonvisi. Nunziatura a Colonia, a cura di F. Diaz, I, Roma 1959, p. 203; G . Viviani Marchesi, Monum. virorum illustrium..., Forolivii 1727, p. 57; S. Maffei, Verona illustrata, Verona 1731, 11, p. 247; F. Borsetti, Historia almae Ferrariae Gymnasii..., Ferrariae 1735, 11, p. 348; G. Baldassini, Memorie istor. dell'antichissima e regia città di Iesi, Iesi 1765, p. 377; G. Colleoni, Notizie degli scritt. più celebri che hanno illustrato la patria loro di Correggio, Guastalla 1776, p. 13; G. Tiraboschi, Biblioteca moderna, II, Modena 1782, pp. 73 s.; L. Ughi, Dizionario storico degli uomini ill. ferraresi, Ferrara 1804, I, p. 137; L. Federici, Elogi istor. dei più illustri ecclesiastici veronesi, Verona 1818-19,III, App., p. 20; A. Frizzi, Mem. per la storia di Ferrara, Ferrara 1848, V, pp. 119 s.; E. Cerchiari, Sacra Romana Rota..., Roma 1920, pt. II, pp. 162 s.; L. Pastor, Storia dei papi..., XIV, 1, Roma 1961, pp. 312, 327, 636, 477; N. Storti, La storia e il diritto della Dataria apostolica dalle origini ai giorni nostri, Napoli 1969, pp. 119 s.; G. Moroni, Diz. di erudizione stor-eccles., XVII, p. 253; P. Gauchat, Hierarchia catholica..., IV, Monasterii 1935, p. 30.