VASARI, Giorgio
– Nacque ad Arezzo il 30 luglio 1511, secondogenito di sei figli, da Antonio di Giorgio e da Maddalena Tacci (Del Vita, 1930, p. 57; la sorella Rosa era maggiore di un anno, benché Giorgio si dica primogenito: Le vite..., 1550 e 1568, a cura di R. Bettarini - P. Barocchi, 1966-1987, VI, p. 370).
La prima educazione avvenne alla pittura con Guillaume de Marcillat, aggiornato pittore e maestro di vetrate attivo ad Arezzo dal 1516, e alle lettere con il mal noto Antonio Saccone e con Giovanni Lappoli, detto il Pollastra (ibid., V, pp. 511 s.), ma molto contò la personalità di Pietro Aretino, che Giorgio conobbe «giovinetto» (IV, pp. 535 s.). Nel 1524 fu affidato dal padre al cardinale Silvio Passerini, che lo introdusse a Firenze ai giovani Alessandro e Ippolito de’ Medici dei quali era tutore per conto di Clemente VII; frequentò in questa fase le botteghe di Andrea del Sarto e di Baccio Bandinelli e strinse amicizia con Francesco De Rossi poi detto Salviati (V, p. 512). Alla cacciata dei Medici nel 1527 e all’esplodere della pestilenza riparò ad Arezzo, dove l’anno dopo conobbe Rosso Fiorentino (VI, p. 370), riferimento stilistico essenziale per le sue prime prove pittoriche. Nel 1529, di nuovo a Firenze, passò presso la bottega di Raffaello del Brescianino (V, p. 513), iniziò a collezionare disegni (III, p. 104), praticò l’oreficeria, e nell’inverno, incombendo l’assedio, fuggì a Pisa (Il libro delle Ricordanze..., a cura di A. Del Vita, 1938, pp. 12 s.; G. Vasari, Le vite..., cit., VI, p. 370), dove familiarizzò con l’olivetano Miniato Pitti (V, p. 513; VI, p. 370). Dopo un passaggio a Bologna nel febbraio del 1530 per assistere all’incoronazione di Carlo V, rientrò ad Arezzo (p. 370; Il libro delle Ricordanze..., cit., p. 13), e di lì nell’estate raggiunse a Siena Pitti che gli ordinò alcuni dipinti, perduti, per il convento di S. Anna in Camprena e per la chiesa aretina di S. Bernardo (pp. 14 s.; G. Vasari, Le vite..., cit., VI, p. 371). Al principio del 1532 il cardinale Ippolito lo condusse con sé a Roma (V, pp. 511 s.; VI, p. 371), dove rimase fino a giugno (Der literarische Nachlass, a cura di K. Frey, 1923, pp. 7 s.), immergendosi in una campagna di studi sull’arte antica e moderna (G. Vasari, Le vite..., cit., V, pp. 515 s.; VI, p. 371). Tornato ad Arezzo malato, alla fine dell’anno entrò al servizio del duca Alessandro (Il libro delle Ricordanze..., cit., pp. 18 s.; G. Vasari, Le vite..., cit., VI, pp. 372 s.), per il quale concluse il Trasporto di Cristo al sepolcro (Arezzo, Casa Vasari), prima sua opera a noi pervenuta. Sotto la protezione del duca, lavorò tra Firenze e Arezzo, studiando i marmi di Michelangelo Buonarroti nella sagrestia nuova di S. Lorenzo (VI, p. 372), eseguendo affreschi in palazzo Medici (perduti: Il libro delle Ricordanze..., cit., p. 23; G. Vasari, Le vite..., cit., V, p. 452; VI, p. 373), ritratti (restano quelli di Lorenzo il Magnifico e di Alessandro de’ Medici, Firenze, Uffizi, 1534) e pale d’altare, coordinando numerosi artisti per gli apparati nuziali del duca con Margherita d’Austria nella primavera del 1536 e iniziando a interessarsi all’architettura (Il libro delle Ricordanze..., cit., pp. 23-27; G. Vasari, Le vite..., cit., V, pp. 396 s., 460; VI, pp. 373-375). In questo campo il suo primo intervento fu (1535-37) il nuovo monumentale allestimento per l’organo del duomo di Arezzo (I, pp. 66 s.). L’uccisione di Alessandro de’ Medici nel gennaio del 1537 e l’ascesa al ducato di Cosimo I, diffidentissimo verso l’artista di corte del suo predecessore, sovvertirono la situazione di Vasari, che dopo alcuni mesi di crisi trascorsi ad Arezzo (e forse una puntata romana nel marzo: V, p. 518) accettò la commissione, ricevuta tramite il Pollastra, di un ciclo di affreschi e tavole per la chiesa madre di Camaldoli, avviato nel corso del 1537 e portato a termine, lavorandovi a intervalli, nel 1540 (Il libro delle Ricordanze..., cit., pp. 28 s.; G. Vasari, Le vite..., cit., VI, pp. 375 s.). Ad Arezzo ultimò nel 1537 la pala per la chiesa di S. Rocco (Museo Statale: Il libro delle Ricordanze..., cit., p. 28; G. Vasari, Le vite..., cit., VI, p. 376) e poté conoscere l’umanista Vincenzio Borghini; a Montesansavino raccolse la commissione di una pala per la chiesa di S. Agostino consegnata nel 1539 (in situ: Il libro delle Ricordanze..., cit., p. 29; G. Vasari, Le vite..., cit., VI, pp. 376 s.); a Firenze realizzò per Ottaviano de’ Medici una copia del ritratto di Leone X con i nipoti di Raffaello Sanzio (Holkham Hall: Il libro delle Ricordanze..., cit., p. 28; G. Vasari, Le vite..., cit., VI, p. 376) e dal febbraio al giugno 1538 compì un soggiorno romano (VI, p. 377), decisivo per la sua maturazione e per i contatti stretti con artisti e letterati, innanzitutto Paolo Giovio e Annibal Caro. Lo stile della sua pittura fin dalla giovinezza si sviluppò assimilando invenzioni e suggestioni formali dallo studio delle opere dei maestri della maniera moderna e dei suoi giorni.
