RICCIERI, Giovanni Antonio
RICCIERI (Ricieri, Rizieri, Rizzieri), Giovanni Antonio. – Figlio di Francesco e di Chiara Stella Bettanini, nacque a Venezia il 12 maggio 1679.
Da un’Istorica narratione della casa Ricieri che egli stesso dettò si apprendono le prime vicissitudini familiari e proprie (Bologna, Museo della musica, H.66: Istorica narratione). Il padre, fiorentino, aveva servito a Bologna e Venezia e qui si era ammogliato; due mesi dopo la nascita del primogenito tornò a Bologna e lì allargò la famigliola. Seguendo le successive peregrinazioni paterne, Giovanni Antonio ricevette le prime lezioni di musica dal conte Fabio Naldi a Faenza, e a Vicenza studiò canto con Giovanni Castelfranco, un Pietro di origine bavarese e Matteo Zanoli, e contrappunto con Domenico Freschi e Paris Francesco Alghisi. Morto il padre, lasciò Vicenza per Ferrara, dove nel carnevale del 1700 cantò con successo nel teatro Bonacossi (L’Alidoro di Gabriele Balami) e fu poi cantore nell’Accademia dello Spirito Santo. Con lettera dell’11 luglio fu raccomandato da Giovanni Battista Bassani, con il quale si era perfezionato, a Giacomo Antonio Perti, come «soprano [castrato] che canta la sua parte franchissimamente» e «cantore da fattica», abile inoltre «mentre accompagna e scrive anco di cartella» (Bologna, Museo della musica, P.143.15).
Appena ricostituita la cappella musicale di S. Petronio in Bologna, dopo un lustro di austerità, il giovane fu in effetti lì assunto come soprano il 1° marzo 1701, per rimanere in tale ruolo fino al 1722. Lo stesso anno fu aggregato alla locale Accademia Filarmonica nella classe dei cantori; il 17 maggio 1704, avendo presentato un Domine ad adiuvandum a quattro voci fugato, fu promosso alla classe dei compositori. Sin dal 1701 aveva però partecipato, con il rilevante incarico di un Dixit Dominus, alle musiche di messa e vespro per l’annuale festa accademica in onore di sant’Antonio di Padova; negli anni successivi gli furono affidati il mottetto all’elevazione (1707 e 1710), l’inno per il confessore (1707 e 1711), il Dixit Dominus (1708 e 1713), il mottetto all’offertorio (1709), il Gloria (1710), il Credo e il Laudate Dominum (1712), il Beatus vir (1714 e 1716) e il Confitebor (1715). Al secondo decennio del secolo risalgono quattro suoi oratori, tutti dati a Bologna nella chiesa della Congregazione di S. Gabriele: Il difensor della fede e La nascita di Giesù bambino (1713), La tentazione d’incredulità ch’ebbe s. Caterina da Bologna (1714) e Il core umano combattuto da due amori divino e profano (1716). Per condotta scorretta il 2 luglio 1716 fu espulso dall’Accademia, senza facoltà di riammissione, e per ricorrenti intemperanze vide compromessa la sua reputazione in città. Ciò non gli impedì di essere maestro di contrappunto di Antonio Bernacchi, Giuseppe Maria Nelvi, Angelo Caroli e Giambattista Martini (nel suo Esemplare, quest’ultimo lo ricorda con ammirazione ed esamina due sue fughe da un Dixit Dominus e da un Domine ad adiuvandum) né di approntare, in particolare tra il 1719 e il 1722, «varj Salmi per la Cappella del Capitolo della Basilica in Roma di S. Pietro in Vaticano» (G. Martini, Esemplare [...] Parte seconda, 1776, p. 156).
