BALBANI, Giovanni
Nacque a Lucca il 17 ott. 1509, da Francesco e da Maddalena Mei. Nel 1525 fu inviato ad Anversa ad apprendere la pratica mercantile nella succursale diretta da Giovanni di Bonaccorso Balbani e da Stefano Burlamacchi. Dopo la separazione dei Balbani dai Burlamacchi, il B. rimase associato all'omonimo parente G. Balbani fino al 1529. Giunta a termine l'associazione, nei primi mesi di quell'anno, il B. si recò a Lucca, dove il padre lo emancipò, inviandolo nuovamente ad Anversa in compagnia del figlio minore Tommaso. Partito da Lucca nell'agosto, il B. rimase ad Anversa fino al 1537 per dirigere la succursale della azienda paterna. Oltre che della collaborazione del fratello Tommaso, egli si valse, a partire dal 1534, di quella dell'altro fratello Filippo e a partire dal 1536 di quella del cugino Bernardino di Agostino Balbani. Attorno a quell'anno il B. fondò a Lione un'altra succursale, intitolata "Giovanni e Filippo Balbani e C.". Nel 1538 questa società risultava creditrice della corona francese. Quando nel 1537 il B. fece ritorno a Lucca, lasciò la succursale di Anversa sotto la direzione di Tommaso Balbani e la succursale di Lione nelle mani di Alessandro di Agostino Balbani.
Da quel momento il B. pose la sua residenza definitiva a Lucca. Come primogenito, egli era destinato alla direzione della sede sociale dell'impresa familiare e doveva nel contempo rappresentare la famiglia presso gli organi di governo della città. Lasciando agli altri soci la direzione delle botteghe di manifattura di drappi serici, il B. tenne per sé la direzione del settore più delicato degli affari, quello della banca, cui i Balbani cominciavano a dare un importante sviluppo a partire dalla metà del secolo. Quando nel 1548 fu rinnovato il complesso delle società di Francesco Balbani, dei figli del defunto Agostino Balbani e di Pietro Bernardini, creando un corpo di compagnia di 90.000 scudi, il B. si riservò la direzione del banco lucchese "Francesco Balbani e figlioli e Pietro Bernardini e C." con capitale sociale di 10.000 scudi. Suo stretto collaboratore era allora Alessandro di Agostino Balbani. Egli dava contemporaneamente il proprio nome alla società di Lione, detta "Giovanni, Filippo e Matteo Balbani e C.", e a quella di Anversa, intitolata "Giovanni, Tommaso e Matteo Balbani e C.". Nel 1554 il B. assunse anche la direzione della bottega della seta, detta "Francesco e Turco Balbani e C.". Nel 1555, al rinnovo delle ragioni sociali, con un corpo di compagnia complessivo di 70.000 ducati, il B. conservò la direzione del banco lucchese, che assunse i nomi di "Francesco, Giovanni e Alessandro Balbani e C.". Mantenne inoltre la direzione di una delle due botteghe della seta di Lucca e diede il nome alla società di Lione: "Giovanni, Turco e Bartolomeo Balbani e C." e a quella di Anversa: "Giovanni, Turco e Biagio Balbani e C.".
Nel 1556 moriva il padre del B., che aveva fino ad allora assicurato l'unità del grande consorzio familiare. Il B. si divise alla fine dell'anno dai tre fratelli Tommaso, Filippo e Matteo, e fondò a Lucca un banco con i figli Arrigo, Manfredi, Bonaccorso, e con Ippolito, figlio naturale. In questo primo tempo egli concesse una partecipazione ai fratelli che dirigevano le aziende di Anversa e Lione. In seguito volle sciogliersi da ogni legame con loro e creò una propria rete di filiali all'estero. A questo fine Ippolito fu inviato ad Anversa e Bonaccorso a Lione, mentre Arrigo collaborava col B. a Lucca. Bonaccorso fu in seguito sostituito a Lione da Arrigo e ad Anversa Ippolito fu raggiunto da Manfredi. Nel 1562 la succursale di Lione dovette esser chiusa per l'insolvenza dei debitori. Arrigo Balbani, ritiratosi a St. Amour, impegnò ogni suo avere per saldare i debiti. Con la ditta di Lione furono chiuse quelle di Anversa e di Lucca.
