ZARLINO, Gioseffo
ZARLINO (Zerlini, Cerlino), Gioseffo (Iseppo). – Nacque a Chioggia verso il 1520 da Giovanni de’ Zerlini (morto post 1537) e sua moglie Maria (morta nel 1561), originari di Alessandria; ebbe una sorella (Pradella, 2018, pp. 61-64). A lungo si è ritenuto che Zarlino fosse nato nel 1517. Ricerche recenti, condotte tanto sulla base di nuovi documenti quanto sulla rilettura critica di documenti già noti, hanno tuttavia dimostrato che il 1520 è una data di nascita assai più probabile (Pradella, 2018). Stando al primo biografo di Zarlino, Bernardino Baldi, che dichiara di rifarsi a colloqui personali con l’anziano musicista, la sua prima formazione in Chioggia comprese lo studio della grammatica con Giacobo Eterno Sanese, dell’aritmetica e della geometria con Giorgio Atanagi, dei rudimenti musicali con Francesco Maria Delfico e dell’organo con Marco Antonio Cavazzoni (Le vite de’ matematici, a cura di E. Nenci, 1998, p. 543 s.). Ricevette la prima tonsura clericale nella cattedrale di Chioggia il 14 aprile 1532, venendo poi promosso agli ordini minori (3 aprile 1537) e al diaconato (22 marzo 1539). Nell’aprile del 1540 era già sacerdote, senza cura d’anime; dal maggio del 1535 al settembre del 1541 prestò servizio nella cattedrale chioggiotta, dapprima come cantore, indi, dal 3 giugno 1539, come organista. Sempre a detta di Baldi, dopo essersi trasferito a Venezia, avrebbe intrapreso gli studi musicali con Adrian Willaert, di logica e filosofia con Cristoforo da Ligname, di greco con Guglielmo Fiammingo, di ebraico con un nipote di Elia Tesbite.
La fama di Zarlino si fonda in primis sulle opere a stampa, tutte pubblicate a Venezia. Giganteggiano le Istitutioni harmoniche ([Pietro da Fino?], 1558), che offrono un panorama completo della musica teorica e pratica, diviso in quattro libri: i primi due espongono i fondamenti filosofici, cosmologici e matematici (intervalli, accordatura) della musica, il terzo e il quarto trattano rispettivamente il contrappunto e i modi. L’importanza del trattato è testimoniata non soltanto dalle numerose ristampe e riedizioni (dal 1561 al 1602), ma anche dall’ininterrotta recezione sull’arco dei secoli, sino ai giorni nostri. L’ambizione enciclopedica del trattato riflette gli ideali coltivati nell’Accademia venetiana della Fama, un importante ancorché effimero sodalizio (1557-61) fondato da Federico Badoer: Zarlino fu tra gli addetti alla ‘stanza’ della musica, che a sua volta ricadeva nella sezione matematica (cfr. Fenlon, 2002, p. 136). Seguirono altri due trattati matematici: le Dimostrationi harmoniche (Francesco de’ Franceschi, 1571), un dialogo musicale tra musicisti veneziani e ferraresi di spicco, articolato in cinque ‘ragionamenti’, e i Sopplimenti musicali (de’ Franceschi, 1588), in cui l’autore ritorna su varie questioni desunte tanto dalle Istitutioni quanto dalle Dimostrationi, nel contempo reagendo alle critiche espresse da teorici coevi quali Vincenzo Galilei, in particolare riguardo all’intonazione degli intervalli musicali e alla divisione dell’ottava. In questo campo gli va riconosciuto il merito di aver fornito per primo una descrizione quantitativa del temperamento degli strumenti da tasto allora più diffuso, quello che restringe le quinte di un quarto di comma sintonico, oggi noto come ‘mesotonico’.
In aggiunta a tali ponderosi tomi – ciascuno di essi oltrepassa le trecento pagine in-4° – risulta che Zarlino abbia redatto altri due trattati musicali, da lui citati nei propri scritti ma, per quanto se ne sa, perduti. Nell’introduzione al De vera anni forma (Giovanni Varisco, 1580) l’autore annuncia un De utraque musica in venticinque libri (p. [IV]). Nelle Dimostrationi harmoniche (Ragionamento V; p. 311), nell’edizione riveduta delle Istitutioni harmoniche del 1573 (libro IV, capitolo 35; p. 426) e nei Sopplimenti musicali (alla fine del libro VIII; p. 306) allude inoltre a un altro suo trattato, composto presumibilmente sul finire degli anni Sessanta, ch’egli menziona col titolo Il musico perfetto oppure Melopeo.
