FIGIOVANNI, Giovan Battista
Di famiglia fiorentina, nacque nel 1466 a Benevento, dove il padre, Giovan Battista di Francesco, si era recato alcuni anni prima come vicegovernatore e collaboratore del cardinale B. Roverella, arcivescovo di Ravenna, nominato governatore di Benevento da papa Pio II. La madre, Rosa di Leonetto, era figlia di un facoltoso mercante di Benevento.
Il padre morì prima della nascita del F., la madre passò a nuove nozze e il F. e il fratello Pandolfo tornarono a Firenze presso lo zio paterno Daniello che non aveva figli propri.
Destinato alla carriera ecclesiastica, dopo il periodo di formazione, che presumibilmente avvenne presso la scuola per chierici della cattedrale fiorentina, il F. prese gli ordini sacri. Non potendo contare su diritti di giuspatronato familiari né su parenti bene introdotti nelle alte gerarchie ecclesiastiche, a circa dodici anni il F. entrò al servizio di P. Della Luna, canonico fiorentino e protonotario apostolico. Quest'ultimo fu in seguito designato da Lorenzo il Magnifico come precettore e familiare del figlio Giovanni, destinato alla carriera ecclesiastica. In tal modo il F. poté entrare in grande familiarità con il futuro papa Leone X; al seguito di questo e del Della Luna nel 1489 si trasferì a Pisa, ove il Medici per un triennio attese agli studi nella locale università.
La cacciata dei Medici da Firenze nel 1494 vanificò le speranze di benefici ed il trasferimento a Roma del cardinale Giovanni de' Medici ed il rivolgimento istituzionale avvenuto a Firenze resero consigliabile per il F. il ritorno a Legri sul suo modesto podere. Nel 1500 il F. ne ottenne un beneficio: la chiesa di S. Maria a Colle Barucci, cui era annessa quella di S. Iacopo a Villanuova, vicino a Legri; egli però preferì alienare tale beneficio in cambio della rendita di 150 lire annue.
La forzata lontananza non interruppe i legami con la famiglia de' Medici: fu infatti per interessamento del cardinale Giovanni e della sorella Lucrezia Salviati che il 25 marzo 1506 il F. divenne canonico soprannumerario della chiesa fiorentina di S. Lorenzo ove i Medici detenevano il giuspatronato di due canonicati; il 24 marzo 1507 divenne titolare effettivo di uno dei due canonicati medicei, mentre il cardinale Giovanni assumeva l'altro; il F. ottenne anche l'uso di un'abitazione annessa alla stessa chiesa, ove da quel momento in poi risiedette stabilmente. Circa nel 1508 fu finalmente nominato rettore anche della chiesa di S. Pietro a Legri.
Negli anni successivi il ritorno dei Medici al potere, ma soprattutto l'elezione del suo protettore al pontificato, produssero notevoli vantaggi per il F., il quale riuscì ad aggiudicarsi le abbazie camaldolesi di S. Stefano a Cintoia, presso Vico Pisano, e di S. Benedetto in Alpe, di cui divenne commendatario e che in seguito fece riunire alla mensa del capitolo di S. Lorenzo, riservando a se stesso una rendita rispettivamente di 65 fiorini e di 110 fiorini d'oro l'anno. Leone X inoltre lo nominò protonotario apostolico, suo cameriere e commensale. Il F. poi per il fratello Pandolfo ottenne l'accesso agli uffici pubblici (fu eletto priore nel 1514 e vicario di Certaldo nel 1532).
La familiarità con i Medici e con il pontefice, oltre a numerosi privilegi e benefici, gli procurò anche l'avversione e l'invidia di molti. Nel 1517, a detta del Moreni, il F. fu arrestato ed interrogato sulle circostanze che nel 1512 avevano permesso il ritorno dei Medici a Firenze. Sembrerebbe però più verosimile riferire questo episodio al 1527, allorché, in seguito ad un nuovo rivolgimento istituzionale, i Medici ed i loro rappresentanti dovettero di nuovo allontanarsi da Firenze.
Con l'ascesa al pontificato di Leone X il referente principale del F. a Firenze divenne il cardinale Giulio de' Medici, che dal 1513 al 1523 fu arcivescovo di Firenze. Quest'ultimo, alla morte del nipote Lorenzo duca di Urbino, avvenuta nel 1519, concepì l'idea di far costruire nella chiesa di S. Lorenzo una cappella ove riunire le sepolture di tutti i membri della famiglia Medici. Da questa intenzione scaturì il progetto che, affidato per la sua realizzazione a Michelangelo, doveva portare alla costruzione della sacrestia nuova di S. Lorenzo e della biblioteca Mediceo-Laurenziana. In questo progetto anche il F. ebbe un ruolo importante, sebbene oscuro ed ignoto ai più, quello di provveditore.
