DAINELLI, Giotto
Nacque a Firenze il 19 maggio 1878 dal generale Luigi (imparentato con i Ranuzzi di Bologna e gli Zambeccari), e da Virginia Mari, figlia dell'allora presidente della Camera. Cominciò giovanissimo a viaggiare, seguendo con la famiglia il padre.
Nel 1900 si laureò in scienze naturali all'Istituto di studi superiori di Firenze, allievo prediletto del geologo Carlo De Stefani, e subito dopo si iscrisse all'università di Vienna per perfezionarsi. Intanto, nel 1901, apparivano le sue prime pubblicazioni, relative a ricerche di carattere geologico e paleontologico, e nel 1903 conseguiva a Firenze la libera docenza in geologia e geografia fisica. Nel 1905-1906 compi il suo primo viaggio esplorativo in Eritrea, insieme con il geografo e compagno di studi O. Marinelli, raccogliendo molti materiali, utilizzati più tardi per il volume Risultati scientifici di un viaggio nella Colonia Eritrea (Firenze 1912). Tornato a Firenze, iniziò la pubblicazione delle Memorie geografiche, edite a sue spese come supplemento della Rivista geografica italiana, di cui tra il 1907 e il 1919 apparvero trentanove numeri; altri quattro furono pubblicati nel 1930 (come Memorie geologiche e geografiche di Giotto Dainelli).
Nel 1914 ebbe a Pisa la cattedra di geografia nella facoltà di lettere, dove rimase fino al 1921, quando in seguito ad un nuovo concorso fu chiamato ad insegnare geologia a Napoli. Nel 1924, morto il De Stefani, passò a Firenze, dove visse fino al 1944, quando scelse di seguire Mussolini, di cui era fedelissimo, a Salò. Nel 1928 aveva vinto un concorso internazionale per la cattedra di geografia del Cairo, ma non aveva potuto occuparla per sopravvenute difficoltà politiche.
Negli anni del suo magistero accademico compì altri viaggi, che contribuirono ad accrescere la sua fama di esploratore. Nel 1913-14 partecipò alla spedizione De Filippi al Karakorum, la più importante missione esplorativa italiana in Asia del nostro secolo. Essa si proponeva un duplice scopo: esplorare sistematicamente il grande ghiacciaio Rimu, nel Karakorum orientale, e raccogliere il maggior numero possibile di informazioni scientifiche, geofisiche, geologiche, metereologiche e, in via subordinata, anche naturalistiche, su quella regione. Entrambi gli scopi furono brillantemente raggiunti. Al D. fu lasciata libertà di movimento: con l'amico Marinelli, che l'aveva raggiunto, poté compiere escursioni al di fuori dell'itinerario principale della spedizione, esplorando un'area assai più ampia e giungendo, sulla via del ritorno, fino al Tien Shan. I 12 volumi dei Risultati geologici e geografici (Bologna 1922-1934) di questa missione furono elaborati per la maggior parte dal D. stesso.
Nel 1930 tornava nel Tibet con una spedizione da lui organizzata e finanziata, di cui riferì nel libro Il mio viaggio nel Tibet occidentale (Milano 1932); le ricerche scientifiche compiute in quella occasione furono in seguito inserite negli ultimi volumi dei citati Risultati.... Nel 1936-1937, incaricato dall'Accademia di Italia, organizzò e diresse una missione esplorativa al lago Tana, a cui si riferisce il volume La regione del lago Tana (Milano 1939), una monografia regionale condotta secondo gli schemi tradizionali, ma con intenti chiaramente divulgativi.
Lasciato nel 1953 l'insegnamento universitario, si stabilì a Roma, dove visse alquanto isolato, ma sempre attivissimo, nonostante la progressiva perdita della vista. Morì a Firenze, dove era da poco tornato, il 16 nov. 1968.
Formatosi nel clima culturale del positivismo fiorentino di fine secolo e provvisto di una solida base naturalistica, il D. fu uno dei primi e più tenaci rappresentanti della scuola dei geografi naturalisti italiani, fautori di un più stretto rapporto della geografia con le scienze naturali. Per questo, contro le tendenze innovatrici che, seppure con qualche ritardo, anche in Italia avevano cominciato ad esprimersi in una maggiore predilezione per gli studi di geografia umana, egli sostenne sempre con vigore la necessità che il geografò fosse innanzi tutto fornito di una solida base naturalistica. Quando, nel 1941, il ministro Bottai riunì i geografi italiani per organizzare a livello nazionale la loro attività, il D. propose la creazione di una "Scuola nazionale di geografia" fortemente orientata verso le discipline naturalistiche; ciò che provocò polemiche e discussioni vivaci tra i colleghi, dimostrando in definitiva come la sua posizione epistemologica fosse ormai superata.
