BARONZIO, Giovanni
Pittore riminese attivo nella prima metà del 14° secolo. Nel 1345 firmò ("Anno D(omi)ni mill(esim)o CCC XL q(uin)to t(em)p(or)e Clementis p(a)p(e) oc opus fecit Iohannes Barontius de Arimino") il polittico raffigurante la Madonna con il Bambino in trono, santi e Storie di Cristo già nel refettorio del convento dei Frati Minori conventuali di Macerata Feltria e ora nella Gall. Naz. delle Marche di Urbino (inv. nr. 125). La sua morte avvenne prima del 1362, poiché il registro delle sepolture già esistenti entro la chiesa di S. Francesco a Rimini riporta sotto questa data l'iscrizione, in cui B. risulta già morto, apposta sulla tomba dei suoi tre figli ("Joh(ann)is Barontii, et Deutacomandi Barontii, et Comandi filii quondam Magistri Johannis Barontii Pictoris de cont. S. Agnetis"; Tonini, 1880, p. 397).Dopo il favore goduto presso la letteratura critica più antica, propensa ad assegnargli la quasi totalità dei reperti riminesi superstiti (Berenson, 1932), gli studi recenti hanno ridimensionato la portata storica di B. distinguendo la sua figura, secondo quanto propose per primo Longhi (in Brandi, 1937, p. 193), da quella del più antico omonimo al quale si deve la croce tuttora nella chiesa di S. Francesco a Mercatello, firmata e datata 1309 (Volpe, 1965, p. 62). Il catalogo delle opere di B. redatto da Volpe (1965, pp. 41-43), sul quale sostanzialmente concorda la critica successiva, assomma a pochi numeri, dai quali traspare la fisionomia di un artista cresciuto accanto a Pietro da Rimini ma propenso a una normalizzazione in senso giottesco del suo eloquio. La cifra stilistica di B., sostanzialmente arcaizzante, non manca altresì di una certa vivezza narrativa, soprattutto nelle Storie di Cristo del polittico ora a Urbino, e di una piacevole vena coloristica. Secondo Volpe, a quel polittico se ne avvicina un altro, raffigurante la Madonna in trono e otto santi, in S. Francesco a Mercatello, ritenuto talora (Sirén, 1916, p. 314; Toesca, 1951b, p. 730) opera di un suo seguace; spettano ancora a B. lo sportello di dittico con Storie di Cristo del Metropolitan Mus. of Art di New York e l'Incoronazione della Vergine già nella Coll. Hurd a New York. Più problematico appare l'inserimento entro il catalogo dello stesso artista, prospettato in termini ipotetici da Volpe (1965, p. 42), del gruppo stilistico facente capo all'Adorazione dei Magi della Coll. Gambier-Parry nella Courtauld Inst. Gall. di Londra (Storie di Cristo, Berlino, Staatl. Mus., Pr. Kulturbesitz, Gemäldegal., inv. nr. 1110; Cristo in Pietà, Avignone, Mus. du Petit Palais, inv. nr. 125; Storie di Cristo, Venezia, Gall. dell'Accademia, inv. nr. 559).Il problema degli inizi di B. è stato altresì ipoteticamente affrontato da Zeri (1958, p. 53), propenso a riferirgli l'ala di dossale con Storie di Cristo, già Corvisieri e ora nella Gall. Naz. d'Arte antica di Roma. Tale possibilità è tuttavia posta in dubbio da Volpe (1965, p. 49), che, rendendo nota la valva compagna dello stesso dossale (Valdagno, Coll. Marzotto), vi rileva un maggior livello qualitativo e propone di riferire il dossale e altre opere affini, già variamente poste in rapporto con B. (Crocifissione e santi, Roma, Mus. Vaticani, Pinacoteca, inv. nr. 54; Crocifissione, Deposizione, Discesa al limbo e santi, Bologna, Pinacoteca Naz., inv. nr. 231; Adorazione dei Magi, Crocifissione e santi, Vaduz, Coll. Liechtenstein), a un anonimo artista denominato provvisoriamente pseudoBaronzio. Più di recente questo stesso problema è stato riesaminato da Boskovits (1987, p. 17), che, notando la forte matrice giottesca presente ancora nel polittico di Urbino, ha avanzato una proposta di ricostruzione secondo la quale il percorso di B. sarebbe da articolare attraverso le fasi rappresentate dalle opere riunite sotto le denominazioni di Maestro dell'Adorazione Gambier-Parry, di Maestro della Vita del Battista e di Maestro della Santa Colomba, lungo un arco cronologico che copre tutto il secondo quarto del 14° secolo.
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