ACAIA (Acaya), Gian Giacomo dell'
Nacque agli inizi del sec. XVI, a Segine (odierna Acaia, frazione di Vernole in provincia di Lecce), dal barone Alfonso e da Maria Francone.
Alfonso, feudatario di Galugnano e S. Cesario, era stato al seguito di Gonzalo de Córdoba nell'assedio di Lecce del 1501; nel 1504 fu presente al Parlamento generale tenutosi a Napoli; nel 1510 dovette provvedere ad organizzare le difese contro i Veneziani della città di Otranto, che, con Brindisi, era stata, dagli stessi Veneziani, consegnata alla Spagna l'anno precedente.
L'A., erede del titolo baronale paterno, si dedicò soprattutto all'architettura militare. La sua prima opera importante fu la trasformazione del castello di Segine - cui già il padre aveva fatto apportare restauri e modifiche - e la completa ricostruzione del borgo, che cinse di mura (1535).Quasi un'altra città fosse sorta sul territorio della precedente Segine, appose sulla porta della nuova cinta una lapide nella quale, tra l'altro, veniva ripresa la leggenda di un'origine greca della propria casata, successivamente trasferitasi in Francia, quindi in Italia: Sub Caroli V Caesarzs auspitio Ioannes Iacobus Achayus hoc oppidum, quod Atavorurn suorum pagus fuerat, moenibus cinxit, instauravit, publicis privatisque aedifitiis decoravit, et Achayam ex suo cognomine appellavit; quae, si Deo visum, Campis Salentinis Antiquae Achayae nomen imponet ex qua sui majores in Galliam et mox in Italiam devene re. Absolutum opus fuit anno salutis MDXXXV.
Al centro, rinnovato, l'A. volle imporre il nome stesso, latinizzato, della famiglia Acaia.
Delle trasmigrazioni della famiglia, ricordate nella lapide, solo una parte ha fondamento storico: quella relativa all'origine francese degli antenati dell'Acaia. Questi soltanto, infatti, fissò nella forma Acaia il nome francese dei suoi avi (La Haye, de La Haye), tra i quali va soprattutto ricordato Gervasio de la Haye, venuto in Italia al seguito di Carlo I d'Angiò e primo feudatario (1294) di Segine, Galugnano e S. Cesario.
Estinta la famiglia dei dell'Acaia nei primi anni del sec. XVII, il feudo tornò alla Corona e fu acquistato nel 1608 da Alessandro De Monti, subendo inevitabili trasformazioni. Un saccheggio di pirati turchi, avvenuto nel 1714, devastò il paese, dove attualmente l'unico edificio ancora notevole è il castello, di forme in parte gotico-aragonesi.
Affermatosi valente architetto militare, l'A. fu incaricato della costruzione del castello e dei bastioni della cinta muraria di Lecce: intanto portava a termine, nel 1543-44, la costruzione delle mura di Crotone e veniva chiamato a Napoli (1545) col titolo di architetto regio. A Napoli ebbe l'incarico di compiere la costruzione di Castel Sant'Elmo, che, iniziata su disegno di P. L. Scrivà nel 1537, fu terminata dall'A. nel 1546, come ricorda l'iscrizione riportata dal Capaccio: Imperatoris Caroli V invictiss. Caes. Aug. iusssu Petrus Toledo Villae Franchae marchio Regni Neap. Prorex iustiss. cuius auspiciis placida pace quiescitur, Pyrrhi Aloisy Scrivà cura arcem hanc a fundamentis inchoatam Iohannis Acaiae solertia et arbitrio perficiendam curavit. MDXLVI.
Ritornato a Lecce, nominato maestro e rettore dell'ospedale dello Spirito Santo, ne iniziò (1548) la ricostruzione e l'ampliamento su propri disegni. Eresse inoltre il forte della stessa città.
Altre opere a lui attribuite sono i castelli di Cosenza e di Capua e il palazzo della Regia Udienza di Lecce. Pur non esistendo traccia di un suo soggiorno a Taranto, gli è stata attribuita la cappella del castello di Taranto. Morì nel 1570, si ignora se a Lecce o nel suo castello.
Bibl.: G. C. Infantino, Lecce Sacra,Lecce 1634, pp. 13-14, 144-145 (per la famiglia dell'A.); G. C. Capaccio, Historiae Neapolitanae,II, Neapoli 1771, p. 51; L. G. De Simone, Lecce e i suoi monumenti,Lecce 1874, pp. 258-259, 320, 326, n. 18; F. Colonna di Stigliano, Castel Sant'Elmo,in Napoli Nobilissima,V (1896), p. 91; C. De Giorgi, Geografia fisica e descrittiva della provincia di Lecce,II, Lecce 1897, pp. 90, 96, 97; C. Villani, Scrittori ed artisti pugliesi...,Trani 1904, p. 1193; A. De Lina, Il Castello di Lecce,in Riv. stor. salentina,I (1903), pp. 236 ss.; G. Ceci, Per la biografia degli artisti del XVI e XVII secolo,in Napoli Nobilissima,XIII (1904), p. 57; G. Bacile di Castiglione, Il castello di Acaja,Bari 1911; Id., Castelli pugliesi,Roma 1927, pp. 20 ss., 164 (con numerose illustrazioni); A. Foscarini, Guida storico-artistica di Lecce,Lecce 1929, pp. 67, 146, 152, 181; N. De Simone-Paladini, G.G. dell'A.,in Gazzetta del Mezzogiorno,21 genn. 1932; C. Cecchi, Opere militari e civili del Rinascimento in Puglia,in Japigia,n.s., VII, 3 (1943), pp. 279, 284 ss.; U. Thieme-F. Becker, Allgem. Lexik. der bildenden Künstler,I, p. 35.