Filosofo (Padova 1533 - ivi 1589), uno dei massimi rappresentanti della scuola aristotelica padovana del sec. 16º, per più punti vicino all'interpretazione alessandrista; combatté la "separazione" dell'intelletto possibile e ritenne che nell'ambito della filosofia di Aristotele non fosse dimostrabile l'immortalità dell'anima. Notevole influenza esercitarono le sue opere logiche ove definisce il metodo sulla base dell'ordo doctrinae, od ordine della conoscenza, distinguendo il momento risolutivo (dagli effetti alle cause) dal momento compositivo o dimostrativo (dalle cause agli effetti), ma integrandoli l'un l'altro nell'unico processo del conoscere; attorno alle posizioni di Z. si sollevarono larghe polemiche, alle quali intervennero, contro Z., F. Piccolomini e B. Petrella; al primo rispose Z., al secondo replicò, in difesa di Z., A. Persio suo discepolo. Opere: Opera logica (1578); Tabulae logicae (1580); un commento ai Posteriora analytica (1582); De doctrinae ordine apologia (1584); De naturalis scientiae constitutione (1586); tra le opere postume la summa enciclopedica De rebus naturalibus (1590).