Il 24 novembre 1722 il nobile Seweryn Rzewuski assunse Riccieri come maestro di cappella, per conto di suo padre Stanisław Mateusz, il potente voivoda di Podlachia e grande etmano di Polonia: il contratto prevedeva una caparra di quaranta scudi, una paga mensile di venticinque e l’offerta di vitto, alloggio, vestiario e viaggio. Il soggiorno polacco fu avventuroso: la cappella musicale doveva muoversi con il grande etmano, tra molte sue residenze e missioni nonché su lunghe distanze. Riccieri lasciò memoria delle usanze locali: nel 1723, a Chełm, rimase esterrefatto per il chiassoso scampanio del sabato santo; tre anni dopo vi ascoltò la musica dei giannizzeri, che sembrava «venisse dalla gran casa del diavolo, e veramente faceva ispaventare»: in questa stessa occasione festiva fece cantare un Te Deum «allo sparo di canoni et di tutta la cavaleria e fanteria, al suono di trombe, timballi, tamburri, oboe, violini, campane», e «una gran cantata in lode di Sua Eccellenza con arie a solo, con duetti e cori, con trombe, oboe etc.» (Bologna, Museo della musica, H.66, c. 250v). Nel carnevale 1725-26 aveva frattanto allietato il soggiorno invernale a Ljuboml′ facendo allestire un teatro e dando alle scene due drammi per musica, L’inganno punito e L’imeneo preteso.
Tenuto in alta stima ma stanco di disagi e pericoli, sul finire del 1726 rientrò a Bologna e spese nell’acquisto di una casa il denaro accumulato. Onorando un impegno preso con il grande etmano, il 30 ottobre 1728 gli inviò un terzo dramma composto, L’Armidoro: la morte del nobiluomo, sopravvenuta soli cinque giorni dopo, fece però annullare le recite e tolse a Riccieri il mecenate. Nel 1730 partecipò con una poco rappresentativa Sagra canzone alla Trinità per voce e basso continuo alla collettanea La ricreazione spirituale (o L’esercizio della contrizione) di Giovanni Battista Predieri (stampata a Bologna per i tipi di Clemente Maria Sassi). Due anni dopo decise di seguire la regola del Terz’ordine francescano e di entrare nel convento bolognese della Carità, ma dopo nemmeno tre mesi di noviziato tornò alla vita secolare. Già il 12 marzo 1733 (data di una lettera a Martini) si era trasferito a Venezia; pochi giorni dopo, a Padova, trattò con sufficienza Francesco Antonio Vallotti e le sue teorie musicali d’avanguardia; incontrò quindi Benedetto Marcello, dal quale fu accolto con ogni riguardo. Nello stesso periodo rifiutò di candidarsi al vacante magistero di cappella nel duomo di Brescia, per non doversi prestare anche come organista.
Le sue tracce si perdono fino alla pentecoste del 1738, quando diede un quinto oratorio, Il sagrificio d’Isacco, nell’Arciconfraternita di S. Caterina a Castel San Pietro. Il 26 luglio 1740 Martini scrisse all’anziano maestro chiedendogli conto e ragione di una maldicenza che gli era giunta all’orecchio: a detta di Riccieri, egli non sarebbe stato capace di sviluppare un soggetto di fuga da lui proposto; il francescano, al contrario, aveva dato ben tredici risposte al quesito: messo alle strette, il suo interlocutore ammise infine di conoscerle e ammirarle, e lamentò di essere perseguitato da colleghi invidiosi. Nel 1744 fu assunto come maestro della cappella musicale di S. Biagio a Cento, e nella stessa città fu attivo – senza averne licenza – anche all’Accademia di S. Pietro detta dell’Aurora: richiamato all’ordine senza esito, fu licenziato l’anno dopo. Infermo di sciatica, fu ricoverato nell’ospedale bolognese di S. Orsola e lì morì il 15 maggio 1746; fu tumulato nella chiesa di S. Maria della Ceriola.
