BARBA, Giovanni
Nacque il 16 apr. 1699 a Napoli, nella cui università compì gli studi di diritto civile e canonico.
Professore universitario e avvocato presso il tribunale ecclesiastico della sua città, si trasferì a Roma per ottenere che, come per il passato, avvocati napoletani venissero inclusi nel numero dei dodici avvo,cati del Concistoro. Ordinato sacerdote per intercessione del cardinale Imperiali, di cui era divenuto intimo, alla creazione del pontefice Clemente XII (1730), il B. fu nominato cappellano segreto soprannumerario. Nella sua nuova veste poté convincere il cardinale Pico ad agire sul pontefice perché rinnovasse la Congregazione della direzione degli studi, di cui il B. fu creato segretario. Già vicario dell'abbazia di S. Angelo di Tasanefia, fu nominato vescovo di Bitonto il 18 luglio 1737 e qui morì l'11 sett. 1749.
In occasione della sua nomina a segretario della Congregazione, egli diede alle stampe Dell'arte e del metodo delle lingue dedicato al pontefice Clemente XII.
Il saggio, che doveva constare di tre libri, dei quali solo il primo, quello che stabilisce il piano generale dell'opera, è stato scritto ed edito a Roma nel 1734, rappresenta uno dei primi tentativi in Italia di porre su basi scientifiche e razionali la trattazione teorica del fatto grammaticale fondata, fino ai primi decenni del sec. XVIII, sul metodo erudito e descrittivo imposto dall'Accademia della Crusca. Contro la chiusura delle grammatiche tradizionali, che non contenevano altro che una serie di osservazioni sui caratteri e le proprietà delle parole e riducevano la lingua a oggetto di ricerca per la sola pratica dello stile, il B., fortemente influenzato dall'insegnamento dei portorealisti, propugna la necessità di studiare la lingua prima che come fatto grammaticale, come fatto logico, come strumento d'espressione del pensiero, che alle sue leggi e alle sue necessità la sottomette. La troppa cura nell'analisi delle lingue particolari è stata, secondo il B., la causa che ha distratto l'attenzione degli studiosi dalla ricerca delle leggi generali della lingua, ovverosia dalla ricerca delle ragioni fondamentali della lingua e del parlare comuni, dalle quali solamente è possibile dedurre i caratteri di ciascuna lingua particolare: lo scopo e l'esigenza del B. son proprio quelli di ristabilire il nesso tra ragione e lingua, riguardare il parlare come prodotto della logica e non dell'uso o dell'arbitrìo. La grammatica emanazione della filosofia. Per questo il B. sottolinea l'interesse che i pensatori antichi nutrirono per questa disciplina (Aristotele e Platone se ne arrogarono l'invenzione) che insieme colla logica costituisce l'organo di tutte le scienze.
Della sua opera, che anticipa quelle ricerche linguistiche che interesseranno il Vico, il B. inviò esemplari a M. Egizio, N. Capasso e, allo stesso Vico, che, in una lettera del 27 ag. 1735, affermava di ammirare il suo ingegno "si vasto" e lodava la "magnanima impresa"di volere fondare "una certa scienza di parlare" (G. B. Vico, L'autobiografia e il carteggio, a cura di B. Croce e F. Nicolini, Bari 1929, p. 246).
Bibl.: G. B. Vico, Scritti vari e pagine sparse, a cura di F. Nicolini, Bari 1940, p. 324;Id., Versi d'occasione e scritti di scuola,a cura di F. Nicolini, Bari 1941, p. 303; Novelle d. repubbl. letter.,Venezia 1736, p. 131;G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 1, Brescia 1758, p. 235;E. D'Afflitto, Memorie storiche degli scrittori del Regno di Napoli, II, Napoli 1794, p. 26;C. Trabalza, Storia della grammatica italiana, Milano 1908, pp. 361 ss.; G. Natali, Il Settecento, Milano 1936, p. 537; G. De Crescenzio, Diz. storico-biografico degli illustri e benemeriti salernitani, Salerno 1937, p. 235.