Alla lavorazione delle prime due tavole per Camaldoli si intrecciò dal principio del 1539 il cantiere per la decorazione del refettorio del convento olivetano di S. Michele in Bosco a Bologna, ottenuto tramite Pitti e condotto con aiuti. Gli affreschi delle pareti furono ultimati entro la fine del 1539, all’inizio del 1540 le tre tavole della testata, di cui restano la Cena di s. Gregorio e il Cristo in casa di Marta (Bologna, Pinacoteca Nazionale: Il libro delle Ricordanze..., cit., p. 31; G. Vasari, Le vite..., cit., VI, pp. 378 s.). Durante il soggiorno bolognese, il progetto di una raccolta di biografie di artisti tale da proiettare lo sviluppo dei fatti figurativi sul piano storiografico già esisteva nella mente di Vasari, che rimarcò l’importanza delle proprie ricerche in loco e collegò a questo momento l’inizio del lavoro al libro (ibid., pp. 378, 409). Nell’estate del 1540, impegnato a Camaldoli, incontrò il potente banchiere Bindo Altoviti, che gli allogò la sua prima opera pubblica fiorentina, l’Immacolata Concezione per la chiesa dei Ss. Apostoli (in situ: Il libro delle Ricordanze..., cit., p. 34; G. Vasari, Le vite..., cit., VI, pp. 380 s.). Probabilmente nel febbraio del 1541 fu a Pisa, dove incontrò Domenico Beccafumi (V, p. 175) e pianificò l’esecuzione di una prima pala per la cattedrale, perduta, richiestagli formalmente nell’ottobre del 1542 (Il libro delle Ricordanze..., cit., pp. 42 s.; G. Vasari, Le vite..., cit., VI, p. 383; Tanfani Centofanti, 1897).
Dall’estate del 1541 a Firenze eseguì varie copie dalle invenzioni di Michelangelo della Leda e della Venere e Amore, e per il battesimo di Francesco de’ Medici riuscì ad avere l’incarico per la tela, perduta, con cui fu addobbato il battistero (Il libro delle Ricordanze..., cit., pp. 35-37; G. Vasari, Le vite..., cit., VI, p. 381). Su invito di Pietro Aretino, che lo attendeva a Venezia per l’allestimento della propria commedia La Talanta per il Carnevale del 1542, Vasari al principio di ottobre intraprese un viaggio che fu insieme di ricognizione sulla tradizione artistica nell’Italia settentrionale, fermandosi a Bologna, Modena, Parma (dove ‘scoprì’ le opere del Correggio), Mantova (dove conobbe Giulio Romano: V, pp. 78 s.), Verona e Vicenza (dove incontrò Valerio Belli: IV, p. 627), giungendo nelle lagune agli inizi di dicembre, insieme a un gruppo di aiuti (Il libro delle Ricordanze..., cit., pp. 37 s.; G. Vasari, Le vite..., cit., VI, pp. 382 s.). Gli apparati ideati per la scenografia e la decorazione della sala del palazzo in cui si tenne lo spettacolo sono noti dalla lettera di Giorgio a Ottaviano de’ Medici del febbraio del 1542 (Der literarische Nachlass, cit., 1923, pp. 111-116). A Venezia, oltre ad acquisire conoscenze sulla pittura veneta destinate pure a confluire nelle Vite, attraverso l’architetto Michele Sanmicheli, fu incaricato di realizzare le tavole per il soffitto di una sala del palazzo di Giovanni Corner; rimangono oggi nelle Gallerie dell’Accademia a Venezia quella centrale con la Carità, tre tavolette laterali con Putti e le allegorie della Fede, della Pazienza, della Speranza e della Giustizia (Il libro delle Ricordanze..., cit., pp. 39 s.; G. Vasari, Le vite..., cit., VI, p. 382), di cui faceva originariamente parte il Giuda impiccato (Arezzo, Casa Vasari).
Alla metà di agosto del 1542 ripartì per Arezzo (ibid.), dove iniziò la decorazione della nuova casa acquistata nel 1541, a cominciare dalla sala della Fama (Il libro delle Ricordanze..., cit., p. 40; G. Vasari, Le vite..., cit., VI, p. 382), e realizzò l’affresco con l’Adorazione del Bambino per il convento aretino di S. Margherita, perduto (ibid.). Alla fine dell’anno si trasferì a Roma presso Altoviti, per cui dipinse una Pietà (collezione privata: Il libro delle Ricordanze..., cit., pp. 40 s.; G. Vasari, Le vite..., cit., VI, p. 382), e poté vedere allora il Giudizio universale compiuto da Michelangelo alla fine dell’anno precedente (Il libro delle Ricordanze..., cit., pp. 40 s.; G. Vasari, Le vite..., cit., VI, p. 382). L’amicizia con Bindo e con Giovio schiuse a Vasari il favore del cardinale Alessandro Farnese, che gli ordinò nel gennaio del 1543 (Il libro delle Ricordanze..., cit., p. 41; G. Vasari, Le vite..., cit., VI, pp. 382 s.) l’allegoria della Giustizia per il palazzo della Cancelleria (Napoli, Museo di Capodimonte). Nel giugno tornò a Firenze ospite di Ottaviano de’ Medici (ibid., p. 383), e lì cominciò, con aiuti, l’ancona per Biagio Mei a Lucca (Pinacoteca nazionale di Villa Guinigi: Il libro delle Ricordanze..., cit., p. 43; G. Vasari, Le vite..., cit., VI, p. 383), ed eseguì la citata prima pala per Pisa, oltre a una copia della Venere e Amore di Michelangelo per Bindo (Londra, Kensington Palace: Il libro delle Ricordanze..., cit., p. 43; G. Vasari, Le vite..., cit., VI, p. 384).
