Drammaturgo portoghese (n. forse Lisbona 1465 circa - m. forse Évora 1540). Fu poeta intenso di spiritualità religiosa e dotato di grande forza realistica, sovente idealista e intimo, più spesso aspro e vigoroso, talora ricco di comicità e di spirito grottesco. Tra le sue opere, in cui utilizzò sia il castigliano sia il portoghese: la trilogia delle Barcas (1517-19), di tema religioso; la commedia Inês Pereira (1522); Clérigo da Beira (1534).
Molto scarse sono le notizie biografiche, confuse dalla coesistenza di omonimi; sappiamo, tuttavia, che tra il 1502 e il 1536 lavorò alla corte di Manoel el Afortunado e di Giovanni III. Le sue opere sono 43: undici in castigliano, dodici in portoghese, e il resto nelle due lingue che si alternano nella composizione stessa. Nell'occasione della nascita dell'Infante, il futuro Giovanni III (1502), V., con pochi altri, recitò alla presenza della regina Maria un monologo, Auto da visitação, al quale seguirono poi l'Auto pastoril castellano e l'Auto de los Reys Magos, componimenti che risentono delle egloghe di Juan del Encina. L'Auto da Índia (1509), l'Auto da fé (1510) dove per la prima volta sono usati insieme il castigliano e il portoghese, l'Auto das fadas (1511), azioni drammatiche come la Farça dos físicos, O velho da horta (1512), la Exortação da guerra, tragicommedia di tono patriottico al pari dell'Auto da fama, l'Auto de la Sibila Casandra (1513 circa), in cui il tema religioso appare in nobili forme, la Comedia del viudo, pastorale e romanzesca, l'Auto da festa chiudono il secondo periodo dell'attività di Vicente. Successive (1516-36) sono le sue più complesse opere, dalla trilogia delle Barcas (Barca do Inferno e Barca do Purgatorio, in portoghese, 1517-18, Barca da Gloria, in castigliano, 1519) all'Auto da alma (1518), alla novellesca Comedia de Rubena (1521), alla più sviluppata e perfetta commedia Inês Pereira, alla Fragua de amor (1524), alle idilliche tragicommedie Amadís de Gaula, tratta dall'omonimo romanzo, e Don Duardos tratta dal Primaleón, ecc. Il Juiz da Beira, il Clérigo da Beira, l'Auto da Mofina Mendes (1534), la Floresta de engaños (1536), ecc., chiudono il suo trentennio di attività letteraria. L'osservazione del mondo esterno e di quello interiore, il pittoresco, il morale, vizi e virtù, le categorie sociali, i laici e i religiosi, superstizioni, divertimenti, usi confluiscono nell'opera di V., preoccupato, più di ogni altro, del destino dell'anima e del drammatico conflitto che nell'anima stessa si agita. La prima edizione delle sue opere fu curata nel 1562 dal figlio Luís (Copilaçam de todalas obras de Gil Vicente).