Nel 1560 Zarlino si candidò a maestro di cappella nel duomo di Padova, ma senza esito (il posto andò al padovano Pietro Antonio Guainaro). Il coronamento della sua carriera venne con la nomina a maestro di cappella nella basilica ducale di S. Marco a Venezia, dove prestò servizio dal 5 luglio 1565 sino alla morte. In questo ruolo succedette a Cipriano de Rore, che dopo un mandato durato poco più d’un anno aveva dovuto rinunciare alla posizione per motivi finanziari e politici. I procuratori de supra, responsabili dell’amministrazione della basilica, sottolinearono che nel nominare Zarlino avevano assunto qualcuno «non solamente dotto e pratico della musica», ma anche «prudente et modesto in far el suo officio» (cit. in Da Col, 1999, n. 13). Zarlino seppe effettivamente riportare ordine e disciplina nella cappella (Edwards, in La cappella musicale, 1998). Le sue responsabilità includevano tanto la composizione quanto l’insegnamento del canto piano e del contrappunto. Era inoltre tenuto a pronunciarsi sui candidati per i posti vacanti in cappella e a ragguagliare i superiori circa le prestazioni extra moenia dei cantori e il loro comportamento.
Almeno un anno prima della nomina a S. Marco, le monache di S. Lorenzo elessero Zarlino cappellano della parrocchia di S. Severo, situata nel sestiere di Castello, dov’egli risiedette fino alla morte. In aggiunta, nel 1565 fu incaricato di fornire musiche, cantori e suonatori per la festa annuale della florida Scuola grande di S. Maria della Carità, messa e vespri inclusi (Glixon, in La cappella musicale, 1998). Il legame con la confraternita risaliva addietro nel tempo: ma con la nomina in S. Marco dovette rinunciare al beneficio che la Scuola gli elargiva dal 1558.
La produzione di Zarlino compositore consegnata alle stampe fu tutto sommato limitata, a paragone degli immediati suoi predecessori e successori in S. Marco. Nel 1549, presso Antonio Gardano, pubblicò la prima raccolta di mottetti, Musici quinque vocum moduli, dedicata ad Alvise Balbi, priore generale della congregazione dei canonici regolari di S. Spirito in Isola. In questo libro è stato riconosciuto un ciclo di mottetti basati sul Cantico dei Cantici, ordinato secondo gli otto modi ecclesiastici (cfr. Judd, 2001, pp. 232 s., 236). La maggior parte delle composizioni di Zarlino pervenute uscirono negli anni Sessanta. Dei quattro brani suoi inclusi tra i Motetta D. Cipriani de Rore et aliorum auctorum a quattro voci pari (Girolamo Scotto, 1563), tre sono lectiones pro mortuis (cfr. Chemotti - Schiltz, 2020). Tutti i mottetti delle Modulationes sex vocum (Francesco Rampazetto, 1566) tranne uno sono imbastiti sulla tecnica del canone, la cui risoluzione è di volta in volta suggerita da diciture e motti vuoi espliciti vuoi enigmatici: nella varietà degli artifici essi offrono una tangibile dimostrazione delle regole del contrappunto delineate dall’autore nelle Istitutioni harmoniche (cfr. Judd, 2001, pp. 244 s.).
Una dozzina di madrigali apparve in collettanee pubblicate tra il 1562 e il 1570, perlopiù presso l’editore Scotto. Due di questi madrigali collocano Zarlino in una rete di compositori e letterati di prima sfera, veneziani e no. Giulio Bonagiunta, cantore in S. Marco, promosse la Corona della morte dell’illustre signore [...] Anibal Caro (Scotto, 1568): a questa ghirlanda di sonetti in memoria del letterato, deceduto nel novembre del 1566, Zarlino concorse con il penultimo brano, Mentre del mio buon Caro il fin ripenso, versi del nobile Domenico Venier. Nella collettanea I dolci frutti, primo libro de vaghi et dilettevoli madrigali, curata da Cornelio Antonelli (Scotto, 1570), Zarlino compare tra gli undici autori di una canzone di altrettante stanze in onore di Margherita d’Austria e suo figlio Alessandro Farnese (Questo sì ch’è felice e lieto giorno), cui concorsero tra gli altri Claudio Merulo, Giaches de Wert, Giovanni Pierluigi da Palestrina, Andrea Gabrieli e Costanzo Porta.