Nell’autunno del 1543 era di nuovo a Roma (Der literarische Nachlass, cit., 1923, pp. 128 s.), dove andò a vivere nel palazzo Adimari Salviati alla Lungara (G. Vasari, Le vite..., cit., VI, p. 384) e tra l’altro mise mano alla Deposizione di Cristo per l’altare di Galeotto Gironi in S. Agostino, finita nell’aprile del 1544 (Roma, Galleria Doria Pamphilj), prima opera pubblica di Vasari a Roma (Il libro delle Ricordanze..., cit., pp. 43 s.; G. Vasari, Le vite..., cit., VI, p. 384). Nel luglio del 1544 tornò in Toscana (Der literarische Nachlass, cit., 1923, pp. 131-133) e tramite Pitti ricevette la commissione per il riallestimento del refettorio del convento di Monteoliveto a Napoli, che Vasari raggiunse nel novembre, concordando con l’abate Matteo Cristiani una copiosa decorazione, realizzata con aiuti (Il libro delle Ricordanze..., cit., pp. 45-48; G. Vasari, Le vite..., cit., VI, p. 384 s.), comprensiva di affreschi, stucchi e tavole, per la chiesa, per il convento, e per Cristiani stesso (Il libro delle Ricordanze..., cit., pp. 49 s.; G. Vasari, Le vite..., cit., VI, p. 385), parzialmente conservata. Del periodo napoletano, decisivo per acquisire le notizie di area meridionale riversate nelle Vite, nulla resta dei lavori compiuti per il viceré Pedro de Toledo e per il mercante fiorentino Tommaso Cambi (Il libro delle Ricordanze..., cit., pp. 48, 50 s.; G. Vasari, Le vite..., cit., VI, pp. 385 s.); rimangono alcune opere realizzate prima e dopo il ritorno a Roma avvenuto nell’autunno del 1545, tra cui la Crocifissione per Girolamo Seripando in S. Giovanni a Carbonara (in loco), parte della serie di tavole per la sagrestia della stessa chiesa (nei musei di Capodimonte a Napoli, di Avignone e Troyes), e in duomo le ante dell’organo ordinate dall’arcivescovo Ranuccio Farnese (Il libro delle Ricordanze..., cit., pp. 49, 51 s.; G. Vasari, Le vite..., cit., VI, p. 386). Grazie a quest’ultima prova e agli uffici di Giovio, il cardinale Alessandro gli affidò il ciclo di affreschi per il salone del palazzo della Cancelleria a Roma, che Vasari nel marzo del 1546 si impegnò a finire «in cento dì» (Il libro delle Ricordanze..., cit., p. 55); fu compiuto, su programma di Giovio, tra l’estate e l’ottobre del 1546, con molti aiuti e senza successo (ibid., pp. 54 s.; G. Vasari, Le vite..., cit., V, p. 155; VI, pp. 387 s.). In questi mesi, entro la cerchia farnesiana, prese corpo l’idea di sviluppare il testo «degl’uomini illustri nell’arte del disegno, stati da Cimabue insino a’ tempi nostri» fino a condurlo alla pubblicazione (ibid., pp. 389 s.). Alla fine di ottobre Vasari tornò a Firenze, ospite dei figli di Ottaviano de’ Medici, con l’incarico, auspicato da Paolo III, di eseguire un’Ultima Cena per il refettorio del convento delle Murate (Firenze, Museo di S. Croce: Il libro delle Ricordanze..., cit., pp. 55 s.; G. Vasari, Le vite..., cit., VI, p. 390). Nel febbraio del 1547, insieme agli artisti ufficiali della corte medicea e a Michelangelo consultato da Roma, fu interpellato da Benedetto Varchi sul paragone tra pittura e scultura discusso all’Accademia Fiorentina (Der literarische Nachlass, cit., 1923, pp. 185-191). Mentre il lavoro al libro proseguiva, tanto che la sua uscita nel marzo del 1547 era annunciata presso la tipografia di Anton Francesco Doni (ibid., p. 213), presto fallita, Vasari eseguì a Firenze (Il libro delle Ricordanze..., cit., p. 56; G. Vasari, Le vite..., cit., VI, p. 390) la Sacra Famiglia con i ss. Giovannino ed Elisabetta per Simone Corsi (museo di Bradford), il Matrimonio mistico di s. Caterina e santi (San Pietroburgo, Ermitage) per Costanza Cambi, e la seconda pala per il duomo di Pisa, perduta (Il libro delle Ricordanze..., cit., p. 57; G. Vasari, Le vite..., cit., VI, p. 390; Tanfani Centofanti, 1897, p. 468). Grazie a Pitti ebbe la commissione dell’ancona dell’altare maggiore e di alcuni affreschi per la chiesa di S. Maria di Scolca (S. Fortunato) a Rimini, dove giunse in autunno e si accordò con l’abate Giovanni Matteo Faetani per avere in cambio una trascrizione del manoscritto delle Vite da sottoporre a Giovio e a Caro (Il libro delle Ricordanze..., cit., p. 58; G. Vasari, Le vite..., cit., VI, pp. 390 s.; Der literarische Nachlass, cit., 1923, pp. 209 s.). Si spostò al principio del 1548 a Ravenna per realizzare la pala dell’abbazia camaldolese di Classe (Pinacoteca), trattenendosi fino alla primavera in Romagna (Il libro delle Ricordanze..., cit., p. 59; Der literarische Nachlass, cit., 1923, p. 219), e acquisì così notizie su quel contesto storico-artistico immesse nelle Vite. Da lì dovette compiere un viaggio a Urbino e, auspice Giovio, anche una spedizione a Milano (ibid., pp. 218 s.), registrata nella prima edizione delle Vite (G. Vasari, Le vite..., cit., III, p. 260).