Persona di temperamento bizzarro, Riccieri fu contrappuntista dottissimo e sensibile al nuovo gusto musicale; Martini scrive di lui che «quanto riuscì mediocre Cantore di Soprano, altrettanto si rese valente Compositore, avendo sortito un talento acuto, fervido e singolarmente metodico nelle sue Composizioni» (Esemplare [...] Parte seconda, cit., p. 156). Sue partiture in fondi italiani – sette messe o parti di messa, venti salmi e cantici, due antifone e sette mottetti, raccolte di madrigali e canoni – sono catalogate in Piombini, 1989, e conservate a Bologna (Accademia Filarmonica, Museo della musica, S. Petronio), Loreto (Cappella Lauretana) e Roma (S. Maria Maggiore); altri manoscritti sono conservati a Vienna (Österreichische Nationalbibliothek), Dresda (Sächsische Landesbibliothek), Monaco (Bayerische Staatsbibliothek), Münster (Santini-Bibliothek) e Sandomierz (Biblioteca diocesana).
Fonti e Bibl.: Bologna, Museo della musica: H.66: Istorica narratione della casa Ricieri (e altri documenti cronachistici ed epistolari relativi a Riccieri); HH.6: Controversia occorsa fra il P.re Martini ed il Sig. Gio. Antonio Riccieri per un soggetto di fuga data da questo al P.re suddetto; HH.72: XII diverse risposte a un soggetto di fuga dato a fra Gio. Battista Martini dal signor Antonio Riccieri; I.23 (43), I.29 (21), L.117 (84, 84a, 121, 147, 148, 149): epistolario riccieriano; I.29 (22): Invettiva contro il carattere impertinente e maledico di Gio: Antonio Riccieri; G.B. Martini, Esemplare o sia Saggio fondamentale pratico di contrappunto, I-II, Bologna 1774-1776, I, pp. 71 s.; II, pp. 156-163; L. Busi, Il padre G.B. Martini, musicista-letterato del secolo XVIII, Bologna 1891, pp. 31-62; M. Cavina, G.A. R. e il suo tempo, tesi di laurea, Università di Bologna, a.a. 1972-73; M. Perz, Materiały do dziejów muzyki i opery na dworze Stanisława Mateusza Rzewuskiego, in Opera w dawnej Polsce na dworze Władysława IV i królów saskich. Studia i materiały, a cura di J. Lewański, Wrocław 1973, pp. 61 ss.; O. Gambassi, La cappella musicale di S. Petronio. Maestri, organisti, cantori e strumentisti dal 1436 al 1920, Firenze 1987, pp. 157-169; Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti. Le Biografie, VI, Torino 1988, p. 327; A. Orlandini, Cinque secoli di musica nella terra di Cento, Cento 1989, passim; G. Piombini, introduzione a G.A. Riccieri, Kyrie e Gloria alla Pastorale, Cento 1989, pp. 9-20 (con catalogo delle opere); A. Żórawska-Witkowska, G.A. R. w Polsce, in Recepcja wzorów włoskich w polskiej kulturze muzycznej: czasy saskie, Warszawa 1991, pp. 7-20 (trad. it. G.A. R. in Polonia, in L’Accademia Filarmonica di Bologna: storia, maestri, opere, Bologna 1991, pp. 37-52); O. Gambassi, L’Accademia Filarmonica di Bologna. Fondazione, statuti e aggregazioni, Firenze 1992, pp. 117, 286-288, 303, 454; D. Masarati, G.A. R. maestro di cappella, in La cappella musicale nell’Italia della Controriforma, a cura di O. Mischiati - P. Russo, Cento 1993, pp. 325-335; J. Riepe, Die Arciconfraternita di S. Maria della Morte in Bologna: Beiträge zur Geschichte des italienischen Oratoriums im 17. und 18. Jahrundert, Paderborn 1998, ad ind.; E. Pasquini, L’“Esemplare, o sia Saggio fondamentale pratico di contrappunto”, Firenze 2004, ad ind.; Die Musik in Geschichte und Gegenwart. Personenteil, XIV, Kassel 2005, coll. 42 s.