I pochi mottetti profani di Zarlino testimoniano legami con altre città italiane. Clodia quem genuit Nereia carmine dignum (nei citati Musici quinque vocum moduli del 1549) è un lamento sopra la morte del ventenne concittadino Marchesino Vacca, che il Senato veneto aveva appena aggregato all’ordine dei Cavalieri di S. Marco. Per tutta la vita Zarlino mantenne i contatti con la città natale: nel 1582 il capitolo della cattedrale chioggiotta lo nominò canonico; ma l’anno dopo il doge Nicolò da Ponte rigettò la petizione del capitolo di consacrarlo vescovo di Chioggia (gli fu preferito l’agostiniano Gabriele Fiamma). Il musicista dovette avere dei contatti anche con Ferrara (Schiltz, 2008). Tre mottetti delle citate Modulationes sex vocum figurano nei sontuosi libri-parte appartenuti alla cappella ducale estense (oggi Modena, Biblioteca Estense, ms. C 314), compilati prima della pubblicazione zarliniana del 1566. Ma la prova evidente dei rapporti con la casa d’Este la dà il mottetto profano Parcius Estenses proavos Ferraria iactet – Clara sit innumeris maiorum fama tropheis, un panegirico di Alfonso II apparso nel collettaneo Primo libro de gli eterni mottetti di Orlando di Lasso, Cipriano Rore et d’altri curato dal già citato Bonagiunta (Scotto, 1567; sopravvive il solo Altus).
Dopo il 1570 la pubblicazione di musiche di Zarlino sembra essersi esaurita. Sappiamo che fornì musiche proprie per importanti eventi politici e religiosi a Venezia: nessuna di esse risulta pervenuta, ma abbiamo qualche traccia dei contesti cui tali brani furono destinati. Quando nell’ottobre del 1571 la Lega Santa sconfisse gli Ottomani nella battaglia di Lepanto, la vittoria venne ampiamente celebrata in Venezia. A lungo si è ritenuto che Zarlino avesse composto alcune sezioni del Trionfo di Christo per la vittoria contro i turchi di Celio Magno, ma il dato non è avvalorato da indizi concreti. È più probabile che Zarlino, nella sua veste di maestro di cappella ducale, abbia musicato la messa.
Un altro evento politico importante fu la visita ufficiale di Enrico III re di Francia nel luglio del 1574. Zarlino, cui era stato affidato il corredo sonoro delle celebrazioni, compose tra l’altro un mottetto profano basato sui versi dell’umanista Cornelio Frangipane, Sternitur Hadriacum cui nam tot navibus aequor?, un dialogo tra la ninfa marina Nais (Naiade) e Hospes, prosopopea di Venezia; il componimento fu pubblicato nei Successi del viaggio d’Henrico III di Nicolò Lucangeli (Venezia, Gabriele Giolito de’ Ferrari, 1574). A giudicare dalla descrizione che ne dà il Proteo, pastor del mare di Frangipane, tragedia concepita per la visita ufficiale, la composizione di Zarlino fu intonata mentre il sovrano s’imbarcava sul Bucintoro per percorrere il Canal Grande.
Zarlino compose anche una messa per celebrare il completamento della chiesa del Ss. Redentore nel luglio del 1577. Il tempio era stato eretto sull’isola della Giudecca, su progetto di Andrea Palladio, in rendimento di grazie della Serenissima per la fine della pestilenza che aveva flagellato Venezia nei due anni precedenti. La messa venne cantata in presenza del doge Sebastiano Venier. Nelle Istitutioni harmoniche Zarlino fa riferimento anche ad altre composizioni, che devono essere andate perdute: nel Libro III, capitolo 66 (p. 268), menziona un Magnificat per tre cori; nel Libro IV, capitolo 21 (p. 324), una messa per un numero di voci non specificato.
Nel 1561, sempre per i tipi di Francesco Senese (ossia de’ Franceschi), apparve l’Utilissimo trattato della patientia, che, stando al proemio, Zarlino scrisse in occasione della morte di sua madre. Il breve trattato, diviso in trentatré capitoli, è dedicato a suor Leonora d’Este. Una seconda edizione uscì nel 1583 presso lo stesso editore. Il testo di Zarlino rientra in una tradizione di opere morali sulla pazienza che si distende dall’antichità al medioevo al rinascimento. Ancora ai primi del Settecento Johann Karl Tidau ne diede una traduzione tedesca, Utilissimo Tractato della Patienza, Das ist, Ein schöner Tractat von der Geduld. Sehr nützlich allen denen, welche verlangen Christlich zu leben (Wernigerod, Struck, 1707). Nel 1579 Zarlino pubblicò l’Informatione [...] intorno la origine della congregatione de i reverendi frati capuccini (Domenico Nicolini) per dimostrare che il fondatore dell’ordine non era Matteo Serafini da Bascio (come generalmente si ritiene oggi) bensì il chioggiotto Paolo Barbieri.