Nel maggio del 1548 decorò nella casa aretina la camera di Abramo e la sala del Camino (Il libro delle Ricordanze..., cit., p. 60; G. Vasari, Le vite..., cit., VI, pp. 391 s.), raccolse quindi tramite Borghini la commissione della tavola con le Nozze di Ester e Assuero per il refettorio della badia delle Ss. Fiora e Lucilla, finita nel febbraio del 1549 (Arezzo, Museo statale: Il libro delle Ricordanze..., cit., pp. 60 s.; G. Vasari, Le vite..., cit., VI, pp. 392 s.), dipinse altre opere, e si occupò dei lavori per la villa presso Montesansavino del cardinale Giovanni Maria Ciocchi del Monte (Der literarische Nachlass, cit., 1923, p. 225; G. Vasari, Le vite..., cit., VI, p. 393). Per il libro intanto veniva scelto come stampatore Lorenzo Torrentino (Der literarische Nachlass, cit., 1923, p. 199) su consiglio di Giovio, che fornì a Vasari anche il titolo e lo schema per la dedicatoria a Cosimo (ibid., p. 215; Simonetti, 2005, pp. 64-66) e attraverso Borghini fu coinvolto Pierfrancesco Giambullari, che preparò intorno alla metà del 1548 la copia manoscritta da consegnare in tipografia (Scapecchi, 1998).
Nei primi mesi del 1549 Vasari pianificava il proprio matrimonio con l’aretina Nicolosa Bacci, concluso in ottobre, dopo un viaggio a Bologna a visitare il legato cardinale Ciocchi del Monte (G. Vasari, Le vite..., cit., VI, p. 394) e si mosse spesso tra Arezzo e Firenze, dove gli fu chiesta la decorazione della cappella Martelli in S. Lorenzo (Il libro delle Ricordanze..., cit., p. 65; G. Vasari, Le vite..., cit., VI, p. 395), mentre insieme a Borghini sorvegliava la stampa dei due volumi dell’opera. L’edizione torrentiniana uscì nel marzo del 1550.
Il libro delle Vite per la prima volta raccontava la storia dell’arte nell’intera Italia dal Trecento al Cinquecento, articolandola in tre età progressive, ciascuna scandita da un proemio introduttivo e da una sequenza di biografie, nelle quali confluì l’enorme messe di conoscenze acquisite da Vasari direttamente, attraverso i suoi viaggi e sopralluoghi ed esperienze, o indirettamente tramite fonti scritte e orali, manoscritte e a stampa. Le biografie di ciascuna età si succedono sulla base non degli estremi biografici degli artisti trattati, bensì del loro grado di evoluzione stilistica. Al criterio secondo cui il libro comprende solo artisti scomparsi entro la data di pubblicazione, fa unica eccezione la Vita di Michelangelo che, stesa in base agli indizi interni tra il 1547 e il 1549, andò a costituire un’immensa consacrazione dell’artista fiorentino e il traguardo verso cui si protende l’intera trattazione della cultura artistica moderna.
Nel febbraio del 1550 intanto Vasari era giunto a Roma per l’elezione al papato del cardinale Ciocchi del Monte, che gli aprì una prolifica stagione: sotto la supervisione di Michelangelo, con cui entrò allora in rapporti di consuetudine, realizzò (1550-52) la decorazione della cappella Ciocchi del Monte in S. Pietro in Montorio, con stucchi e sculture di Bartolomeo Ammannati (Il libro delle Ricordanze..., cit., pp. 66 s.; G. Vasari, Le vite..., cit., VI, p. 396); eseguì la pala con la Vocazione di Pietro e Andrea (1551) per la nuova cappella del pontefice in Vaticano, poi rimontata nell’altare di famiglia ad Arezzo (Il libro delle Ricordanze..., cit., p. 68; G. Vasari, Le vite..., cit., VI, p. 396); si occupò con Ammannati delle prime tappe per la costruzione di villa Giulia (ibid., p. 397) e condusse (1551-53) varie decorazioni nei due palazzi romani di Altoviti, distrutti (Il libro delle Ricordanze..., cit., pp. 68 s., 71 s.; G. Vasari, Le vite..., cit., VI, p. 397). Puntando sul successo riscosso dalle Vite, sull’amicizia intrecciata con Michelangelo, sulla recente riuscita nella Roma di Giulio III, sulla propria formidabile prontezza esecutiva, sugli appoggi che si era creato entro la corte fiorentina (soprattutto gli influenti vescovi Bernardetto Minerbetti e Giovanni Battista Ricasoli), Vasari moltiplicò allora gli sforzi per essere chiamato al servizio di Cosimo. Nel 1551 gli furono ordinati la pala per l’altare maggiore della chiesa di S. Giovanni Decollato (alla cui confraternita si affiliò nel 1551: Tencajoli, 1928; Roma, Archivio di S. Giovanni Decollato, Inventari delle scritture d’Archivio, rubr. 283: Rubricella generale de’ giornali della Venerabile Arciconfraternita di S. Giovanni Decollato dall’anno 1499 all’anno [1870], c. 42r), consegnata nel 1553 (Il libro delle Ricordanze..., cit., p. 70; G. Vasari, Le vite..., cit., VI, p. 397), il Cristo morto tra angeli per Jacopo Cortese (museo di Nancy; Il libro delle Ricordanze..., cit., p. 70; G. Vasari, Le vite..., cit., VI, p. 398); una pala, perduta, per la poetessa Ersilia Cortese, vedova del nipote del papa (Il libro delle Ricordanze..., cit., pp. 70 s.); per Bindo un Cristo portacroce (collezione privata: ibid., p. 71) e la decorazione ad affreschi e stucchi di una loggia per il palazzo sul Lungotevere su programma di Caro (oggi a Roma nel Museo di Palazzo Venezia: ibid., pp. 71 s.; G. Vasari, Le vite..., cit., VI, p. 397).
