AICARDI, Giovanni
Architetto e ingegnere, oriundo di Cuneo, lavorò a Genova fra il sec. XVI e il XVII. Nel 1598, lamentandosi l'insufficienza dell'acquedotto della città, cominciato nel sec. XI, fu egli a proporre di prolungarlo a ritroso, da Trensasco a Cavassolo, per alimentarlo con più sorgenti. Si deliberò in seguito di arrivare fino a Schienadasino, alla distanza di quasi 17 km.; e nel 1623 egli veniva eletto architetto della nuova opera, di cui posava egli stesso la prima pietra il 17 maggio 1624. Gli furon dati a consiglieri i migliori architetti viventi a Genova, da Andrea Vannone a Bartolomeo Bianco. Tenne il suo posto fino al 1628; suo figlio Giovanni Giacomo continuò i lavori, finiti nel 1639. Nel 1619-20 costruì le muraglie di cinta e la calata della Darsena; fu consultato anche per le mura genovesi dell'ultima cinta, deliberata nel 1626. Inoltre innalzò il coro della chiesa di S. Domenico, ora distrutto, e nell'architettura civile fu un notevole continuatore nel '600 di forme del '500 genovese. Nel palazzo Serra (poi Dinegro) in Piazza Banchi cercò d'associare il Serlio all'Alessi, non dimenticando neppure le due logge bifore laterali, caratteristiche dei palazzi genovesi nel Rinascimento. I suoi magazzeni del Magistrato dell'abbondanza, o granai pubblici (1625; oggi la caserma Mussolini ne occupa i resti) sopra Piazza Acquaverde, poterono essere attribuiti all'Alessi.
Suo figlio Gio. Giacomo fu più ingegnere che architetto. Costruì i Magazzeni del sale presso la chiesa di S. Marco; succedette al padre nei lavori dell'acquedotto e del porto, dove costruì le mura marittime dalla Darsena a San Marco, con la strada di ronda, baluardi e fortificazioni (1642).
Bibl.: R. Soprani, Vite, ecc., Genova 1674; F. Podestà, L'acquedotto di Genova, Genova 1879; F. Alizeri, Not. dei professori del disegno dalla fondazione dell'Accad. Ligustica, I, Genova, 1864.