ALTOMARE, Giovanni
Da Tommaso, figliuolo di Biagio Altomare e da Teresa Cardone, l'A. nasceva in Napoli, nel dicembre 1712; divenuto ormai, in virtù della falsificazione perpetrata dall'avo paterno, da "Altomare" un "Adimari", si qualificava altresì "antico barone del Cilento", "patrizio fiorentino" e (solo titolo che gli spettasse, perché conferito al suo fratello maggiore Geronimo e da lui ereditato nel 1782) marchese di Bomba. Nel 1750 iniziava a Napoli la ristampa della traduzione marchettiana del De rerum natura di Lucrezio, accompagnata dal testo latino e dall'Antilucrezio del Polignac: senonché, per avere la censura ritirato, nel meglio, la licenza, ne risultarono tirate soltanto centosessanta pagine (serbate, in un esemplare unico, nella Biblioteca Nazionale di Napoli). Nel 1763, ricorrendo al costosissimo procedimento di una incisione in rame con caratteri da manoscritto, dava principio a una riedizione della sola traduzione del Marchetti, confrontata su varie copie manoscritte e purgata di molti errori: ma anche quest'altra fatica non andava oltre il primo volume. Per ultimo, nel 1789 pubblicava a Napoli, presso Vincenzo Orsino, in due lussuosi volumi in folio massimo, una terza edizione del De ré diplomatica del Mabillon, "dissertationibus variorum locupletata, notisque nunc primum inlustrata" e adorna altresì di graziosi rami.
Morì a Napoli nell'ottobre 1792.
Bibl.: N. Barone, L'edizione. napolitana dell'opera e De re diplomatica i del Mabillon, Memoria II, in Atti dell'Accad. Pontaniana, XLI (1911); B. Croce, Conversazioni critiche, serie V, Bari 1951, pp. 308-309.