Poeta (Napoli 1569 - ivi 1625). Avviato alla giurisprudenza, si diede invece alla poesia e con tale successo che, cacciato di casa dal padre per la sua vita sregolata, trovò subito mecenati tra letterati e signori. Nel 1598 fu imprigionato per aver aiutato un amico nel ratto di una fanciulla; liberato, fu rimesso in carcere per aver falsificato alcuni atti per salvare il suo amico. Fuggito dal carcere, passò alcuni anni a Roma e a Ravenna al seguito di prelati; giunto a Torino nel 1608, seppe entrare nelle grazie di Carlo Emanuele I, che gli concesse il titolo cavalleresco dell'Ordine dei santi Maurizio e Lazzaro (onde la frequente designazione di "cavalier M."). Della rivalità che sorse allora con il segretario del duca, il poeta G. Murtola, sono testimonianza i sonetti ingiuriosi o "fischiate" indirizzati a quest'ultimo dal M. (La Murtoleide, pubbl. 1619), cui il Murtola rispose con le "risate" della Marineide. Sfuggito a un attentato da parte di Murtola, quando questi fu imprigionato M. intercedette per lui. Più tardi, però, irrequieto e insofferente, messosi a sparlare del duca, fu chiuso in carcere dove rimase 14 mesi. Nel 1616 si recò in Francia, invitato dalla regina Maria de' Medici: vi rimase fino al 1623. Tornato in Italia dopo la pubblicazione dell'Adone, si fermò prima a Roma, poi a Napoli, dove ebbe trionfali accoglienze e non molto dopo morì.