LAMBERTINI (Lamberti), Giovan Tomaso
Nacque a Bologna agli inizi di dicembre del 1531.
La data di nascita di questo sacerdote e compositore, in mancanza di sicuri riscontri documentali, era fino a ora collocata intorno al 1530. Ricerche effettuate presso l'Archivio generale arcivescovile di Bologna hanno messo in luce uno "Johannes Thomas filius Jacobi Lambertini baptizatus ut sopra compater Bartholomeus de Bargelinis, die 9 decembris 1531". In un documento posteriore di circa 15 anni, datato 3 dic. 1546, custodito negli Archivi della Basilica di S. Petronio, si legge "Da Raynaldo Dugliola L: quatro de q.ni a don Gio: Lambertini de Jac.o calzolaro per haver scritto uno libro de canto composto per Michel M° del canto per la ghiesa". Considerando che nei registri battesimali presso la cattedrale di S. Pietro in Bologna non compaiono dal 1500 in avanti altri Lambertini oltre quello sopra riportato, possiamo ritenere che le documentazioni citate si riferiscano a una stessa persona e stabilire che il L., figlio di "Jac.o calzolaro", fu battezzato a Bologna il 9 dic. 1531.
L'11 nov. 1545, ad appena 14 anni, il L. divenne "mansionario" (coadiutore dei canonici durante le funzioni liturgiche) della basilica di S. Petronio, ruolo solitamente affidato ai cantori più anziani. Rimase in servizio presso la basilica fino al 1573: dal 1548 al 1572 è elencato regolarmente tra i cantori. Durante questo periodo percepì un salario che andò da un minimo di 2 lire e 15, a un massimo di 10 lire. All'occasione, come dal mandato di pagamento del 1546 sopra riportato e come dall'elenco dei ruoli del 1553, svolse anche attività di copista. Altre fonti petroniane fanno riferimento ad alcune anticipazioni concesse sui salari e, come nel calcolo delle spettanze del 3 nov. 1567, di una penalità per inadempienze al servizio.
Il 22 ag. 1572, senza alcun preavviso, gli venne intimata dai canonici di S. Petronio la privazione della mansioneria. Dichiarandosi colpito ingiustamente, con un atto notarile del successivo 29 agosto, il L. contestò la sentenza chiedendone l'annullamento e annunciando che, se necessario, avrebbe presentato ricorso alle autorità ecclesiastiche romane. Poco tempo dopo, il 4 marzo 1573, come leggiamo dal resoconto di una delle frequenti visite effettuate, spesso per motivi d'ordine disciplinare, dal vescovo di Bologna, card. Gabriele Paleotti, alla basilica di S. Petronio, veniamo a conoscenza di una contesa tra canonici e mansionari, tra cui lo stesso Lambertini. Il 18 maggio dello stesso anno arrivò l'ordine del vescovo di reintegrare nel ruolo di mansionario il L. nello stesso luogo e seggio che occupava prima della rimozione. Dal 9 settembre, però, il sacerdote risulta assente a una conta dei mansionari in servizio.
Le notizie successive ci portano a Roma, esattamente nella Cappella Giulia, allora sotto il magistero di Giovanni Pierluigi da Palestrina. Qui, a partire dal 19 genn. 1574, troviamo il L. elencato nella sezione dei tenori. Purtroppo la mancanza di documenti dal 1590 al 1596, anno dopo il quale non compare più in elenco, non permette di conoscere con esattezza il momento in cui il L. lasciò il servizio della Cappella; si ipotizza tuttavia che ciò sia avvenuto intorno al dicembre 1593. Anche presso la Cappella Giulia, come in S. Petronio, svolse attività di copista, e pare certo che di sua mano siano le aggiunte in canto fermo a un codice di canto gregoriano.
Sono sconosciuti luogo e data di morte del Lambertini.
Del L. rimangono due opere a stampa. Il primo libro de madrigali, pubblicato nel 1560 a Venezia per Antonio Gardano, contiene ventuno brani a 4 voci, di cui quindici su testo di Bernardo Tasso (l'integrale delle Stanze di lontananza), e sei su testi dello stesso Lambertini. La raccolta si trova completa a Verona presso la Biblioteca dell'Accademia filarmonica, dove fu acquistata nel 1564 insieme con volumi di altri importanti autori quali Orlando di Lasso e J. De Wert. La quarta delle Stanze di lontananza, Vita de la mia vita, era stata già pubblicata nel 1559 a Venezia, nella raccolta collettiva Il secondo libro delle villotte del fiorealla padovana del bolognese Filippo Azzaiolo. L'altra opera conosciuta del L. è la raccolta Septem psalmi poenitentiales, a 4 voci (Venezia, G. Scotto, 1569). La lettera di dedica, datata 15 marzo 1569, è indirizzata al cardinale Ottone Truchsess von Waldburg, mecenate delle belle arti, presso il quale il L. dichiara di aver prestato per lungo tempo servizio come musicista. Plausibile è l'ipotesi che la presenza del cardinale a Roma, nel 1573, sotto il pontificato del bolognese Gregorio XIII (al secolo Ugo Boncompagni), possa avere favorito il trasferimento da Bologna e forse anche aiutato il L. nella positiva risoluzione del ricorso contro la sentenza di privazione del 1572.
Le musiche del L. si svolgono in un equilibrato procedere di episodi imitativi e accordali. Frequenti, nella raccolta di madrigali, sono quei particolari procedimenti descrittivi detti madrigalismi. Qui, tra queste musiche, sembra davvero di rileggere le parole di una lettera che B. Tasso da Anversa indirizzava a Ferrante Sanseverino principe di Salerno, dove gli annunciava di aver per lui composto quindici stanze "havendomi voi commandato, che io le faccia, perché si cantino, che maggior numero avrebbe causato fastidio, e sazietà. Io ho usato grandissimo artificio, affine che soddisfacciano al mondo, perché etiandio, ch'io non abbia giudicio di musica, ho almeno giudicio di conoscere quali debbiano essere le composizioni che si fanno per cantare. Elle sono piene di purità, d'affetti amorosi, di colori e di figure accomodate all'armonia" e si augurava che "miglior maestro di musica che non son io di poesia, pigli fatica di far loro un'aere novo e vago, […] che fra l'armonia del canto e la dolcezza delle parole, ne debba riuscire un non so che di perfettocce maravoigliosamente ci diletti" (B. Tasso, Li tre libri delle lettere [1559], ed. anast., Bologna 2002, I, pp. 291 s.).
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Bologna, Rogiti di Camillo Bonasoni, prot. 1572, cc. 135v-136v; Bologna, Arch. generale arcivescovile, Registri battesimali della cattedrale di S. Pietro, 1528-32, n. 12, a. 1531; G. Gaspari, Musica e musicisti a Bologna…, Bologna 1969, pp. 160, 179-186; G. Rostirolla, La Cappella Giulia in S. Pietro negli anni del magistero di Giovanni Pierluigi da Palestrina, in Atti del Convegno di studi palestriniani…, Palestrina… 1975, a cura di F. Luisi, Roma 1977, pp. 174-202, 230 s.; F. Piperno, Gli eccellentissimi musici della cittàdi Bologna…, Firenze 1985, pp. 44, 47, 73, 76; O. Gambassi, La cappella musicale di S. Petronio. Maestri, organisti, cantori e strumentisti dal 1436 al 1920, Firenze 1987, pp. 72-82; The New Grove Dictionary of music and musicians (ed. 2001), XIV, p. 168.