Nel dicembre del 1553 rientrò ad Arezzo e al principio dell’anno seguente ottenne la sospirata chiamata al servizio del duca (Il libro delle Ricordanze..., cit., p. 72; G. Vasari, Le vite..., cit., VI, p. 398). Al 1554 risalgono il progetto per il nuovo coro ligneo del duomo di Arezzo (Der literarische Nachlass, cit., 1923, p. 423), il coinvolgimento a Cortona sotto l’egida di Ricasoli nel cantiere di S. Maria Nuova (ibid., p. 427), la decorazione della facciata del palazzo fiorentino del segretario ducale Sforza Almeni con soggetti elaborati da Cosimo Bartoli (Il libro delle Ricordanze..., cit., p. 73; G. Vasari, Le vite..., cit., VI, p. 398), la realizzazione, con aiuti, tra ottobre e dicembre del 1554, degli affreschi dell’oratorio della Compagnia del Gesù a Cortona (Il libro delle Ricordanze..., cit., p. 74; G. Vasari, Le vite..., cit., VI, p. 399). Alla fine dell’anno partì il cantiere volto a trasformare in reggia Palazzo Vecchio, che impegnò lungamente Vasari e la sua bottega con affreschi per le pareti e tavole per i soffitti, sulla base di programmi forniti da Bartoli e Borghini (Il libro delle Ricordanze..., cit., p. 74; G. Vasari, Le vite..., cit., VI, p. 399). Tra il 1555 e il 1558 fu compiuto il quartiere degli Elementi (Allegri - Cecchi, 1980, pp. 63-113); al contempo Vasari progettò arazzi per il duca (Il libro delle Ricordanze..., cit., pp. 75-77), abbozzò il testo dei Ragionamenti con la descrizione dei lavori di Palazzo Vecchio (Der literarische Nachlass, cit., 1923, pp. 471, 505), usciti postumi (1588), coordinò gli interventi per l’alluvione dell’Arno nel 1557 (Palli d’Addario, 1985, pp. 370-373), e nel novembre del 1558 fu invano desiderato da Paolo IV per lavori in Vaticano (Ancel, 1908, p. 53). Dipinse intanto nel 1557-58 il Sogno di Giacobbe per Marsilio Albizi (museo di Baltimora: Il libro delle Ricordanze..., cit., p. 79), il S. Cosma e il S. Damiano per fiancheggiare nella cappella di Palazzo Vecchio la Madonna dell’Impannata di Raffaello confiscata ad Altoviti frattanto caduto in disgrazia (G. Vasari, Le vite..., cit., VI, p. 400), la pala per il convento femminile di S. Pietro a Luco di Mugello (collezione privata: Il libro delle Ricordanze..., cit., p. 79; G. Vasari, Le vite..., cit., VI, p. 405), una Toletta di Venere per Luca Torrigiani (Stoccarda, Staatsgalerie: Il libro delle Ricordanze..., cit., p. 80; G. Vasari, Le vite..., cit., VI, p. 405). Una fonte coeva (Calzolai, 1561) attesta un recente soggiorno di Vasari a Padova anteriore al luglio del 1558.
