Critico letterario e scrittore italiano (Biella 1901 - Roma 1967). Tra i maggiori critici del Novecento, mise a punto, in un panorama dominato dal crocianesimo, un sistema interpretativo nuovo che si giovava delle suggestioni delle arti, delle scienze sociali, della psicologia, e si apriva alle esperienze europee.
Definì assai precocemente la sua personalità intellettuale nella Torino di Gramsci e Gobetti, dove fondò e diresse, con M. Gromo e S. Solmi, la rivista Primo tempo mentre attendeva a studî di matematica, giurisprudenza e finalmente lettere. Alla sua vocazione di critico contribuì l'esito infelice del suo tentativo narrativo del 1926, Amedeo e altri racconti, che dispiacque a Svevo, pur dimostrando una notevole dimestichezza con gli strumenti e i problemi della migliore letteratura europea. Dal 1950 insegnò nella univ. di Messina, poi in quella di Roma. Collaborò a varî giornali e riviste (Il Baretti, Solaria, L'Italia letteraria, Meridiano di Roma, L' Unità, Argomenti, Aut Aut, Nuovi argomenti, ecc.).
Scrittore vero, ha inventato uno stile elegante ed efficace, nonché modernamente severo: al riguardo vanno menzionati gli scritti sulle persecuzioni razziali, Otto ebrei (1944) e 16 ottobre 1943 (1945). I quaderni delle lezioni universitarie, tutti pubblicati postumi (Il romanzo del Novecento, 1971; Poesia italiana del Novecento, 1974; Verga e il naturalismo, 1976; Pascoli: la rivoluzione inconsapevole, 1979), mostrano come D. abbia anche praticato il genere del saggio, riuscendo a coglierne le peculiari risorse conoscitive e il nesso inscindibile con l'insegnamento. Il distillato di una attività generosissima è raccolto nelle tre serie dei Saggi critici (1929, 1945, 1959), e in Intermezzo (1963).