giovane
Usato con particolare frequenza nella Vita Nuova, questo termine ricorre, in senso proprio, in tutte le opere volgari di D., con valore di aggettivo o di sostantivo, di genere maschile o femminile: Vn XII 3 me parve vedere... uno giovane vestito di bianchissime vestimenta; Rime XC 25 m'è ne la mente / una giovane entrata; Cv IV XIX 10 A li giovani e a le donne; If XXVIII 135 diedi al re giovane [Enrico III d'Inghilterra] i ma' conforti; Pg XXVII 97 giovane e bella in sogno mi parea / donna vedere; e ancora: Vn VIII 1, XXIII 11, XXXV 2, XXXVIII 1, XXXIX 1, Rime LXVII 85, XCV 9, CI 38, Cv IV V 19, XIX 8, 9 e 10, XXII 14 e 15, XXVI 14 (due volte), XXVIII 14, Fiore XVIII 5, LVIII 1, LXI 11, CI 13, CXLIV 13, CXLVIII 1, CL 10, CLIV 9, CLXII 5.
In Vn XIX 13 60 è detta figliuola d'Amor giovane e piana la canzone cui il poeta si rivolge nella licenza: " La canzone è qui rappresentata come persona, alla quale posson convenire gli attributi di grazia e gentilezza d'una fanciulla " (Sapegno).
In Pd XXIV 126 O santo padre [s. Pietro]... tu vincesti / ver' lo sepulcro più giovani piedi, l'espressione più giovani piedi allude a s. Giovanni, che, sebbene più g. di Pietro, fu da questo, in quanto dotato di " maggiore prontezza a credere " (Scartazzini-Vandelli), preceduto nell'entrare nel sepolcro di Cristo (cfr. Ioann.20, 3-9; v. anche Mn III IX 16, ov'è riproposta la stessa interpretazione del passo evangelico).
Due volte compare, nella Vita Nuova, il superlativo ‛ giovanissima ': II 3 la sua giovanissima etade, di Beatrice fanciulla, e 8 questa angiola giovanissima, detto ancora di Beatrice.
Il diminutivo ‛ giovinetto ' (‛ giovanetto '), frequente soprattutto nella Commedia, è usato, sempre con " una sua ragione affettiva e poetica " (v. I. Baldelli, nella trattazione sui suffissi, in Appendice), come aggettivo o sostantivo, di genere maschile o femminile: Rime LXXXVIII 1 Perché ti vedi giovinetta e bella; Cv II V 4 Maria, giovinetta donzella di tredici anni; Pg VII 116 lo giovinetto che retro a lui siede, variamente identificato dai commentatori in Alfonso o in Pietro d'Aragona, entrambi figli di Pietro III; XV 107 Poi vidi genti accese in foco d'ira / con pietre un giovinetto [s. Stefano] ancider; Pd III 103 Dal mondo, per seguirla [la regola di santa Chiara], giovinetta / fuggi'mi, dice Piccarda; vr 52 Sott'esso [il sacrosanto segno] giovanetti triünfaro / Scipïone e Pompeo; e ancora, sempre riferito a persone: If XVIII 92, Pd XI 58, Fiore LXV 12, CXLVIII 8.
Delicato e insieme pregnante risulta il termine in Pg XXX 122, ove sono detti giovanetti gli occhi di Beatrice, che, appunto nella sua giovinezza terrena, come poi nell'ascesa ai cieli, fu guida a Dante. Riferito ad anno, in If XXIV 1 (In quella parte del giovanetto anno / che 'l sole i crin sotto l'Aquario tempra), l'aggettivo, da ricondurre alla tecnica dantesca della personificazione, vale " cominciato da poco " (Chimenz), " quia tunc annus videtur reiuvenescere " (Benvenuto).
I diminutivi giovanella (in rima con damigella) e giovanzella (gallicismo, in rima con donzella), in Fiore CXLVI 2 e LVII 2.