I lavori ebbero inizio il 4 nov. 1519 con l'abbattimento di due case di proprietà della famiglia Nelli che sorgevano sull'area destinata ad accogliere la nuova costruzione. I rapporti tra il F. ed il Buonarroti si rivelarono difficili fin dall'inizio: abbiamo a testimoniarlo da una parte il carteggio dell'artista, irto in questo primo periodo di accenni polemici o sarcastici all'operato del F., e dall'altra la memoria manoscritta di quest'ultimo (cfr. Corti) che pone l'accento sugli sforzi compiuti per evitare una rottura definitiva con Michelangelo che sarebbe andata a detrimento della costruzione e non gli sarebbe stata perdonata dal cardinale de' Medici, nel frattempo divenuto papa. Nonostante il conflitto latente tra i due, i lavori di costruzione procedettero alacremente fino al 1526, ma in questo anno si giunse alla rottura definitiva ed il F. chiese ed ottenne di essere rimosso dall'incarico, sostituito da Piero Buonaccorsi. Questi si rivelò, a detta del F., impari al compito, nonostante percepisse un congruo salario per le sue funzioni. Al momento della sostituzione il F. ricevette dallo stesso Clemente VII l'ordine di distruggere tutti i libri contabili dell'opera.
Dopo circa un anno da questi avvenimenti intervenne una serie di drammatiche circostanze: il rivolgimento politico a Firenze che costrinse i Medici all'esilio, la guerra, il sacco di Roma, l'assedio, che portò all'interruzione forzata dei lavori ed indusse Michelangelo ad allontanarsi da Firenze e poi a ritornare per mettersi al servizio del regime repubblicano. Durante questo drammatico triennio il F. sorvegliò diligentemente la fabbrica interrotta, per evitare che qualche fanatico antimediceo potesse procurarle danni irreparabili. Dopo la capitolazione di Firenze ed il ritorno dei Medici in città i lavori poterono riprendere. Dimentico dei passati rancori, il F. favorì Michelangelo in tutti i modi possibili.
All'inizio le funzioni del F. furono quelle svolte in passato: emettere gli ordini di pagamento, astenendosi dal maneggio effettivo del denaro, affidato ad un cassiere o ad un banchiere, ma poi per semplificare e sveltire il flusso dei finanziamenti dovette rassegnarsi a fungere egli stesso da cassiere. Il rasserenamento dei rapporti tra il F. e Michelangelo, che trova puntuale riscontro nel carteggio dell'artista, giovava molto al procedere dei lavori, quando improvvisamente, il 25 sett. 1534, la morte del papa ne provocò la definitiva interruzione. Il F., che aveva sperato in una ricompensa a opera finita, rimase addirittura in credito per aver assunto un aiutante a sue spese, senza essere mai rimborsato.
La lunga consuetudine con il papa e con la famiglia dei Medici, ormai stabilmente al potere, valse al F. nel 1532 il conseguimento di un canonicato nella chiesa cattedrale fiorentina e nel 1534 la nomina a priore mitrato della chiesa di S. Lorenzo.
Morì a Firenze il 28 giugno 1544 e fu sepolto nella chiesa cattedrale fiorentina, presso la cappella della Compagnia di S. Zanobi.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Catasto, 1014, c. 312; Ibid., Notarile antecosimiano, 1238, cc. 400-402; 3351, c. 51; 3360, cc; 31, 53, 308; 3347, c. 88; 20875, c. 4; Ibid., Mediceo avanti il principato, f. 5, n. 975; f. 69, nn. 103, 584; f. 70, n. 450; f. 71, nn. 858, 864, 873, 887 s., 937 s., 987, 1012; f. 85, nn. 620 s., 626; f. 96, n. 464; f. 98, n; 532; f. 111, n. 355; f. 116, n. 359; Ibid., Mss. Mannelli-Galilei-Riccardi, n. 462; Ibid., Mss. Ceramelli Papiani,n. 2013; Ibid., Priorista Mariani, VI, c. 1434; Ibid., Carte Dei, ins. 1; M. Buonarroti, Ilcarteggio, a cura di P. Barocchi - R. Ristori, II-IV, Firenze 1967-1974, ad Indices; P. N. Cianfogni, Memorie istoriche dell'ambrosiana r. basilica di S. Lorenzo, Firenze 1804, p. 323; D. Moreni, Continuazione delle Memorie ... della ... basilica di S. Lorenzo …, I-II, Firenze 1816-1817, ad Ind.; G. Corti, Una ricordanza di G. B. F., in Paragone, XII (1961), n. 175, pp. 24-31; A. D'Addario, Aspetti della Controriforma a Firenze, Roma 1972, p. 525.