Personalità vivacissima, attivissimo oratore ed elegante scrittore, il D. ci ha lasciato poco meno di seicento opere (scritte tra il 1901 e il 1967), molte delle quali di mole poderosa, su temi svariati. Come geologo, si occupò di palcontologia, stratigrafia, tettonica, geomorfologia e anche di geologia applicata. Diede il suo nome ad una trentina di specie fossili, oltre a quattro viventi e a una cima del Caucaso (Punta Dainelli, nella regione del Kazbek). In Italia studiò l'Eocene in Friuli e in Dalmazia, il bacino di Firenze, l'Appennino meridionale, la penisola Salentina; in Africa Orientale compì una accurata analisi delle condizioni geologiche dell'altopiano somalo, di quello etiopico e delle regioni contermini; in Asia si occupò soprattutto del glaciale nel bacino transimalayano, dell'India e della serie stratigrafica dell'Himalaya occidentale e del Karakorum. Come geografò, predilesse gli studi di geografia fisica, anche se non trascurò quelli di geografia umana, concepiti peraltro in una prospettiva marcatamente deterministica. In effetti, la fedeltà al determinismo costituisce il limite più vistoso di tutta la sua opera che, pur non priva di felici intuizioni, sembra talvolta perdere significato sotto il peso di una sconfinata erudizione. Inoltre, la prospettiva positivista fa sì che le ricerche del D. siano orientate soprattutto verso l'analisi dei fenomeni, più che verso le loro cause, alla ricerca di criteri di classificazione di valore universale e più facilmente generalizzabili. Manca perciò una concezione dinamica o problematica della geografia, quale si riscontra già in alcuni suoi contemporanei quali O. Marinelli e R. Biasutti. Oltre che nei Risultati scientifici, le sue pagine migliori si trovano negli studi sui ghiacciai, su particolari forme di erosione, sulla morfologia alpina; sui limiti altimetrici e sulla distribuzione della popolazione, visti però sempre su base esclusivamente statistica. È da ricordare l'Atlante fisico-economico d'Italia (Milano 1940), condottoa termine in pochi anni e realizzato con uno strettissimo numero di collaboratori, a dimostrazione delle straordinarie capacità del D., il quale elaborò da solo ben 381 delle 600 carte che lo compongono.
Dopo la seconda guerra mondiale il D. si dedicò soprattutto alla divulgazione. Alm. pinista appassionato, fin dal 1926 aveva pubblicato un libro su Il Monte Bianco (Torino, 1926); nel 1963 diede alle stampe i due volumi de Le Alpi (ibid. 1963). L'esperienza di esploratore l'aveva portato a rimeditare i viaggi dei suoi predecessori; nacquero così il Marco Polo (ibid. 1941) e La conquista della Terra (ibid. 1950), primo trattato di storia delle esplorazioni scritto in Italia da un geografo. Sotto lo stesso nome, tra il 1959 e il 1967, diresse una collana di monografie di storia delle esplorazioni, che si proponeva di fornire una più particolareggiata informazione su singole aree o su alcuni personaggi maggiori, e di cui egli stesso elaborò, tra il 1959 e il 1967, 8 volumi.
Figura di spicco della cultura italiana tra le due guerre, il D. ebbe numerosi riconoscimenti in Italia e all'estero. Socio dell'Accademia dei Lincei dal 1919 e poi dell'Accademia d'Italia (di cui fu presidente all'epoca della Repubblica di Salò), della Pontificia Accademia delle scienze, socio onorario o corrispondente di tutte le maggiori società geografiche, ebbe nel 1954 da quella italiana la medaglia d'oro riservata ai grandi esploratori.
Tra le opere maggiori, oltre a quelle cit. nel testo, sono da ricordare: La distribuzione della popolazione in Toscana, in Mem. geogr. di G. Dainelli, XXXIII (1917); Studi sul glaciale, Bologna 1922; Geologia dell'Africa Orientale, I-IV, Roma 1934; La missione di studio al lago Tana, Milano 1938. Per le altre opere, si rinvia alla bibl. degli scritti del D. in Boll. della Società geografica italiana, s. 8, VII (1954), pp. 167-254e, per gli scritti successivi, ibid., s. 9, X (1969), pp. 2-4.
Fonti e Bibl.: Necr. in La Nazione, 18 dic. 1968; cfr. inoltre Resoc. della manifest. in onore di G. D., in Boll. della Soc. geogr. ital., s. 8, VII (1954), pp. 105-165; G. Caraci, Un esempio da imitare, in Mem. geografiche, I (1954), pp. 5-15; A. Sestini, L'opera geografica di G. D., in Riv. geogr. ital., LXXVI (1969), pp. 201-206.