In Palazzo Vecchio il cantiere decorativo continuava intanto nel sottostante quartiere di Leone X, dedicato alla celebrazione dei personaggi illustri del casato, completato nel 1562 (Allegri - Cecchi, 1980, pp. 114-219) e seguito dalla messa in opera delle tavole per il soffitto (1563-65) e degli affreschi per le pareti del salone dei Cinquecento (1566-71), con temi celebrativi del governo di Cosimo (ibid., pp. 231-267). In questa fase Vasari assurse a entusiasta impresario della propaganda del duca, assecondando le sue ambizioni politiche anche attraverso i propri rapporti con la corte pontificia. Nel 1559 gli fu commissionato il pulpito per il duomo di Pistoia (Palesati, 2012, p. 86) e fu incaricato del progetto della fabbrica degli Uffizi, ove si sarebbero accentrate le principali magistrature cittadine (Il libro delle Ricordanze..., cit., pp. 83 s.; G. Vasari, Le vite..., cit., VI, pp. 402 s.); il cantiere partì nel 1561 e si sarebbe concluso dopo la morte di Vasari e di Cosimo. Nel marzo del 1560 accompagnò a Roma il giovane Giovanni de’ Medici, creato cardinale da Pio IV, sostando a Siena durante l’andata, trasferte che gli permisero anche di aggiornarsi su quei contesti artistici e di rivedere Michelangelo (Der literarische Nachlass, cit., 1923, p. 547). Nell’ottobre del 1560 scortò Cosimo a Siena per la sua entrata trionfale nella città assoggettata (Vasari, cit., V, 1984, p. 530) e a quest’anno rimonta la pala d’altare per la chiesa del Carmine a Firenze (in loco: Il libro delle Ricordanze..., cit., p. 84; G. Vasari, Le vite..., cit., V, p. 405). Al 1561 risalgono il dono da parte di Cosimo a Giorgio della casa di borgo S. Croce a Firenze (Il libro delle Ricordanze..., cit., p. 86) di cui decorò poi (1571-72) alcuni ambienti, il progetto, elaborato con Borghini, per la decorazione (compiuta nel 1568) del palazzo fiorentino di Antonio Ramirez di Montalvo (Der literarische Nachlass, cit., 1923, p. 598) e quello per il sepolcro di Carlo de’ Medici nel duomo di Prato (ibid., pp. 629 s., 673; Der literarische Nachlass, II, a cura di K. Frey - H.W. Frey, 1930, p. 51), l’esecuzione di vari dipinti, tra cui sussiste l’Incoronazione della Vergine per la cappella di Gentilina Vitelli in S. Francesco a Città di Castello (Il libro delle Ricordanze..., cit., p. 86; G. Vasari, Le vite..., cit., VI, p. 405) e la richiesta da parte di Pio IV di occuparsi della decorazione incompiuta delle pareti della sala Regia nel palazzo apostolico (Der literarische Nachlass, cit., 1923, p. 631), assolta da Vasari solo più avanti.
Le Vite del 1550 si chiudevano con la promessa dell’autore di un seguito del libro, comprensivo degli artisti attivi nel pieno del Cinquecento e rimasti esclusi dalla trattazione; nel 1560-62 emergono le prime tracce del lavoro per una seconda edizione, riveduta e ampliata, corredata da ritratti degli artisti titolari di biografie (Il libro delle Ricordanze..., cit., p. 84; Der literarische Nachlass, cit., 1923, pp. 613-615, 677). Mentre avanzavano i cantieri architettonici di S. Maria Nuova a Cortona e degli Uffizi a Firenze, la campagna decorativa del salone dei Cinquecento, l’esecuzione della pala per la cappella della villa medicea di Poggio a Caiano (in loco, 1562-63: G. Vasari, Le vite..., cit., VI, p. 405), Vasari insieme a Borghini pianificava la nuova versione del libro, ricorrendo all’aiuto di numerosi informatori.
Nel gennaio del 1563 con Borghini fondò a Firenze l’Accademia del disegno (Der literarische Nachlass, cit., 1923, pp. 706 s.), asservendola alle esigenze autocelebrative del regime ducale e monopolizzando così il mercato artistico dello Stato. In vista della nuova edizione del libro Vasari compì nel 1563 una nuova ricognizione a Venezia, sostando ad Ancona e a Bologna (ibid., pp. 756-758), e con l’assistenza di Borghini emendò e arricchì di dati il testo delle prime due età, integrando la terza con le biografie degli artisti scomparsi nel frattempo.
Iniziarono intanto i lavori per la fabbrica della chiesa della Madonna dell’Umiltà a Pistoia (Il libro delle Ricordanze..., cit., p. 89; G. Vasari, Le vite..., cit., VI, p. 403), e prese corpo con la supervisione di Borghini il progetto per la costruzione a Pisa del palazzo e della contigua chiesa dell’Ordine dei cavalieri di S. Stefano (1565-72), fondato da Cosimo, prevedendo di includere un monumentale ciborio bronzeo (Der literarische Nachlass, cit., 1930, pp. 473 s.; G. Vasari, Le vite..., cit., VI, p. 403). Vasari costruì allora (1563-64) anche l’imponente altare di famiglia nella pieve di S. Maria Assunta ad Arezzo (oggi nella badia delle Ss. Fiora e Lucilla), inglobando la pala già destinata a Giulio III e una serie di nuove tavole realizzate con aiuti (Il libro delle Ricordanze..., cit., pp. 89 s.; G. Vasari, Le vite..., cit., VI, p. 404).
La morte di Michelangelo a Roma nel febbraio del 1564 fu strumentalmente utilizzata da Vasari e Borghini, che avocarono all’Accademia le esequie del maestro tenutesi nel luglio in S. Lorenzo, la progettazione della tomba in S. Croce, la sistemazione della sagrestia nuova rimasta incompiuta, e insieme impose l’aggiornamento della sua biografia per oltre un quindicennio (Der literarische Nachlass, cit., 1930, pp. 28-30, 48 s., 53 s.).