Nel 1564 il B. fondò a Lucca una bottega della seta, mentre il figlio Arrigo riprendeva i negozi lionesi al servizio della nuova società "Filippo, Turco Balbani e C."; Manfredi entrava in relazione a Lione con gli Arnolfini e i Michaeli. Nel 1567 il B. si trovò nel numero dei creditori del fallimento di "Bartolomeo Cenami e Iacopo Parenti", e, con altri, cedette i suoi crediti a Francesco fu Girolamo Arnolfini.
Dopo il suo ritorno a Lucca, nel 1538, ricoprì più volte le massime cariche. Alternandosi col padre, durante un ventennio egli contribuì ad assicurare la rappresentanza ininterrotta della famiglia presso gli organi di governo. Fece parte, a cominciare dal 1539, del Consiglio generale della Repubblica. Fu nove volte anziano (nel 1539, 1543, 1549, 1552, 1554, 1561, 1566, 1571, 1578) e quattro volte gonfaloniere di giustizia (nel 1558, 1564, 1569, 1576; il suo nome fu estratto nuovamente nel 1580, dopo la sua morte). L'8 nov. 1538 era stato eletto nell'Uffizio dei sei alle entrate per l'anno seguente. Fece parte, nel 1540 e nel 1562, del Magistrato dei tre segretari. Il 4 dic. 1551 fu eletto rettore delle scuole di Lucca per il primo semestre dell'anno seguente.
Il B. morì a Lucca nel 1579.
Nel 1537 aveva sposato Zabetta di Filippo Calandrini (1519-1599), dalla quale ebbe otto figli, di cui solo cinque raggiunsero la maggiore età: Bonaccorso (che era vivo ancora nel 1604 ed aveva sposato Flaminia di Bernardino Bernardini), Arrigo (1542-1596 c.), Manfredi (1544-1624), Gianna e Girolamo. Il B. aveva redatto un primo testamento l'8 apr. 1556; un secondo nel 1570. Poco prima di morire fece un nuovo testamento, nominando suoi eredi universali i due figli Bonaccorso e Girolamo. I due maggiori, Arrigo e Manfredi, ebbero solo un legato: essi erano notoriamente seguaci delle dottrine riformate e da tempo si erano allontanati da Lucca. Il B. lasciò un altro legato ad un figlio naturale, Flaminio, che veniva nel contempo legittimato.
Fonti e Bibl.: Genève, Bibl. publique et universitaire, Libro dei dignissimi ricordi delle nostre famiglie, raccolti da V. Burlamacchi, Cronaca della famiglia Balbani, f.18 r; Lucca, Bibl. governativa, ms. 1103, G. V. Baroni, Notizie genealogiche delle famiglie lucchesi, Famiglia Balbani, ff.38-41, 49-50, 53, 63-64; Arch. di Stato di Lucca, Riformagioni, reg. 39, f.215; reg. 40, f. 139; reg. 45, f. 148; reg. 50, f. 158; Ibid., Anziani al tempo della libertà, vol. 766; G. Tommasi, Sommario della storia di Lucca dall'anno 1004 all'anno 1700, a cura di C. Minutoli, in Arch. stor. ital., s. 1, X (1847), suppl., p. 229; J. A. Goris, Etude sur les colonies marchandes méridionales (portugais, espagnols, italiens) à Anvers de 1488 à 1567. Contribution à l'histoire des débuts du capitalisme moderne, Louvain 1925, p. 253; H. Lapeyre, Simon Ruiz et les asientos de Philippe II, Paris 1953, p. 32.