Voce del gergo teatrale, in origine riferita al piccolo mondo di artisti che un tempo viveva ai margini del Teatro alla Scala di Milano e che si ritrovava abitualmente nella galleria Vittorio Emanuele della città. E. Ferravilla ne fece una delle sue creazioni meglio riuscite, disegnando una caricaturale figura di cantante sfiatato, soddisfatto di sé, vanaglorioso, pronto a ricordare immaginari trionfi e sempre nell’ansiosa attesa di una pur modesta scrittura. La figura divenne così popolare che il nome passò nel linguaggio teatrale a designare attori, anche di merito, che tendono a strafare, o a raggiungere facili effetti scenici.