GHISI, Giorgio
Incisore, nato a Mantova nel 1520, vi morì il 15 dicembre 1582. Nel 1540 andò a Roma, dove lavorò anche ad "azzamina"; attività comprovata da uno scudo datato 1554 (British Museum) e da una spada firmata, nel museo di Budapest. Soprattutto incisore in rame, appare fedele, pur in forma evoluta, agl'ideali estetici e tecnici di Marcantonio Raimondi (v.). Ricercò effetti di plasticità, alla quale diede, a volte, metallica asprezza; altra volta, negli anni tardi, ammorbidì pastosamente il rilievo: nell'uno e nell'altro caso dimostrò una tecnica abilissima. Il suo tratteggio fu singolarissimo, complesso, vario, ondulato, intercalato di punti, che talora usò isolati su zone bianche, a fine di graduare i passaggi più lievi da chiaro a scuro. Se egli non fu il primo a servirsi dei punti, ché G.B. Scultori l'aveva preceduto, nessuno tuttavia, prima di lui, seppe trarre dall'uso di essi così variati e appariscenti effetti. La sua attività d'incisore s'inizia probabilmente a Roma, dove interpreta dapprima Michelangelo; il tema era superiore alle sue forze, come persuadono le grandi tavole dei Profeti e delle Sibille. Né appare meglio capita nella riproduzione del Giudizio universale, compiuta sedici anni dopo (1556), in 10 fogli, da riunirsi in un'unica grande stampa: i "pezzi" sono preceduti, però, da un ritratto del Buonarroti, che innegabilmente raggiunge certa spiritualità. Con la solita grande abilità, ma con scarsa aderenza, riprodusse anche alcune opere di Raffaello; aderì meglio alla visione di alcuni minori: di Luca Penni, di Giulio Romano. Ritornato a Mantova nel 1576, il G. interpretò G.B. Scultori e G.B. Bertano. Soltanto di una stampa, la Trinità del 1576, il G. si dichiara "inventore".
Bibl.: P. Kristeller, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XIII, Lipsia 1920; B. Disertori, in Emporium, LV (1922), pp. 35-40; id., ibid., LXIV (1926), p. 258 segg.; id., L'incisione ital., Firenze 1931, p. 33; E. Steinmann e R. Wittkower, Michelangiolo-Bibliographie, Lipsia 1927, nn. 110, 599, 1497, 1682, 1666, 2057; M. Pittaluga, L'incisione ital. del 500, Milano 1930, pp. 190 e 202; E. Bock, Geschichte der graphischen Kunst, Berlino 1930, p. 54.