ACHILLINI, Gian Filoteo
Fecondo verseggiatore d'erudizione mal digesta, nacque a Bologna nel 1466 e morì nel 1538. Si hanno di lui scarsissime notizie. Nel 1511 fondò a Bologna l'Accademia del Viridario, che dètte il titolo al poema omonimo (Bologna 1513), in cui tesse l'elogio di molti letterati italiani, dissertando di filosofia morale. Visse alla corte di Galeazzo Maria Sforza e di Ludovico il Moro. Di vasta cultura, coltivò le lettere classiche, la filosofia, la musica, la numismatica, e scrisse in versi e in prosa v0lgare. Della sua erudizione fece sfoggio anche in un altro poema, il Fedele (Bologna 1523), il cui manoscritto, probabilmente autografo, si conserva nella Biblioteca universitaria di Bologna. È in cinque libri, di venti canti ciascuno, in più di quindicimila versi, noiosamente didascalici, privi di vera poesia, che raccolgono quasi tutto il sapere dell'età sua, attinto soprattutto dai classici latini e greci, dal Dittamondo, dalla Divina Commedia. Lo scrisse dal 1512 al 1538. Nel 1514 aveva pubblicata una raccolta di poesie greche, latine e volgari Collettanee greche, latine e volgari (Bologna 1504) in lode dell'estinto Serafino Aquilano, di cui seguì il gusto corrotto. A giustificare gl'idiotismi bolognesi accolti nel poema, scrisse nel 1536 le Annotazioni della lingua volgare (Bologna 1536), dedicate a Ercole II, duca di Ferrara.
Bibl.: L. Frati, Di un poema poco noto di G. F. A. in Giornale storico della lett. ital., XI (1888), p. 383 segg.