Mentre ancora si lavorava a implementare la terza età, nel luglio del 1564, partiva presso i Giunti la stampa del tomo contenente la prima e la seconda età (ibid., pp. 89 s.). Su richiesta della moglie Vasari dipinse allora (Il libro delle Ricordanze..., cit., p. 91; G. Vasari, Le vite..., cit., VI, p. 405) per il convento di S. Maria Novella ad Arezzo un’Annunciazione (Parigi, Louvre) e due laterali con Santi (Firenze, collezione Cassa di Risparmio); e per il principe Francesco la Fucina di Vulcano, su rame (Firenze, Uffizi). Alla fine del 1564 Minerbetti gli ordinò un nuovo ciborio per il duomo di Arezzo, progetto che si sovrappose a quello analogo compiuto per Pistoia durante l’episcopato di Ricasoli (Il libro delle Ricordanze..., cit., p. 95). Nel 1565 sovrintese agli apparati per le nozze di Francesco de’ Medici, che furono realizzati dai giovani artisti dell’Accademia (Der literarische Nachlass, cit., 1930, p. 280), e costruì rapidamente il corridoio che attraversando l’Arno connette Palazzo Vecchio con la nuova reggia che si andava erigendo a palazzo Pitti (Il libro delle Ricordanze..., cit., p. 92; G. Vasari, Le vite..., cit., VI, p. 403). Dal 1565 al 1567 si applicò ad adeguare la basilica di S. Maria Novella a Firenze alle disposizioni tridentine, con l’esecuzione di numerose pale d’altare realizzate con l’aiuto della bottega (Hall, 1979) e realizzò (1566) tre tavole per il refettorio del convento di S. Pietro a Perugia (in loco: Il libro delle Ricordanze..., cit., pp. 94 s.; G. Vasari, Le vite..., cit., VI, pp. 404 s.). Nell’aprile-maggio del 1566 intraprese un serrato viaggio di studio nell’Italia centrosettentrionale per concludere le integrazioni al libro (Der literarische Nachlass, cit., 1930, pp. 234-243). Avviò poi l’Adorazione dei Magi consegnata di persona a Pio V a Roma nel febbraio del 1567 e destinata alla chiesa di Bosco Marengo fondata dal papa nel paese natale (Il libro delle Ricordanze..., cit., p. 95; G. Vasari, Le vite..., cit., VI, p. 403), per la quale si impegnò anche a concepire una «macchina grandissima» per l’altare maggiore (ibid., p. 404); e iniziò la campagna di rinnovamento (1566-68) della basilica di S. Croce a Firenze (Hall, 1979), comprensiva di uno spettacolare ciborio inaugurato nel 1569, opera emblematica del contributo di Vasari ad accreditare Cosimo come «catolico prencipe» (G. Vasari, Le vite..., cit., VI, p. 406). Vasari aggiornò la propria autobiografia fino alla metà del 1567 circa (citò come in lavorazione la pala per la Badia fiorentina e quella per la cappella Biffoli in S. Croce) e a quel punto (Der literarische Nachlass, cit., 1930, pp. 347, 360) cominciò la stampa degli ultimi due tomi in cui si stendeva ora la terza età delle Vite, conclusa nel 1568. La struttura definitiva del libro fu stabilita da Vasari e Borghini solo quando tutti i materiali furono stampati (Simonetti, 2005, p. 114).
Le verifiche e gli additamenti apportati alle prime due età, il poderoso incremento delle biografie dei moderni (da quella del Beccafumi fino ai maestri ancora viventi), l’ampiezza del raggio geografico e cronologico coperto dal libro, il ricorso alle fonti e ai disegni in supporto dell’analisi stilistica, gli innumerevoli approfondimenti compiuti, resero l’edizione giuntina delle Vite la pietra fondativa, per contenuti e per metodo, della storia dell’arte. Una fortuna enorme e indipendente ebbero le incisioni con i ritratti degli artisti anteposte alle rispettive biografie.
Un estratto con la Vita del solo Michelangelo fu stampato nel 1568 (U. Procacci, in Giorgio Vasari, a cura di L. Corti et al., 1981, pp. 284 s.). Tra il 1568 e il luglio del 1570 Vasari consegnò la serie di tavole per l’altare maggiore bifronte della chiesa di Bosco Marengo, delle quali soltanto alcune restano in loco (Il libro delle Ricordanze..., cit., pp. 99 s.; Der literarische Nachlass, cit., 1930, pp. 397, 408-410, 430, 470, 473, 508 s.), impresa cui seguì l’impegno per le tre nuove cappelle fatte costruire da Pio V, l’una sopra l’altra, nella torre Borgia del palazzo apostolico (Il libro delle Ricordanze..., cit., p. 101; Der literarische Nachlass, cit., 1930, pp. 472, 485). Questi lavori, consistenti in affreschi, tavole e arredi in marmi colorati, richiesero un sopralluogo di Vasari a Roma nel febbraio del 1570 (ibid., pp. 493 s.), si intrecciarono alla nomina di Cosimo a granduca da parte di Pio V il 4 marzo e furono terminati, con aiuti, nell’estate del 1571 (Il libro delle Ricordanze..., cit., pp. 102 s.).