Nello stesso anno diede alle stampe il primo di due trattati di cronologia, Discorso [...] intorno il vero anno et il vero giorno nel quale fu crucifisso il N.S. Giesù Christo redentor del mondo (Domenico Nicolini; dedicato a Giovanni Trevisan, patriarca di Venezia). L’anno dopo, 1580, nel già citato De vera anni forma elaborò un’ampia e accurata revisione del calendario, fondata sui cicli solari e lunari: presentata a Gregorio XIII, il papa che nel febbraio di due anni dopo avrebbe riformato il calendario, fu nondimeno respinta.
L’interesse di Zarlino per indagini di natura extramusicale è testimoniato anche dalle lettere ch’egli scambiò negli anni Ottanta con vari intellettuali in vista. Uno di costoro fu Gian Vincenzo Pinelli, di famiglia patrizia genovese, che visse a Padova a partire dal 1558 (Sanvito, 1990): con lui Zarlino disquisì di questioni musicali e matematiche, fornendogli dei consigli circa la costruzione di strumenti. Un altro suo corrispondente fu il cardinal Guglielmo Sirleto, già prefetto della Biblioteca Vaticana e presidente della commissione per la riforma del calendario promossa da Gregorio XIII: il 19 marzo 1583 Zarlino gli illustrò taluni dubbi sulla riforma gregoriana del calendario (Casimiri, 1932, pp. 108 s.). Zarlino coltivò uno scambio d’idee anche con il bolognese Ercole Bottrigari, cultore di teoria musicale che al pari di lui era appassionato di cronologia e astronomia.
È stato dimostrato che sul finire di sua vita Zarlino fu in contatto con il compositore spagnolo Francisco Guerrero. Dal resoconto del viaggio di costui in Terrasanta (El viage de Hierusalem, Valencia, Joan Navarro, 1590) si apprende che nel 1588 lo spagnolo si trovava in Venezia per accudire alla pubblicazione dei suoi Mottecta a quattro, cinque, sei e otto voci e delle sue Canciones y villanescas espirituales, usciti entrambi presso Giacomo Vincenti l’anno dopo. Al suo arrivo, l’8 agosto, l’editore lo informò che ci sarebbero voluti diversi mesi per completare il lavoro. Prima che Guerrero decidesse d’imbarcarsi per la Terra Santa, da dove rientrò a Venezia il 19 febbraio 1589, pare che Zarlino si fosse offerto di correggergli i due libri (Rees 2017).
Nel 1589 l’editore de’ Franceschi diede fuori un’edizione monumentale in quattro volumi De tutte l’opere del R. M. Gioseffo Zarlino da Chioggia: i primi tre contengono le Istitutioni harmoniche, le Dimostrationi harmoniche e i Sopplimenti musicali (datato 1588); gli scritti extra-musicali, più brevi, furono riuniti in un quarto volume. Con questa nuova edizione dell’intera sua produzione teorica Zarlino sottolineò una volta di più l’aspirazione di un’intera vita votata alla conquista e al dominio di un sapere enciclopedico.
Morì a Venezia il 4 febbraio 1590 e venne seppellito nella chiesa di S. Lorenzo. Dall’inventario redatto in morte si apprende che possedeva più di mille libri a stampa (Palumbo-Fossati, 1986; Musico perfetto, 2017, pp. 278-283): l’inventario non dà informazioni di dettaglio circa il contenuto, ma secondo un uso frequente all’epoca raggruppa i libri per formato (foglio, quarto, octavo e duodecimo). Che si trattasse di un numero considerevole per gli standard coevi dell’epoca è confermato anche da Francesco Sansovino, che nella sua Venetia città nobilissima et singolare (Venezia, Iacomo Sansovino, 1581) menziona la biblioteca privata di Zarlino come una delle più ampie di Venezia (p. 138).
Di Zarlino non si conoscono ritratti autentici. Padre Giambattista Martini, in capo a ricerche protrattesi dal 1747 al 1771, riuscì a procurarsi un dipinto a olio (oggi nel Museo della Musica di Bologna) di pittore veneto del secondo Settecento, probabilmente desunto da una medaglia commemorativa cinquecentesca; il volto di profilo è incluso in una cornice ovale che reca date erronee («Ob[iit] A[nno] 1599 Æ[tatis] 59»; Bianconi et al., 2018).
Ed. moderne delle musiche: Nove madrigali a cinque voci tratti da varie raccolte, Venezia-Roma 1963; Drei Motetten und ein geistliches Madrigal zu 4-6 Stimmen, a cura di R. Flury, Wolfenbüttel 1959; Motets from 1549, a cura di C.C. Judd, Part 1, Middleton (Wis.) 2006, Part 2, 2007; Motets from the 1560s, a cura di C.C. Judd - K. Schiltz, Middleton (Wis.) 2015.
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