ARIAS, Gino
Nacque a Firenze il 1°ott.1879. Compì gli studi giuridici presso l'università di Bologna e nel 1903 conseguì la libera docenza in storia del diritto italiano. Nel quinquennio 1901-1906 dispiegò una notevole operosità nel campo storiografico, pubblicando varie opere e saggi sulla storia delle istituzioni medievali (fra le quali specialmente Il sistema della costituzione economica e sociale italiana nell'età dei Comuni, Roma-Torino 1905), che suscitarono vivaci dissensi, tra cui quelli, particolarmente autorevoli, di G. Volpe e di E. Besta.
Queste opere, in cui l'A. risente marcatamente l'influsso del sociologismo di Achille Loria, sono dominate da ambizioni sistematiche che indussero il Volpe ad annoverarlo fra gli "storici che hanno il culto della formula". Alla concezione sociologica della storia, dall'A. chiamata "materialismo storico" (nella quale è fattore primigenio il fenomeno sociale dell'aumento della popolazione), egli sostituisce una propria concezione, denominata "naturalismo storico-sociale", per la quale l'indagine storica deve procedere subordinando - analogamente a quanto avviene nella natura - la descrizione dei fatti alla "gerarchia" esistente fra i diversi ordini di tali fatti, nell'ambito dei quali sono "primigenie" le "necessità di tutela delle energie produttive"' cioè le necessità della "costituzione economica".
Abbandonato praticamente il campo degli studi storici (al quale si possono ascrivere solo pochi altri saggi e scritti di occasione degli anni più maturi), l'A. si dedicò agli studi economici. Nel i gog fu chiamato alla cattedra di economia politica dell'università di Genova, ove rimase fino al 1924, per passare a Firenze e poi (1938) a Roma.
Nel campo della scienza economica, conformemente alle vedute sociologiche espresse nelle opere storiche, avversò le dottrine della "economia pura"' sostenendo la necessità di un metodo "storico-sintetico" che studiasse il fenomeno economico nei suoi aspetti concreti, cioè nella sua effettiva combinazione con gli altri fenomeni, dai quali non èpossibile separarlo. Questa iinpostazione, alla quale si ispira il suo trattato Principi di economia commerciale (Milano 1917), fu ripetuta, mente da lui ripresa e sviluppata nella critica al "naturalismo ricardiano" e al "meccanici smo paretiano" e si ritrova nel suo modo di intendere l'economia corporativa - di cui fu tra i primi sostenitori -, non inquadrabile per lui negli schemi tradizionali della economia pura, ma piuttosto nell'ambito delle dottrine politiche aristotelico-scolastiche che gli apparivano "il più solido fondamento della scienza politica e di quella economica". Più che i problemi della teoria economica, in senso stretto - che toccò nei limiti dell'insegnamento accademico (vedi il corso di Economia corporativa, nelle tre edizioni del 1929, 1937, 1939) - interessòl'A. il ruolo dei fatti economici nel contesto sociale. L'opera sua più impegnativa, il ponderoso lavoro sulla Questione meridionale (Bologna 1921-22)in cui si sommano, senza peraltro pervenire ad armonico risultato, lo sforzo di inquadramento storico, le conoscenze econonùche, il tentativo di valutare il reciproco xuolo dei fenomeni sociali, sembra racchiudere, più di ogni altra, le aspirazioni scientifiche dell'Arias.
Sostenitore del regime fascista, fu membro della commissione dei 18 per le riforme legislative (1925), membro del Consiglio nazionale delle Corporazioni, vicepresidente dell'Accademia dei Georgofili, collaboratore di numerose riviste fasciste (come Gerarchia, Critica fascista, Educazione fascista)e infine deputato (1934-1939). Come tale fu relatore su numerosi disegni di legge in materia finanziaria e intervenne con discorsi sui problemi delle corporazioni e dei consorzi di bonifica.
Colpito dalle leggi razziali, emigrò in Argentina e quivi proseguì l'insegnamento dell'economia politica presso l'università di Córdoba. Morì in questa città il 14 ottobre 1940.
Opere principali, oltre a quelle già ricordate: I trattati commerciali della Repubblica fiorentina, vol. I (sec. XIII), Firenze 1901 ; Le istituzioni giuridiche medievali nella Divina Commedia, ibid. 1901 ; La Chiesa e la storia economica del Medio evo, in Arch. stor. ital., XXIX (1906), pp. 145-186; Economia italiana, Bologna 1926; Economia corporativa: critici ed interpreti, Firenze 1930; L'economia pura del corporativismo, in Annuario dell'Istituto Alfieri, ibid. 1930-31; Il naturalismo economico, in Politica sociale, 1931, pp. 827 ss.; La filosofia tomistica e l'economia politica, Milano 1934.
Bibl.: Necrologio in Riv. stor. ital., LVIII(1941), pp. 136 s.; G. Volpe, rec. a Il sistema della costituzione..., in La Critica, IV (1906), pp. 33-52 (poi in Medio evo italiano, Firenze 1928, pp. 99-139); E. Besta, rec. al medesimo, in Arch. storico italiano, s.5, XXXIX (1907), pp. 144-158.