A Firenze nel 1570 a Vasari furono richieste la supervisione, su programma di Borghini, dello studiolo del principe Francesco in Palazzo Vecchio (Der literarische Nachlass, cit., 1930, pp. 522 s.; 530 s.), la pala per la chiesa dei Cavalieri a Pisa (1570-71: Il libro delle Ricordanze..., cit., p. 103; Der literarische Nachlass, cit., 1930, p. 496) e ad Arezzo la progettazione delle nuove logge di piazza Grande (1570-72: ibid., pp. 538-540). Fu a Roma occupato dal lavoro alle cappelle di Pio V dalla fine di dicembre del 1570 (ibid., pp. 545 s.) all’estate del 1571 e nel luglio del 1571 fu insignito dal papa del titolo di cavaliere dello Speron d’Oro (Neue Briefe..., a cura di K. Frey - H.W. Frey, 1940, pp. 159-162; Il libro delle Ricordanze..., cit., p. 109). A Firenze ricevette (1571) l’incarico di eseguire il ciclo di affreschi sul tema del Giudizio Finale, elaborato da Borghini, per la cupola di S. Maria del Fiore, avviato nel 1572 (Der literarische Nachlass, cit., 1930, pp. 523-525, 598 s.), portato avanti desultoriamente con aiuti, in parallelo agli impegni romani, e completato da Federico Zuccaro dopo la morte di Giorgio. A seguito della vittoria pontificia a Lepanto fu richiamato a Roma, ove giunse nel gennaio del 1572 (ibid., pp. 634-636; il 5 gennaio fece da padrino a San Sepolcro per uno dei figli dell’intagliatore Alberto Alberti, suo amico e collaboratore: Gli Archivi, a cura di G. Degli Azzi, 1915) per realizzare gli affreschi della sala Regia, dei quali solo quello con la Battaglia fu terminato entro la morte di Pio V il 1° maggio 1572. Nell’ottobre Gregorio XIII gli riconfermò l’incarico e Vasari eseguì, con aiuti, i successivi quattro episodi, ultimati nel maggio del 1573 (Der literarische Nachlass, cit., 1930, pp. 776 s.). Nella primavera del 1573 fu terminato anche il progetto avviato da Pio V nel 1571 di una serie di affreschi su cartoni di Vasari con Storie di s. Pietro per le lunette delle Scale Vaticane e le sovrapporte della sala Vecchia degli Svizzeri (ibid., pp. 595, 725, 750), solo in parte superstiti, e nell’estate Gregorio XIII gli chiese di completare la decorazione della cappella Paolina, consistente allora nei soli due affreschi di Michelangelo, ma il programma concepito da Vasari e Borghini venne rigettato in quanto non «al proposito» per la sede (ibid., pp. 807, 811).
Nella seconda metà del 1573 progettò il ciborio e altri interventi per il duomo di Ascoli Piceno su richiesta del vescovo Pietro Camaiani (ibid., p. 817), compì il gonfalone per la chiesa aretina della SS. Trinità (diviso tra la chiesa e il Museo di S. Salvi a Firenze) e assistette Minerbetti nei nuovi lavori per il presbiterio del duomo di Arezzo (ibid., pp. 817 s., 820 s.).
Morì a Firenze il 27 giugno 1574 (come attesta il nipote Marcantonio nel Libro delle Ricordanze..., cit., p. 111) e fu sepolto nella tomba di famiglia da lui progettata nella pieve di Arezzo. Lasciò due figli naturali, Anton Francesco e Alessandra, nati entrambi nel 1567 (Lepri - Palesati, 2003, pp. 79, 142 s.).
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio di S. Giovanni Decollato, Inventari delle scritture d’Archivio, rubr. 283: Rubricella generale de’ giornali della Venerabile Arciconfraternita di S. Giovanni Decollato dall’anno 1499 all’anno [1870], c. 42r.; G. Vasari, Le vite... (1550 e 1568), a cura di R. Bettarini - P. Barocchi, I-VI, Firenze 1966-1987; Der literarische Nachlass Giorgio Vasaris, I, a cura di K. Frey, München 1923, II, a cura di K. Frey - H.W. Frey, München 1930; Il libro delle Ricordanze di Giorgio Vasari, a cura di A. Del Vita, Arezzo 1938; Neue Briefe von Giorgio Vasari, III, a cura di K. Frey - H.W. Frey, München 1940.
P. Calzolai, Historia Monastica..., II, Firenze 1561, p. 187; L. Tanfani Centofanti, Notizie di artisti tratte dai documenti pisani, Pisa 1897, pp. 467 s.; R. Ancel, Le Vatican sous Paul IV: contribution à l’histoire du Palais Pontifical, in Revue Bénédictine, XXV (1908), pp. 48-71; Gli Archivi della Storia d’Italia, a cura di G. Degli Azzi, IV, Rocca San Casciano 1915, p. 210; O.F. Tencajoli, Le chiese nazionali italiane in Roma, Roma 1928; A. Del Vita, L’origine e l’albero genealogico della famiglia Vasari, in Il Vasari, III (1930), pp. 51-75; M.B. Hall, Renovation and Counter-Reformation: V. and duke Cosimo in Sta Maria Novella and Sta Croce, 1565-1577, Oxford 1979; E. Allegri - A. Cecchi, Palazzo Vecchio e i Medici. Guida storica, Firenze 1980; G. V. Principi, letterati e artisti nelle carte di G. V. (catal., Arezzo), a cura di L. Corti et al., Firenze 1981; M.V. Palli d’Addario, Documenti vasariani nell’Archivio Guidi, in G. V. tra decorazione ambientale e storiografia artistica, a cura di G.C. Garfagnini, Firenze 1985, pp. 363-391; P. Scapecchi, Una carta dell’esemplare riminese delle Vite del V. con correzioni di Giambullari. Nuove indicazioni e proposte per la Torrentiniana, in Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz, XLII (1998), pp. 101-114; N. Lepri - A. Palesati, Fuori dalla corte. Documenti per la biografia vasariana, Montepulciano 2003; C.M. Simonetti, La vita delle “Vite” vasariane. Profilo storico di due edizioni, Firenze 2005; A. Palesati, Il progetto vasariano per il pergamo di San Zeno, il corpo di Michelangelo a Firenze e il ruolo del V., e altri documenti, in G. V. tra capitale medicea e città del dominio, a cura di N. Lepri - S. Esseni - M.C. Pagnini, Firenze 2012, pp. 79-98.